Luglio 28th, 2013 Riccardo Fucile
LA RELAZIONE: “FANNO FIGLI PER POI MANDARLI A CHIEDERE L’ELEMOSINA, SONO DEDITI AL FURTO E VIVONO DI ESPEDIENTI”
Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina.
Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà , con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali”.
La relazione così prosegue: “Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.
Il testo tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912
(da “Rai news 24”)
Dedicato ai razzisti nostrani del 2000 privi di cervello e di memoria storica che della vera destra non hanno capito un cazzo.
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Luglio 28th, 2013 Riccardo Fucile
ANCHE SE LA CASSAZIONE CONFERMASSE I QUATTRO ANNI DI CONDANNA, TRE SAREBBERO COPERTI DALL’INDULTO, RESTEREBBE L’INTERDIZIONE DAI PUBBLICI UFFICI…E PER IL CASO RUBY ESISTE “L’ASILO POLITICO” DI BRUXELLES: I MEMBRI DEL PARLAMENTO EUROPEO SONO COPERTI DALL’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE E A MARZO CI SONO LE ELEZIONI
Siano alla vigilia della sentenza della Corte di Cassazione sul processo Mediaset, dove
Berlusconi è imputato per frode fiscale e dove si presenterà con una condanna a 4 anni inflitta dal tribunale in primo grado e poi confermata dalla Corte d’appello di Milano.
In una intevista, poi parzialmente smentita, a “Libero”, il Cavaliere paventa un suo possibile arresto, dice che rinucerebbe ai domiciliari e alleventuale affidamento ai servizi sociali.
Un modo di drammatizzare l’evento forse, ma le cose stanno diversamente
Il problema infatti è che non è che sceglie il Cavaliere, soprattutto perchè i reati per il quale è imputato sono precedenti al 2006 e quindi coperti da indulto già finito nelle sentenze di primo grado e di appello.
Ai 4 anni della pena, infatti, andrebbero tolti i 3 previsti dall’indulto e con un anno di pena non si va in carcere.
Resterebbe invece la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
C’è solo un modo perchè Berlusconi possa finire in carcere: se fosse condannato anche per il processo Ruby in via definitiva (cioè in Cassazione).
La legge del 2006 che ha regolato l’ultimo indulto infatti prevede che chi è recidivo nei 5 anni successivi vede revocato il beneficio (quindi la pena per il processo Mediaset tornerebbe di 4 anni).
Ma il processo Ruby non è ancora arrivato al primo grado, figurarsi qunado mai arriverà in Cassazione.
Nel frattempo la strategia è semplice, continuare a guadagnare tempo.
L’eventuale condanna passata in giudicato su Mediaset non impedirebbe a Berlusconi di candidarsi in primavera per le elezione europee, vedasi caso analogo anni fa perToni Negri.
E una volta eletto va ricordato che i membri del parlamento europeo sono coperti dall’autorizzazione a procedere come lo erano i parlamentari in Italia prima di tangentopoli.
Quindi anche in caso di condanna nel processo Ruby e il conseguente venir meno dell’indulto anche per il processo Mediaset, lo scudo dell’immunità di Bruxelles impedirebbe di fatto un suo eventuale arresto.
Senza contare che anche l’interdizione dai pubblici uffici in Italia richiede la conferma del Senato con passaggi che si possono far durare un altro anno.
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Luglio 28th, 2013 Riccardo Fucile
INVECE CHE ABOLIRLE INTANTO SI PROROGANO… E DIETRO LE CITTA’ METROPOLITANE RISPUNTANO LE ELEZIONI
Dimenticate il sodoku o la settimana enigmistica, se volete tenere sveglio il cervello sotto l’ombrellone seguite il processo legislativo di abolizione delle Province.
Dopo il disegno di legge costituzionale che dovrà cancellare la parola “Province” dalla Costituzione, il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge “recante disposizioni sulle città metropolitane, sulle Province, sulle Unioni e fusioni comunali”. Ma come, ancora le Province?
Ebbene sì, perchè per abolirle bisogna prima prorogarle, anche se soltanto come coordinamento di sindaci.
La linea è di trasferire le competenze dalle Province alle Città metropolitane, nel caso dei grandi centri, o alle Unioni di Comuni.
Dal primo gennaio 2014 a fianco delle Province-zombie (che resistono finchè non cambia la Costituzione) nasceranno finalmente le Città metropolitane, rimaste sulla carta per oltre 20 anni: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria.
Nei primi sei mesi di vita devono soltanto approvare lo statuto poi, si spera, le Province svaniranno e si prenderanno altri poteri.
Il lettore medio si chiederà : che senso ha abolire le Province se al loro posto compaiono Città metropolitane che hanno la stessa forma e circa le stesse competenze?
Risposta: invece che consiglieri provinciali, giunta, presidente eccettera ci sarà semplicemente una riunione dei sindaci dei Comuni dell’area della Città metropolitana. Quindi niente elezioni provinciali, niente stipendi dei consiglieri, niente poltrone da assessori.
