SPIE DI ALLARME AL CENTROSUD: IL CONTAGIO CONTINUA A CORRERE
RAPPORTO SETTIMANALE DELLA FONDAZIONE GIMBE: LAZIO, LIGURIA, CAMPANIA, SARDEGNA, SICILIA E PUGLIA CON TASSI DI OSPEDALIZZAZIONE SUPERIORI ALLA MEDIA NAZIONALE
Il contagio continua a correre e si accendono le prime spie al Centro-Sud. Lo segnala la Fondazione Gimbe che nella settimana dal 23 al 29 settembre ha rilevato, rispetto ai sette giorni precedenti, un ulteriore aumento (12.114 da 10.907) del numero dei nuovi positivi, arrivati a quota 50.630.
Crescono anche i morti, i pazienti ricoverati negli ospedali con sintomi da Covid19 (+444) e nei reparti di terapia intensiva (+32) e – si sottolinea nel report della Fondazione di Bologna pubblicato stamane – si riscontrano i primi segni di sofferenza del sistema di tracciamento nei servizi territoriali di sovraccarico negli ospedali, in particolare nelle regioni del Centro-Sud. Per cui “per evitare di mandare in tilt i servizi sanitari regionali servono misure urgenti”.
Cifre alla mano, rispetto alla settimana precedente, dal 23 al 29 ottobre si rilevano 12.114 nuovi casi (+11,1%), altri 32 morti (+30,5%) e 32 ricoverati in terapia intensiva (+13,4%), tamponi totali +20.344 (+3,2%).
Da metà luglio i nuovi casi settimanali sono aumentati da poco più di 1.400 ad oltre 12.000, con incremento del rapporto positivi/casi testati dallo 0,8% al 3,1% mentre i casi attualmente positivi sono più che quadruplicati: da 12.482 a 50.630
«L’aumento del rapporto positivi/casi testati – spiega il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta- se da un lato conferma una circolazione più sostenuta del virus, indipendentemente dal numero di tamponi effettuati, dall’altro lascia intravedere le prime criticità in alcune Regioni, rendendo indifferibile un potenziamento della capacità di testing”.
In particolare, dal 23 al 29 settembre, a fronte di una media nazionale del 3,1%, svettano i valori di Liguria (6,4%) e Campania (5,4%).
Sul versante delle ospedalizzazioni, si registra un incremento dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva, che in poco più di 2 mesi sono aumentati rispettivamente da 732 a 3.048 e da 49 a 271.“Se guardando al dato nazionale -sottolinea Cartabellotta – i numeri appaiono ancora bassi e non fanno registrare al momento particolari sovraccarichi dei servizi ospedalieri, iniziano ad emergere differenze regionali rilevanti”.
Al 29 settembre sono 6 – Lazio (12,2), Liguria (10,6), Campania (7,8), Sardegna (7,4), Sicilia (6,2) e Puglia (5,6) – e quasi tutte del Centro-Sud, le Regioni che registrano tassi di ospedalizzazione per 100.000 abitanti superiori alla media nazionale di 5,5. “Spie rosse” anche per i ricoverati negli ospedali e nei reparti di terapia intensiva.
“Che la situazione nazionale sia sotto controllo – continua Cartabellotta – è documentato anche dalla composizione percentuale dei casi attualmente positivi che si mantiene costante dai primi di luglio. Mediamente il 93-94% dei contagiati sono in isolamento domiciliare perchè asintomatici/oligosintomatici; il 5-6% costituito da ricoverati con sintomi e quelli in terapia intensiva sono lo 0,5%. Tuttavia, anche per questo indicatore le differenze regionali accendono ulteriori spie rosse”. In alcune Regioni, infatti, la percentuale dei casi ospedalizzati è nettamente superiore alla media nazionale del 6,6%: Sicilia (11,1%), Lazio (10,2%), Liguria (9,6%) Puglia (9,2%).
«Ormai da oltre 9 settimane consecutive i numeri confermano la crescita costante della curva epidemica e delle ospedalizzazioni”, è l’analisi del presidente, che invita a “prendere atto che il progressivo incremento dei casi attualmente positivi inizia a determinare dapprima segni di sofferenza del sistema di tracciamento da parte dei servizi territoriali e poi di sovraccarico ospedaliero, in particolare nelle Regioni del Centro-Sud”.
Una risalita, quella della curva epidemica, che, conclude Cartabellotta, si potrà rallentare solo potenziando il sistema di gestione territoriale, con “un consistente rafforzamento del sistema di testing and tracing, misure adeguate di isolamento domiciliare per evitare contagi intra-familiari” e poi “un’estensiva copertura della vaccinazione antinfluenzale (non solo delle categorie a rischio) e il monitoraggio attivo dei pazienti in isolamento domiciliare”.
(da agenzie)
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