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SCIOPERO SOCIALE: A MIGLIAIA NELLE PIAZZE TRA UOVA, SCONTRI E PROTESTE

Novembre 14th, 2014 Riccardo Fucile

SCONTRI A MILANO E PADOVA: FERITI STUDENTI E POLIZIOTTI..A NAPOLI BLOCCATA LA TANGENZIALE, A ROMA UOVA CONTRO L’AMBASCIATA TEDESCA

E’ il giorno dello “sciopero sociale“: Fiom, Cobas, sindacati di base, organizzazioni studentesche, precari e attivisti dei centri sociali in piazza a Roma, Milano, Napoli e in altre città  (25 in tutto quelle principali) contro le politiche di austerità  della Ue e del governo Renzi, contro il Jobs Act e l’abolizione dell’articolo 18.
Ma anche, per quanto riguarda la scuola, per l’assuzione dei precari e un no secco al piano del governo.
A Milano   la manifestazione principale, organizzata dalla Fiom, alla quale partecipano il segretario Maurizio Landini e la leader della Cgil Susanna Camusso.
Un’occasione per rilanciare la sfida al governo soprattutto sul Jobs act, dopo l’intesa all’interno del Pd che è stata vista come una vittoria della sinistra interna al partito.
La Camusso dice che “non ci pare che quella mediazione sia una risposta per mantenere la difesa dei diritti che noi facciamo”. Landini la dice in modo anche più chiaro: “E’ una presa in giro che serve solo ai parlamentari per conservare il loro posto”.
Landini affronta il Pd in modo aperto: “Non ci fermiamo, andiamo avanti fino in fondo, finchè non cambieranno le loro posizioni. Lo si deve sapere abbiamo la forza e l’intelligenza per farlo”.
Non c’è solo sulla riforma del lavoro in agenda, ma anche sulla polemica nata sullo sciopero del 5 dicembre vicino al ponte dell’Immacolata. “Bisogna avere rispetto dei lavoratori, chi parla senza sapere di cosa parla è meglio che stia zitto. Noi non siamo quelli che pagano mille euro per una cena, siamo quelli che con mille euro debbono mangiare per un mese”.
Piazza Duomo è gremita, Landini dice che è la risposta a chi diceva che “non rappresentiamo nessuno”.
Scontri a Milano: “10 studenti e 3 agenti feriti”
Ma le manifestazioni hanno riempito le strade e le piazze di tutta Italia, con migliaia di partecipanti, ma anche momenti di tensione.
A Milano scontri tra polizia e studenti: in piazza Santo Stefano il corteo, che doveva raggiungere piazza Beccaria, si è scontrato con le forze dell’ordine e sono stati lanciati alcuni lacrimogeni. Gli studenti hanno tentato di sfondare il cordone che limita l’ingresso in via Larga. Il bilancio, provvisorio, è di qualche contuso, tra cui un finanziere. Gli studenti non dovevano attraversare piazza Santo Stefano per raggiungere piazza Beccaria, ma hanno deciso di non ascoltare le forze dell’ordine e di scegliere la strada parallela, in fondo alla quale c’era un dispiegamento di uomini della Polizia e della Guardia di Finanza.
Prima hanno lanciato alcuni petardi e acceso dei fumogeni. Poi si sono diretti con fare deciso verso lo schieramento delle forze dell’ordine che, protetto dagli scudi, si è difeso con i manganelli e con il lancio di alcuni lacrimogeni.
Gli studenti hanno riferito che 10 di loro sono rimasti feriti duranti gli scontri e portati nella vicina sede della Statale in attesa dell’arrivo dei soccorsi. A quanto si è potuto vedere ci sarebbero tre feriti anche tra gli agenti.
Padova, tensione polizia-studenti: “Agenti feriti”
Anche a Padova gli scontri si sono verificati tra forze dell’ordine e manifestnati: alcuni agenti sono rimasti feriti, tra questi il capo della squadra mobile che era tra i funzionari della questura che stavano coordinando il servizio per l’ordine pubblico. Circa 500 persone, soprattutto attivisti dei centri sociali, hanno sfilato per le vie della città  per protestare contro Jobs act e precariato.
Lo scontro si è verificato nei pressi di piazza Mazzini quando i manifestanti hanno tentato di sfondare un blocco delle forze dell’ordine per passare davanti alla sede cittadina del Pd.
Il capo della squadra mobile di Padova ha affermato all’Ansa di essere stato anche colpito con un calcio allo zigomo nel corso degli scontri, mentre era caduto a terra. Ora è al pronto soccorso.
Il corteo si è sciolto dopo essere ritornato di fronte alla Prefettura. Grande apprensione, alla luce di quanto accaduto, per le 19 quando i manifestanti torneranno in piazza per protestare contro le ordinanze del sindaco Massimo Bitonci (Lega Nord).
Roma, uova e fumogeni contro il Mef. Napoli, bloccata tangenziale
Momenti di tensione anche a Roma.
Lancio di uova e fumogeni contro il ministero dell’Economia: è il primo blitz in apertura del corteo partito da piazza della Repubblica. I manifestanti sono sfilati tra cordoni delle forze dell’ordine: in testa lo striscione con la scritta “Oggi è solo l’inizio”, slogan del Maggio francese.
Durante il blitz al ministero dell’Economia le forze dell’ordine sono intervenute con azioni di contenimento: alcuni manifestanti denunciano di essere stati manganellati. Alcuni di loro, alcuni col volto coperto, hanno gettato uova, acceso fumogeni e anche petardi. In un’altra occasione alcuni partecipanti al corteo hanno tirato uova e vernice contro l’ambasciata tedesca. A fuoco anche la ruota di una camionetta della Guardia di Finanza per un fumogeno esplosa vicino il mezzo. Le fiamme sono state subito spente dagli stessi manifestanti.
