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IGNAZIO MARINO PERDE IL SECONDO ROUND: CONDANNATO IN APPELLO A DUE ANNI PER IL CASO SCONTRINI

Gennaio 11th, 2018 Riccardo Fucile

IN PRIMO GRADO ERA STATO ASSOLTO, ULTIMA PAROLA ALLA CASSAZIONE

Assolto in primo grado, condannato nel secondo.
Il caso scontrini — che aveva provocato le dimissioni forzose — per Ignazio Marino, ex sindaco di Roma, ha avuto un diverso destino davanti ai magistrati della corte d’Appello di Roma.
L’ex primo cittadino è stato condannato a due anni   Le accuse di peculato e falso riguardano la vicenda delle cene consumate nei mesi in cui era primo cittadino e pagate con la carta di credito del Campidoglio.
Marino era anche imputato per truffa riguardo alla onlus Imagine della quale era presidente: reato quest’ultimo per il quale è stata confermata l’assoluzione.
La procura generale aveva chiesto per il chirurgo la condanna a due anni e mezzo per gli scontrini e l’assoluzione per la truffa.
La decisione dei giudici della Terza sezione della Corte d’Appello è arrivata dopo poco più di due ore di camera di consiglio.
Le accuse
A essere contestate sono 56 cene tra il luglio del 2013 e il giugno del 2015, per complessivi 12.700 euro pagati con la carta di credito in dotazione all’allora primo cittadino ma consumate, secondo gli inquirenti, “generalmente nei giorni festivi e prefestivi, con commensali di sua elezione, comunque la difformi della funzione di rappresentanza dell’ente”.
Sempre secondo l’accusa, Marino aveva dato disposizioni alla sua segreteria perchè “inserissero indicazioni non veridiche”.
I ristoranti preferiti dall’allora sindaco erano a Roma, ma anche in altre città  come Milano, Genova, Firenze e Torino. Marino, scrivevano gli inquirenti nella chiusura, avrebbe impartito “disposizioni al personale addetto alla sua segreteria affinchè formasse le dichiarazioni giustificative delle spese sostenute per le cene, inserendovi indicazioni non veridiche tese ad accreditare la natura ‘istituzionale’ dell’evento, ed apponendo in calce alle stesse la sua firma”.
Stando alle accuse del pm Roberto Felici, Marino avrebbe così indotto il personale della segreteria del Campidoglio a “redigere atti pubblici attestanti fatti non veri e recanti la sua sottoscrizione apocrifa”.
L’ex sindaco era imputato anche per la gestione della onlus Immagine. La struttura, che si occupava di aiuti sanitari a Paesi in via di sviluppo, avrebbe messo in atto delle assunzioni fittizie tra il 2012 e il 2014, con soggetti inesistenti: e così facendo, avrebbe truffato l’Inps. Oltre a Marino, presidente dell’associazione fino al luglio del 2013, l’inchiesta vede indagati per truffa in concorso altre tre persone. Sulle richieste il gup Pierluigi Balestrieri deciderà  la prossima settimana. Ma su questa contestazione i giudici non hanno accolto l’ipotesi dell’accusa.
Le dimissioni
Marino si era dimesso da sindaco di Roma l’8ottobre 2015 sotto la pressione degli stessi alleati. Pd e Sel, cioè i partiti che lo sostenevano al Campidoglio, gli avevano dato una sorta di ultimatum: il primo cittadino avrebbe dovuto farsi da parte oppure avrebbero deciso di sfiduciarlo nell’Assemblea capitolina, il consiglio comunale di Roma.
Uno stillicidio proseguito poi con una riunione di giunta in cui Marino era apparso praticamente solo, con le dimissioni rassegnate da tre assessori nominati in estate, come ultimo tentativo del Pd per raddrizzare una storia diventata sempre più storta, giorno dopo giorno, lontano anni-luce da quel giugno 2013 in cui il “sindaco marziano” era stato eletto.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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LE BALLE DELL’ASSESSORA MONTANARI SU SPELACCHIO