Tutto così semplice? Ovviamente no: l’articolo 4 della legge prevede che il “sindaco metropolitano” (che sostituirà il presidente della Provincia) sia di diritto il sindaco del Comune capoluogo e che il Consiglio metropolitano sia eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali del territorio.
C’è anche una seconda opzione: le Città metropolitane possono darsi anche uno statuto con “elezione a suffragio universale del sindaco metropolitano e del Consiglio metropolitano”, con apposita legge elettorale da approvare entro tre anni.
Rispuntano le elezioni, quindi. Ma soltanto come competizione tra sindaci (per diventare super-sindaco metropolitano) e tra consiglieri comunali (per diventare super-consiglieri metropolitani).
Unico dato positivo: la doppia carica non prevede doppio stipendio.
Ma questo è il meno, forse.
A Roma, che è il caso più complicato, i Comuni che non aderiscono (devono scegliere) alla Città metropolitana rimarranno sotto l’ombrello della Provincia-zombie, che continuerà a d esistere “limitatamente al territorio residuo rispetto a quello della Città metropolitana di Roma Capitale”.
E Città e Provincia dovrebbero spartirsi risorse e personale secondo le competenze che hanno.
Un virtuosismo amministrativo che dovrebbe compiersi rispettando l’ultimo comma del disegno di legge, secondo cui “dall’attuazione della presente legge non possono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.
Il solito Antonino Saitta, presidente dell’Upi, solleva il punto dei dipendenti delle Province “che a seguito dello svuotamento delle funzioni dovranno essere trasferiti ai Comuni singoli o associati con tutti i rischi di mobilità che tale processo comporta”.
Vi siete persi? In effetti è complicato.
Ma potrebbe diventare molto peggio se questa maggioranza non riuscisse ad approvare il disegno di legge costituzionale in tempo.
Che succede se le Province restano in Costituzione anche al termine della fase transitoria? O se le Province attuali — in gran parte commissariate — non approvano la riforma per diventare coordinamenti di sindaci?
Chissà . Meglio non scoprirlo mai.
Ma se il governo cerca di infilare l’abolizione definitiva delle Province nel progetto più ampio di riforma della Costituzione in discussione, le possibilità di una serena approvazione diminuiscono parecchio.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 28th, 2013 Riccardo Fucile
PROGRESSI NELL’USO DELLE RISORSE MA MANCA UN RIFERIMENTO AI LIMITI DELLE STESSE
La legislazione dell’Unione europea ha stabilito più di 130 distinti target ambientali ed
obiettivi da raggiungere tra il 2010 e il 2050, secondo il rapporto “Towards a green economy in Europe — EU environmental policy targets and objectives 2010—2050″, pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), «Insieme, questi possono fornire traguardi utili per sostenere la transizione dell’Europa verso la “green economy”».
Presentando il corposo rapporto di 50 pagine l’Aea sottolinea che «La “green economy” è emersa come una priorità nella discussione politica degli ultimi anni. Ma cosa significa, in pratica, questo concetto e come si può misurare il progresso verso questo obiettivo strategico?».
Il nuovo rapporto tenta proprio di rispondere a queste due domande e fornisce alcune risposte attraverso una panoramica completa degli obiettivi ambientali e degli obiettivi stabiliti dalle normative dell’Ue per il quarantennio 2010-2050, fornendo esempi di analisi dei progressi realizzati.
Una definizione a nostro avviso corretta, ma interpretabile in quanto non sembra presupporre il concetto di limite.
Ad esempio l’uso per quanto efficiente di una risorsa può comunque condurne al sovra sfruttamento.
Minando quindi gli equilibri di un pianeta che resta finiti nei suoi limiti fisici.
La risposta sulla green economy sta nella sua definizione data dall’Aea: «E’ un modello economico che mira ad aumentare la prosperità , utilizzando le risorse in modo efficiente, oltre a mantenere la resilienza dei sistemi naturali che sostengono la società ».
Con il suo “Environmental indicator report 2012”, l’Aea ha intrapreso la sua prima analisi dei progressi fatti in Europa nella transizione verso la green economy, utilizzando indicatori per valutare l’efficienza delle risorse e per affrontare la resilienza degli ecosistemi.
I risultati dimostrano un andamento “misto”, anche se suggeriscono che l’Ue abbia fatto più progressi nel migliorare l’efficienza delle risorse che nel salvaguardare la resilienza degli ecosistemi.
Il direttore esecutivo dell’Aea, Hans Bruyninckx, ha detto che «Questo rapporto dimostra che, mentre siamo riusciti a concordare una vasta gamma di politiche per la protezione dell’ambiente, l’attuazione di queste politiche resta una sfida. Stiamo facendo alcuni progressi verso l’obiettivo dell’Ue di creare una green economy, ma dobbiamo mantenere alta la pressione fino al 2020 ed oltre».