A Napoli il corteo di manifestanti ha bloccato la rampa di accesso alla Tangenziale del capoluogo campano all’altezza di corso Malta. Il corteo ha imboccato la rampa di accesso e si sta dirigendo verso i caselli autostradali.
Milano, Fiom: “Adesioni a sciopero molto elevate”
“Dalle fabbriche e dai territori ci arrivano adesioni di partecipazione allo sciopero molto elevate” annuncia dal palco di piazza Duomo a Milano il segretario generale della Fiom Cgil della Lombardia, Mirco Rota.
Un Ipad con tanto di gettone telefonico a grandezza uomo ha sfilato con la manifestazione, la cui testa del corteo ha raggiunto piazza Duomo mentre la coda — spiegano gli organizzatori — si trovava ancora in porta Venezia. Numerose le bandiere rosse con la ruota dentata, il compasso, il calamaio ed il martello che simboleggiano l’organizzazione, presenti anche bandiere della Cgil, di Sel, Rifondazione Comunista, bandiere italiane e una bandiera del Movimento 5 Stelle.
Roma, 30 lavoratori salgono in cima al Colosseo
A Roma un gruppo di circa 30 lavoratori, con il sostegno dell’Usb, è salito in cima al Colosseo ed ha srotolato un paio di striscioni. L’iniziativa è in solidarietà  con Ilario Ilari e Valentino Tomasone, i due autisti di bus sospesi dalla società  di trasporti Roma Tpl dopo la loro partecipazione alla trasmissione Presa diretta e di protesta contro le azioni disciplinari effettuate dalla stessa società  nei confronti di numerosi altri dipendenti. Si protesta inoltre contro la privatizzazione dei servizi pubblici e la prosecuzione dell’affido ad aziende che hanno dimostrato una manifesta inadeguatezza sia nella gestione dei servizi sia nel rapporto con i lavoratori.
A Roma, assieme ai sindacati di base, ai movimenti per la casa e ai centri sociali tanti precari, studenti e anche rappresentanze di migranti, rifugiati e extracomunitari. Tanti gli slogan contro il Jobs Act e la riforma per “La buona scuola”. Molti anche gli studenti che si sono concentrati davanti all’Università  La Sapienza: “Non è tempo di andare a lezione ma di sciopero sociale” e ancora “reddito istruzione e diritti per tutti”.
Prima del corteo tanti Super Mario, celebre idraulico della saga di videogames, hanno occupato l’atrio dell’Acea, l’azienda comunale che si occupa di acqua e energia elettrica, per protestare contro “privatizzazioni e i distacchi”. Vestiti come tanti Super Mario, caschetto rosso e chiavi inglesi, alcuni manifestanti sono entrati nell’atrio nella sede della municipalizzata al grido di “l’acqua è vita non si stacca” e “acqua bene comune”. Più tardi rappresentanti dei Movimenti per al casa hanno occupato anche un’ex sede della Bnl mostrando striscioni come “Casa reddito dignità ”.
Bari, mille in corteo
Sono circa mille, secondo gli organizzatori, i partecipanti alle proteste di Bari, organizzate dai sindacati di base tra cui Usb e Cobas, e dalle associazioni studentesche tra cui Uds Puglia per “dire no — come si legge in numerosi striscioni — alla precarietà ”. Al grido “Renzi, Renzi, vaf….”, i manifestanti, tra i quali ci sono lavoratori precari, rappresentanti di Alternativa Comunista e anche alcuni migranti, stanno percorrendo le vie del centro cittadino per poi arrivare alla sede della presidenza della Regione Puglia. “Qui — spiega Bobo Aprile dei Cobas — porteremo le tante vertenze lavorative aperte in questa regione, tra cui quella dei vigili del fuoco che dal primo gennaio rischiano di rimanere senza lavoro”. In Puglia, spiega uno dei pompieri in testa al corteo, “siamo in 400, tutti precari: ci hanno solo preso in giro dicendo che ci avrebbero assunti tutti ma ora come mandiamo avanti la famiglia?”.
Bologna, studenti e precari in corteo
Il corteo del collettivo bolognese Cas è partito da piazza XX settembre e ha raggiunto piazza XX settembre, dove ha protestato davanti all’Autostazione. I Cobas, invece, si sono riuniti alle 10 in piazza Re Enzo, raggiunti circa mezz’ora dopo da un altro corteo studentesco che si è diretto verso la zona universitaria. Con Cobas e studenti, anche Usb e i collettivi Labas, Tpo e Xm. Il collettivo Tpo ha attaccato, durante il corteo, manifesti con la tag #oggiiosciopero all’Ufficio tirocini di via Zamboni e alla sede di Conservice in via Alessandrini, considerati “posti simbolo dello sfruttamento e della precarietà ”, come hanno urlato ai megafoni i rappresentanti dei movimenti dello sciopero sociale. I cortei hanno messo in seria difficoltà , per tutta la mattina, la viabilità  della città , provata anche dallo sciopero dei mezzi pubblici e da una manifestazione fieristica.
Genova, 5 cortei. Traffico in tilt
Dalla protesta sono esclusi la zona del Tigullio, alluvionata, e il settore trasporti. Cinque i cortei in città  che stanno creando disagi al traffico cittadino, dalle periferie, al centro, dove, in piazza Caricamento, al Porto antico, si terrà  il comizio finale. Quattro cortei sono organizzati dalla Cgil, uno da studenti, precari, Cobas.
Uno dei cortei, quello che parte dalla centralissima piazza Corvetto, è aperto dai lavoratori del centro stampa San Biagio che manda in edicola Il Secolo XIX: protestano contro la chiusura dopo l’avvenuta sinergia con la società  editrice della Stampa. “In 49 rischiamo il posto di lavoro — ha detto il delegato rsu Sandro Bollea -. Ci aspettiamo un’apertura altrimenti le manifestazioni si faranno pesanti”. Il quotidiano oggi non è in edicola per una protesta dei poligrafici.
