Luglio 17th, 2013 Riccardo Fucile
IL PDL FAREBBE PRIMA A SOSTITUIRE ALFANO CHE HA FATTO PIU’ DANNI DELLA GRANDINE… NE PD E’ RIVOLTA CONTRO LA SEGRETERIA: RENZI, CUPERLO, FINOCCHIARO, BINDI SONO PER MANDARE A CASA IL MINISTRO DEGLI INTERNI
Il caso Ablyazov fa tremare il governo e spacca il Pd con i renziani che chiedono le dimissioni di Alfano e Letta che difende il vicepremier.
La relazione del ministro dell’Interno alle Camere non ha soddisfatto buona parte del Pd, che è tornata all’attacco chiedendo un passo indietro all’esponente del Pdl.
Ipotesi esclusa con fermezza da Enrico Letta e, ovviamente, da Silvio Berlusconi, che al momento blindano il ministro: il primo definisce Alfano «estraneo alla vicenda»; il Cavaliere, invece, lancia un avvertimento: «Alfano non ha colpe e non si tocca. Nè lui, nè il governo».
VENERDI LA CONTA IN AULA
In gioco c’è la tenuta dell’esecutivo: l’uscita di scena del vicepremier, evidentemente, avrebbe ripercussioni sull’accordo di maggioranza.
Attento osservatore il presidente Giorgio Napolitano: c’è attesa per il suo intervento alla “cerimonia del ventaglio” in programma domani al Quirinale. La prova del nove del patto di maggioranza ci sarà venerdì, quando, al Senato, si discuterà la mozione di sfiducia nei confronti di Alfano: è voluta dall’opposizione (la Lega però voterà contro) e tenta molto anche una parte dei senatori democrat. Una certa inquietudine si respira anche tra i centristi di Scelta Civica.
ANCHE I «DALEMIANI» SCARICANO IL MINISTRO
È proprio questo il punto.
Il fronte di chi, nel Pd, vuole le dimissioni di Alfano si è improvvisamente allargato: alla ferma richiesta dei renziani si aggiungono, ora, le perplessità dei dalemiani che invitano il ministro dell’Interno a «rimettere le sue deleghe».
È una vera e propria corsa a smarcarsi dal vicepremier.
Il là lo danno dodici senatori renziani che in una lettera definiscono «Alfano oggettivamente indifendibile» e chiedono pubblicamente ai vertici dei partito «di sostenere la richiesta di dimissioni del ministro».
Così in giornata Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria e vicino a Massimo D’Alema, evita il sorpasso e definisce la relazione di Alfano alle Camera «insufficiente».
A ruota un’altra dalemiana, la senatrice Anna Finocchiaro, giudica «molto difficile la posizione del ministro Alfano».
L’AFFONDO DI RENZI
Solo in serata una nota ufficiale del Partito Democratico prova a riportare serenità e anche a dare respiro al governo: «C’è una grande consapevolezza da parte della Segreteria del Pd – si sottolinea – che il Governo Letta è assolutamente necessario al Paese e, in una fase come questa, sarebbe impensabile che il nostro Paese non avesse un Governo».
Sembra una conferma delle parole pronunciate da Letta a Londra, dove il premier ha incontrato l’omologo britannico David Cameron: «La stabilità politica è assolutamente necessaria, altrimenti sarà impossibile ottenere la ripresa», aveva detto poche ore prima il presidente del Consiglio a Downing Street aggiungendo di «non vedere nubi all’orizzonte».
E Renzi? «Nessun problema con Renzi, ci siamo parlati».
Il sindaco di Firenze assicura di «non avere alcuna ansia di far cadere il Governo» anche se rivendica la necessità che «venga fuori un responsabile politico» del caso kazako perchè è «indegno scaricare tutto sulla polizia».
Poi l’affondo contro i dirigenti Pd: «Se vogliono tenersi il partito, va bene. Se preferiscono perdere le elezioni pur di mantenere una poltrona, va bene. Ma ci facciano la cortesia di non strumentalizzare una vicenda di cui come italiano mi vergogno. Una bambina di sei anni è stata prelevata da quaranta agenti, messa su un aereo e adesso vive con la mamma agli arresti domiciliari in un Paese non libero: questa non è l’Italia che vogliamo costruire».
BERLUSCONI DIFENDE IL «DELFINO»
Il Pdl, intanto, fa quadrato attorno ad Alfano e punta il dito contro le divisioni interne ai democrat.
Dal partito trapela che il ministro non ha alcuna intenzione di dimettersi, e si attacca il Pd: «Se ha i suoi problemi se li risolva – è l’accusa – Non si fa un congresso a spese di Alfano».
Berlusconi, dopo giorni di silenzio, è intenzionato a sostenere fino in fondo il segretario del Pdl. Il Cavaliere, rientrato nel pomeriggio a palazzo Grazioli, l’ex capo del governo ha convocato immediatamente i vertici del partito per un summit serale. Riunione a cui è atteso anche Angelino Alfano.
Piatto forte della serata è il destino del titolare del Viminale, messo sotto scacco oltre che dalle opposizioni anche da buona parte del Pd.
Per l’ex capo del governo, spiega chi lo conosce bene, si tratta ora di un vero e proprio braccio di ferro essendosi così esposto nella difesa del segretario del Pdl: su cui non si può mollare perchè – il ragionamento fatto – se cediamo su Alfano la nostra posizione si indebolisce.
(da “La Stampa“)
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Luglio 17th, 2013 Riccardo Fucile
“OCCORRE UN PROGRAMMA EUROPEO PER AEREI DI SESTA GENERAZIONE ADATTI AI NOSTRI REQUISITI OPERATIVI E AVREBBE COSTI BEN PIU’ BASSI”
C’è pure un ex generale dell’Aeronautica militare tra chi si oppone all’acquisto degli F-35.
Si tratta di Fulvio Gagliardi, che ha persino lanciato una petizione on line contro il programma sul sito Change.org : ha raccolto oltre 33mila firme in pochi giorni. Generale Gagliardi, tutti i suoi colleghi militari insistono nel dire che non si può fare a meno degli F-35, che non ci sono alternative.
Lei invece dice che non ne abbiamo bisogno.
Qual è il suo giudizio?
“Non dico che l’F-35 tecnicamente non sia valido: potrà avere problemi di gioventù che bisognerà curare e per cui dovremmo spendere, ma non è questo il punto. Il problema è lo scenario operativo per cui questo velivolo è stato pensato: uno scenario che non è il nostro, non è quello attuale, al massimo poteva essere quello degli Stati Uniti di una decina di anni fa, quando erano tutti proiettati sui teatri mediorientali”.
Molti infatti giudicano l’F-35 un programma militare troppo “americano”, partecipando al quale l’Italia ha fatto una scelta in netto contrasto con le aspirazioni a una difesa comune europea.
“Con l’F-35 stiamo abbandonando la costruzione di una Europa unita mediante programmi militari comuni”.
Quale sarebbe l’alternativa concreta al programma F-35?
“Se abbandoniamo questo programma, diciamo l’anno prossimo, e ne avviamo uno europeo che coinvolga i ‘veri’ Paesi dell’Europa quali Italia, Germania, Francia e Spagna, possiamo mettere sul piatto della bilancia il know- how che abbiamo acquisito e partecipare da leader. Questo sarebbe il vero programma europeo per un aereo di sesta generazione costruito su un requisito operativo europeo più aggiornato e veramente nostro. Le prime spese di definizione e sviluppo saranno più basse e potremmo rinviare a quando la nostra economia sara piu forte le spese piu grosse.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 17th, 2013 Riccardo Fucile
DAL RITROVAMENTO DELLA BICI RUBATA AD ALFANO SUL MOLO DI AGRIGENTO AL CASO KAZAKO
A un certo punto, nel Paese, c’è sempre qualche tizio che si alza e tuona: “Basta con la dietrologia ”.
Ecco, è il momento di dirlo chiaro e forte: quel tizio ha ragione.
