UN GOVERNO A DIFESA DELLE LOBBY: IL DDL CONCORRENZA RESTA FERMO
IL DISEGNO DI LEGGE, APPROVATO IN CDM DUE MESI FA NON HA ANCORA INIZIATO L’ITER PARLAMENTARE… ALTRO CHE LIBERALIZZAZIONI, COMANDANO TASSISTI E BALNEARI
La legge sulla concorrenza si è persa nelle nebbie delle diatribe politiche, con il parlamento che attende da mesi di avviare l’esame del testo. Ancora una volta la maggioranza si mostra unita sui palchi delle campagne elettorali, ma nei palazzi istituzionali fa fatica a trovare accordi. Un’altra testimonianza arriva dal ddl Concorrenza, approvato con grandi affanni in consiglio dei ministri, con circa un mese di ritardo sulla tabella di marcia. Per mettere una toppa c’era stata l’indicazione di una procedura d’urgenza. Un messaggio all’opinione pubblica per manifestare volontà di un iter celere. Almeno in teoria. La fretta non si è materializzata nei fatti.
ITER DA INIZIARE
Il simbolico tragitto da Palazzo Chigi a Montecitorio è diventato tortuoso e interminabile. Da settimane deputati e senatori attendono la trasmissione ufficiale dell’atto. A due mesi dal via libera non è ancora arrivato. Se ne parlerà più avanti, con calma. Il calendario parlamentare si muove in una strettoia estiva. Nelle prossime settimane Montecitorio e Palazzo Madama saranno alle prese con l’incastro di una sequenza di decreti da convertire. Si intravede poco spazio per il ddl Concorrenza, che tratta una materia delicata. Ci sarà bisogno di un confronto nelle commissioni competenti. La concorrenza può aspettare, con buona pace delle richieste dell’Ue: la legge è uno degli impegni da rispettare per l’attuazione del Pnrr.
Del resto il governo, non da oggi, è animato da una generale ostilità a qualsiasi processo di liberalizzazione del mercato. La difesa delle rendite di posizione delle corporazioni è la vera specialità della casa. A leggere in filigrana la recente storia politica, si scorge una certa coerenza: la destra era contraria all’apertura alla concorrenza pure negli anni trascorsi all’opposizione. Basti pensare alle manifestazioni organizzate per contrastare i bandi di gara sulle concessioni balneari o per evitare la liberalizzazione delle licenze dei taxi, le lobby più care ai partiti di Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
NIENTE LIBERALIZZAZIONI
Rispetto al passato, ci sono situazioni surreali: i partiti di governo mettono in naftalina un provvedimento varato dai loro stessi ministri. La genesi del ddl Concorrenza aiuta a capire l’aria che tira di fronte a qualsiasi ipotesi, ancorché timida, di liberalizzazione. Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, portò il testo nel cdm il 26 marzo. A sorpresa fu deciso uno slittamento. Il motivo? La divisione nella maggioranza sulle gare per gli spazi di vendita al pubblico, quelli degli ambulanti, altra lobby molto vicina alla destra, che non era certo disponibile ad accogliere un’apertura del mercato. Così è partita una trattativa per arrivare a una mediazione. Il 6 aprile sembrava tutto pronto, solo una formalità. Invece niente: altro cdm, solite divergenze, ennesimo rinvio.
La riunione decisiva a Palazzo Chigi si è tenuta solo il 20 aprile. Come prevedibile, gli ambulanti hanno portato a casa la vittoria: i bandi di assegnazione sono stati previsti per le aree libere, nessuna modifica per gli attuali concessionari. Il resto del disegno di legge effettua poco più che manutenzione sul fronte della concorrenza. Prevede l’attribuzione all’Area del potere di fissare i prezzi del teleriscaldamento, il potenziamento dei poteri dell’Antitrust sulle procedure aperte e la promozione dei contatori intelligenti. Ma tanto è bastato a far esultare Urso: «Legge annuale sulla concorrenza: fatta! Al servizio dei cittadini e delle imprese».
Solo che di mezzo ci sarebbe l’iter in Parlamento, che nonostante le stimmate della procedura d’urgenza assegnate al provvedimento, non è iniziato, facendo un po’ irritare l’opposizione, scontenta del pannicello caldo rappresentato dal contenuto ddl. «Il governo fa “concorrenza washing” mostrando, se ancora ce ne fosse il bisogno, che di liberale non c’è nulla in questa maggioranza», osserva il deputato e segretario di +Europa, Riccardo Magi. «Parlano contatori intelligenti e vendite promozionali – aggiunge – ma continuano a non fare nulla sulle concessioni balneari, sulla liberalizzazione del settore dei taxi»
(da editorialedomani.it)
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