TREMONTI SOTTO ASSEDIO: “ATTENTI, ME NE VADO”, MA SPUNTA L’OMBRA DI MONTI
“SONO DUE GIORNI CHE NON DORMO”…LETTA E CASINI: “TRATTIAMO SOLO CON TE”… UN SITO DI GOSSIP RILANCIA: “SI DIMETTERA’ DOMENICA, TRAVOLTO DAL CASO MILANESE”
Isolato, atterrito, schiacciato tra le richieste dei partner europei che gli chiedono di fare di più per salvare l’Italia e un governo, quello Berlusconi, che ragiona solo con il bilancino dei voti.
C’è addirittura chi lo descrive “provato fisicamente” e “spaventato” dalla crisi che ha iniziato a stringere la morsa sull’Italia.
Giulio Tremonti non dorme da due notti. Il peso dell’attacco dei mercati lo sente fisicamente.
Così come sente stringersi la morsa dell’inchiesta Milanese.
Inizia a sentire il fiato sul collo di quel Mario Monti indicato dal Pd come possibile premier di un governo di transizione che Berlusconi sta pensando di scippare agli avversari offrendogli proprio la poltrona di Tremonti.
Lui, il superministro, in mattinata è a Bruxelles.
Lo attendono i colleghi europei per discutere di mercati e di Grecia. Ma il telefono della sua stanza d’albergo inizia a squillare. Dall’altro filo del telefono i leader dell’opposizione.
Come lunedì sera Enrico Letta e Casini gli ripetono che loro l’appello di Napolitano alla coesione lo accolgono, ma solo se tratteranno con lui.
“Con Berlusconi non vogliamo negoziare, deve restare fuori dalla partita perchè una sua intromissione sarebbe controproducente, dannosa, un peso per tutti”.
Il superministro non ribatte. Annuisce.
Si reca al Justus Lipsius, il palazzo dei vertici Ue, e davanti alle telecamere dà l’annuncio che segna la giornata. “Sto andando a Roma a chiudere il Bilancio dello Stato”.
Infila la porta a vetri e parte, disertando l’Ecofin.
La giornata è costellata dai colloqui telefonici.
Si sente con il presidente Napolitano e con i capi dell’opposizione. Il triangolo che sbroglia la situazione è questo. Berlusconi è out, per lui si informa sull’andamento della giornata Gianni Letta.
Arrivato a Roma Tremonti incontra i capigruppo di maggioranza e opposizione.
Per la prima volta nella sua carriera di ministro tratta direttamente gli emendamenti alla Finanziaria.
In serata con i suoi collaboratori si dirà soddisfatto, “ci siamo accordati con tutti i gruppi, è la prima volta nella storia che chiudiamo una manovra con appena 7-8 emendamenti”.
Ma la giornata del ministro è stata tutt’altro che rose e fiori.
Chi ha lavorato al suo fianco racconta che mai come in questi due giorni di panico a Piazza Affari il superministro si è sentito solo.
“Quando l’opposizione gli faceva notare l’assenza di leadership del premier e della maggioranza lui annuiva”, racconta un senatore presente alle riunioni.
Testimonia un deputato d’opposizione: “Era talmente provato che non era sprezzante come suo solito, anzi, era disponibile”.
Ma la tensione, e il carattere del ministro, escono tutte quando nel tardo pomeriggio incontra i capigruppo al Senato della maggioranza e tira fuori la sopresa. “Mi è arrivata una richiesta in inglese”, scandisce usando l’espressione di quando vuol far capire che qualcosa gli è stato imposto in Europa.
Entro sei mesi si deve dare il via a un piano di liberalizzazioni e privatizzazioni per far cassa e rilanciare il Pil.
Gasparri salta in piedi e obietta che di questo non se ne era mai parlato.
Tremonti gelido replica: “Se non si fa vi dovete trovare un altro ministro dell’Economia”.
Ma l’arma della minaccia questa volta potrebbe non bastare a salvarlo.
I colleghi di governo, tanto del Pdl quanto della Lega, ormai di lui farebbero volentieri a meno.
E intanto l’inchiesta sul suo ex braccio destro, Marco Milanese, si allarga, rendendo sempre più difficile la posizione del superministro.
Tanto che in Transatlantico si spargono le voci sulle sue dimissioni a Finanziaria approvata e a mercati chiusi. Cioè domenica.
Boatos raccolti anche da Dagospia, che in serata li rilancia in apertura di sito.
E che qualcosa si stia muovendo lo testimonia chi ha parlato di recente con Berlusconi.
Il premier si sarebbe mosso per non farsi trovare impreparato dalle dimissioni (tutt’altro che sgradite) del suo ministro.
Si racconta abbia contattato Mario Monti e l’ex commissario Ue si sarebbe detto pronto a mettere la faccia sul salvataggio dell’Italia come ministro solo in cambio di succedere poi a Berlusconi come capo di un governo di “salute nazionale”.
Guarda caso ieri sera Rosy Bindi se n’è uscita con questa battuta: “Meglio un Monti di Tre-Monti”.
Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica“)
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