Basta con la dietrologia.
Qui la davantologia basta e avanza, non c’è bisogno di oscure teorie, trame complicate, ghirigori, intrecci, doppi e tripli giochi, significati reconditi e complottismo selvaggio.
Prendi il ministro dell’Interno.
Il suo più grande successo nei tre mesi di governo è stato il ritrovamento della bicicletta che gli avevano rubato sul molo di Agrigento, un successo delle forze dell’ordine sospeso tra il vecchio neorealismo (ladri di biciclette) e il nuovo surrealismo (il ministro in persona che guarda le immagini delle telecamere di sicurezza per recuperare la sua bici).
Poi, forse provato dal successo, il nostro eroico ispettore Clouseau si è placato, almeno fino al clamore del caso kazako.
Ora, per salvare Angelino dalla sua ignavia e conservargli le sedie di vicepremier e ministro dell’Interno, si procede a una fitta tosatura di teste, accompagnata dall’urlo belluino: “Chi ha sbagliato deve pagare! ”.
Detto da lui, fa un certo effetto
Non serve alcuna dietrologia nemmeno per il triste caso di Emma Bonino, che non sapeva, non era a conoscenza, non dipende da lei eccetera, eccetera.
Emerge dalle cronache che intorno alla villa dei kazaki c’era una specie di Onu: agenti segreti, spie, ex caramba assoldati dagli israeliani, quaranta poliziotti in assetto antisommossa di cui Angelino non sapeva.
Insomma, mancavano solo i pellerossa, due difensori della Lazio e il batterista dei Nomadi e poi c’erano tutti.
Il ministro degli Esteri non solo scende serenamente dal pero, ma dice anche che lei resta ministro.
Perchè? Perchè da ministro potrà aiutare meglio madre e figlia rapite mentre lei era ministro.
Andiamo, gente, con una simile davantologia, chi ha bisogno di dietrologie?
Eppure c’è sempre qualcuno che insiste, che cerca il complotto, che sa guardare “dietro”.
Quando si scatena il putiferio per la volgarità razzista di Calderoli nei confronti di un ministro in carica, una delle tesi difensive è: “Si fa tanto clamore per distogliere l’attenzione dall’affare kazako”.
Ben pensata, eh!
Ma siccome c’è sempre una dietrologia della dietrologia, per qualcuno anche l’affare kazako sarebbe una specie di complotto per far fuori il mirabolante governo Letta. Come scrive il Corriere della Sera a proposito di Angelino nostro: “Sia nella sinistra antigovernativa, sia in quei settori del Pdl che inseguono una crisi di governo, lo si vuole abbattere per far crollare tutto”.
Insomma, altro complotto.
Non si chiede ad Alfano di andarsene perchè è inetto (e quindi, in quella posizione, pericoloso), ma per far cadere Letta.
Insomma, altra dietrologia, questa volta al confine con il surreale: meglio tenersi un ministro incapace, se no cade il governo che ha come vicepremier un ministro incapace, Comma 22.
E infine, per tentare di placare le acque e cadere in piedi, si butta sul tavolo l’italianissima carta della cialtronaggine, estrema ratio della difesa.
È una cosa che funziona da secoli e suona più o meno così: noi non siamo cattivi, siamo solo molto scemi.
Non è che facciamo rapire i rifugiati con azioni illegali, è che eravamo distratti.
Non è che siamo luridi razzisti indegni di un consesso civile, no, siamo solo un po’ leggerini quando facciamo i comizi.
Ecco, dovrebbe bastarci, come consolazione.
Se no cade il governo Letta, un lusso che — dicono — non ci possiamo permettere.
