CADUTA NEL VUOTO LA SUPPLICA DI ALMA SULL’ASILO POLITICO
ALMA AVEVA DIRITTO A CHIEDERE ASILO POLITICO: COSA CHE HA FATTO, NONOSTANTE LE BUGIE NELLA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA DA PARTE DELLE AUTORITA’
“Secondo quanto asserito nel ricorso contro il provvedimento di espulsione, si sostiene che la Shalabayeva avrebbe più volte richiesto al personale operante di non essere espulsa verso il Kazakistan, invocando asilo politico. Avrebbe formulato tali richieste a un agente di nome Laura. Al riguardo si allega la relazione dell’assistente della Polizia di Stato Scipioni Laura che nega di aver ricevuto alcuna istanza, anche verbale, di asilo pur confermando che la donna le aveva esposto i contrasti del marito con il governo kazako”, queste le parole del Prefetto Pansa e poi ripetute dal Ministro Alfano come se non ne avesse di proprie.
Eppure c’è un’altra storia.
“Ho chiesto asilo politico”: la frase nitida e chiara Alma l’ha pronunciata, secondo quanto lei stessa racconta nel suo memoriale pubblicato prima dal Financial Times e poi in Italia dal Fatto Quotidiano.
Ecco cosa racconta la signora: “Laura (Scipioni, ndr) si sedette accanto a me. Li sentii parlare di Ciampino e capii che eravamo diretti lì. Durante il tragitto Laura cominciò a parlare con me. Mi fece qualche domanda che, considerate le circostanze, mi apparve strana. Perchè pensi che le cose vadano così male in Kazakistan? Cominciai a raccontarle… Quando finii di parlare, senza nemmeno tentare di dissimulare quello che stava facendo, tirò fuori il telefono che aveva nascosto da qualche parte e interruppe la registrazione. Capii che aveva registrato tutto quello che avevo detto. (…) Le chiesi cosa stava succedendo. Non disse nulla che potesse avere un senso. Accanto a noi c’erano altre cinque persone, erano tutti armati. Vedevo le armi sotto le giacche. Erano tutti italiani. Sul minibus c’era anche l’italiano che parlava russo. Dissi a Laura: ‘Laura, chiedo l’asilo politico! ‘ Mi rispose con tono affettuoso: Ormai è troppo tardi. Tutto è già stato deciso”.
Se così fosse allora una grave responsabilità pende sui funzionari di polizia presenti in quel momento.
La moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, quando ha realizzato che la stavano portando sull’aereo insieme alla figlia, ha cercato di far valere i suoi diritti. Qualsiasi cittadino straniero che si trovi in Italia e non possa ritornare nel suo paese a causa del fondato timore di subire violenze o persecuzioni, in qualsiasi momento può far valere questo diritto sancito dall’articolo 10 comma 3 della Costituzione.
Quel diritto può essere esercitato anche sulla scaletta del-l’aereo o nel tragitto tra lo scalo e il velivolo.
Ora, secondo fonti vicine ai funzionari presenti al momento e rintracciate dal Fatto forse quelle parole la signora Alma le ha dette davvero.
Forse non è stata ascoltata, forse non hanno tradotto quelle parole.
Di certo c’è che questa è la tesi dei suoi avvocati.
Quando ha realizzato che il passaporto della Repubblica centroafricana era stato considerato falso dalla Polizia di frontiera e che dunque il suo piano di restare in Italia con quel titolo diplomatico era fallito, Alma ha azionato il piano B.
La donna era stata prelevata, interrogata in un ufficio del centro e poi condotta al Cie di Ponte Galeria.
È qui che avviene qualcosa di strano. Quasi tutti gli agenti che hanno preso parte al blitz arrivano per accompagnare la donna.
Qui gli uomini della mobile di Cortese che hanno condotto il blitz (con una presenza di 4-5 uomini della Digos) fanno qualcosa di inusuale: anzichè affidare la signora ai funzionari dell’ufficio immigrazione restano lì anche loro.
A turno, nelle ore che la donna rimarrà rinchiusa al Cie, uomini della mobile rimarranno a presidiare.
Lo racconta lei nel suo Memoriale: a un certo punto riconosce gli uomini che avevano fatto irruzione nella sua casa.
Lo confermano fonti della Polizia. Gli agenti dell’immigrazione di stanza al Cie rimangono persino stupiti.
Del resto tutta la vicenda è uno stato d’eccezione.
Nella prassi: un immigrato che viene condotto al Cie (di solito rimane mesi, Alma soltanto 48 ore) si trova in stato di fermo per identificazione.
Alla donna invece viene riservato un trattamento da detenzione.
Non solo: gli agenti presenti sono piuttosto eccitati. Hanno fatto il colpaccio, “ci saranno promozioni per tutti” dice qualcuno.
Sono convinti di aver fatto un’operazione graditissima alle alte sfere, che sapranno premiarli come meritano.
Non sapevano cosa li aspettava.
Il pm Pignatone ha dichiarato che avrebbe acquisito il Memoriale di Alma per indagare sui comportamenti dei funzionari di polizia denunciati dalla signora, oppure per le sue possibili calunnie.
Speriamo lo faccia presto
Marco Filoni e Marco Lillo
(da “il Fatto Quotidiano“)
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