TRUFFA MONDIALE, CINQUE BANCHE PATTEGGIANO 6 MILIARDI
MANIPOLAZIONE CAMBI E SCANDALO LIBOR: QUATTRO BANCHE AMMETTONO LE COLPE, LA UBS HA RICEVUTO L’IMMUNITA’
E’ stato uno dei più grandi scandali della finanza mondiale: un cartello di banche inglesi, americane e svizzere che, in genere di notte, modificavano a loro vantaggio il Libor (il tasso variabile di riferimento al quale le banche internazionali si scambiano prestiti tra loro) e i tassi di cambio.
Un “cartello” che ha danneggiato altre banche e milioni di clienti in tutto il mondo.
Una truffa andata avanti per anni, fino al 2009, quando venne alla luce su indagine della Fed, che già nel 2007 aveva ignorato le segnalazioni provenienti da un’anonima gola profonda della banca inglese Barclays.
Dopo anni di indagini e precedenti patteggiamenti, oggi è arrivato un nuovo patteggiamento da parte degli istituto che avevano cercato di tirare alle lunghe la disputa: cinque delle maggiori banche al mondo pagheranno 5,6 miliardi di dollari per risolvere la disputa con le autorità americane sulla manipolazione dei tassi di cambio.
Quattro – Citicorp, JPMorgan, Barclays, Royal Bank of Scotland – delle cinque banche si dichiarano anche colpevoli di aver cospirato per manipolare il prezzo del dollaro e dell’euro.
I miliardi in totale diventano quasi 6 aggiungendo i 205 milioni che la Bank of America pagherà alla Fed per risolvere l’indagine della banca centrale sui cambi. Bank of America non rientra nell’accordo con il Dipartimento di Giustizia.
Con l’accordo raggiunto le banche puntano a lasciarsi alle spalle un’indagine che va avanti da anni e chiudere un altro capitolo della crisi.
Quattro banche si dichiarano colpevoli di manipolazione dei cambi mentre la quinta, UBS, ha ricevuto l’immunità sul caso.
Il gruppo svizzero – riporta il Wall Street Journal – si dichiarerà però colpevole di manipolazione del Libor dopo che le autorità hanno stabilito che la banca ha violato un precedente accordo per risolvere le accuse di cattiva condotta.
Le indagini e i patteggiamenti per la presunta manipolazione dei tassi di cambio sono costati alle banche e ai loro clienti più di 10 miliardi di dollari finora, una cifra superiore rispetto ai 9 miliardi di dollari versati per risolvere quella sul Libor.
«L’atteggiamento delle banche è stato sfrontato, tantissimi consumatori ne hanno subito i danni», ha commentato la ministra della Giustizia americana, Loretta Lynch, annunciando l’accordo con cinque delle maggiori banche globali sulla manipolazione dei cambi e del Libor.
Nell’accordo annunciato oggi il Dipartimento di Giustizia americano afferma che fra il dicembre 2007 e il gennaio 2013 trader di euro-dollaro a Citigroup, JPMorgan, Barclays e RBS – che si descrivevano come il “Cartello” – «hanno usato una chat room esclusiva e un linguaggio di in codice per manipolare i cambi».
Nei dettagli, Barclays, Jp Morgan Chase, Citicorp e Rbs hanno ammesso il loro coinvolgimento nella manipolazione del mercato dei cambi, mentre Ubs si è riconosciuta colpevole della violazione di un precedente patteggiamento relativo allo scandalo della manipolazione del tasso interbancario Libor.
A un sesto istituto, Bank of America, è stata poi inflitta dalla Federal Reserve una multa da 205 milioni di dollari per operazioni di trading sui cambi giudicate irregolari.
La sanzione più pesante è stata invece inflitta a Barclays, che pagherà 2,4 miliardi di dollari non avendo partecipato a un precedente patteggiamento, anch’esso connesso alla manipolazione dei tassi di cambio.
Le operazioni illecite, su un mercato che ogni giorno muove 5.300 miliardi di dollari, avvenivano tramite una chat chiamata `Il cartello’ dai trader che vi partecipavano, concordando in anticipo alcune transazioni in maniera tale da ricavarne plusvalenze a scapito dei clienti.
«Per farla semplice, gli impiegati di Barclays contribuivano a manipolare il mercato dei cambi», ha spiegato Benjamin Lawsky, capo del Dipartimento Servizi Finanziari dello Stato di New York, «costoro si cimentavano in sfacciati giochi di `testa o croce’ per truffare i loro clienti».
(da “il Secolo XIX”)
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