“Towards a green economy in Europe” individua 63 targets giuridicamente vincolanti (legally-binding targets) e 68 obiettivi non vincolanti (non-binding) fissati dalla politica dell’Ue per il periodo 2010-2050.
Dei 63 obiettivi giuridicamente vincolanti, 62 scadono nel 2020 o prima e l’Aea avverte che «La maggior parte degli attuali target e degli obiettivi possono essere visti come passi intermedi verso la transizione alla green economy, perchè nella maggior parte dei casi eradicare i problemi richiederà un impegno a lungo termine, oltre il 2020».
Il nuovo quadro proposto dal rapporto rappresenta una base completa per valutare i progressi compiuti in passato e per prendere in considerazione le prospettive per soddisfare i futuri target ed obiettivi della politica ambientale europea.
L’Aea riassume in 5 punti i progressi verso i target ambientali dell’Ue.
1) L’Ue ha l’obiettivo non vincolante di ridurre entro il 2020 il consumo di energia a livelli del 20% inferiori alla proiezioni business-as-usual . Sebbene questo implichi che il consumo debba essere poco inferiore al livello della metà degli anni ’90, il trend da allora è stato verso l’alto. Quindi è probabile che il raggiungimento degli obiettivi al 2020 richiederà una più forte attuazione delle politiche e, eventualmente, ulteriori impulsi di politica.
2) Accanto a politiche volte a mitigare i cambiamenti climatici, l’Ue ha diverse politiche per aiutare gli Stati membri ad adattarsi. La Commissione europea incoraggia tutti gli Stati membri ad adottare strategie globali di adattamento. Entro la metà del 2013, 16 Stati membri hanno raggiunto questo obiettivo.
3) Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, l’Ue ha generalmente compiuto buoni progressi verso gli obiettivi di emissioni fissati nel 2010 dalla strategia tematica sull’inquinamento atmosferico . Il raggiungimento di tutti i target per il 2020 richiederà ulteriori sforzi. Solo nel caso del particolato fine (PM 2,5) c’è un evidente necessità di accelerare in modo significativo gli sforzi per ridurre le emissioni. Il modelling suggerisce anche che il raggiungimento degli obiettivi è tecnicamente fattibile per tutti gli inquinanti tranne che per le PM 2.5.
4) Secondo un altro obiettivo “non-binding”, entro il 2020 la produzione pro capite di rifiuti dovrebbero essere in forte declino. Ma l’Aea evidenzia che «La produzione di rifiuti mostra un trend che, se estrapolato, suggerisce che l’Ue dovrebbe mancare per poco il suo obiettivo per il 2020. Tuttavia, la tendenza è certamente ambigua ed il declino della produzione dei rifiuti dal 2007 è incoraggiante.
5) Gli Stati membri hanno anche un altro obiettivo legato ai rifiuti: lo smaltimento in discarica vicino allo zero entro il 2020, però tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, o meglio le politiche e le infrastrutture per gestire davvero tutto il ciclo dei rifiuti, tanto che il rapporto conclude: «L’estrapolazione dei trend point, con un calo da 179 kg pro capite nel 2011 a 114 kg pro capite nel 2020, in modo da raggiungere l’obiettivo di discarica vicino allo zero, sembra richiedere un cambiamento radicale nelle pratiche di gestione dei rifiuti».
In questi cinque punti, sembrerebbe che come al solito siano negletti i flussi di materia, che per un orizzonte di sostenibilità devono essere contabilizzati e ridotti al pari di quelli di energia e che quindi dovrebbero godere della stessa considerazione.
In realtà nel testo si legge, anche se sotto il capitolo “Rifiuti” (significativo pure questo), la volontà di perseguire il piano Resource Efficient Europe che noi sappiamo bene aver assai chiara l’importanza della materia e della sua rinnovabilità .
Una magra consolazione, comunque, perchè tutti coloro che a differenza di noi non avranno voglia di leggersi le 50 e passa pagine del documento, si fermeranno a dar notizia se va bene delle sole iniziative — buone sia chiaro ma non esaustive — per contrastare i cambiamenti climatici e dare alternativa e rinnovabilità all’uso dell’energia.
(da “Greenreport.it“)
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Luglio 28th, 2013 Riccardo Fucile
E’ AVVENUTO IN UNA STRUTTURA ALBERGHIERA DELLA “CIVILE” RICCIONE: “LO SFRUTTAMENTO E’ DIFFUSO IN QUESTA ZONA E LE ISTITUZIONI NON FANNO NULLA”
Una laurea nel settore turistico, un fidanzato a Rovigo, la famiglia lontana in Sicilia e un lavoro, precario, in Riviera.
