TREMONTI E I TRENI MERCI: NONOSTANTE LA LIBERALIZZAZIONE, IL GOVERNO FINANZIA TRENITALIA CARGO A SCAPITO DELLA CONCORRENZA CON 128 MILIONI DI EURO
CON UNA MANO IL GOVERNO TAGLIAVA 149 MILIONI DI EURO AL FONDO PER LO SPETTACOLO, CON L’ALTRA NE REGALAVA 128 ALLE FERROVIE DELLO STATO…SI FINANZIA UN SETTORE CHE HA PERSO IL 40% DEL MERCATO E CHE E’ SCESO DAL 10% al 7% …UN FINANZIAMENTO NASCOSTO SCOPERTO DA UN DEPUTATO DI FLI
Mentre con una mano il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, tagliava 149 milioni di euro al fondo unico per lo spettacolo provocando una mezza sommossa tra attori, registi e musicisti, con l’altra elargiva con sorprendente prodigalità 128 milioni di euro alle Ferrovie di Mauro Moretti per un servizio che ormai è un simulacro: il trasporto pubblico delle merci.
à‰ una vicenda esemplare, la dimostrazione di che cosa significa, nel concreto, esortare il governo a tagliare con la testa e non con i piedi, così come ripete spesso il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Com’è andata a finire con il fondo unico dello spettacolo è noto.
Dopo la protesta nei cinema, teatri e piazze d’Italia, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, in extremis e alla vigilia di uno sciopero del settore, il 23 marzo si è presentato davanti ai giornalisti a palazzo Chigi per annunciare con toni suadenti quella che per lui era la buona novella, ma che in realtà per gli italiani e soprattutto gli automobilisti era il solito giochino delle tre carte.
In pratica il governo ha reintegrato lo stanziamento facendolo però pagare ai cittadini con la benzina: “Un piccolo sacrificio di uno o due centesimi al litro” ha detto Letta facendo finta di non sapere che la super è aumentata del 13 per cento in un anno.
La storia del generoso sussidio al trasporto merci di Trenitalia (Fs), invece, è una perla ancora da raccontare.
La causale formale dello stanziamento a favore delle Ferrovie è il contratto di servizio tra lo Stato e Trenitalia Divisione Cargo per il trasporto delle merci su tutto il territorio nazionale.
Sulla carta si tratta di questo: siccome ci sono alcune zone del paese, come le isole per esempio, dove per le Fs trasportare le merci via treno non è conveniente, allora interviene lo Stato per coprire la differenza tra i costi sopportati e i ricavi incassati.
L’idea su cui questa pratica si basa si chiama servizio universale, ed è un principio sacrosanto.
Il fatto incongruo, però, è che quel servizio, in pratica, non esiste più o quanto meno non è più universale da tempo avendo le Ferrovie dello Stato rinunciato quasi del tutto a trasportare merci in Sardegna e in Sicilia e poco in tutto il Sud e nel resto d’Italia.
Negli ultimi anni il trasporto merci delle Fs è andato a rotoli, con una perdita complessiva di circa il 40 per cento dei volumi trasportati dal 2006 al 2010.
In seguito a questa debacle il totale delle merci che viaggia su rotaia è ulteriormente sceso da circa il 10 per cento al 7.
E sarebbe diminuito ancora di più se dal 2004, cioè dall’anno in cui il settore è stato completamente aperto al mercato, non fossero entrate in pista numerose aziende private o miste, imprese piccole, medie e grandi che ora danno lavoro a migliaia di dipendenti e che si sono fatte largo arrivando a trasportare un volume di merci di circa il 27 per cento sul totale della rotaia.
In pratica, a mano a mano che le Fs si ritiravano dal cargo accumulando perdite spaventose (300 milioni di euro nel 2009, 270 nel 2008, 366 nel 2007) si facevano avanti queste nuove realtà imprenditoriali convinte di avere i numeri e le potenzialità per coprire un vuoto.
Nonostante la liberalizzazione, il ministro Tremonti e il suo collega dei Trasporti, Altero Matteoli, hanno ugualmente deciso di foraggiare Trenitalia Cargo a scapito degli altri.
I 128 milioni di euro elargiti all’azienda Fs equivalgono a un sussidio di oltre 3 euro a chilometro mentre a tutte le altre imprese del settore lo Stato ha riconosciuto un bonus molto più modesto, il cosiddetto Ferrobonus, 27 milioni di euro in totale, in pratica 0,70 euro a treno/chilometro nonostante inizialmente fossero stati promessi 2 euro.
Il sussidio a Trenitalia Cargo è stato concesso in sordina e forse sarebbe passato del tutto inosservato se un deputato di Futuro e Libertà , Daniele Toto, non avesse presentato un’interrogazione sul bilancio dell’area merci di Trenitalia.
Nella risposta il sottosegretario ai Trasporti, Bartolomeo Giachino, ha parlato in maniera assai fumosa dell’esistenza di “pagamenti” statali per il servizio universale senza però fornire dettagli e tanto meno cifre.
Al Fatto Quotidiano il ministero dei Trasporti ha confermato l’esistenza del sussidio e l’entità , 128 milioni di euro, appunto.
FerCargo e Assoferr, cioè le associazioni che raggruppano le aziende concorrenti di Trenitalia Cargo, sono molto contrariate per questa storia.
I presidenti delle due organizzazioni, Giacomo Di Patrizi e Guido Nicolini, hanno scritto una lettera durissima al ministro Matteoli ricordandogli che “tutte le tratte sono aperte al mercato, Trenitalia Cargo ha ormai praticamente abbandonato tutte le attività giudicate non economicamente sostenibili (Sud, Sardegna, traffico diffuso) quindi non si riesce, onestamente, a comprendere a cosa si riferiscano questi contributi”.
Protesta Giorgio Spadi, l’amministratore di Nordcargo, una delle concorrenti più forti di Trenitalia, posseduta da Deutsche Bahn e da Ferrovie Nord della Regione Lombardia: “Se le Fs hanno deciso di abbandonare il settore merci, facciano pure, ma non pretendano sussidi. Invece di regalare soldi a chi poi non svolge il servizio, il ministro metta a gara le tratte abbandonate da Trenitalia e le affidi a chi vuol lavorare sul serio”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply