TAV, CINQUESTELLE PERSI NEL TUNNEL
LA BASE SI RIBELLA, DAL PIEMONTE TONI PESANTI, LA LOMBARDI METTE IN DISCUSSIONE L’ALLEANZA CON LA LEGA
Cene, colazioni, riunioni più o meno carbonare e conciliaboli.
Dalle 20 di ieri sera, da quando il premier Giuseppe Conte ha detto sì alla Tav, il Movimento 5 Stelle è sconvolto come se su di sè stesse passando una tempesta che sta buttando giù ogni punto di riferimento.
“Siamo turbati. Abbiamo saputo della decisione dal Facebook live del presidente del Consiglio. Devo aggiungere altro?”, domanda retorica di un parlamentare piemontese al termine di uno dei tanti colloqui.
Qualcuno si spinge oltre e in discussione, adesso, c’è l’alleanza con Matteo Salvini: “Serve decidere cosa vogliamo fare da grandi. Dobbiamo decidere — scrive la pasionaria Roberta Lombardi – se rinunciare a fare la stampella della Lega e riprendere la nostra identità . Domandiamoci se siamo ancora utili al governo”.
È una voce tra le tante, mentre dal territorio iniziano a muoversi i No-Tav che sabato marceranno verso Chiomonte mettendo pressione ai grillini che in Piemonte hanno sempre trovato in questo movimento il loro zoccolo duro.
I dubbi amletici vengono esternati in maniera più o meno velata. Nicola Morra, il presidente della commissione Antimafia, di buon mattino apre il caso: “Inaccettabile il sì alla Tav, abbiamo perso i nostri valori”.
Chi ha minacciato le dimissioni da senatore, come Alberto Airola, ci ha ripensato ma il rischio che il Movimento si spacchi è reale.
Soprattutto in Piemonte, dove l’abbandono in massa degli iscritti potrebbe essere dietro l’angolo. Basti pensare alla nota dei consiglieri piemontesi grillini che senza mezzi termini chiedono il rispetto del contratto di governo: “Se dovesse presentarsi in Parlamento una maggioranza trasversale del partito unico delle opere inutili, con il voto determinante della Lega, si sancirebbe di fatto la violazione di un importante punto”.
Dal Senato risponde al telefono Emanuele Dessì, colui che ha apostrofato quanto successo ieri come “una giornata di m…”: “Sto parlando con colleghi. Di cosa? Di Tav ovviamente, qui non si parla d’altro”.
Negli stessi minuti alla Camera si vedono tutti i parlamentari del Piemonte: “E ora cosa facciamo?”. Ci sono Carabetta, Dadone, Saritella, Pirro, Matriciano e altri.
Carabetta, che nell’ultimo anno ha lavorato per produrre documenti su documenti da presentare alla Francia e alla commissione Europea, ha l’aria di colui che non ha dormito tutta la notte: “Abbiamo fatto di tutto per portare avanti quello che c’è nel contratto di governo, cioè la riduscussione generale dell’interno progetto ma la Francia vuole andare avanti in quella direzione e noi in maniera unilaterale non possiamo disdire l’accordo”.
Eccone un’altra, reduce anche lei dalla riunione: “La Tav è il primo errore politico di Conte. Non comprendo le parole del presidente del Consiglio perchè alla luce di una modifica degli stanziamenti Ue non viene pubblicata ulteriore analisi costi benefici dell’opera. Il Presidente avrebbe dovuto motivare meglio le scelte personali e con modi consoni alle istituzioni”.
A cena ieri sera in un noto ristorante del centro a due passi da Montecitorio si sono visti i vertici pentastellati. I capigruppo D’Uva e Patuanelli, il ministro Fraccaro, Pietro Dettori, tra i più vicini a Luigi Di Maio, il sottosegretario Stefano Buffagni, la senatrice Paola Taverna. Tutti attorno a un tavolo. Sguardi spenti e amarezza. Nessuno si aspettava una decisione così netta e chiara. Qualcuno sperava in una nuova richiesta di rinvio, in una possibilità di ridiscutere l’opera.
Non ci sarà niente di tutto questo. Solo un voto parlamentare, proposto dai 5Stelle, contro la Tav il cui esito è già scritto. Sarà respinto.
L’imbarazzo è evidente: “Deciderà il Parlamento, non c’è nessuna giravolta. Non abbiamo i numeri per fermare la Tav? Vedremo”, dice il ministro dei Rapporti con il Parlamento. C’è anche Michele Dell’Orco, sottosegretario alle Infrastrutture: “Fare un passo indietro? Il Parlamento dovrà votare per annullare questi trattati. Siamo in minoranza? Mi interessa che il Movimento mantenga la coerenza con quanto detto in questi mesi”.
Nessuno si dimette, nessuno lascerà il suo posto nel governo, neanche il ministro Danilo Toninelli, nè i parlamentari grillini lasceranno il loro scranno. La delusione è molta, la base che si è rivoltata contro agita i deputati e i senatori che provano a gestire la situazione.
Dai territori invece arriva il grande abbandono. “E adesso come torniamo a casa?”, si chiedono i parlamentari piemontesi.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply