TRAGEDIA FUNIVIA, FARO DELLA PROCURA SUI DISPOSITIVI DI SICUREZZA
SPERANZE PER EITAN, IL PICCOLO SOPRAVVISSUTO
Sulla sponda piemontese del lago Maggiore è arrivata la pioggia a mischiarsi con le lacrime e a lavare via il sangue dalla montagna del Mottarone, dove ieri la rottura di una fune della funivia ha provocato la morte di 14 persone, tra cui due bambini, e ha lasciato orfano l’unico sopravvissuto, un bambino di cinque anni.
L’altro bambino che era stato portato d’urgenza in elicottero al Regina Margherita di Torino non ce l’ha fatta e ora ai parenti non è rimasto che il triste rito del riconoscimento del corpo.
Accertamenti sui dispositivi di sicurezza che potrebbero essere la causa della caduta della cabinovia, nonostante la manutenzione dell’impianto sembrerebbe in regola. E poi controlli sulla cabina di comando.
La procura di Verbania non vuole tralasciare nulla nell’indagine per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose che dovrà fare luce sulla tragedia della funivia Stresa-Mottarone, in cui ieri hanno perso la vita 14 persone.
“Dovremo verificare anche la fattispecie dei reati colposi di attentato alla sicurezza dei trasporti, anche in base alla natura pubblica o meno dell’impianto”, ha detto la procuratrice capo Olimpia Bossi.
Gli investigatori, che hanno messo sotto sequestro l’area, lavoreranno anche sulla documentazione dell’autunno scorso relativa ai controlli magnetoscopici dei cavi e chiederanno una lunga serie di perizie.
Si attendono nelle prossime ore le prime iscrizioni nel registro degli indagati per consentire gli accertamenti irripetibili che richiedono la presenza dei consulenti di parte. Tra gli elementi da chiarire c’è anche il fatto che il freno d’emergenza della cabina non ha funzionato: “Sono tutte supposizioni, ma credo ci sia stato un doppio problema – dice il responsabile provinciale del Soccorso alpino, Matteo Gasparini -: la rottura del cavo e il mancato funzionamento del freno di emergenza. Non sappiamo perché non si sia attivato, mentre nella cabina a valle ha funzionato”.
La mancata attivazione del freno, spiega, “ha fatto sì che la cabina, dopo la rottura del cavo, abbia preso velocità, iniziando a scendere, finendo così catapultata fuori dai cavi di sostegno”.
Nella camera mortuaria dell’ospedale di Pallanza, a Verbania, ci sono le altre 13 salme, composte una vicina all’altra, come erano vicine dentro la cabina che le stava portando in vetta. La vittima più piccola, Tom, aveva due anni ed era figlio di una famiglia di origini israeliane, residente a Pavia: Amit Biran, 30 anni, la moglie Tal Peleg, 26 anni e il fratellino maggiore, unico sopravvissuto. Deceduti nell’incidente inoltre i bisnonni, anche loro di origine israeliana, Itshak Cohen, 82 anni, e la moglie Barbara Cohen Konisky, 70 anni, i nonni di Tal Peleg. Poi una coppia barese di origine è trasferita per lavoro nel Picentino: Roberta Pistolato proprio ieri aveva compiuto 40 anni e avrebbe voluto festeggiare con quella gita il compleanno assieme al marito Angelo Vito Gasparro, 45 anni. Morti anche due fidanzati di Varese, Silvia Malnati, 27 anni, che si era laureata due mesi fa, e Alessandro Merlo, di 29 anni. Un’altra coppia è stata spezzata: lei si chiamava Serena Cosentino, 27 anni, di Diamante, in Calabria, che da un paio di mesi si era trasferita a Verbania perché aveva vinto un concorso come borsista di ricerca al Cnr Istituto di Ricerca sulle Acque; lui era Mohammadreza Shahaisavandi, iraniano, 23 anni, che viveva a Roma dove studiava e lavorava per pagarsi l’università. Erano a un passo dal matrimonio, fissato al 26 giugno, Vittorio Zorloni, 55 anni, ed Elisabetta Persanini, 38, insieme al loro figlio Mattia, il bambino di 6 anni, morto in ospedale.
“Ha passato una notte tranquilla, ora non resta che sperare. Abbiamo messo in campo tutte le nostre eccellenze e stiamo monitorando situazione minuto per minuto”. Così Giovanni La Valle, direttore generale della Città della Salute, questa mattina davanti all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, dove è ricoverato Eitan, il bambino di 5 anni, unico sopravvissuto alla strage. “Attendiamo le prossime 48 ore, la situazione è critica ma fa ben sperare”, aggiunge La Valle.
Il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini sarà questa mattina a Stresa per un vertice dopo la tragedia. Sarà accompagnato dal capo del Dipartimento nazionale della Protezione Civile Fabrizio Curcio. All’incontro parteciperanno il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio con il vicepresidente e assessore alla Montagna Fabio Carosso e l’assessore alle Infrastrutture e Trasporti e alla Protezione Civile Marco Gabusi. Presenti, inoltre, il sindaco di Stresa, Marcella Severino, e il prefetto di Verbania, Angelo Sidoti.
Lo shock del soccorritore intervenuto sul Mottarone: “Sembrava la guerra”
“Sono volontario da 25 anni, e ne ho viste tante, ma mai così. Sembrava una scena di guerra”. Il responsabile provinciale del Soccorso alpino di Verbania, Matteo Gasparini, descrive così la scena che si è trovato di fronte al Mottarone, dove una cabina della funivia è precipitata causando la morte di quattordici persone. “Sono stato anche a Rigopiano – aggiunge – ma una situazione così non l’avevo mai vista”.
(da La Repubblica)
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