TEATRO STRAPIENO PER IL COMIZIO DI CHIUSURA DI ORLANDO CHE COMMOSSO ESCE PER SALUTARE ANCHE I 200 RIMASTI FUORI
OVAZIONE PER ELLY SCHLEIN: “E’ LA VOLTA BUONA”…CONTE: “CANCELLARE IL SISTEMA TOTI, MARCIO E MALSANO”… BONELLI, CALENDA, BONETTI E FRATOIANNI ATTACCANO SUI TAGLI ALLA SANITA’… ORLANDO: “RIPRENDIAMOCI LA PATRIA CONTRO I PARTITI DEGLI AFFARISTI”
“Vi voglio bene”. E’ un Andrea Orlando che non ci si aspetta quello che chiude la campagna elettorale per le regionali in Liguria. “Vi voglio bene – dice davanti a una platea di oltre 1200 persone all’interno del teatro Politeama, altre 200 sono rimaste fuori sotto la pioggia– e sarà un privilegio rappresentarvi alla guida della Regione Liguria”. Parla per quasi un’ora, alternando battute e stilettate feroci agli avversari a toni più emozionati. Spesso guarda qualcuno in prima fila. Quel qualcuno è suo padre. Un pensionato ligure come ce ne sono tanti.
Dopo 250 iniziative da un capo all’altro della Regione, tra piazze, tavoli, confronti, interventi, l’ex ministro del Pd ha lanciato l’ultimo appello al voto insieme a quello che ha definito “un campo che così largo non è mai stato fatto”. Sul palco, con Andrea Orlando, non ci sono i leader dei partiti. Enzo Maraio dei Socialisti, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi Sinistra, Elena Bonetti di Azione (con Carlo Calenda in collegamento video), e poi Giuseppe Conte ed Elly Schlein sono intervenuti ma poi si sono seduti in platea. Sul palco, con Andrea Orlando, ci sono le volontarie e i volontari, giovani e meno giovani, che hanno contribuito a portare avanti la campagna elettorale. Sul palco anche alcune operatrici che traducono gli interventi nel linguaggio dei segni.
Gli Arcade Fire con Ready to Start e Volta la Carta di Fabrizio De André, la colonna dell’evento, spostato da piazza Matteotti al chiuso del teatro che, fatalmente, è a due passi dal point di Marco Bucci. Un teatro che si riempie in fretta e infatti, durante il comizio Orlando uscirà fuori per salutare chi non è riuscito a entrare e sedersi. “Meglio così – dice a chi lo attende sotto la pioggia – perché vuol dire che siete tanti, vuol dire che ce la possiamo fare”.
Una maratona di oltre due ore iniziata da Benedetta Motta, “sono una giovane medica – racconta – che viene da un piccolo paesino della Liguria”, la quale, oltre a sottolineare il tema principale di questa tornata elettorale, la sanità, si occupa di chiamare sul palcoscenico i big della politica.
Tra i discorsi più potenti, l’applausometro premia Angelo Bonelli, dei Verdi, e Giuseppe Conte, in un momento non semplice per il M5s, ma anche Elly Schlein, la segretaria del Pd, che viene citata anche da Elena Bonetti, di Azione, che le esprime solidarietà per gli attacchi ricevuti dal centrodestra e dallo stesso Bucci in questa campagna elettorale.
Giuseppe Conte ha citato l’importanza di “cancellare il sistema Toti, un sistema marcio e malsano”, ha risposto a Antonio Tajani che dal palco del centrodestra, ai magazzini del cotone, ha detto che se ci fosse stata la gronda il ponte Morandi non sarebbe caduto: “Si devono vergognare – ha inveito Conte – il ponte è caduto perché Aspi non ha fatto manutenzione, e oggi si vantano del modello Genova quando siamo stati noi a finanziare il nuovo viadotto”
Da Angelo Bonelli l’invito a realizzare “l’infrastruttura più importante, la difesa del territorio dal rischio idrogeologico” e il no a opere inutli e dannose come “il rigassificatore e i depositi chimici a sampierdarena”, ma anche la volontà di “Fare della Liguria una regione di pace in tempi di riarmo”. Anche Fratoianni parla (anche) di pace e ricorda quando con Andrea Orlando si trovò a visitare il valico di Rafah per osservare da vicino la tragica situazione del conflitto in Medio Oriente.
“Le cose belle sono quelle che facciamo insieme, e a vedervi penso che questa è la volta buona, questa volta la Liguria cambia”, ha detto Elly Schlein salendo sul palco, tra gli applausi. Anche lei ha replicato a una dichiarazione fatta dal palco del centrodestra: “Meloni ha detto che non sappiamo fare i conti, ma sono loro a dare i numeri sulla sanità pubblica, con Meloni la spesa pubblica in sanità rispetto al pil non ha fatto che scendere”.
La chiusura è tutta per Andrea Orlando, che si avvicina al microfono, senza giacca. Ringrazia le donne e gli operai che ha incontrato in queste settimane di lavoro sul territorio, punzecchia la giunta comunale su palasport e stadio: “Ormai sono diventati campioni di boomerang, non ho detto che non voglio che sia rifatto lo stadio Ferraris, ho detto che non voglio speculazioni come sono state fatte sul Waterfront e se vogliono farlo costruire agli stessi che hanno fatto il Palasport che stiano attenti alle misure delle porte” (il riferimento è al caso dei “30 centimetri” mancanti all’impianto della Foce per essere regolamentare rispetto alle gare internazionali di volley).
Orlando parla di sanità pubblica, perché sia accessibile a tutti “anche ai bambini con disabilità che oggi non possono curarsi”. Lancia un appello a imprenditori e lavoratori: “Costruiamo un progetto per fare di nuovo della Liguria una realtà industriale”. Promette una “legge contro il consumo del suolo” come prima azione una volta al governo. E infine invita i liguri al voto, a cambiare. “Contro chi vuole una Liguria e un’Italia gerarchica, bloccata, maschilista”. E ancora: “Le oligarchie non sono mai autoctone, sono manovrate da poteri sovranazionali, ecco io sono contento di non essere un uomo delle multinazionali come si vanta di essere Bucci”. “Cambiamo – conclude – facciamolo per noi e per i nostri figli, riprendiamoci la patria, un termine che ci hanno rubato, forza, ce la possiamo fare”.
(da Genova24)
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