La Romagna dei sogni si è trasformata in un incubo per Tiziana, la ragazza di 33 anni siciliana che due notti fa ha dovuto dormire in spiaggia dopo che la sua datrice di lavoro, un’albergatrice di Riccione, l’ha cacciata lasciandola senza un tetto in piena notte. Motivo? Si era ribellata a uno stipendio da fame, 800 euro per quindici ore di lavoro, e alla decisione dell’albergatrice di ridurglielo ulteriormente.
Giornate di lavoro a tappe forzate le sue: la mattina a fare l’animazione per i bambini, i figli degli ospiti dell’hotel, sia in spiaggia che in albergo.
Poi portarli a spasso la sera, sia i piccoli che i loro genitori, ignari di quanto guadagnasse quella loro animatrice preparata e gentile, che conosce tre lingue.
Ma non basta: la sera Tiziana doveva anche badare al figlio dei padroni dell’hotel e metterlo a letto.
“Proprio come baby sitter era stata assunta”, spiega al fattoquotidiano.it Sandra Polini dell’associazione Rumori sinistri, che in queste ore sta assistendo Tiziana.
La situazione è andata avanti così fino a mercoledì, quando la datrice di lavoro ha detto che le avrebbe ridotto lo stipendio.
Se non le andava bene poteva andarsene. La ragazza non ha accettato e poco dopo si è ritrovata la sua stanza in albergo sbarrata.
Se firmava la lettera di dimissioni volontarie avrebbe potuto dormirci per poi andare via l’indomani, altrimenti l’uscita era servita. Un vero ricatto.
Tiziana allora ha chiamato i Carabinieri che, secondo la ricostruzione della ragazza, hanno preso atto della situazione e l’hanno messa a verbale, ma non hanno potuto fare molto altro.
Trovatasi per strada, Tiziana ha dovuto dormire in spiaggia, visto che la sua residenza è troppo lontana, tra Ferrara e Rovigo e a quel punto erano le due di notte.
È a questo punto che è entrata in gioco Rumori sinistri. “Avevamo già preso contatto con lei nei giorni scorsi e voleva migliorare la sua situazione di lavoro”, spiega Manila Ricci. Forse era stato proprio questo incontro a rendere consapevole Tiziana dei propri diritti. Peraltro già un mese fa, il 22 giugno, lo stesso albergo era stato oggetto di due visite ispettive: la Guardia di finanza e la Direzione territoriale del lavoro avevano trovato 11 lavoratori irregolari su 14, tra i quali anche un albanese senza permesso di soggiorno e con delle false generalità riportate su una patente rilasciata in Inghilterra.
Tra i lavoratori in nero c’era anche Tiziana, che aveva iniziato il 16 giugno, pochi giorni prima.
Dopo i controlli e le multe, il locale è rimasto comunque aperto. “A quel punto l’hanno assunta, ma con un contratto da 15 ore alla settimana. In realtà le faceva in un giorno”, spiega ancora Sandra Polini.
“Era il primo anno che Tiziana lavorava in Romagna. E in tanti anni di lavoro in giro per l’Italia non le era mai capitata una cosa del genere”.
Superata la notte, accompagnata da Sandra, Tiziana è andata alla Direzione territoriale del Lavoro per denunciare la situazione.
A ‘incastrare’ l’albergatrice a questo punto ci sono non solo le parole di Tiziana e i precedenti di giugno.
Forse anche altre lavoratrici a questo punto potrebbero parlare: “Ci sono persone che prendono molto meno di Tiziana. Donne, italiane, che non arrivano a 700 euro per le pulizie, in quello stesso albergo”, spiega Sandra Polini.
Ma attenzione a non pensare che il caso di Tiziana sia isolato: “Lo sfruttamento è un fenomeno endemico qui a Riccione in questa stagione e riguarda centinaia di strutture alberghiere”, spiega Manila Ricci.
Proprio in questi giorni lei e i ragazzi dell’associazione (che fa parte della rete sindacale della ADL Cobas) hanno iniziato una campagna che li porterà in giro per la Riviera a fare come da sportello mobile per tutti i lavoratori stagionali sfruttati.
David Marceddu
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 28th, 2013 Riccardo Fucile
“L’ITALIA HA ANCORA TANTA STRADA DA FARE, IN SVEZIA VI SONO MINISTRI NERI SENZA NESSUN PROBLEMA”
“Minacce e insulti non mi fermano, guardo oltre. Certo, a volte torno a casa e mi sento stanca.
Penso a quanta strada ancora deve fare questo nostro Paese”.
Cècile Kyenge, il primo ministro nero della Repubblica italiana, parla con la solita cadenza lenta e calma.
Non perde la sua stoffa da grande incassatrice, ma si vede che l’ennesimo attacco l’ha colpita a fondo e che avverte il peso crescente attorno a lei.
La Kyenge, d’origine congolese, ha due giovani figlie, di 20 e 17 anni, e un marito italiano, Mimmo, di professione ingegnere: “Lui è un po’ preoccupato per me – ammette – io però non perdo la serenità , anche se adesso sono in pensiero per la sicurezza delle mie figlie”.