Gennaio 11th, 2018 Riccardo Fucile

ALLE OSSERVAZIONI DELL’ANAC RISPONDE DANDO NUMERI SBAGLIATI E PARAGONANDO MELE CON PERE… UN GIOCHETTO CHE OFFENDE L’INTELLIGENZA DEI ROMANI

Oggi è l’ultima giornata di Spelacchio, l’albero di Natale della Capitale.
Visto che è stato un successo l’assessora Pinuccia Montanari ha invitato tutti i romani alla cerimonia di saluto che avrà  luogo oggi alle ore 19.
L’assessora, in nome dell’onestà  e della trasparenza che contraddistingue il suo mandato ha accuratamente evitato di menzionare l’esito della verifica fatta dall’Autorità  nazionale anti corruzione (ANAC) che ha rilevato che per Spelacchio il Comune di Roma ha affidato il servizio alla stessa cifra per la quale nel 2015 vennero allestiti e addobbati due abeti (uno al Colosseo e uno in Piazza Venezia).
Qualche giorno fa l’assessora sottolineava i meriti dell’operazione Spelacchio che “ha occupato pagine e pagine delle principali testate nazionali e internazionali”.
La Montanari — ancora in preda alla magia del Natale — ha aggiunto che l’albero della vergogna “È entrato nel quotidiano della gente e ha rapito l’attenzione di radio e tv”.
Il fatto che giornali e televisioni abbiano parlato dell’albero perchè era brutto e per quanto era costato è un dettaglio evidentemente di poco conto per chi ha fatto dell’onestà  intellettuale la propria ragione di vita.
E passi che anche sulla rimozione dell’abete il M5S abbia dimostrato di non avere le idee chiare.
Ma oggi è la giornata dell’orgoglio. L’albero spelacchiato ha esaurito il suo compito e verrà  finalmente rimosso. Ieri sera l’assessora Montanari ha rimarcato come l’albero di Natale sia costato “meno rispetto a quello che hanno speso le amministrazioni che ci hanno preceduto per gli allestimenti natalizi“.
Quest’anno infatti, precisa l’assessora all’Ambiente “l’abete rosso di 21 metri donato dalla Comunità  di Val di Fiemme è costato 37 mila euro più Iva e oneri di sicurezza” che comprendono ovviamente anche lo smontaggio e lo smaltimento dell’alberello.
I più attenti avranno già  notato alcune imprecisioni.
La prima è un piccolo errore di calcolo visto che l’affidamento diretto è pari a 39.899,24 euro (che arrivano a quasi 50mila se si aggiungono iva e oneri per la sicurezza).
La seconda è più sottile: Pinuccia Montanari che l’albero è costato meno di quanto è stato speso negli anni passati per gli addobbi natalizi.
Ed è certamente vero visto che gli addobbi natalizi comprendono anche altre decorazioni nelle vie del centro storico e non solo l’allestimento dell’albero.
Infine: perchè la Montanari non parla di quanto è stato speso nel 2016?
Ed è vero che nel 2014, ad esempio, il Comune spese 231mila euro per gli addobbi (esclusi Iva e oneri si parla di 183.266,39 euro).
Quello che la Montanari però non dice è che quella cifra comprendeva oltre al posizionamento di abeti di grandi dimensioni anche l’allestimento di “addobbi vari presso il centro storico e i Municipi di Roma Capitale tramite la posa in opera di piante e quant’altro necessario, compresa la collocazione degli abeti di grandi dimensioni nelle località  più rappresentative della città , da allestire come alberi di Natale dotati di addobbi e luminarie”.
Nel 2014 quindi la precedente amministrazione spese 183mila euro (più iva) per l’allestimento del Natale in tutta Roma e nel Centro Storico.
Quest’anno invece il Comune ha speso quasi 40 mila euro per un solo albero.
Nel 2015, denuncia l’assessora pentastellata, la spesa per il Natale è arrivata a 96mila euro. Peccato però che per il “Servizio di trasporto, posizionamento in cassoni per n. 2 alberi per il Natale 2015 di 22 metri da collocare a Roma, comprensivo di rimozione e smaltimento al termine delle festività  natalizie” il Comune abbia speso 31.534,26 (38.471,80 euro Iva compresa).
A questo vanno aggiunti (per il 2015) 35mila euro per il noleggio delle luminarie per i due alberi.
Insomma nel 2015 il Comune per due grandi abeti natalizi ha speso qualcosa in meno di quello che ha speso quest’anno.
Ed in effetti anche i 5 Stelle l’anno scorso se ne erano accorti. Nel 2016 per l’albero di Piazza Venezia Roma spese 14.990.75 euro (iva e oneri inclusi). L’anno scorso per ovviare alle critiche la Giunta riempì l’albero di luci (il cui costo ovviamente esula da quello di trasporto e allestimento).
Quest’anno quindi il Comune ha speso più del doppio dello scorso anno affidando per altro l’allestimento alla stessa ditta (Ecofast Srl) che si era aggiudicata il bando nel 2014, 2015 e nel 2016.
Quanto si deve spendere per un albero di Natale? Non è questo il punto.
Si possono spendere 15mila euro (e il M5S l’ha fatto) per un albero oppure 40mila come quest’anno.
Se ne possono spendere anche 40mila per due alberi grandi quanto Spelacchio.
Il punto è l’onestà  e la trasparenza.
L’onestà  di non paragonare le spese per gli addobbi natalizi a Roma con quelle per un singolo abete. Senza contare che nel bando di gara di quest’anno non era previsto l’allestimento delle luminarie con le quali Spelacchio è stato generosamente rimpolpato per le quali non si sa quanto sia stato speso.
La trasparenza di dire perchè nel 2015 si è speso meno della metà  di quest’anno.
Ci sarebbe infine da spiegare come mai la determina dirigenziale per lo svolgimento per la gara sia datatata 13 novembre quando Spelacchio avrebbe dovuto essere posizionato in Piazza Venezia appena venti giorni dopo, il 1 dicembre.
Motivo per cui nella determina era prevista la possibilità  di procedere d’urgenza con una procedura di affidamento diretto senza gara (cosa che è puntualmente avvenuta).