A Firenze tre cortei
Tre cortei a Firenze sfilano nelle vie della città  partendo da punti differenti e quindi riunendosi sui viali di circonvallazione. Centinaia di persone si sono concentrate in piazza Puccini per il corteo promosso dai sindacati di base, dai Cobas e da sigle antagoniste e della sinistra alternativa.
In tutto la questura stima tra 1500 e 2mila partecipanti. I manifestanti hanno cominciato quindi a transitare sui viali di circonvallazione e il traffico intorno al centro storico è stato interrotto con ripercussioni su buona parte della viabilità  cittadina. Anche il tribunale dei minorenni di Firenze tra gli “obiettivi” dei cortei: alcuni studenti hanno imbrattato la facciata lanciando uova piene di vernice rossa. Durante il passaggio nelle vie della città  inoltre sono state tracciate scritte sui muri di un’agenzia interinale, del liceo Galileo in via Martelli, sulla sede dell’Arpat. Dal corteo in movimento gli slogan sono stati contro Renzi: “Matteo Renzi pezzo di m…”.
Nel corteo del Movimento lotta per la casa visibili striscioni contro inceneritori, il potenziamento dell’aeroporto di Peretola, le banche, il jobs act di Renzi e contro la Tav. Presenti anche bandiere dei Carc, il partito “dei Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo”.
Gli stessi Carc mostrano uno striscione con la scritta “Uscire dalle aziende riprendersi il Paese” corredato da falce e martello. Esposte anche bandiere anarchiche. Impegnate le maggiori direttrici di traffico. Vigili urbani e forze dell’ordine presidiano i punti nevralgici dello scorrimento viario, cominciando a bloccare il traffico. Il sindaco Dario Nardella aveva invitato i fiorentini e i pendolari a ridurre al massimo l’utilizzo di auto.
Napoli, duemila manifestanti, in gran parte studenti
Circa 2mila manifestanti, per larga parte studenti, si sono concentrati in piazza Garibaldi, a Napoli, per partecipare al corteo indetto per la giornata dello “sciopero sociale”, partito poco fa. Gli organizzatori hanno annunciato l’intenzione di bloccare il raccordo autostradale. Pochi minuti fa, da piazza del Gesù un altro corteo di studenti universitari e medi — un migliaio, secondo fonti della Questura — si sono diretti verso la sede di Confindustria, a piazza dei Martiri, a Napoli.
Torino, sequestrate mazze, bastoni e fumogeni
Sono tre i cortei a Firenze che hanno sfilato per le vie della città . In tutto personale della questura stima tra 1.500 e 2mila partecipanti. Centinaia di persone si sono concentrate in piazza Puccini per il corteo promosso dai sindacati di base, dai Cobas e da sigle antagoniste e della sinistra alternativa. Dal corteo in movimento i primi slogan sono stati contro Renzi: “Matteo Renzi pezzo di m…”.
Altro concentramento in piazza San Marco con gruppi delle organizzazioni studentesche. Un terzo corteo con il Movimento lotta per la casa ha già  raggiunto piazza Puccini per unirsi ai sindacati di base. Visibili striscioni contro inceneritori, il potenziamento dell’aeroporto di Peretola, le banche, il jobs act di Renzi e la Tav. Uno striscione riporta la scritta “Casa, lavoro e diritti. Incrociamo le lotte contro sfruttamento e speculazione”. Presenti anche bandiere dei Carc, il partito “dei Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo”.
Gli stessi Carc mostrano uno striscione con la scritta “Uscire dalle aziende riprendersi il Paese” corredato da falce e martello. Esposte anche bandiere anarchiche. Impegnate le maggiori direttrici di traffico. Vigili urbani e forze dell’ordine presidiano i punti nevralgici dello scorrimento viario, cominciando a bloccare il traffico. Il sindaco Dario Nardella aveva invitato i fiorentini e i pendolari a ridurre al massimo l’utilizzo di auto.
Cagliari, sfila finto Renzi in versione Fonzie
Un finto Renzi in versione “Renzie”, con giubbotto in pelle e t-shirt bianca, che con un frustino colpisce due ragazzi con maschere bianche che rappresentano gli studenti e i precari di oggi e di domani. È la scena principale del corteo organizzato dai giovani dell’Unione degli studenti in marcia a Cagliari da piazzale Trento a piazza Garibaldi per manifestare contro la “Buona scuola” del progetto di riforma del governo.
Alcune centinaia di ragazzi sfilano con davanti al gruppo un’auto con i precari in maschere legati a una catena, mentre “Renzie” è con il frustino. Lo striscione principale recita “Il nostro futuro non è uno slogan”. Gli studenti si sono diretti in piazza Costituzione dove è in corso da questa mattina un sit-in dei Cobas per dire no alle politiche del governo e dell’Europa.
Palermo, 2mila in corteo: fumogeni e uova contro sedi banch
Un lancio di uova contro la sede Unicredit e l’accensione di alcuni fumogeni hanno caratterizzato la manifestazione dei Cobas e degli studenti in corso a Palermo. Al corteo, partito da piazza Castelnuovo e diretto a Piazza Indipendenza, dove si trova la sede della Presidenza della Regione, partecipano circa 2mila persone. Lungo il tragitto i manifestanti hanno effettuato anche brevi blocchi stradali agli incroci. Notevoli i disagi alla circolazione.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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BERSANI E D’ALEMA: “RIPRENDIAMOCI IL PARTITO”