Alessandro Robecchi
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Luglio 17th, 2013 Riccardo Fucile
ALMA AVEVA DIRITTO A CHIEDERE ASILO POLITICO: COSA CHE HA FATTO, NONOSTANTE LE BUGIE NELLA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA DA PARTE DELLE AUTORITA’
“Secondo quanto asserito nel ricorso contro il provvedimento di espulsione, si sostiene che la Shalabayeva avrebbe più volte richiesto al personale operante di non essere espulsa verso il Kazakistan, invocando asilo politico. Avrebbe formulato tali richieste a un agente di nome Laura. Al riguardo si allega la relazione dell’assistente della Polizia di Stato Scipioni Laura che nega di aver ricevuto alcuna istanza, anche verbale, di asilo pur confermando che la donna le aveva esposto i contrasti del marito con il governo kazako”, queste le parole del Prefetto Pansa e poi ripetute dal Ministro Alfano come se non ne avesse di proprie.
Eppure c’è un’altra storia.
“Ho chiesto asilo politico”: la frase nitida e chiara Alma l’ha pronunciata, secondo quanto lei stessa racconta nel suo memoriale pubblicato prima dal Financial Times e poi in Italia dal Fatto Quotidiano.
Ecco cosa racconta la signora: “Laura (Scipioni, ndr) si sedette accanto a me. Li sentii parlare di Ciampino e capii che eravamo diretti lì. Durante il tragitto Laura cominciò a parlare con me. Mi fece qualche domanda che, considerate le circostanze, mi apparve strana. Perchè pensi che le cose vadano così male in Kazakistan? Cominciai a raccontarle… Quando finii di parlare, senza nemmeno tentare di dissimulare quello che stava facendo, tirò fuori il telefono che aveva nascosto da qualche parte e interruppe la registrazione. Capii che aveva registrato tutto quello che avevo detto. (…) Le chiesi cosa stava succedendo. Non disse nulla che potesse avere un senso. Accanto a noi c’erano altre cinque persone, erano tutti armati. Vedevo le armi sotto le giacche. Erano tutti italiani. Sul minibus c’era anche l’italiano che parlava russo. Dissi a Laura: ‘Laura, chiedo l’asilo politico! ‘ Mi rispose con tono affettuoso: Ormai è troppo tardi. Tutto è già stato deciso”.
Se così fosse allora una grave responsabilità pende sui funzionari di polizia presenti in quel momento.
La moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, quando ha realizzato che la stavano portando sull’aereo insieme alla figlia, ha cercato di far valere i suoi diritti. Qualsiasi cittadino straniero che si trovi in Italia e non possa ritornare nel suo paese a causa del fondato timore di subire violenze o persecuzioni, in qualsiasi momento può far valere questo diritto sancito dall’articolo 10 comma 3 della Costituzione.
Quel diritto può essere esercitato anche sulla scaletta del-l’aereo o nel tragitto tra lo scalo e il velivolo.
Ora, secondo fonti vicine ai funzionari presenti al momento e rintracciate dal Fatto forse quelle parole la signora Alma le ha dette davvero.
Forse non è stata ascoltata, forse non hanno tradotto quelle parole.
Di certo c’è che questa è la tesi dei suoi avvocati.
Quando ha realizzato che il passaporto della Repubblica centroafricana era stato considerato falso dalla Polizia di frontiera e che dunque il suo piano di restare in Italia con quel titolo diplomatico era fallito, Alma ha azionato il piano B.
La donna era stata prelevata, interrogata in un ufficio del centro e poi condotta al Cie di Ponte Galeria.
È qui che avviene qualcosa di strano. Quasi tutti gli agenti che hanno preso parte al blitz arrivano per accompagnare la donna.
Qui gli uomini della mobile di Cortese che hanno condotto il blitz (con una presenza di 4-5 uomini della Digos) fanno qualcosa di inusuale: anzichè affidare la signora ai funzionari dell’ufficio immigrazione restano lì anche loro.
A turno, nelle ore che la donna rimarrà rinchiusa al Cie, uomini della mobile rimarranno a presidiare.
Lo racconta lei nel suo Memoriale: a un certo punto riconosce gli uomini che avevano fatto irruzione nella sua casa.
Lo confermano fonti della Polizia. Gli agenti dell’immigrazione di stanza al Cie rimangono persino stupiti.
Del resto tutta la vicenda è uno stato d’eccezione.
