120.000 ROMENI SONO TORNATI A CASA
PRIMA CHE MARONI DICA CHE E’ MERITO SUO, MEGLIO PRECISARE: LI HA SPINTI AL RIENTRO LA DISOCCUPAZIONE IN ITALIA… NEGLI ULTIMI 6 MESI SONO TORNATI IN ROMANIA IN 250.000 DA TUTTA EUROPA, FAVORITI DA UN PIANO ECONOMICO DI BUCAREST… PURTROPPO SOLO CHI DELINQUE NON SE NE VA E NESSUNO LI TROVA
La notizia viene tenuta forse ancora “segretata”, per potersela spendere alla migliore occasione futura, magari sostenendo: “La politica della sicurezza e la linea dura ha ridotto le presenze romene in Italia di oltre 120.000 unità “.
E tutti ad osannare, sventolando moccicosi fazzoletti verdi da naso mentre parte la colonna sonora del “Va’ romeno… sull’ali dorate…”.
Beh, prima che questo film “deja vu” venga riprogrammato nelle sale italiane, meglio essere informati direttamente dalla fonte.
Da novembre ad oggi, oltre 250.000 romeni sono tornati in patria. Almeno 120.000 avrebbero abbandonato l’Italia. Su una comunità , secondo la Caritas, di circa un milione.
Il resto è partito da Spagna e Francia.
Quello che non si è riusciti ad ottenere con le leggi, come spesso succede, lo hanno fatti i vasi comunicanti dell’economia.
A spingere i romeni verso la strada di casa è, infatti, la crescente disoccupazione italiana.
Agevolato dall’iniziativa del governo romeno che ha preparato un piano per i rientri, non solo da un punto di vista occupazionale, ma anche scolastico, tramite il riconoscimento dei diplomi conseguiti all’estero e attraverso un reinserimento sociale.
Visto che il tasso di disoccupazione in Romania è salito del 6%, c’è da prevedere che solo una piccola percentuale troverà lavoro.
Ricordiamo che qualche mese fa, Bucarest aveva lanciato campagne per incentivare il ritorno dei concittadini dall’estero, provando a convincerli delle opportunità di lavoro che avrebbero trovato in Romania.
Mentre ora, di fronte al fatto compiuto, il Ministero del lavoro non ha emanato ufficialmente alcun dispositivo ad hoc per organizzare l’accoglienza.
In via informale, in realtà , uno stratagemma sarebbe stato già impiegato.
A cinesi, pakistani e indiani che negli ultimi 3 anni si sono trasferiti in Romania per colmare la carenza di manodopera, sembra che non verranno rinnovati i permessi. Andandosene loro, è la speranza, rimarranno posti di lavoro liberi per chi rientra.
Tecnica magari efficace ma senz’altro poco convenzionale.
A Madrid invece il ministro del Lavoro ha messo a punto un’altra idea.
I romeni disoccupati residenti in Spagna potranno riscuotere l’assegno di disoccupazione direttamente in Romania se si impegnano a “fare una ricerca attiva di lavoro” a casa loro. L’operazione si svolgerebbe in collaborazione con gli uffici di collocamento romeni destinati a controllare i rimpatriati.
Gli immigrati disoccupati in pratica incassano tutti gli assegni previsti in due sole volte, a cambio della rinuncia al permesso di soggiorno e di lavoro per tre anni.
Di contro, in tempi di globalizzazione, hanno raggiunto il numero di 28.000 le aziende italiane operanti in Romania, che producono il 10% del Pil nazionale romeno e danno lavoro a circa un milione di persone.
Solo nel 2008 sono state registrate 2.539 nuove aziende italiane.
Il governo romeno ha varato un programma di incentivi per consolidare la presenza imprenditoriale italiana nel loro Paese, attraverso fondi europei, terreni e fiscalità .
E’ il governo italiano che non sa crearne di altrettanti per far rimanere ad operare in Italia tante imprese nazionali.
Diamo lavoro a un milione di romeni a casa loro e da noi aumenta la disoccupazione, ma chissà perchè nessuno in questo caso si lamenta di queste delocalizzazioni e non crea incentivi fiscali per l’industria italiana.
Consoliamoci col fatto che purtroppo i romeni che rientrano sono quelli che lavoravano onestamente, quelli che delinquono abitualmente restano… tanto Maroni non li cerca e non li trova mai.
A lui rende di più “respingere”, con le forze di mare, due barconi scassati.
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