A chi la insulta, il ministro per l’Integrazione rivolge solo un invito. “Faccio mio quanto detto qualche giorno fa dalla mia figlia più piccola: dovete viaggiare di più e confrontarvi con altre culture, così vi aprirete al mondo”.
Prima l’invito allo stupro, poi il paragone a un orango, quindi i manichini insanguinati e il lancio di banane. Non è sfiancata da tutti questi attacchi?
“Non posso nascondere che a volte mi sento stanca del ripetersi di insulti tanto pesanti. Non me li aspettavo così forti. Ma non mi fermo o concentro sugli attacchi in sè, provo a guardare avanti, a riflettere sul disagio che dobbiamo cogliere dietro a questi avvenimenti e a quali siano le risposte migliori che la politica e la società intera possano dare”.
A garanzia della sua sicurezza, lei è sottoposta a una stretta protezione da parte delle forze di polizia. Come vive questa vita blindata?
“All’inizio mi affaticava molto, venivo da un’esperienza di vita diversa, di condivisione, di associazionismo. Poi mi sono in parte abituata. Ma per me il contatto umano resta indispensabile e ancora oggi lo ricerco in tutti i modi”.
Cosa pensano di questa nuova vita le sue figlie?
“Loro mi vengono spesso a trovare, mi incoraggiano, mi fanno sentire la loro vicinanza, mi telefonano, mi mandano sms affettuosi e spiritosi. Mi spingono ad andare avanti. Mi rendono orgogliosa di loro. Parliamo molto assieme. Condividono il mio modo di ragionare, le cose importanti sui cui puntare nella vita, l’attenzione a non farsi distogliere dagli obiettivi prefissati. Penso spesso alle mie figlie, alla loro serenità e anche alla loro sicurezza”.
Giulia, sua figlia più piccola, recentemente ha invitato i razzisti a viaggiare e a conoscere meglio il mondo. Lei che ne pensa?
“È un invito che condivido: solo il confronto garantisce una maggiore apertura mentale e culturale”.
Dopo l’ennesimo attacco, suo marito non è preoccupato per lei?
“Sì, un po’ lo è. Ma sa che non bisogna farsi fermare e che si deve andare oltre”.
Insultando lei, si insultano indirettamente molti degli immigrati che vivono e lavorano nel nostro Paese. Qual è la reazione delle comunità straniere?
“Le comunità in questi giorni mi sono molto vicine, condividono il percorso che sto facendo. Io mi sento di rappresentarle tutte. Faccio notare che da ministro ho pienamente garantita la mia sicurezza, ma molti oggi subiscono violenze analoghe e sono senza protezione: non mi riferisco solo ai migranti, ma a tutti i “diversi”. Anche loro meritano sicurezza e io sento il dovere di dargli voce e risposte”.
Da ministro ha trovato un Paese più arretrato e meno accogliente di quello che credeva?
“Credo che si debba aprire una riflessione. In altri Stati europei, come la Svezia, ci sono ministri neri, ma non succede a loro quello che accade a me in Italia. Non potevo immaginare reazioni tanto violente. Certo, veniamo da percorsi diversi. Da noi la comunicazione sui migranti ha puntato tutto sulla clandestinità e la delinquenza”.
Cosa deve fare allora la politica?
“È l’Italia intera che ha tanta strada da fare; per troppo tempo si è sottovalutato l’aspetto culturale dell’immigrazione e l’apporto che questa dà al Paese”.
Quali sono le responsabilità istituzionali di questa sottovalutazione?
“Sì, non è solo questione di società civile, la riflessione va aperta anche a livello istituzionale. E chi riveste cariche pubbliche o leadership politiche dovrebbe capire l’importanza delle parole che pronuncia”.
C’è chi scrive che un medico oculista non c’entra nulla con l’integrazione. Insomma lei non avrebbe le competenze necessarie. Cosa risponde?
“La mia vita racconta un’altra storia. Ma questa frase, che ho letto, non sarebbe stata scritta se ci si fosse informati. Purtroppo molte persone parlano anche solo per farsi pubblicità “.
Lei ha twittato che il 30 luglio con l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) parte l’elaborazione di un piano. Di cosa si tratta?
“Sarà un piano contro il razzismo che coinvolgerà lavoro, sport e scuola per cercare di sensibilizzare a tutte le diversità . Si tratterà di rinforzare gli strumenti già in nostro possesso e di avviare un serio lavoro culturale. Sarà un impegno condiviso con le associazioni, gli enti locali e gli altri ministeri competenti”.
Insomma, gli attacchi e gli insulti non rischiano di rallentare la sua agenda?
“In un certo modo, gli attacchi rinforzano me e il Paese”.
Si spieghi meglio.
