SUL RIFINANZIAMENTO DELLE MISSIONI IN LIBIA IL GOVERNO RISCHIA DI NON AVERE I NUMERI E SUI DECRETI SICUREZZA NON C’E’ ACCORDO
IL CAMBIO DI PASSO NON C’E’, DI FATTO NON SI CAMBIA NULLA… PER FINANZIARE I CRIMINALI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA BASTAVA LASCIARE SALVINI AL SUO POSTO
Contrordine compagni, la parentesi aperta da Zingaretti — il “cambio di passo”, la concretezza, la “svolta” — è stata già chiusa da Franceschini: Conte è bravo, bravissimo, dunque bene così, anzi non è neanche un tabù discutere la riduzione dell’Iva, considerata, fino a qualche giorno dal Pd, sia al Tesoro che al Nazareno, una specie di bestemmia.
E l’alleanza con i Cinque Stelle è strategica, serve solo, dopo un anno di Governo assieme, un “surplus di riflessione”, se sulle Regionali le forze che si sono messe insieme per arginare Salvini, non trovano un accordo nemmeno in Liguria, la terra del capo morale dei Cinque Stelle e del vicesegretario del Pd.
Si riparte così, con l’orizzonte schiacciato sulla quotidianità di una verifica iniziata a gennaio e mai conclusa, ripartita dopo la grande emergenza e ancora in corso, con la solita riunione sui decreti Sicurezza prevista per giovedì, il cui cambio era stato dato per imminente tre settimane fa e un’incidente annunciato sul capitolo “immigrazione”.
Già , perchè domani approda in Senato il decreto per il rifinanziamento delle missioni internazionali. E sul capitolo Libia un pezzo di maggioranza chiederà il voto per “parti separate”, perchè contraria agli accordi di cooperazione vigenti: non solo Leu, ma c’è un pezzo di Pd e dei Cinque stelle che già in commissione ha espresso la sua indignata contrarietà al rifinanziamento dei “trafficanti di esseri umani”, ovvero la Guardia costiera libica al centro di inchieste giornalistiche e giudiziarie.
È dunque probabile che, quantomeno su questo specifico capitolo, si manifesterà un dato politico non irrilevante. E cioè che, senza centrodestra, non c’è maggioranza, proprio su uno dei temi più delicati dell’azione di Governo.
E non c’è maggioranza perchè non c’è una “politica”, una “strategia complessiva sull’immigrazione”
Questo accade proprio nel momento in cui sarebbe ancora più urgente coniugare la tutela della salute e il principio di solidarietà Nel giorno del Signore 6 luglio, c’è poco da prendersela con l’emergenza se il Governo rischia di non essere autosufficiente a palazzo Madama, dopo che ha annunciato modifiche al Memorandum e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, nel corso della sua visita a Tripoli, aveva incassato una disponibilità a ridiscuterlo.
Solo che della riunione della commissione bilaterale italo-libica, prevista per il 2 giugno, non si sono avute più notizie, segno che non si sono fatti dei passi in avanti.
Si disvela l’avvitamento diventato endemico tra gli appelli a cambiare e il fatto che non si cambia nulla, accompagnati dalla facile giustificazione teorica dell’immobilismo in nome del pericolo della destra alla Orban, alla Bolsonaro, alla Salvini, alla Trump che però non nomina nessuno perchè amico di Giuseppi.
E rivela che la difesa dell’esistente in nome di uno stato di emergenza perenne non può durare a lungo e, comunque, non funziona.
(da “Huffingtonpost”)
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