(da “NextQuotidiano”)

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FRODE FISCALE DA 1,4 MILIARDI NELLA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA

Gennaio 11th, 2018 Riccardo Fucile

STUDIO MILANESE FORNIVA PACCHETTI “ALL INCLUSIVE” PER EVADERE LE TASSE… SEQUESTRATI BENI PER 180 MILIONI, 58 AUTO E 199 IMMOBILI… 17 ARRESTATI, 84 INDAGATI

Ai loro clienti, quasi tutti bresciani, fornivano un pacchetto «all inclusive» per evadere le tasse: notaio, domiciliazione fittizia, prestanome, tenuta della contabilità , assistenza nell’emissione di false fatture e altrettanto falsi modelli di versamento F24.
I numeri della frode sono monstre: 1,364 miliardi di euro.
A tanto ammonta il giro d’evasione messo in piedi da uno studio di consulenza tributaria e del lavoro di Milano.
Il titolare, morto durante le indagini, era «ministro del Governo di Antarcticland», paradiso fiscale nell’ Antartide in uno Stato mai riconosciuto.
Nei guai, dopo una complessa indagine nel settore dell’edilizia svolta dalla Procura di Brescia e dalla Finanza di Chiari, sono finiti in 25: diciassette persone sono state arrestate, per altre 8 è scattato l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria. 84 gli indagati. Tutti coinvolti nella maxi frode.
Le indagini, iniziate nel 2015, hanno permesso di dimostrare una serie di reiterate condotte fraudolente poste in essere dallo studio di Milano.
I consulenti fornivano ai clienti una vera e propria assistenza frodatoria, fiscale e previdenziale, falsificando le contabilità  societarie con fatture inesistenti per creare la provvista Iva da utilizzare per le successive presentazioni d’imposta.
Alla clientela più esigente, secondo quanto ricostruito, veniva fornito il pacchetto «all inclusive».
Delle 176 società  clienti dello studio di consulenza , i cui veri amministratori sono risultati quasi tutti soggetti bresciani , principalmente dell’area di Palazzolo , Orzinuovi , Castrezzato , Rovato , Chiari e della bergamasca, 132 sono risultate fittiziamente domiciliate in uno dei luoghi messi a disposizione dallo studio, 164 hanno annotato fatture false e tutte e 176 hanno eseguito illecite compensazioni e occultato la contabilità . Secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza, l’ex titolare dello studio (morto durante le indagini), il cui figlio risulta tra gli arrestati di oggi, avrebbe proposto a clienti di aprire società  nel paradiso fiscale di Antarcticland.
Le misure cautelari scattate sono 25: 4 bresciani, 3 bergamaschi e un parmense sono in carcere. 6 bresciani e 2 bergamaschi si trovano ai domiciliari, 4 bresciani, 2 bergamaschi, 1 lodigiano e 1 varesino hanno l’ obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
I reati contestati a vario titolo sono : dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, occultamento e distruzione di documenti contabili, indebita compensazione, truffa aggravata, bancarotta fraudolenta, impiego di denaro, beni od utilità  di provenienza illecita, sostituzione di persona, falsa dichiarazione ad un pubblico ufficiale sulla propria od altrui identità  e, soprattutto, l’associazione a delinquere a carico dei responsabili dello studio e de i loro prestanome . E’ stato disposto il sequestro di beni fino al raggiungimento di oltre 180 milioni di euro consentendo così di sequestrare 58 autoveicoli , 199 unità  immobiliari e 22 terreni (il tutto dislocato in una ventina di comuni tra le province di Genova, Cremona, Milano, Bergamo, Brescia, Pavia, V arese, Verona e Catania )