Novembre 14th, 2014 Riccardo Fucile

E LA MINORANZA DEM SI SPACCA

«Siamo con tutti e due i piedi nel partito, però la sinistra c’è e si farà  sentire per creare un’alternativa a Renzi nel Pd».
Pierluigi Bersani fa sentire la sua voce. L’accordo sul jobs act non frena lo scontro interno. Anzi, lo amplifica.
Perchè l’intesa siglata in extremis da Speranza e Damiano ha avuto un unico effetto: spaccare in tre la minoranza interna.
Con i “trattativisti” decisi a rispettare il patto, i civatiani pronti a non votare nemmeno la fiducia e gli altri che oscillano tra il sì alla fiducia e il no agli articolo più acuminati.
Renzi, insomma, sembra incunearsi nelle difficoltà  dell’opposizione.
Ma la risposta potrebbe già  esserci al convengo della prossima settimana a Milano di Area riformista.
E qualcuno inizia già  a parlare di un “tandem” destinato a riformarsi: quello tra Bersani e D’Alema. Di certo tra gli “antirenziani” serpeggia il dubbio che, alla fine, su Jobs Act e articolo 18 i cambiamenti siano assai meno di quelli sperati.
Soprattutto temono di arrivare “disarmati” allo sciopero generale della Cgil del 5 dicembre. Sospetti che solo i “trattativisti” — da Speranza a Orfini e Damiano — non coltivano: «Al premier abbiamo fatto cambiare idea».
Certo le tre minoranze in questa fase cercano tutte di cogliere il massimo dall’emendamento promesso dal governo.
«È comunque — dicono — un punto messo a segno, perchè il premier- segretario ha dovuto prendere atto che non poteva blindare il Jobs Act uscito dal Senato » e ha quindi aperto alle modifiche. Eppure la tripartizione rischia di evidenziarsi presto con una spaccatura manifesta.
Pippo Civati ad esempio conia l’hashtag “passodopopassoindietro”. E poi avverte: «Non vorrei che fosse uno specchietto per le allodole…».
Non lo convincono le deduzioni di Speranza e Damiano: «Le proteste del Nuovo centrodestra sono un buon indicatore che si va ormai nella direzione giusta».
Ma Cuperlo e Fassina nicchiano: «Guardiamo al merito: l’articolo 18 non deve essere toccato affatto, al massimo un “tagliando” e il reintegro deve valere anche per i licenziamenti illegittimi in aziende in crisi».
E a corroborare la posizione c’è la pistola fumante degli emendamenti elencati da Fassina, su cui domenica si comincia già  a votare in commissione Lavoro.
Il governo ha fretta, la sinistra dem non ne ha per nulla. La minoranza si gioca nei prossimi giorni il tutto per tutto.
Domani a Milano, dunque, nella riunione della corrente “Area riformista”, Bersani chiamerà  alla riscossa la sinistra. Nessuna scissione, ma la scalata al partito sì.
Non a caso è stato invitato a Milano anche Nicola Zingaretti, il “governatore” del Lazio indicato sempre dai sondaggi come l’anti Renzi possibile.
E forse non è un caso che mercoledì scorso nella riunione della minoranza proprio Massimo D’Alema abbia chiarito che la “ditta” non si molla: «La battaglia si conduce dentro il Pd ma basta con un partito che vuole parlare solo al potere italiano».
Nel frattempo Renzi si è assicurato un “sì”, più o meno convinto almeno sulla fiducia. Il Jobs Act tornerà  quindi al Senato.
«Renzi si è rimangiato la rottura dentro il Pd», osserva Davide Zoggia. Nessuno ha voglia nelle file dem di esasperare i toni per ora.
Damiano, il presidente della commissione lavoro, che ha condotto appunto la trattativa con il ministro Poletti, con Filippo Taddei, responsabile Economia del Pd, con il vice segretario Lorenzo Guerini e con Renzi stesso, è convinto che il risultato sia buono. «Non c’è solo l’articolo 18», continua a ripetere, indicando i cambiamenti sulle questioni del demansionamento, dei voucher, dei controlli a distanza ma non più sulle prestazioni lavorative.
In cambio la sinistra dem ha dovuto ingoiare l’accelerazione: il Jobs Act passa davanti alla legge di Stabilità , proprio quello che la minoranza non avrebbe mai voluto. La tregua interna è dunque molto fragile.
Civati nel fine settimana parteciperà  a un’iniziativa politica con il leader di Sel, Nichi Vendola e con il Tsipras. Ma sarà  anche all’appuntamento milanese con Bersani che ha l’ambizione di rinsaldare e unire la sinistra dem.
Solo una speranza? Cuperlo e Fassina non ci saranno. «Non vado perchè non mi hanno invitato », commenta Cuperlo.