“Le reazioni a questi insulti, che vedo sul territorio, finiscono per unire l’Italia “buona” e forse contribuiranno a risvegliare molte di quelle coscienze che in questi anni si erano un po’ assopite”.
Vladimiro Polchi
(da “La Repubblica“)
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Luglio 28th, 2013 Riccardo Fucile
ANCORA DA DECIDERE LA STRATEGIA DELLA DIFESA, GHEDINI PESSIMISTA
«Sono disperato». «Questi mi condannano». «Sto vivendo un incubo». «Statemi accanto». «Non mi lasciate solo… ».
A vederla con gli occhi di Berlusconi l’udienza di martedì in Cassazione per il processo Mediaset ha un esito scontato: la sicura condanna.
Tant’è che, in continue telefonate da quel di Arcore, ieri non ha fatto altro che lamentarsi. Con più di un interlocutore si è sfogato così: «Mi ha appena telefonato Ghedini e mi ha detto che non c’è niente da fare, sarò condannato di sicuro».
Niccolò Ghedini, il famoso legale che lo difende assieme all’altrettanto noto Franco Coppi, come al solito non conferma nè smentisce.
Ma ad onor del vero, in quest’ultimo mese, è capitato che più di un suo interlocutore abbia riferito che Ghedini è sicuro della condanna.
Questo è l’umore nero del Cavaliere, a tre giorni dall’udienza.
Che provoca l’accorata solidarietà di esponenti del Pdl come Renato Brunetta, «gli resterò comunque accanto», e come Sandro Bondi, «starò con Berlusconi perchè un dopo Berlusconi non m’importa».
Ma in realtà , siano così sicuri che dopodomani l’udienza Mediaset effettivamente si tenga?
C’è una percentuale che oggi supera di un bel po’ il 50% per poter dire invece che l’udienza potrebbe essere rinviata ad altra data.
Vediamo perchè.
Già ieri si sarebbe dovuto svolgere un incontro tra Berlusconi, Ghedini e Coppi. Invece il mini summit è stato rinviato a domani pomeriggio.
«Berlusconi è pieno di dubbi. Vuole decidere la sua strategia all’ultimo momento » dicono i legali.
I quali però hanno già pronta la richiesta per un possibile rinvio. Ghedini e Coppi ci hanno lavorato in questa settimana, pur dicendo che comunque sono anche «pronti a discutere».
Però, al di là degli umori vittimistici e volutamente scenografici del Cavaliere, il quale sicuramente martedì sarà a Roma chiuso a via del Plebiscito, il dato certo – e che rappresenta la novità della giornata – è che nella strategia difensiva rientra la richiesta del rinvio.
Una richiesta che, incrociata con le indiscrezioni che filtrano dal pur blindatissimo palazzo della Cassazione, incrementano le chance dell’effettivo rinvio ad altra data. Intendiamoci, Ghedini e Coppi pretendono che il processo “salti” dalla sezione feriale (che dura fino al 15 settembre) alla terza sezione, quella cui fanno capo delitti come quello di frode fiscale imputato al leader del Pdl.
Ma, come vedremo, alla Suprema corte escludono «al cento per cento» che ciò possa avvenire.
Sono due i puntelli che la difesa di Berlusconi intende spendere nella richiesta di rinvio.
La brevità del tempo a disposizione per preparare adeguatamente il caso e il calcolo dei tempi di prescrizione che, come vanno ripetendo da giorni Ghedini e Coppi, non scadrebbe affatto tra il primo e il 3 agosto, ma addirittura il 26 settembre.
E comunque – questione assai rilevante che la difesa mette in luce – in caso di rinvio chiesto dai difensori la prescrizione resterebbe congelata.
Per cui, sostengono i due avvocati, il processo si può fare in una data qualsiasi, ben oltre il 15settembre.
Il capriccio di Berlusconi, la sua incertezza sulla richiesta di rinvio che scioglierà solo domani pomeriggio, si gioca tutta qui.
Influiscono naturalmente anche le ragioni politiche – la vita del governo Letta, una possibile crisi, eventuali elezioni in autunno che ormai paiono impossibili – ma il Cavaliere subisce anche il tam tam dei due super legali, ai quali la sezione feriale — in particolare il collegio presieduto da Antonio Esposito, una toga che ha già condannato Berruti non piace per nulla.
«Tre su cinque sono comunisti» va dicendo Berlusconi dopo che glielo ripetono da venti giorni.
Su questo s’incentrerà la difesa: spiegare che un processo come questo, con la prescrizione di fatto congelata, deve essere trattato da giudici specializzati.
In Cassazione i boatos diconol’esatto opposto, citando anche una circolare che di fatto impone, quando la prescrizione scade entro 45 giorni, di celebrare il processo nella sezione feriale.
Per cui, anche se la prescrizione dovesse scadere a fine settembre come dice Ghedini, non ci sarebbe la possibilità di “agganciare” la terza sezione.
