TRA MANOVRA E GOVERNO TECNICO, BERLUSCONI ALLA VERIFICA DEL COLLE: “HO 34 VOTI DI SCARTO, VADO AVANTI”
PER LA GIUSTIZIA RIPRENDE QUOTA BRUNETTA, RESTA IL PROBLEMA DEL DECRETO RIFIUTI CHE LA LEGA NON VUOLE VOTARE…”IN ATTO IL TENTATIVO DI COMMISSARIARE IL MIO RUOLO”
“Confronto e condivisione”, è la rotta dalla quale non ci si potrà più allontanare e sulla quale il capo dello Stato Napolitano tornerà a insistere nel faccia a faccia convocato per questa mattina con il presidente del Consiglio Berlusconi.
Il momento è dei più delicati, la manovra passa proprio in queste ore alla prova dei mercati, attraverso le forche caudine delle borse.
Una manovra che comunque il premier presenterà al Colle come un successo politico del suo governo al quale, ribadirà , “numeri alla mano, non c’è alternativa”.
Il Cavaliere fa riferimento ai “34 voti di scarto” incassati venerdì alla Camera, anche per allontanare implicitamente ogni ipotesi di governo tecnico sulla quale in tanti in queste ore sono tornati alla carica, dai leader dell’opposizione Casini, Bersani, Veltroni, all’economista Nouriel Roubini.
Il Colle tiene nella massima considerazione intanto la salvaguardia dei conti.
Dunque, la priorità è evitare ogni contraccolpo politico, ogni segnale di instabilità , polemiche, scontri istituzionali.
Il vertice matura nell’arco del pomeriggio, Berlusconi è in beato relax a Villa Certosa quando gli viene comunicato da Gianni Letta l’invito.
Niente processo Mills a Milano, che pure era in agenda per questa mattina, potenziale scenario di nuovi affondi contro la magistratura dopo la sentenza sul lodo Mondadori. La convocazione al Quirinale – racconta chi ha avuto modo di sentirlo – non è stata accolta nel modo migliore dal premier.
Proprio dalla ripresa di oggi dopo la parentesi dell’emergenza-manovra, si era riproposto di tornare “in partita”, superando quello che in privato ha bollato nè più nè meno che come un “commissariamento” nei suoi confronti.
Ma la presidenza della Repubblica non ha alcuna intenzione di travalicare i confini della moral suasion, nè di entrare nel dibattito politico, come ha sottolineato Napolitano.
L’invito sarà piuttosto quello di continuare a lavorare per quanto possibile sul filo della “coesione”, che ha funzionato nei giorni neri della scorsa settimana.
C’è da ragionare anche in vista dei leader dei paesi Euro per giovedì. E poi del decreto rifiuti sull’emergenza Napoli, che da oggi torna in discussione alla Camera e che ha visto la maggioranza spaccarsi e la Lega di traverso.
Anche su questo l’attenzione del capo dello Stato è massima.
Berlusconi sa bene che alla Vetrata non si parlerà solo di manovra e crisi finanziaria, che il presidente si attende una parola chiara sul successore di Angelino Alfano al ministero della Giustizia, dicastero tra i più delicati, per mille ragioni.
“Fino a poche ore fa il premier ci spiegava che è intenzionato a sponsorizzare a spada tratta la candidatura di Brunetta, ritiene Renato la scelta migliore per via Arenula” riferisce un uomo di governo.
Il Cavaliere pensa al ministro della Pubblica amministrazione – già protagonista di campagne che hanno fatto insorgere le toghe, come quella sui tornelli nei tribunali – quale ideale testa d’ariete per portare avanti le battaglie sperate su intercettazioni e riforma della giustizia.
Ma non sarà facile ottenere il disco verde dalla più alta carica dello Stato, al contempo presidente del Consiglio superiore della magistratura.
Congelata l’opzione Frattini, archiviate per diverse ragioni quelle di Lupi e Donato Bruno, nelle ultime ore si è tornato a parlare dell’outsider Anna Maria Bernini, che non dispiacerebbe a La Russa, oltre che di Enrico La Loggia, le cui chances però sarebbero calate.
Quel che è certo è che da domani Angelino Alfano dovrebbe – come chiede da giorni al premier – prendere in mano il partito, con tanto di vertice già convocato a Palazzo Grazioli coi coordinatori regionali. Il neosegretario dovrà affrontare il nodo spinoso del voto di mercoledì in aula sull’arresto di Alfonso Papa e sarà preferibile per lui evitare di farlo da Guardasigilli ancora in carica.
Il rientro a Roma stamattina del premier lasciava presagire un rinvio del vertice di stasera ad Arcore con Bossi.
Tanto più che, con il Senatur, Berlusconi era convinto di aver chiarito già al telefono, due giorni fa, la questione che più gli premeva: scongiurare il voto favorevole della Lega sull’arresto di Papa, pur caldeggiato dall’ala maroniana del partito.
Ma è bastata la retromarcia di ieri sera del leader del Carroccio, tornato a dirsi favorevole all’arresto, per convincere l’entourage del premier che forse oggi sarà il caso di rientrare a Milano e confermare il vertice con Umberto.
Ecco, il caso Papa, appunto.
Da Palazzo Chigi danno per scontato che nel faccia a faccia di oggi al Quirinale sarà chiesto quale sarà l’indirizzo del governo e della maggioranza sulle richieste di arresto di Papa e Milanese.
Berlusconi proverà a tenere il punto.
Come pure si attendono che il presidente Napolitano chieda conto di come il governo intenda affrontare la richiesta di rinvio a giudizio per mafia del ministro Saverio Romano.
Il Colle aveva messo perfino per iscritto tutte le sue riserve.
Adesso il nodo viene al pettine e su Romano incombono tre mozioni di sfiducia individuale.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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