VIAGGIO NEL PD, 100.000 TESSERE IN MENO, 54 ANNI L’ETA MEDIA, POCHI I GIOVANI E LE DONNE
LA DIFFICILE BATTAGLIA PER RECUPERARE CONSENSO, OBIETTIVO 750.000 TESSERE… MA PER ORA GLI ISCRITTI SON MEZZO MILIONE, L’80% DEI QUALI MASCHI
L’ anno scorso hanno disertato in centomila.
Uno dopo l’altro, in silenzio, spariti nel nulla, eclissati.
I capi, quelli di Roma e quelli della periferia, speravano tornassero. E lo sperano ancora. Anzi: oggi ancora di più. Perchè sono loro, i fuggiaschi, la voce del Partito, nelle fabbriche, negli uffici e nei luoghi in cui si formano il consenso e le opinioni.
E perchè sono loro, gli iscritti, che dovrebbero affrontare i malumori ed i malesseri di quel «ventre molle» democratico confuso e senza più riferimenti, da quando Enrico Letta è entrato a Palazzo Chigi con gli auguri e i voti del nemico di sempre.
Nel 2011 erano 602.488; l’anno dopo 500.163. Fuggiti.
Può esser che già aver tenuto bordone a Monti ed ai suoi tecnici non fosse stato apprezzato granchè dagli iscritti; e figurarsi, allora, l’allegria oggi, a sentire Berlusconi ripetere «Letta vada avanti, ha tutta la mia fiducia»…
A volte uno s’arruffa a pensare, per cercare una spiegazione alla cosiddetta «rivolta della base Pd», immagina disagi esistenziali, perplessità ideologiche e chissà cos’altro, mentre la spiegazione — invece — ce l’hai davanti, semplice semplice, niente di stupefacente, di imprevedibile: solo che ammetterlo è imbarazzante. E a volte doloroso..
Eppure, il Pd è sicuro che, nonostante il ribollire delle proteste in circoli e associazioni, i fuggiaschi — gli iscritti, cioè — torneranno a casa: e porteranno con loro molti nuovi amici.
A Largo del Nazareno, sede del quartier generale democratico, ci credono a tal punto da aver fissato a quota 750 mila l’obiettivo per il tesseramento 2013.
«Siamo già partiti e faremo il punto la prossima settimana — spiegava l’altro giorno Davide Zoggia, responsabile organizzativo Pd —. Pensiamo che le nuove modalità di iscrizione — via Internet, senza dover nemmeno passare dai circoli — potranno sicuramente aiutarci a raggiungere l’obiettivo»
E così, se il signor Simone Furlan, 37 anni, padovano, albergatore di professione (il suo hotel si chiama «Glamour»…) è il capo dell’Esercito di Silvio — ed è pronto a scatenare le sue eleganti milizie in difesa del Cavaliere — così Davide Zoggia, 49 anni, ragioniere commercialista e deputato da appena cinque mesi, è il mite capo dell’Esercito del Pd, e lavora per riorganizzare le truppe in vista di una battaglia della quale solo i tempi sono incerti.
Nonostante il gran parlare che si fa di partiti liquidi e di social network — che starebbero suonando la campana a morto per la militanza così come finora intesa — le falangi democratiche sono tutt’oggi una cosa molto seria: un esercito di professionisti, potremmo dire, se paragonato all’Esercito di Silvio (a ieri 19 mila in tutto) che somiglia fin troppo ad un’adunata di giocatori di paintball attivi solo la domenica..
Un esercito un po’ in là con gli anni, però, quello del Partito democratico.
L’eta media dei 500 mila dell’anno scorso era di 54 anni, stagione in cui più che alla guerra si comincia a pensare alla pensione.
L’età è un problema, e del resto lo scarso appeal della politica e del Pd presso i giovani, è ben confermato dai risultati elettorali…
È un problema l’età , come lo è anche la traballante distribuzione sul territorio, visto che il grosso delle truppe (praticamente la metà ) è dislocato lungo la dorsale Lazio-Toscana-EmiliaLombardia.
Il Sud risulta a corto di guarnigioni, perchè è proprio in quest’area del Paese — infatti — che negli ultimi anni si è registrata una allarmante diserzione di massa.
Valga per tutti quel che è accaduto in Puglia: 31.281 iscritti nel 2010, meno della metà (15.110) nel 2012.
Ma chi sono i soldati dell’esercito democratico?
Chi sono i «soldati» che dovrebbero spiegare e difendere il verbo del Pd in periferia, mentre invece — a volte — si ritrovano a esser più critici dei semplici elettori?
Più uomini o più donne? Colti o poco scolarizzati?
I dati dell’ultimo anno sono ancora in elaborazione, ma si può provare una radiografia attraverso le caratteristiche dei segretari dei circoli a cui quei «soldati» rispondono. È vero, naturalmente, che in periferia è tutto un ribollire di contestazioni (si pensi alla nascita di OccupyPd…) e di iniziative critiche verso il centro del Partito: ma la spina dorsale degli iscritti ancora tiene, e assieme al pattuglione dei sindaci e degli amministratori rappresenta una sorta di garanzia e assicurazione sulla vita per l’intero Pd
Quarantaquattro anni, soprattutto maschi (79%: un altro problema…), ben acculturati (il 42% è laureato, il 39% è diplomato) il plotone dei segretari di circolo che prendiamo in esame (6.123 unità ) sembra appartenere al mondo dei «garantiti»: il 73% ha un’occupazione, il 14% è composto da pensionati, il 10% da studenti.
La regione con più iscritti, naturalmente, è l’Emilia (ma il calo dal 2011 al 2012 è allarmante: da 104.445 a poco più di 82 mila); quella col numero minore, la piccola Val d’Aosta (che pure ha dimezzato i suoi soldati, tra il 2011 e il 2012: da 249 ad appena 112).
Da segnalare — e forse da indagare — il boom in controtendenza della Calabria, che nello stesso periodo ha invece addirittura guadagnato iscritti (da 24 mila a 28.756)
Il clima del Congresso — più o meno imminente — e la prospettiva di possibili elezioni già la prossima primavera stanno favorendo l’arruolamento di nuovi iscritti.
Dunque, perplesso verso la linea del partito, turbato dal patto con Berlusconi e sconcertato dalle vicende del dopo-voto, l’esercito del Pd è comunque pronto alla battaglia.
A condizione, naturalmente, che quel tempo arrivi: e non resti sospeso, come sono sospese troppe cose in questo impensabile avvio di legislatura…
Federico Geremicca
(da “La Stampa“)
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