(da agenzie)

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COCIV NON PAGA I PASTI DEGLI OPERAI DEL TERZO VALICO, SCATTA IL PIGNORAMENTO

Gennaio 11th, 2018 Riccardo Fucile

PER LA SERIE “FACCIAMOCI CONOSCERE NEL MONDO”… TRATTORIA DI SERRAVALLE SCRIVIA COSTRETTA A VIE GIUDIZIARIE PER RECUPERARE IL CREDITO DI 35.000 EURO

«Sono questi i benefici che il Terzo valico porterebbe al territorio? Siamo indignati per aver lavorato e averci rimesso, almeno sinora, 35 mila euro, solo di fatture non ancora pagate».
Il Cociv, il consorzio per la realizzazione del Terzo valico, è stato condannato dal Tribunale di Sondrio al pignoramento di 35 mila euro per fatture non saldate da versare a una coppia di ristoratori di Serravalle, Elisabetta Muraca e Shkelzen Lama, titolari del locale “Il baracchino”, situato all’ingresso del quartiere Cà  del Sole.
Muraca e Lama avevano stabilito una convenzione con il Cociv per accogliere a prezzo convenzionato, a pranzo e cena, gli operai della ditta “Paganoni” di Sondrio che ha realizzato le fondamenta del villaggio dei dipendenti delle aziende appaltatrici del Cociv realizzato a Novi.
«Fino a due anni fa – spiega la signora Muraca – abbiamo ospitato per diversi mesi i dipendenti della Paganoni, fornendo loro 7 giorni su 7, domenica e giorni festivi compresi, pranzo e cena al prezzo di 10 euro ciascuno per ogni singolo pasto. Per i primi tre mesi i pagamenti sono stati regolari e tempestivi ma poi qualcosa si è inceppato. Gli operai sono sempre regolarmente venuti a mangiare. Parliamo di un minimo di 12 persone a un massimo di 20—21. Quindi sempre gruppi consistenti ai quali non abbiamo mai fatto mancare nulla. Avendo valutato che i primi pagamenti erano stati versati, non potevamo lasciare a stomaco vuoto le persone, anche confidando di avere a che fare con una società  nota come il Cociv».
«Invece — aggiunge il marito Shkelzen Lama — forse per disaccordi tra Cociv e Paganoni o forse perchè i lavori appaltati erano stati portati a termine, non abbiamo più visto un quattrino. Così, tramite l’avvocato Silvia Picollo abbiamo intentato causa al Cociv, con il quale avevamo stipulato la convenzione, rivendicando i 22 mila euro di fatturazioni che poi sono diventati 27 mila e 500 tra interessi e spese legali e infine 35 mila (pagamento fino all’espletamento del debito, ndr) come recita la sentenza a noi favorevole di pignoramento al consorzio».
La risposta del Cociv non si è fatta attendere. Dalle parole provenienti dalla direzione consortile, sembrerebbe che ci sia il riconoscimento della colpa e quindi l’accettazione della sentenza.
«Il Consorzio – si giustificano l’ufficio stampa del Cociv – ha già  provveduto ad accantonare la somma richiesta dal tribunale. Ad oggi, però, risulta una irregolarità  nel “Durc” (il documento unico di regolarità  contributiva nei confronti di Inps e Inail a cui le imprese di settore devono attenersi, ndr) da parte della società  debitrice “Paganoni” che rende quindi il credito inesigibile, fino alla regolarizzazione della posizione da parte della Paganoni stessa».
I coniugi Elisabetta Muraca e Shkelzen Lama, titolari del ristorante «Il baracchino» di Serravalle, dove per mesi hanno pranzato e cenato gli operai della Paganoni, dovranno quindi attendere, se e quando, l’impresa si atterrà  alla presentazione del documento richiesto da Cociv.
Ma i problemi per la coppia non finiscono qui. «Sempre attraverso il nostro legale – ha concluso la signora Muraca – intenteremo causa a un’altra impresa, la “Ober Osler” per lo stesso identico motivo. Anche in questo caso i primi tempi i pagamenti sono stati regolari ma poi questa impresa, ha accumulato un anno e mezzo fa un debito di 18 mila e 700 euro. Non si può andare avanti così».