Nella prassi: un immigrato che viene condotto al Cie (di solito rimane mesi, Alma soltanto 48 ore) si trova in stato di fermo per identificazione.
Alla donna invece viene riservato un trattamento da detenzione.
Non solo: gli agenti presenti sono piuttosto eccitati. Hanno fatto il colpaccio, “ci saranno promozioni per tutti” dice qualcuno.
Sono convinti di aver fatto un’operazione graditissima alle alte sfere, che sapranno premiarli come meritano.
Non sapevano cosa li aspettava.
Il pm Pignatone ha dichiarato che avrebbe acquisito il Memoriale di Alma per indagare sui comportamenti dei funzionari di polizia denunciati dalla signora, oppure per le sue possibili calunnie.
Speriamo lo faccia presto
Marco Filoni e Marco Lillo
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 17th, 2013 Riccardo Fucile
DON CORSANI, GRANDE AMICO DI BERLUSCONI, GIUDICATO COLPEVOLE DI VIOLENZA SESSUALE
Per tutti è e rimane il confessore di Silvio Berlusconi.
Salesiano come salesiani erano i preti con cui il Cavaliere, racconta sempre emozionato, ha studiato da ragazzino.
Lunedì il tribunale di Rimini ha condannato don Gabriele Corsani a 3 anni e 4 mesi per violenza sessuale nei confronti di uno studente che all’epoca dei fatti, nel 2007, aveva 19 anni ed era in gita in Riviera accompagnato proprio dal sacerdote.
Il religioso aveva attirato in una stanza l’ex allievo proponendogli di dormire insieme per poi, come ha ricostruito l’accusa, palpeggiarlo.
Il ragazzo era riuscito a fuggire dalla camera, ma la denuncia è arrivata solo anni dopo, nel 2011.
Il giudice per l’udienza preliminare Stefania Di Rienzo ha contestualmente inviato alla procura di Pavia gli atti relativi a un altro presunto caso di molestie ai danni di uno studente di Medicina della città lombarda.
Il pubblico ministero, che aveva chiesto 6 anni di reclusione, durante la requisitoria ha parlato di “serialità ”.
“Ci potrebbero essere stati altri casi”, spiega Monica Gnesi, avvocato di parte civile, che spera che l’eco mediatica aiuti altre eventuali vittime a parlare.
Don Corsani, 44 anni, economo del Collegio Salesiano di Pavia, è così tanto vicino alla famiglia dell’ex premier da essere stato il primo sacerdote ad accorrere in occasione della morte di mamma Rosa Bossi nel 2008.
Un anno dopo, aveva concelebrato ad Arcore i funerali della sorella del Cavaliere e anche quelli di Giorgio Gaber: “Don Gabriele è un uomo molto stimato e amato”, spiega il suo avvocato Chiara Vittone.
Di sicuro un uomo pieno di amicizie che contano.
Nel suo collegio a Pavia, a incontrare i ragazzi il giorno della festa di Don Bosco, arrivano sempre nomi grossi del jet set sportivo: Riccardo Montolivo, Maxi Lopez, Bruno Pizzul, Sebastian Giovinco, Esteban Cambiasso.
Nel-l’aprile del 2010 era stato ospite con i suoi ragazzi a Palazzo Chigi.
“Era un sacerdote molto coperto, molto protetto da un ambiente omertoso”, prosegue l’avvocato Gnesi, che punta il dito contro i superiori del sacerdote.
Il giudice ha stabilito anche una provvisionale di cinquemila euro e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Nel corso delle indagini affidate ai carabinieri, era emerso anche un altro episodio, rivelato da un diciannovenne: il prete avrebbe tentato di baciarlo sulle labbra.
Ma per questo fatto, mai denunciato, don Corsani è stato assolto.
Lui ha sempre negato, anche se non ha preso parte al processo.
“Innanzitutto abbiamo una condanna in primo grado, non definitiva, per un solo fatto, mentre in quella stessa sentenza è stato assolto per un’altra vicenda – spiega Vittone – Questa serialità non la vedo anche perchè quella di Pavia è solo un’indagine all’inizio. Non ci sono prove. C’è solo il racconto di questo ragazzo. Sono assolutamente sicura che il mio cliente sia innocente e attendo le motivazioni della sentenza per capire e fare appello. Mi rendo conto che si voglia costruire il caso sul fatto che sia una persona vicina a Berlusconi”.
