TOCCA A MATTARELLA: ANCHE I GIORNI DI RIFLESSIONE CONCESSI NON HANNO PORTATO CONSIGLIO
DAI PARTITI NESSUN SEGNALE DI TRATTATIVA, TRA DOMANI E GIOVEDI IL PRE-INCARICO O IL MANDATO ESPLORATIVO CHE NESSUNO DEI BIG VUOLE
Il tempo è scaduto. Perchè al Quirinale si è preso atto che, anche il supplemento di qualche giorno di riflessione, non ha portato consiglio. E non sono arrivati segnali degni di questo nome che attestassero l’innesco di una trattativa convincente nè tra centrodestra e Cinque stelle, nè tra Lega e Cinque Stelle.
È per questo che attorno a metà settimana — tra mercoledì e giovedì — il capo dello Stato si prepara a compiere le sue scelte, dopo oltre 40 giorni in cui i partiti non sono riusciti a prendere atto che nessuno, partito o coalizione, ha vinto le elezioni e per formare un governo è necessario, innanzitutto prendere atto di un sacrosanto principio di realtà .
Anzi, se possibile, gli ultimi giorni hanno acuito le divergenze tra i due ambiziosi vincitori su un tema che un dettaglio non è, come la collocazione geopolitica del paese.
Per cui, nell’ipotetico contratto offerto da Di Maio a Salvini, alla lettera S come Siria non si capisce cosa ci potrebbe essere scritto, se Nato come dice il leader pentastellato o Putin come dice Salvini. Proprio le dichiarazioni e le posizioni sulla politica estera di questi giorni sono state vagliate dal capo dello Stato con grande attenzione. E con grande attenzione sarà ascoltato il dibattito in Parlamento sulla Siria prima di decidere quale sarà il tipo di “mandato”: se cioè sarà conferito un pre-incarico, a chi sarà conferito, o se sarà tentata tentare la carta di un mandato esplorativo al presidente di una delle due Camere.
Tra i frequentatori del Colle in parecchi ragionano in questi termini: “In condizioni normali, Mattarella avrebbe potuto iniziare con un incarico a Salvini, come primo tentativo, anche mettendo nel conto un giro a vuoto. Ma le sue posizioni assunte in questi giorni sulla Siria creano un’evidente difficoltà “.
E chissà se in fondo l’escalation dichiaratoria del leader della Lega in materia non sia un modo per togliersi reciprocamente dall’imbarazzo, perchè rendono difficile per il capo dello Stato dare quel mandato che Salvini non vuole, consapevole che assumere un pre-incarico e non riuscire a fare il governo equivale, come si dice in gergo, a “bruciarsi”.
È come se il leader della Lega avesse scelto di fare necessità virtù.
Perchè — nella Lega questo ragionamento lo fanno i più esperti — se aveva una possibilità di andare a palazzo Chigi, se l’è giocata sulla Siria, agli occhi della Comunità internazionale, dei mercati e di Mattarella. E ora su questo prova a costruirci una strategia di opposizione.
Tra le contro-indicazioni a un pre-incarico a uno dei leader dimezzati, ha riflettuto qualche consigliere quirinalizio, c’è anche la campagna elettorale in atto per Molise e Friuli, alla luce dell’enfasi che i protagonisti in campo stanno attribuendo ai due appuntamenti. Inevitabilmente la passerella mediatica del prescelto, che certo non rinuncerebbe ai comizi e alla sua campagna elettorale Trieste o Campobasso, potrebbe essere abilmente utilizzata per trarne un vantaggio politico, a scapito degli altri.
È altrettanto vero che non è scritto da nessuna parte che il preincarico possa essere dato solo a un leader, soprattutto a chi non vuole essere messo alla prova, e non ad altre figure comunque in grado di compiere un tentativo.
La sensazione, a 24 ore dalla decisione, è ci sono due bussole che orientano il Mattarella pensiero: 1) la vicenda internazionale rende necessario un governo compatibile con i nostri vincoli tradizionali; 2) se il capo dello Stato deve arrivare, come è stato messo nel conto, a una scelta solitaria — ovvero a un governo del presidente — la prospettiva deve nascere dalla certificazione dell’altrui impotenza. Questa certificazione può avvenire con un pre-incarico politico o attraverso un mandato esplorativo a una delle due cariche istituzionali, con tutta la delicatezza del caso.
Perchè dentro l’M5s Di Maio accoglierebbe con disperazione pura la scelta di Fico e il nome della Casellati equivale a far sentire Berlusconi destinatario di un mandato esplorativo.
Al momento l’unico dato certo è che dai partiti è arrivato solo l’ennesima richiesta di tempo, che a questo punto sarebbe un’autorizzazione a “perdere” tempo.
Dopo la discussione parlamentare sulla Siria la decisione sul tipo di incarico.
(da “Huffingtonpost”)
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