VON DER LEYEN: “MIGRANTI, ABOLIREMO IL SISTEMA DI DUBLINO”
“COVID OCCASIONE PER CAMBIARE, SPINTA A INVESTIMENTI VERDI”… E RIVOLTA AI BANCHI DEI RAZZISTI DI AFD: “SIETE ODIO”… IL PPE ATTACCA SALVINI: “E’ UNA MARIONETTA DI PUTIN COME TUTTI I SOVRANISTI”
E’ passato solo un anno dalla sua nomina a capo della Commissione europea e Ursula von der Leyen già si ritrova a dover dissotterrare il suo gioiello: il Green deal.
Oggi, il suo primo discorso sullo Stato dell’Unione al Parlamento europeo, serve allo scopo. “Il covid deve essere occasione per cambiare”, dice la presidente rilanciando la lotta ai cambiamenti climatici con nuovi obiettivi più stringenti: “Taglio delle emissioni del 55 per cento entro il 2030, non più del 40 per cento”. Ce n’è anche per l’Italia: in positivo. Von der Leyen dà un assist a Giuseppe Conte, alla vigilia del voto per regionali e referendum: “L’anno prossimo, summit sulla sanità in Italia”.
Presentato l’anno scorso come il vessillo della nuova squadra di Palazzo Berlaymont, il Green deal è finito martoriato sotto i colpi dell’emergenza pandemia. Von der Leyen ha dovuto cambiare la sua agenda, come tutti. Di investimenti verdi e riconversione dell’economia si è parlato poco e male.
Ma oggi, di fronte ad un’aula con poche presenze fisiche e tanti collegamenti online da remoto, la presidente rilancia: “Il 37 per cento delle risorse del Next generation Eu andrà al Green deal. Il 30 per cento del Recovery fund sarà reperito sul mercato con ‘green bond’”
“Se vogliamo diventare il primo continente ‘neutro’ nel 2050, dobbiamo procedere più velocemente”, dice annunciando la proposta della Commissione di aggiungere un 15 per cento in più al taglio delle emissioni previsto per il 2030. “Mi rendo conto che è eccessivo per alcuni e insufficiente per altri ma la nostra valutazione di impatto dimostra che la nostra industria ce la può fare”.
Sarà il fondo per la transizione equa, inserito nel pacchetto Green deal, a sostenere le spese delle aree interessate alla riconversione. Per esempio: l’Ilva di Taranto. Riconvertire si può, è il messaggio per il governo di Roma.
Von der Leyen cita la Svezia, dove ci sono industrie che producono “acciaio senza fossili: idrogeno al posto del carbone. L’acciaio pulito è possibile. Il Next generation Eu deve servire per creare vallate di idrogeno in Europa”.
Insomma, sottolinea la presidente, “il piano di ripresa non deve solo portare l’Europa fuori dalla crisi ma spingerla verso il mondo di domani”. Digitale, intelligenza artificiale. L’agenda è piena. Gli ostacoli sono tanti. Per esempio: la Cina.
Lunedì scorso, il vertice europeo con Xi Jinping per la firma di un accordo su commercio e investimenti è solo servito a misurare distanze, di nuovo. “Relazione strategicamente importante ma difficile — dice von der Leyen – Ci aspettiamo che Pechino dia l’esempio sul rispetto degli accordi di Parigi sul clima, sulla reale apertura dei mercati, sul rispetto dei diritti umani”.
E qui però la presidente striglia gli Stati membri: “Quando gli Stati membri dicono che l’Europa è troppo lenta, io dico: siate coraggiosi e passate al voto a maggioranza qualificata” in Consiglio europeo “per lo meno sui diritti umani e l’adozione di sanzioni”.
Quanto alle violazioni nella stessa Ue, “prima della fine del mese — annuncia von der Leyen — la Commissione presenterà un rapporto sullo stato di diritto per tutti gli Stati membri”. L’annuncio fa saltare i nervi al polacco Ryszard Legutko, presidente del gruppo dei Conservatori e riformisti, che attacca la presidente: “Fa ideologia”.
