SILVIO NON SI FIDA, VUOLE UN PATTO SULLA RAI: “NOI DETERMINANTI SUI NUMERI”
UN NAZARENO SULLA RAI: BATTAGLIA SULLA NOMINA DI ANTONELLA MANSI
È un Nazareno sulla Rai il prezzo per chiudere l’accordo sul presidente.
Soprattutto in piena discussione sulla riforma di viale Mazzini. Perchè Silvio Berlusconi si sente determinante. E, a vedere i numeri, lo è.
E Renzi, spiegano i suoi, non può permettersi di rinviare tutto a settembre. Già è molto pesante, a livello di immagine, lo “smacco” di aver rinnovato i vertici con quella legge Gasparri su cui pronunciava strali in tv fino a poco fa.
E pesante è pure lo smacco di un partito che si spacca sull’elezione dei membri del cda. E per colpa delle spaccature prende tre invece che quattro consiglieri.
Fosse per il premier, che ci metterà la testa rientrato dal Giappone, si chiuderebbe su Antonella Mansi, ex Mps, donna, espressione, col direttore generale in pectore Campo Dall’Orto, della Rai fiorentina.
Ma occorre “costruire” una maggioranza sulla Mansi. Questo è il tentativo in atto. Perchè Berlusconi, al momento, tiene alta la trattativa: “Nessuna fretta — sussurrano a palazzo Grazioli — è Renzi che ci perde la faccia, non noi”.
Non è un “no” secco, ma come un lupo che sente l’odore del sangue, dopo lo psicodramma del Pd sui nomi per il cda, l’ex premier gioca al rialzo: “Senza di noi, Renzi non riesce a eleggere il presidente. Ora deve mettere i piedi per terra e trattare. Noi, quando governavamo, indicammo Garimberti, mostri un uguale fair play”.
Per ora l’ex premier chiede “un nome di garanzia”, un “Garimberti moderato” per usare l’espressione di Gasparri.
Altrimenti, “non si chiude”. I numeri parlano chiaro. Su 27 voti necessari per eleggere il presidente (la maggioranza di due terzi) senza i cinque di Forza Italia è una roulette russa.
Soprattutto perchè quel che è accaduto con la spaccatura a sinistra ha scavato un solco nel Pd.
Ma più in generale su tutto il dossier si sono riequilibrati i rapporti di forza: “In consiglio — dice un azzurro che segue la trattativa – il Pd ne ha tre, col membro del Tesoro 4. Forza Italia ne ha due, ma Paolo Messa, indicato da Alfano non è uno ostile al centrodestra, mentre Freccero farà le pulci al centrosinistra”.
Il primo ad aver capito che è stata una mezza sconfitta è Renzi. Per questo i suoi prevedono sul presidente una “renzata”, in grado di far recuperare il danno di immagine. E la Mansi ben si presta.
È più “ad effetto” degli altri nomi circolati, come gli ex direttori Marcello Sorgi, Stefano Folli e Giulio Anselmi.
Il punto è il “prezzo” dell’accordo. Il Nazareno sulla Rai. Che Renzi non ha mai messo in discussione, non considerando i Cinque Stelle degli interlocutori neanche dopo l’indicazione di Freccero.
E che, per Berlusconi, significa – attraverso il nome – garanzie sul mantenimento del duopolio, proprio ora che si discute di riforma Rai.
Nell’ambito del partito Mediaset il Cavaliere è quello che ha le idee più rigide sui punti che impattano sulle sue aziende.
E riguardano, come sempre, la raccolta pubblicitaria, lo stop a un processo di privatizzazione della Rai, e una politica gestionale che non induca la Rai a fare investimenti sul prodotto.
Sono tutte questioni su cui, con la riforma, deciderà l’amministratore delegato.
Ma al presidente resta comunque un ruolo politico. E resta, di qui all’approvazione, che sarebbe bizzarro vedere che il Parlamento approva una riforma della Rai con la contrarietà del presidente.
Insomma, il Nazareno, come garanzia per l’oggi e per il futuro.
(da “Huffingtonpost”)
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