SILVIO VA, NON SI SA CHI ARRIVA: CERCASI CANDIDATO DISPERATAMENTE
LO SCARSO APPEAL DELLE PRIMARIE RISCHIA DI MANDARE A FONDO IL PDL
Nel principio la fine.
Come in un giallo di Agatha Christie, in cui però si sa già il colpevole: Silvio Berlusconi.
Le primarie del 16 dicembre saranno con ogni probabilità il funerale del Pdl, partito mai nato perchè dove c’è carisma non c’è democrazia.
Difficilmente sopravviverà all’esame della competizione interna dopo il ritiro del Cavaliere. Omicidio premeditato, quello dell’ex premier, irritato e arrabbiato per l’ingratitudine dell’ex figlioccio Angelino, segretario senza quid?
Può essere, origliando gli assembramenti dei deputati berlusconiani ancora storditi e sorpresi dalla “dichiarazione solenne del 24 ottobre” (copyright Giuliano Ferrara) e ribadita ieri in un videomessaggio trasmesso da Sky, sempre a sorpresa.
Sette minuti per il bla-bla del ritiro per amore e il refrain del largo ai giovani. Faccia tesa, tesissima.
In appena ventiquattr’ore i candidati alle primarie, tra certi e potenziali, sono almeno dieci.
Dieci piccoli indiani-berlusconiani e alla fine non ne rimase nessuno, altra citazione christiana:
Angelino Alfano, Daniela Santanchè, Giancarlo Galan, Alessandra Mussolini, Guido Crosetto, Giorgia Meloni, Gianni Alemanno, Giampiero Samorì, Alessandro Cattaneo, finanche Roberto Formigoni.
Una guerra per bande, per contarsi e pesare al tavolo delle candidature con la speranza di arginare i danni alle prossime elezioni politiche, che valgono almeno 80 seggi.
Primarie “aperte”, secondo il verbo berlusconiano.
Aperte a chi? In teoria a tutto il variegato universo del centro montiano e della destra anti- euro: Udc, Fli, montezemoliani, Destra di Storace, persino la Lega di Maroni, che ieri ha pure telefonato al Cavaliere.
Per il momento la guerra è solo interna, tra ex azzurri ed ex An in ordine sparso.
Il più impaurito è proprio Alfano, impressionato dalle accuse di tradimento che B. confida agli amici (vedi Dell’Utri) e soprattutto angosciato da un dubbio atroce: chi sarà il Renzi di centrodestra, il mister X in grado di far saltare il banco?
In cuor suo, il segretario spera di essere lui l’omologo del sindaco di Firenze.
Ai fedelissimi ha consegnato una frase categorica: “D’ora in poi mi vedrete completamente diverso”. Che tradotto vuol dire: adesso caccerò gli attributi.
Ma dietro Alfano si nasconde la zavorra della nomenklatura che B. avrebbe voluto cacciare e i finto-giovani come Fitto, la Gelmini, la Carfagna. Ceto politico allo stato puro. Altro che rottamazione e società civile.
La battaglia del segretario è la battaglia di Cicchitto e degli ex An La Russa e Gasparri. Nella corsa alla griglia dei candidati gli ex An ancora non hanno un nome certo.
Restano le ambizioni di Gianni Alemanno (montiano che guarda al centro) e salgono le quotazioni di Giorgia Meloni, profilo più identitario.
La frammentazione potrebbe essere letale al vincitore annunciato Alfano.
Il segretario teme la Santanchè, che può cavalcare disinvoltamente la tigre del populismo, e anche Guido Crosetto, che potrebbe rivelarsi l’outsider più insidioso.
Da via dell’Umiltà , sede del Pdl, raccontano di un tentativo di Alfano per convincere Crosetto a non candidarsi.
Molto dipenderà anche dalle regole.
Dice Crosetto: “Ancora devo capire se saranno primarie serie oppure una fiera delle vanità ”.
La questione delle regole sarà affrontata la prossima settimana ma già viene indicata la condizione per ogni aspirante competitor di Alfano: ventimila firme da raccogliere in dieci regioni.
Altrimenti il rischio è quello di trasformare le primarie in vero circo del post-berlusconismo, “tra galli e galline” secondo la battuta di un ex ministro del centrodestra.
In ogni caso, il dominus è destinato a essere ancora Berlusconi.
Ha trattato la resa con Monti e adesso lascia “il giocattolino delle primarie ai discoli del Pdl”, secondo uno scettico deputato berlusconiano.
E se alla fine i discoli dovessero litigare troppo non è escluso che la sua voce si faccia risentire di nuovo in modo clamoroso. In merito, gli scenari che si disegnano tra gli orfani di B. sono tanti e suggestivi.
Ma per il Cavaliere quello che conta adesso è l’apertura a Casini e Montezemolo per riunire i moderati. Il passo indietro è stato molto gradito al quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire .
La vera partita è questa. Sul Monti-bis, sull’asse Napolitano-Letta, sugli interessi di Mediaset, sui processi in corso.
E alla fine, le primarie potrebbero trasformarsi in un clamoroso flop, essere la pietra tombale del Pdl, spacchettato in cinque o sei liste.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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