Giovanna Casadio
(da “La Repubblica”)

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LA TREGUA DI MATTEO CON I SUOI: MA ADESSO LITIGA CON ALFANO

Novembre 14th, 2014 Riccardo Fucile

SUL JOBS ACT UN CONTENTINO ALLA MINORANZA… NCD: “NON LO VOTIAMO”

Nella sostanza non cambia niente: saranno i decreti delegati a scrivere le vere norme”. Nei corridoi di Palazzo Chigi la raccontano (anche) così la mediazione sul jobs act raggiunta ieri nella Commissione Lavoro del Pd, che ha provocato la reazione minacciosa di Ncd.
“La partita è chiusa, il Parlamento voterà  nelle prossime ore e dal primo gennaio avremo chiarezza sulle regole”, chiarisce Renzi da Bucarest a chiunque abbia ancora qualcosa da dire, cantando vittoria (“passo importante”).
E poi parla di “possibile fiducia” alla Camera sul testo modificato. Fiducia che al Senato, dove la legge delega poi deve tornare, viene data per scontata.
Quella che viene venduta come un’importante mediazione, viene raggiunta dopo l’ennesima trattativa tra il responsabile economico Dem, Filippo Taddei e il presidente della Commissione, Cesare Damiano (minoranza Pd).
L’accordo prevede di recepire quanto votato dalla direzione del 29 settembre, in un odg che non aveva trovato traccia nel testo uscito (con fiducia) dal Senato: il diritto al reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare.
Ieri erano tutti pronti a cantare vittoria, dalla minoranza “dialogante” (dallo stesso Damiano, a Speranza) al governo.
L’esecutivo aveva minacciato la fiducia sul testo uscito da Palazzo Madama. E va detto che le concessioni alla minoranza, la spaccano definitivamente.
Proprio sull’odg ora oggetto di mediazione, il giorno della direzione c’era stato uno scontro all’ultimo sangue, con barricate di D’Alema e Bersani.
E minoranza ridotta in pezzi: l’odg era stato approvato con 130 voti favorevoli, 11 astenuti (tra cui Speranza) e 20 contrari (tra i quali D’Alema, Bersani, Cuperlo, Civati, Fassina, D’Attorre).
“Grande soddisfazione per l’esito della riunione con il gruppo del Pd in commissione Lavoro. È un impulso decisivo per giungere il più velocemente possibile all’approvazione definitiva del testo”: ci fanno addirittura una nota congiunta il vicesegretario Lorenzo Guerini, il presidente dell’assemblea nazionale Matteo Orfini e Filippo Taddei.
Minoranza, invece, in evidente e continua difficoltà .
Civati propone per il governo l’hashtag #passodopopassoindietro (ma non sa ancora se voterà  o no la riforma), D’Attorre plaude al fatto che “Renzi si è dovuto rendere conto che esiste il Parlamento”, Fassina, notando che “il governo è dovuto tornare indietro sulla fiducia sulla delega uscita dal Senato”, dichiara che prima “legge gli emendamenti e poi decide”, Cuperlo pure: “Aspettiamo di vedere il testo che verrà  sottoposto al Parlamento”.
Il jobs act era stato annunciato come l’ultima frontiera dei ribelli. Al momento, i protagonisti della battaglia non hanno ancora deciso che fare.
Da chiarire, che un testo preciso ancora non c’è: esistono quindici emendamenti presentati dal Pd, che più o meno ricalcano il testo dell’accordo.
Ma ancora non è stato scritto nel dettaglio. E anche una volta che lo sarà , toccherà  al governo delimitare i casi in cui il licenziamento disciplinare è previsto.
Senza contare, che (come ha deciso ieri la capigruppo alla Camera) prima si vota il jobs act, e poi la legge di stabilità  che deve contenere i fondi per gli ammortizzatori sociali su cui si basa il contratto a tutele crescenti. A proposito di deleghe in bianco.
Prima, però, c’è il Senato. Se la minoranza dem abbassa i toni, in compenso li alza Ncd. “Non ci piace, non lo votiamo”, annuncia Sacconi. Poi lui e la De Girolamo vanno a Palazzo Chigi, dove sono ricevuti dal Sottosegretario , Lotti.
“Si tratta”, dicono all’uscita. La Boschi ha già  detto no a un vertice di maggioranza, ma ovviamente ci tiene a chiarire che il confronto parlamentare è continuo. Tratta lo stesso Renzi con Alfano.
Alla Camera, i numeri per il governo ci sono. Ma in Senato sono a rischio: la maggioranza è fissata a 161 voti, il governo sulla carta ne conta 166. Ncd ha 31 senatori. E c’è la minoranza dem.
Il governo pensa di risolverla al solito modo: con la fiducia. Convinti tutti, renziani e non, che alla fine la voteranno tutti.