David Marceddu
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Luglio 17th, 2013 Riccardo Fucile
DOPO TRENT’ANNI TRASCORSI A DIFENDERE I PERSEGUITATI DI TUTTO IL MONDO, NON MUOVE UN DITO PER L’UNICA COPPIA DI PERSEGUITATI SOTTO CASA-BONINO
Non arrivano notizie di imminenti digiuni o piagnistei di Marco Pannella per la libertà di Alma e di Aluà , la moglie e la figlia del dissidente Albyazov, che il nostro governo ha appena rispedito nella galera kazaka da cui fuggivano, fregandosene delle conseguenze che ora subiranno, in cambio di un po’ di gas.
Ma anzi risulta che ogni sera a cena da Fortunato al Pantheon o in qualche mensa della Farnesina, continuino i festeggiamenti che Pannella dedica alla sua creatura meglio riuscita, dopo se stesso.
Quella Emma Bonino diventata ministro degli Esteri dopo che alle ultimissime elezioni — le Regionali del Lazio dell’anno 2013 — ha incassato la bellezza di 316 preferenze, realizzando il sogno di ogni minoranza.
Ma senza il lieto fine.
Anzi testimoniando quanto sia conveniente e triste sottomettersi al potere che ti ha appena incoronato.
E dopo un trentennio passato a difendere i perseguitati di tutti i mondi lontani, farsi sfuggire l’unica coppia di perseguitati che proprio sotto casa Bonino avrebbe potuto difendere senza alzare un grammo di polvere, nè una lacrima, nè un digiuno.
Ma solo facendo il suo dovere.
Pino Corrias
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Luglio 17th, 2013 Riccardo Fucile
IL FONDATORE DEL COLOSSO ALIMENTARE: “GENTE COME LUI E BORGHEZIO DOVREBBERO DIMETTERSI DA UMANI”… FINALMENTE UN ITALIANO CON LE PALLE
“A Eataly è vietato l’ingresso a persone come Calderoli, non può entrare per motivi di igiene”. A dirlo è lo stesso presidente e fondatore, Oscar Farinetti, evidentemente poco divertito dalle recenti battute del vicepresidente del Senato.
Durissimo il suo attacco all’esponente leghista, a “La Zanzara” su Radio 24: “gente come Calderoli e Borghezio”, ha detto nel corso del programma, “dovrebbero dimettersi da umani, da uomini, perchè dimostrano dicendo queste cose che non hanno coscienza, e la coscienza è la molla che ha trasformato le scimmie in umani, quindi sono rimaste scimmie”.
Mentre il ministro Kyenge, offeso dal vicepresidente del Senato che l’ha paragonata ad un orango, accetta le scuse ma dice che le sue parole danneggiano il Paese intero, non si placano polemiche e reazioni.
Per il fondatore di Eataly Calderoli è rimasto, dunque, una scimmia. “Non tutte le scimmie sono diventate umane, alcune sono rimaste scimmie. Dunque non dovrebbe stare in Parlamento, dovrebbe dimettersi da umano”, dice a La Zanzara.
“Ma dare del nano a Brunetta e dell’orango alla Kyenge non è la stessa cosa?”, chiedono i conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo: “la Kyenge non ha fatto nulla per aizzare, sono cose diverse. Sono contrario alle battute sull’altezza di Brunetta, anch’io mi arrabbio se dicono che non ho i capelli. Ma Brunetta ogni tanto se le tira, fa parte del partito dei cattivi, quelli sempre incazzati che ce l’hanno col mondo”, dice Farinetti.
