SORPRESA: LA CAMERA DEI GRILLINI CI COSTA PIU’ DI QUELLA DELLA BOLDRINI
IL BILANCIO PREVISTO PER IL 2019 RESTA SUPERIORE A QUELLO DELLA BOLDRINI DEL 2017
Roberto Fico non è il primo Presidente della Camera ad essersi tagliato lo stipendio e non è nemmeno il primo ad aver deciso di ridurre i costi per il funzionamento di Montecitorio.
A sei mesi dalle elezioni non si hanno più notizie di Fico che va a lavoro in autobus oppure a piedi.
Nel frattempo una nota stampa dell’Ufficio di Presidenza della Camera ci informa dell’approvazione del progetto di bilancio per il 2019.
Il prossimo anno, fanno sapere da Montecitorio, la spesa complessiva sarà inferiore rispetto all’anno precedente, vale a dire il 2018, di 10,4 milioni di euro «riprendendo l’andamento discendente che si è costantemente registrato dal 2012».
Quello che si va a concludere è stato infatti un anno particolare, le elezioni politiche e le spese connesse al passaggio di legislatura hanno fatto alzare i costi della gestione del Palazzo.
Costi che comprendono la spesa per gli stipendi per i deputati, quella per il personale dipendente e quella per l’acquisto di beni e servizi.
Nel 2019 il totale della spesa sarà pari a 958 milioni di euro, con una riduzione di 150 milioni di euro rispetto al 2011 quando la spesa complessiva ammontava a un miliardo e cento milioni di euro.
Al di là quindi del fattore contingente costituito dal cambio di legislatura le spese continueranno a calare.
Ma non abbastanza da consentire ai 5 Stelle di dire che la “loro” gestione di Montecitorio è la più parsimoniosa.
Il consuntivo 2017 dell’ultimo anno della gestione di Laura Boldrini infatti ha registrato spese per 950,4 milioni di euro. Una cifra inferiore — di otto milioni di euro — rispetto a quella preventivata per il 2019.
Va infatti riconosciuto all’ex Presidente della Camera di aver portato avanti per cinque anni un percorso virtuoso di riduzione dei costi di esercizio facendo risparmiare allo Stato 270 milioni di euro nell’arco della legislatura.
Durante la gestione Boldrini l’Ufficio di Presidenza ha sistematicamente prorogato le misure di blocco dell’indennità parlamentare e dei principali rimborsi per i deputati. Una scelta che è stata confermata anche dall’attuale Presidenza che ha prorogato il congelamento delle indennità fino al 2021.
Nel 2017 la riduzione della spesa rispetto al 2016 era stata di 15,3 milioni di euro rispetto all’anno precedente (l’1,59 per cento in meno) in rapporto al 2011, anno in cui si registrò il picco di spesa, la riduzione è stata pari a 157 milioni di euro, il 14,2% in meno.
Certo, a differenza della scorsa legislatura Fico può contare anche sul “taglio dei vitalizi“. Ma il risparmio da 40 milioni di euro (stimati) tanto sbandierato dal M5S per ora non viene messo a bilancio. Il motivo? I soldi sono stati accantonati in un Fondo di garanzia per fare fronte ai ricorsi presentati dagli ex deputati.
(da agenzie)
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