Wanda Marra
(da “il Fatto Quotidiano”)

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SCIOPERO SOCIALE: IN TUTTA ITALIA CENTINAIA DI MIGLIAIA DI STUDENTI E PRECARI IN PIAZZA IN OLTRE 30 CITTA

Novembre 14th, 2014 Riccardo Fucile

LA CAMUSSO E LANDINI IN CORTEO A MILANO CON LA FIOM: “LA PARTITA SULLO JOBS ACT NON E’ CHIUSA, MEDIAZIONE PD UNA PRESA IN GIRO”

Manifestazioni e disagi: sono oltre trenta i cortei organizzati in tutti Italia per lo ‘Strike Sociale’, una mobilitazione promossa da Fiom, Cobas e sindacati autonomi, studenti e precari, attivisti per i diritti civili, esponenti dei centri sociali e delle “occupazioni culturali”.
A Milano la manifestazione più ampia organizzata da Fiom-Cgil, che per oggi ha indetto uno sciopero dei metalmeccanici in tutto il Centro-Nord contro il Jobs act e la legge di stabilità .
Dietro lo striscione ‘Lavoro legalità  uguaglianza democrazia, sciopero generale’, sfilano uno di fianco all’altro il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, e quello della Fiom, Maurizio Landini.
A Roma in programma cinque manifestazioni. Si prevedono disagi per il traffico. Stamani tanti Super Mario, il celebre idraulico della saga di videogames, hanno occupato l’atrio dell’Acea, l’azienda comunale che si occupa di acqua e energia elettrica, per protestare contro “privatizzazioni e i distacchi”.
Vestiti come tanti Super Mario, caschetto rosso e chiavi inglesi, alcuni manifestanti sono entrati nell’atrio nella sede della municipalizzata al grido di “l’acqua è vita non si stacca” e “acqua bene comune”.
Più tardi rappresentanti dei Movimenti per al casa hanno occupato anche un’ex sede della Bnl mostrando striscioni come “Casa reddito dignità “.
Davanti all’Università  la Sapienza, dove partirà  lo spezzone di corteo animato da studenti, cartelli con il logo simbolo della giornata: sagome di giovani con le braccia incrociate.
A Genova cinque i cortei che creano disagi alla circolazione, dalle periferie, al centro, dove, in piazza Caricamento, al Porto antico, si terrà  il comizio finale. Quattro cortei sono organizzati dalla Cgil, uno da studenti, precari, Cobas.
Camusso: “La partita non è chiusa”.
“La partita non è chiusa, non è un voto di fiducia che cambierà  il nostro orientamento, la nostra iniziativa”. Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, non arretra e risponde al premier Matteo Renzi che sul Jobs act si è detto pronto a chiedere il voto di fiducia. Il segretario Cgil ‘boccia’ poi la mediazione raggiunta all’interno del Pd: “Non ci pare che quella mediazione sia una risposta per mantenere la difesa dei diritti che noi facciamo. Siamo in tantissimi – ha sottolineato Camusso – e questa è la conferma di quello che diciamo da sempre: c’è bisogno di un grande investimento pubblico che crei lavoro e rimetta in sicurezza il Paese. Il governo Renzi dovrebbe decidere di investire per creare lavoro, invece che continuare in una ricetta di riduzione dei diritti”.
Landini: “Renzi contro lavoratori, così va a sbattere”.
Quello che arriva dalla piazza, secondo il segretario generale Fiom, è un messaggio che la gente che lavora lancia al governo: “Dice che non è questa la strada e siamo pronti ad andare avanti. Chi è in piazza non parla solo al sindacato, ma al Paese, al governo perchè devono capire che per risolvere i problemi bisogna farlo con chi lavora”, ha aggiunto Landini, che ha sottolineato che le posizioni del governo sono quelle di Confindustria: “L’attacco assurdo allo statuto dei lavoratori, la riduzione delle tasse senza garanzie sugli investimenti: queste sono le richieste di Confindustria. Ma così si va a sbattere. Abbiamo offerto il dialogo a Renzi, ma lui lo rifiuta. Lui ha scelto un’altra strada, noi gli diciamo- ha concluso Landini- che c’è bisogno di unire il Paese, non di dividerlo”.
Anche il segretario Fiom è duro sulla mediazione del Partito democratico: “La possibile mediazione che il Pd ha trovato è una presa in giro dei lavoratori perchè serve solo a quei parlamentari di conservare il proprio posto. Non serve ai lavoratori e alla difesa dei loro diritti”

(da “La Repubblica”)

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VAL D’AMORE

Novembre 14th, 2014 Riccardo Fucile

“COSI’ VICINO CHE LA TUA MANO SUL MIO PETTO E’ MIA, COSI’ VICINO CHE SI CHIUDONO I TUOI OCCHI COL MIO SONNO”

