VENETO BANCA, VERTICI INDAGATI E PERQUISIZIONI: I CONTI DELLE POPOLARI PADAGNE NON TORNANO
CONCESSI CREDITI CON DISINVOLTURA E FALSA RAPPRESENTAZIONE DELLA SITUAZIONE ECONOMICA DEL GRUPPO
Nuovo scandalo in arrivo per le banche popolari.
Questa volta nella roccaforte del credito cooperativo, il nord est, dove martedì la Guardia di Finanza ha perquisito la sede legale e amministrativa di Veneto Banca, oltre alle case di alcuni dirigenti e di 16 azionisti dell’istituto di Montebelluna.
Contestualmente al blitz delle Fiamme Gialle, è emerso che l’ex presidente dell’istituto, Trinca e l’ex amministratore delegato, tuttora direttore generale della banca, Vincenzo Consoli, sono indagati dalla Procura di Roma per ostacolo all’attività dell’autorità di vigilanza.
Le indagini, come del resto buona parte di quelle in corso su altre banche popolari, dall’Etruria dei Boschi al gruppo lombardo Ubi di Giovanni Bazoli e soci, sono partite in seguito agli esiti di un’ispezione della Banca d’Italia datata in questo caso 2013.
Che, alla luce degli ulteriori accertamenti della polizia giudiziaria, hanno individuato condotte potenzialmente rilevanti sotto il profilo penale, soprattutto in relazione a una falsa rappresentazione della situazione economico patrimoniale del gruppo.
Tre, in particolare, i filoni nel mirino degli inquirenti: la concessione di finanziamenti ad azionisti della stessa banca; l’erogazione del credito in maniera “diffusamente disinvolta”, senza le prescritte garanzie o la valutazione dei rischi, che ha generato perdite per oltre 192 milioni, maggiori rispetto a quelle contabilizzate dalla banca stessa e, infine, la fissazione del prezzo delle azioni dell’istituto sovrastimando i parametri economico-reddituali e patrimoniali della stessa banca.
Tutte operazioni che, secondo gli inquirenti, hanno contribuito a diffondere tra i risparmiatori l’immagine di un gruppo bancario più solido di quanto non fosse in realtà . Da qui l’indagine per ostacolo alla vigilanza, visto che l’ipotesi che i bilanci siano stati falsificati, se provata, renderebbe inattendibili tutte comunicazioni dell’istituto alle Authority.
Specialmente quelle relative alla richiesta di via libera ad operazioni straordinarie come acquisizioni, ma anche ricapitalizzazioni e altre operazioni del genere che hanno costellato l’ultimo quinquennio la storia dell’istituto che ha conosciuto un’espansione pari solo a quella della Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani dei tempi d’oro.
Il patrimonio di vigilanza, si legge nel decreto di perquisizione è stato “rettificato da due miliardi e 12 milioni di euro a un miliardo e 662 milioni di euro, con uno spread negativo di 345 milioni di euro”.
Il rapporto ispettivo è finito alla procura di Treviso ed il relativo fascicolo è stato trasmesso a Roma per competenza in quanto il presunto reato di ostacolo alla vigilanza si è radicato nella capitale, dove ha sede la Banca d’Italia.
Ora gli inquirenti vogliono fare luce anche sui rapporti tra l’istituto di credito ed i destinatari di finanziamenti concessi in assenza delle garanzie previste.
Veneto Banca è una popolare non quotata, ma con azioni diffuse tra il pubblico in misura rilevante e, quindi, rientra tra le banche che dovranno adeguarsi al decreto governativo che dispone la trasformazione delle dieci più grandi in società per azioni.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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