Ma sempre in Cassazione si colgono voci che non escludono il rinvio. Non è prassi ordinaria, si spiega. C’è bisogno di una motivazione cogente. Ma un rinvio non è escluso.
Certo, non ci si illuda che il processo si farà chissà quando.
Ma una data oscillante tra la fine di agosto e il 10 settembre è ben ipotizzabile.
E Silvio potrebbe farsi le vacanze angosciato sì, ma ancora incensurato.
Liana Milella
(da “La Repubblica“)
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Luglio 28th, 2013 Riccardo Fucile
IL VERBO PIU’ USATO DAI POLITICI ITALIANI? BLINDARE
Il verbo più usato dai politici e dunque dai giornali è “blindare”. 
Napolitano blinda il governo, il governo si blinda con i decreti e le fiducie, la maggioranza blinda Alfano, il Parlamento blindato dal governo blinda la controriforma costituzionale, il Pd blinda Letta, il Pdl blinda B. contro la Cassazione che potrebbe blindarlo ma in un altro senso.
Tutto questo blindare rivela il sentimento dominante nell’èra tragicomica delle larghe intese: la paura.
Di chi? Di tutto.
Ma essenzialmente dei milioni di cittadini che, dopo decenni di letargo, si sono svegliati con i referendum di due anni fa e da allora, nelle forme più diverse, rivendicano il diritto a partecipare alla politica.
Perchè Pd e Pdl governano insieme? Per paura di perdere il potere.
Perchè il sinedrio del Pd è pronto a uccidere il partito pur di non far vincere l’unico leader che oggi lo farebbe vincere? Per paura di andare a casa.
Perchè il Pdl rimane appeso a un vecchio malvissuto con spiccate tendenze criminali che ha sputtanato il centrodestra italiano in tutto il mondo? Per paura di perdere soldi, poltrone e prebende.
Perchè il Pd, dopo aver combattuto il presidenzialismo per vent’anni e dopo che persino l’ex segretario Bersani aveva definito la nostra Costituzione “la più bella del mondo”, la vuole stravolgere in senso cesarista? Per paura dei poteri di controllo, cioè di un Parlamento vero, di una Giustizia uguale per tutti e di una stampa libera.
Perchè quel coro unanime di prefiche alla condanna di Del Turco? Per paura che, se tutti quelli che prendono tangenti beccano 9 anni e mezzo, metà Parlamento si trasferisca in galera.
E perchè Grasso e Boldrini zittiscono chiunque osi criticare l’innominabile Napolitano? Per paura che l’arzillo vegliardo prenda cappello e li fulmini con un supermonito dei suoi.
Solo che la paura provoca eccessi di zelo: infatti il monarca ha subito diramato un monitino sfuso per far sapere che “è semplicemente ridicolo il tentativo di far ritenere che il presidente aspiri a non essere nominato o citato in Parlamento”.
Purchè — aggiunge però — ciò avvenga “in modo appropriato”.
Postilla che trasforma la paura in panico, visto che nessuno conosce esattamente il modo appropriato.
Con una lieve riverenza? Col capo chino in segno di ossequio? Con aria assorta e occhi socchiusi in atteggiamento estatico? Con le mani giunte? Con scappellamento a sinistra o a destra? Facendo precedere all’augusto cognome “Sua Eccellenza”, “Maestà ”, “Sire”, o seguire attestati di somma laude e sempiterna riconoscenza tipo “sempre sia lodato”?
Nel dubbio, meglio continuare a non citarlo. Non si sa mai.
E siccome la paura è contagiosa, se la fanno sotto anche i guardiani dello status quo, terrorizzati da tutto e da tutti.
Persino dal Papa che con poche mosse e parole sta ripulendo l’immagine e le strutture della Chiesa. Piero Ostellino, dopo una vita passata a spiegare ai giudici come si fa il giudice, insegna al Papa come si fa il papa.
Francesco “sta esagerando”, al punto di salire sull’aereo “portando con sè una cartella”. Ennesimo sintomo del “populismo” di un pontefice rosso che si presenta ai fedeli come “uno di loro” anzichè restare assiso sul trono dorato.
Guai se spezzasse “l’antico rapporto di dipendenza dei fedeli dalle gerarchie”, trasformando la Chiesa da ”teocratica” in — parlando con pardon — “democratica”.
“Il Potere è una cosa, i Pater noster sono un’altra”.
Se no chissà dove andremo a finire, signora mia. Par di vederlo l’Ostellino tremante, barricato in casa a rafforzare i chiavistelli alle porte e le inferriate alle finestre, che vede nemici dappertutto, come i signorotti medievali nascosti dietro i merli del castello a lanciare olio bollente sul popolo affamato, per paura che gli portino via l’argenteria.
Poveretto, che vita triste.