La più bella dichiarazione d’amore che ha fatto a sua moglie è stata morire.
Italo Risini era una roccia valdostana. Uno di quegli splendidi pazzi che a ottantuno anni fanno ancora il bagno nei torrenti gelidi, ma anzichè la polmonite si prendono un grappino. E ovviamente lo reggono benissimo.
In tutta la sua vita non breve, mai aveva conosciuto un raffreddore.
Una discreta tartaruga di muscoli continuava a sonnecchiargli sullo stomaco addestrato a sopportare la fame dalla pratica salutista dei digiuni con cui si curava, nella convinzione che soltanto un corpo liberato dagli impegni assillanti della digestione potesse dedicarsi alla riparazione continua di se stesso.
Ma anche questo Superman della Valle aveva la sua kryptonite: la moglie Orietta, un’erborista di Donnas con cui aveva diviso i sogni, gli entusiasmi e gli inevitabili sbadigli di un’esistenza intera.
Quando Orietta nei mesi scorsi se n’è andata, l’uomo che non si ammalava mai ha deciso di raggiungerla.
I figli erano grandi, l’orto e gli amici in buone mani, la vita vissuta già  sufficientemente lunga e memorabile, dal momento che l’aveva abitata assieme a lei. Non c’era più alcuna vera ragione per restare indietro.
Così Italo si è spento in pochi mesi senza un perchè medico, ma soltanto esistenziale. Aveva capito che noi non siamo solo noi, ma anche qualcun altro che ci portiamo dentro.
Vorrei salutare lui e la moglie con le parole di Neruda: «Così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno».

Massimo Gramellini
(da “La Stampa“)

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CANONE RAI, RENZI PREPARA IL LADROCINIO DI STATO: PAGA ANCHE CHI HA UN PC O UN TABLET

Novembre 14th, 2014 Riccardo Fucile

SARA’ LEGATO ALLA BOLLETTA ELETTRICA, COSTERA’ APPARENTEMENTE MENO (60 EURO IN MEDIA) MA AUMENTERANNO I TASSATI…PERPLESSA L’AUORITHY PER L’ENERGIA CHE DOVREBBE DIVENTARE ENTE RISCOSSORE PER CONTO TERZI

La riforma del Canone Rai è pronta.
Il Messaggero scrive oggi che Matteo Renzi ha dato il suo via libera alla rivoluzione per l’imposta, che verrà  legata alla bolletta della luce con l’obiettivo di garantire all’azienda di viale Mazzini un gettito di 1,8 miliardi di euro l’anno.
Più o meno quanti ne incassa oggi la Rai, ma allargando la platea.
Non si pagheranno più i 113,50 euro, ma si chiederà  un importo inferiore. Resteranno le fasce di esenzione e i bonus per i meno abbienti, ma tutti gli altri pagheranno una cifra che viene stimata dai 35 a 80 euro in base agli indicatori Isee.
In media, il Canone Rai costerà  60 euro agli italiani.
Renzi ha ricevuto il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, e ha approvato l’idea di legare il Canone Rai alla bolletta elettrica.
Per non pagare la tassa diventa compito dell’utente dimostrare di non possedere una tv o anche qualsiasi device con cui raggiungere i programmi del servizio pubblico — tablet, iPad, smartphone, pc.
Nell’Italia di oggi, pochissimi saranno esclusi dall’imposta.
Spetta ora al Tesoro e a Palazzo Chigi decidere quale sarà  lo strumento normativo, se presentare un emendamento alla Legge di Stabilità  oppure varare un decreto ad hoc. Lo stato delle casse Rai richiede di non esitare.
L’evasione del Canone Rai è stimata in 450 milioni di euro e un ulteriore rinvio sarebbe deleterio.
Per questo Giacomelli confida di portare a casa l’operazione entro l’anno, ma dovrà  superare i dubbi dell’Authority per l’Energia — che già  ha definito un “uso improprio” quello del Canone in bolletta e ha sollevato perplessità  legate alla privacy.
Un ennesimo favore agli evasori fiscali: invece che far pagare chi non paga, finirà  che in una famiglia con Tv e pc si pagherà  più di prima.
Il solito gioco delle tre tavolette da bari incalliti.

(da “Huffingtinpost“)

argomento: RAI, Renzi | Commenta »