(da “la Repubblica“)
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Luglio 17th, 2013 Riccardo Fucile
AGENTI DELLA FINANZA NELLA SEDE ROMANA DELLA FONDAZIONE E NELL’ABITAZIONE DI CAPECCHI, STRETTO COLLABORATORE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO… SI INDAGA SULLE SPONSORIZZAZIONI PER MIGLIAIA DI EURO RICEVUTE DAL CONSORZIO VENEZIA NUOVA
Perquisizioni per l’acquisizione di documentazione su alcune sponsorizzazioni ricevute dal Consorzio Venezia Nuova sono state eseguite dalla Guardia di Finanza nei confronti di ‘VeDrò’, il think tank creato da Enrico Letta, di cui è tesoriere uno dei più stretti collaboratori del premier, Riccardo Capecchi, che non è indagato.
La notizia è stata confermata da fonti vicine alla maxi-inchiesta che la Procura lagunare sta conducendo sugli appalti del Consorzio veneziano.
I finanzieri, su decreto di perquisizione del pm Paola Tonini, si sono recati nell’abitazione di Capecchi, a Perugia, e nella sede dell’associazione politico-culturale, a Roma.
Qui hanno acquisito documenti contabili e fatture sulle sponsorizzazioni che il Consorzio Venezia Nuova ha dato negli anni a “VeDro”, al pari di molte altre società , per l’organizzazione del meeting estivo nella cittadina trentina di Dro.
Iniziativa partita nel 2005 e interrottasi quest’anno, con la nomina di Letta a presidente del Consiglio.
La verifica su ‘Vedrò” è una delle circa 100 perquisizioni eseguite dai finanzieri, al comando del colonnello Renzo Nisi, nell’ambito dell’inchiesta sulle società che hanno avuto in passato rapporti di natura economica con il Consorzio.
Ammonterebbero a diverse decine di migliaia di euro i finanziamenti che il Consorzio ha dato come sponsorizzazione al think tank fondato da Enrico Letta.
Lo si apprende da fonti vicine all’inchiesta.
Gli uomini della Gdf stanno ora passando al setaccio conti e fatture per vedere se vi siano o meno irregolarità .
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 17th, 2013 Riccardo Fucile
E L’EX CONSIGLIERA LEGHISTA CHE AVEVA SCRITTO “MAI NESSUNO CHE SE LA STUPRI”, SOTTO PROCESSO PER “ISTIGAZIONE A COMMETTERE ATTI DI VIOLENZA SESSUALE PER MOTIVI RAZZIALI”, SCOPPIA IN LACRIME IN TRIBUNALE: EFFETTO EDUCATIVO DELLA LEGGE
“Diffamazione aggravata dall’odio razziale“: con quest’accusa Roberto Calderoli è formalmente indagato dalla Procura della Repubblica di Bergamo per le sue frasi pronunciate a Treviglio sul ministro Cècile Kyenge, paragonato a un orango.
Ieri i segretari provinciale e comunale del Pd di Ferrara, Paolo Calvano e Simone Merli, assistiti dall’avvocato Fabio Anselmo, avevano annunciato una denuncia presso la Procura nei confronti del vicepresidente del Senato per il reato procedibile d’ufficio.
Ora il procuratore Francesco Dettori ha raccolto tutti gli articoli di stampa sul comizio e ha acquisito l’audio del discorso di Calderoli, aprendo quindi il fascicolo.
Oggi, intanto, in tribunale si è presentata Dolores Valandro, l’ex consigliera di quartiere della Lega a Padova che su Facebook aveva scritto “mai nessuno che se la stupri…” rivolgendosi al Ministro Kyenge, e che è imputata per il reato di istigazione a commettere atti di violenza sessuale per motivi razziali.
E nell’aula di Padova è scoppiata in lacrime: “Non era mia intenzione come madre e come donna insultare un’altra donna, mi è però passato davanti agli occhi un episodio capitato a mia figlia. E’ stato un attimo di impulsività perchè non ho mai visto atti così violenti nei confronti delle donne perpetrati dagli italiani”.
Eppure vicino a casa sua Maso aveva massacrato i genitori per poter fare la bella vita, strano che non se ne fosse accorta che era di pura razza padagna….
argomento: LegaNord | Commenta »