Gli suggeriamo una vecchia canzone degli 883: “Chiuditi nel cesso, porta dentro tutta la tua realtà , però fallo adesso, sennò prima o poi qualcuno entrerà ”.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 28th, 2013 Riccardo Fucile
AD ARCORE REGNA IL PESSIMISMO IN VISTA DELLA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SUI DIRITTI MEDIASET….MA GASPARRI È SICURO: “L’UDIENZA SALTA”
Meno due al Trenta Luglio?
Il punto interrogativo è da mettere dopo aver ascoltato Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato: “Cosa faremo se martedì condannano Silvio Berlusconi? L’ipotesi che si tenga l’udienza è al secondo posto. Al primo c’è la notizia, ossia che ci sarà il rinvio”.
In ogni caso, ragioniamo sulla seconda ipotesi. Continua Gasparri: “Certo non staremo fermi. Immagino che la sinistra si prepari a dire che non può stare al governo con un leader espulso dalla politica. Noi ci riuniremo e sicuramente ci saranno delle conseguenze. Quali? Decideremo tutti insieme”.
Daniela Santanchè alias la Pitonessa che sovrasta falchi e colombe del Pdl conferma qualcosa succederà in caso di condanna definitiva per il Cavaliere nel processo diritti tv Mediaset.
Se non altro per un motivo: “So che il popolo viola, i girotondini già hanno organizzato manifestazioni per domani lunedì 29 davanti al tribunale di Milano, quindi escludo una sola cosa: che noi non faremo nulla qualora il presidente venisse condannato”.
A dir il vero, il clima tra i falchi berlusconiani non è dei migliori.
Primo: non sono affatto sicuri del rinvio. Secondo: la sentenza è già scritta dopo una guerra dura vent’anni. Condanna.
Tornato ad Arcore, B. ha un umore altalenante. Nelle riunioni con i legali, è il professore Franco Coppi a battersi per il rinvio dell’udienza.
Ma il pessimismo regnerebbe sovrano.
Come testimonia l’atmosfera definita “pesante” l’altra sera a Palazzo Grazioli, quando il Cavaliere e nove fedelissimi si sono riuniti per la visione in anteprima del docu-film preparato da Francesco Giro, parlamentare del Pdl, sulla parabola del Cavaliere.
Davanti alle immagini di vent’anni di politica, B. si è commosso due volte. E con lui parecchi degli invitati. Che erano: Gianni Letta, la fidanzata Francesca Pascale, l’assistente Mariarosaria Rossi, Daniela Santanchè e Alessandro Sallusti, Angelino Alfano, Michaela Biancofiore, Denis Verdini, lo stesso Giro.
Una sorta di ultima cena prima del verdetto del Trenta Luglio.
Gli occhi sono diventati lucidi per la prima volta con la strage di militari italiani a Nassiriya in Iraq. La seconda, con lacrime vere e proprie, quando una vecchietta sopravvissuta al terremoto dell’Aquila ha abbracciato B. e gli ha detto: “Silvio aiutami, non ho più nulla”.
Dice la Biancofiore: “Sono pessimista sul rinvio e angosciata per quello che potrà accadere martedì. Premesso che sono convinta che sarà assolto perchè il fatto non sussiste, se dovesse essere condannato io inviterò il popolo italiano a scendere in piazza come un fiume, senza simboli di partito. Può sembrare un paradosso, ma una condanna potrebbe far aumentare i voti. È una sentenza che cambierà il corso della Storia”.
Rinvio o meno, a tenere banco tra i berlusconiani è quello che succederà nei minuti successivi a un’eventuale condanna, martedì prossimo.
Cosa faranno i magistrati per far eseguire la sentenza?
Arresti domiciliari o richiesta al condannato di scegliere il posto dove essere assegnato ai servizi sociali?
Un comune del Napoletano, Torre Annunziata, ha già chiesto alla Cassazione di far lavorare all’assessorato per le politiche sociali.
Dice il vicesindaco: “La richiesta nasce dalla valutazione sulla personalità e sulla forma mentis di imprenditore del senatore, che in un tessuto sociale come quello della nostra città , potrebbe espiare, sia pure nelle dimensioni della condotta del singolo, con stimoli e contributi originali”. Tra i berlusconiani, spicca per ottimismo Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera: “Sono ottimista, esiste un giudice a Berlino”.
E se non esiste? Risposta, in un articolo sulla Discussione di Emilio Fede: “Gli resto al fianco. Non per generosità nemmeno per riconoscenza. Non sarebbe un gesto eroico o sacrificale. Il fatto è che non concepisco altra mia posizione nel mondo, che sia onesta e decente, se non stare vicino a Silvio Berlusconi”.
Meno due al Trenta Luglio.
Salvo rinvio, Berlusconi conoscerà il suo destino tra due giorni. Impossibile pensare che non accadrà nulla in caso di condanna.
Berlusconi ha promesso a Enrico Letta che non ci saranno conseguenze, ma i suoi sono già pronti a tutto.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Berlusconi, Giustizia | Commenta »