JOBS ACT: COSA CAMBIA REALMENTE SU LICENZIAMENTI E REINTEGRO

Novembre 14th, 2014 Riccardo Fucile

L’ART 18 RESTA PER LICENZIAMENTI DISCIPLINARI E DISCRIMINATORI

Dopo l’intesa raggiunta all’interno del Pd che di fatto ricalca il documento approvato dalla direzione del Partito democratico, la legge delega sulla riforma del lavoro è pronta all’esame delle Commissioni alla Camera per poi approdare in aula la prossima settimana.
Il premier Matteo Renzi ha già  una data segnata in rosso per l’approvazione della norma: il 26 novembre. Il testo poi tornerà  al Senato dove entro la prima metà  di dicembre otterrà  l’ok definitivo. Anche su questo il Pd ha già  raggiunto un accordo di massima con gli alleati della maggioranza, Ncd in testa.
Dal via libera del Senato l’esecutivo avrà  sei mesi di tempi per varare i decreti attuativi: il lavoro però dovrebbe essere piuttosto rapido perchè già  da diverse settimane il governo ha avviato lo studio del dossier con uno stretto giro di consultazioni tra esperti ed esponenti politici, allo scopo proprio di non rimanere impantanato a pochi metri dal traguardo finale.
Il tema più spinoso resta quello legato all’articolo 18, o meglio al reintegro dopo licenziamenti per motivi disciplinari.
E’ proprio su questo punto che ha insistito la minoranza del Pd: “E’ stato un percorso virtuoso – dicono fonti vicine a Palazzo Chigi – la norma ha beneficiato della discussione all’interno del partito e del Parlamento. Noi vogliamo fare le riforme e vogliamo farle rapidamente”.
E’ importante chiarire, però, che le nuove norme in materie di lavoro si applicheranno solo ai neoassunti o a chi lascerà  il proprio posto di lavoro per un altro: per tutti gli altri non cambierà  nulla.
Non ci sarà  più, dunque, il reitengro per i licenziamenti economici che l’azienda può usare nei casi di crisi aziendale, mentre resterà  per quelli discriminatori ingiustificati (ad esempio per motivi politici, razziali o religiosi) e per quelli disciplinari dovuti al comportamento del lavoratore, che però saranno tipizzati per legge e sanciti dal magistrato.
Di certo l’esecutivo vuole ridurre al minimo i margini di discrezionalità  della giurisprudenza e modificare il regime del reintegro così come previsto dall’articolo 18, sostituendolo con un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità  con l’obiettivo di estendere le tutele ai tutti i lavoratori, anche a tempo determinato.
La battaglia si sposta ora sui dettagli, ma se sui licenziamenti discriminatori – motivati per esempio dal credo politico, religioso o dall’orientamento sessuale – le norme sono chiare, l’incertezza rimane sul fronte della disciplina e della motivazione economica. Nel caso dei licenziamenti disciplinari andranno definiti, infatti, quali comportamenti del lavoratore potranno essere sanzionati per evitare possibili abusi – sotto forma di minacce o ricatti – dei superiori.
Lo stesso vale per i motivi economici: per il momento si parla di difficoltà  del mercato per le quali resterà  possibile solo un indennizzo crescente con l’anzianità  di servizio.
In questo caso però andrà  spiegato se le difficoltà  economiche dovranno essere legate all’azienda che licenzia, oppure basterà  una contrazione del mercato di riferimento dello stessa.
O, ancora, come si dovrà  giustificare la necessità  di sopprimere una determinata funzione all’interno dell’impresa.
Sulla stessa lunghezza d’onda, il governo dovrà  definire il perimetro del demansionamento del lavoratore.
L’obiettivo dichiarato dal governo resta quindi di agevolare le assunzioni a tempo indeterminato, attraverso agevolazioni fiscali, per arrivare all’estensione delle garanzie economiche a quanti oggi ne sono sprovvisti: un co.co.co. o un dipendente a tempo determinato possono oggi essere lasciati a casa senza alcun indennizzo.
Con la proposta dell’esecutivo i contratti atipici saranno più onerosi per le aziende, ma nonostante tutto i dipendenti così inquadrati avranno diritto al sussidio di disoccupazione cui oggi non possono accedere.

Giuliano Balestreri
(da “La Repubblica“)

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DIETA NAPOLETANA: SE NON PAGHI LA MENSA RESTI A DIGIUNO TUTTO IL GIORNO

Novembre 14th, 2014 Riccardo Fucile

NELLA SCUOLA- CASERMA DI SOCCAVO E’ VIETATO SIA PORTARSI UN PANINO DA CASA CHE USCIRE PRIMA… O PAGHI LA LORO MINESTRA O SALTI DALLA FINESTRA

“Dal giorno 3 novembre parte la refezione del Comune. Chi non è in regola con il pagamento non potrà  portare il pasto da casa, nè uscire in anticipo. Pertanto il bambino resterà  digiuno fino alle 16″.
Sembra una “barzelletta”, invece, “l’avviso”/circolare è vera!
Lo scenario di contesto è quello della Scuola dell’Infanzia dell’Istituto Bracco di Soccavo, un quartiere periferico di Napoli.
Una vicenda davvero sconcertante e che colpisce per due almeno due ordini di motivi.
Il primo… Assurdo che in un Paese dove, per scopi chiaramente e tristementi “clientelari”, si consumano reiterati e continuati sprechi di denaro pubblico, si debba assistere all’indegna pantomina di una scuola pubblica incapace di fronteggiare “i casi più bisognosi”: dove sono il Comune e le istituzioni che dovrebbero intervenire?
Il secondo… Se proprio si versa nell’oggettiva difficoltà  e/o impossibilità  di potervi comunque provvedere, con fondi ad hoc o meno, che allora si consenta a quei bambini di poter comunque fruire della struttura scolastica fino alle 16 consumando in loco una colazione “portata da casa”.
E’ davvero indegno e indecoroso che, non soltanto si imponga ai bambini di restare a scuola fino alle 16, ma che si arrivi addirittura a vietargli di consumare un pasto “fatto da mamma”.
Il diktat, “o usufruisci della refezione comunale a pagamento o resti digiuno fino alle 16”, è inaccettabile e inammissibile.
Se nessuno può imporre a un Ente Pubblico di far fronte a certe spese è parimenti inaccettabile che quell’Ente possa poi imporre alle famiglie interessate, e cosa ancora peggiore, ai loro figli, di subire “un trattamento obbligatorio”.
Libertà , decoro e rispetto delle persone dovrebbero essere regole alla base di una vera democrazia.

Salvatore Castello
Right Blu – La Destra liberale

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