La prossima settimana intanto la Commissione presenterà il suo pacchetto immigrazione, conferma von der Leyen rispondendo così ad una richiesta più volte avanzata dall’Italia, dalla Grecia e i paesi della frontiera sud dell’Europa.
“Nel nuovo piano – anticipa la presidente – verrà abolito il regolamento di Dublino e sarà sostituito da un nuovo sistema di governance delle migrazioni, con una struttura comune per quello che riguarda gli asili ed i rimpatri, ed anche un meccanismo di solidarietà molto forte ed incisivo. Ci sarà un dibattito su questo, punti su cui andremo d’accordo e meno. So che anche la presidenza tedesca vuole avere dei risultati”.
“Bisogna fare una chiara distinzione tra chi ha diritto a rimanere e chi no, rafforzare le frontiere esterne, il partenariato con i paesi terzi, creare vie legali di ingresso”.
A Lesbo intanto, dove la settimana scorsa il più grande centro di accoglienza d’Europa è andato distrutto in un incendio, la Commissione si sta occupando di creare un altro centro: sempre lì, nella stessa isola greca. Mentre procede a rilento la distribuzione tra i paesi membri degli oltre 12mila profughi rimasti senza tetto.
Ma la questione più immediata nell’agenda europea è la Brexit. Anche Von der Leyen ammette che il no deal è ormai un rischio concreto, dopo la scelta di Londra di violare gli accordi sottoscritti con l’Ue l’anno scorso, minando la “fiducia che è alla base delle relazioni internazionali”. “Ogni giorno che passa — continua – le possibilità di intesa si allontanano. Negoziati difficili, non abbiamo avuto i risultati sperati e c’è poco tempo”. Il 15 ottobre il consiglio europeo dovrebbe ratificare l’uscita definitiva del Regno Unito al 31 dicembre di quest’anno. “Ma l’Ue non farà mai marcia indietro sull’Accordo di divorzio, che non può essere cambiato unilateralmente”, scandisce von der Leyen.
La presidente si sbilancia anche sul tema delle comunità Lgbtq. “Chiederò il riconoscimento mutuo del genitore in tutta l’Europa — dice, tra gli applausi di molti e lo sguardo esterrefatto di altri in aula — Se si è genitore in un paese, lo si è in tutti i paesi”.
Di certo, rispetto a un anno fa, quella di oggi è una von der Leyen più attenta alla questione dei diritti, più spostata a sinistra che a destra, si direbbe in antico gergo ideologico pur sempre efficace. La presidente annuncia anche una raccomandazione della Commissione per introdurre “il salario minimo in tutti i paesi europei”.
E, ‘dulcis in fundo’, sull’immigrazione von der Leyen ingaggia un corpo a corpo verbale in aula con il tedesco Jorg Meuthen dell’Afd.
Stava parlando della “visione diversa dell’estrema destra, basata sull’odio”. L’europarlamentare sovranista borbotta. Lei approfitta. Si volta verso di lui e attacca: “Questo la fa arrabbiare perchè la tocca nel vivo! Siamo profondamente diversi, questa è la democrazia: lei predica odio e noi vogliamo un approccio costruttivo sull’immigrazione”.
E von der Leyen non è l’unica ad attaccare i sovranisti. Il presidente del gruppo del Ppe Manfred Weber attacca Matteo Salvini, definendolo “una marionetta di Putin con tutti gli altri sovranisti”.
Come l’esordio del discorso in aula, anche l’ultimo pensiero di von der Leyen è sulla pandemia, l’uragano che ha cambiato le vite di tutti. Anche qui la presidente parla di Italia: “L’immagine del lockdown che mi è rimasta impressa è quella di Carola e Vittoria, le due ragazzine che giocavano a tennis in terrazza in Liguria…”.
L’Italia, paese particolarmente colpito dalla pandemia e dalla crisi economica, destinatario della maggior parte degli aiuti del recovery fund, esce bene nel discorso della presidente che tende la mano a Conte, in un (ennesimo) momento di fibrillazione della maggioranza di governo. Non è poco per il premier. “Serve stabilità per tutti i governi europei per concretizzare il recovery fund”, dice il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. §
(da “Huffingtonpost”)
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