SUL MES IL PD NON TRANSIGE: “E’ IN GIOCO LA CREDIBILITA’ IN EUROPA”
NE’ MEDIAZIONI AL RIBASSO, NE’ BANDIERINE DA REGALARE ALL’AVVERSARIO… AL NAZARENO HANNO PERSO LA PAZIENZA DI FRONTE ALLE CIALTRONATE
Sul Mes c’è in gioco la credibilità in Europa e sul Mes da oggi il Pd non transige. Questa volta non ci saranno mediazioni a ribasso, non ci saranno bandierine da regalare all’avversario.
Bastava oggi vedere a Milano il volto scuro di Dario Franceschini, ministro della Cultura, capo delegazione del PD all’interno del Conte-2, ma anche colui che professa la costruzione di un campo riformista con all’interno i cinquestelle.
Alle 10 e 30 con passo rassicurante da figlio della tradizione diccì, Franceschini si palesa all’Assemblea di Base Riformista, la corrente di Luca Lotti e Lorenzo Guerini. Il risveglio non è stato dei migliori: il ministro della Cultura ha strabuzzato gli occhi quando gli è stata consegnata la rassegna stampa.
Non si aspettava la minaccia di Di Maio (“O si rinvia o cade il governo”), poi smentita. Non se la aspettava anche perchè i grillini devono decidere da che parte stare: con l’Europa o con i sovranisti?
Oltretutto il tempo stringe: il premier Giuseppe Conte riferirà lunedì, poi mercoledì si riuniranno i ministri finanziari dell’Eurogruppo per decidere come procedere. E infine al Consiglio europeo di mercoledì 13 dicembre è prevista l’approvazione del Mes.
Da qui la decisione di rompere l’incantesimo della mediazione a prescindere.
Anche perchè è vero che l’esecutivo Conte-2 è nato per fermare la sbandata di Salvini nel mese di agosto. È altresì vero che i gialli e i rossi si sono fusi a freddo per disinnescare 23 miliardi di clausola di salvaguardia.
E il tutto è avvenuto in barba alla discontinuità che i democrat invocavano nel mese di agosto a ogni piè sospinto.
Si pensi alla premiership o ai famigerati decreti sicurezza a firma Salvini. Ma è altresì vero che il Pd ha impostato questo governo sulla credibilità in Europa.
E il Mes, il meccanismo di europeo di stabilità , è una questione che tocca uno dei principi fondanti dei democratici, ovvero la credibilità .
E allora mettere in discussione una riforma che è stata preceduta da un lungo negoziato in Europa non è digeribile in casa Pd.
Non a caso quando Franceschini sale sul palco, poco prima di pranzo, si esprime in termini perentori: “Sul Mes in queste ore ci giochiamo la credibilità del Paese, l’andamento dello spread e dei mercati. Non si può giocare con il fuoco”. Avvertimento cui poi ne segue un altro: “Prendo per buone le parole di Di Maio di questa mattina e da qui a lunedì vedremo se alle intenzioni seguiranno i fatti e i comportamenti, perchè ci sono anche i comportamenti in politica”. Come dire, non ci sono soluzioni alternative alla sua approvazione. Non esiste l’ipotesi del rinvio.
La linea del Pd è quella ed è una linea comportamentale che questa volta non consente retromarce. E allora nel pomeriggio tocca a un altro peso massimo del Nazareno ammonire i pentastellati.
Graziano Delrio, in dolcevita scuro, sale sul palco dell’assemblea di Base riformista e prende la parola. I toni non sono dissimili dal corregionale Franceschini: “Siccome non ci sono elementi di merito che mettono in discussione la nostra sovranità nazionale è molto importante che diamo una dimostrazione di serietà e affidabilità . Io mi aspetto che le legittime critiche del nostro alleato non portino a provocare una crisi di credibilità per il Paese. Questo sarebbe grave, per i cittadini e per la serietà con cui viene visto il nostro di governo”.
Sembra un film già visto che ricorda il braccio di ferro sulla Torino-Lione fra grillini e leghisti. Con i primi a mettere in discussione i trattati europei già votati e sui quali l’italia si era già espressa.
Ecco, all’epoca sappiamo tutti come è andata finire. L’inquilino di Palazzo Chigi mise una pezza con un video messaggio che di fatto servì a rassicurare i francesi, ma le truppe di Di Maio presentarono comunque una mozione in Parlamento che fu la miccia che fece innescare la crisi di agosto.
E questa volta? Al Nazareno hanno perso la pazienza. Prima la credibilità in Europa, poi tutto il resto.
(da “Huffingtonpost”)
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