(da “il Secolo XIX“)

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BERSANI APRE A UN’INTESA SU LOMBARDIA E LAZIO

Gennaio 11th, 2018 Riccardo Fucile

DOPO L’APPELLO DI PRODI E VELTRONI PER UN CENTROSINISTRA UNITO, LIBERI E UGUALI PRONTI A SEDERSI A UN TAVOLO

I padri nobili del Pd, l’ex premier Romano Prodi e l’ex segretario dem, Walter Veltroni lanciano, dalle pagine di Repubblica e della Stampa, un appello all’unità  della sinistra alle prossime elezioni, almeno nelle regionali di Lazio e Lombardia.
Un’apertura arriva da Pier Luigi Bersani, esponente di Liberi e Uguali.
“In Lazio e Lombardia proviamo a trovare un’intesa, ci stiamo lavorando”, dice, parlando con i cronisti alla Camera.
Con Nicola Zingaretti, ammette Bersani, la strada di un accordo è meno complicata di quella con Giorgio Gori. Comunque, avverte, “non ha senso fare ammucchiate contro la destra, operazioni di ceto politico. Serve una proposta chiara di sinistra di governo, alternativa alla destra. Altrimenti i cittadini non ce li portiamo a votare. Vediamo che succede nelle prossime ore”.
“Le forze del centrosinistra – auspica Prodi – recuperino il buon senso e si mettano insieme per le elezioni regionali e anche per quelle nazionali”. “Sono preoccupato – chiarisce – perchè non vedo prevalere quello spirito di coalizione che è sempre indispensabile per vincere una competizione elettorale. Quello spirito è fondamentale per le elezioni regionali, ma lo è anche per il voto nazionale. Per un semplice motivo: è stata approvata una legge che prevede proprio le coalizioni”.
Per Prodi, servirebbe “un rigurgito di buon senso in un mondo che sembra davvero aver perso tutto il buon senso”.
A Prodi fa eco Veltroni: “Sarebbe un vero e proprio delitto presentarsi divisi in due regioni fondamentali per il Paese”. “È evidente a tutti – aggiunge – che le condizioni sono cambiate. È possibile un’inversione di tendenza e allora sarebbe doveroso che i partiti del centrosinistra, tutti i partiti, trovassero una unità  contro le destre”.
A schierarsi per una candidatura unitaria del centrosinistra, perlomeno in Lombardia, è anche la leader Cgil Susanna Camusso. “Credo che sarebbe positivo se si cogliesse l’occasione di una candidatura unitaria in un’area del Paese, in particolare in quella milanese, dove cresce il numero di giovani e con un significativo tasso di innovazione. Sarebbe un passo importante per poter affrontare una partita strategica anche a livello nazionale”.
Potrebbe essere Gori il candidato unitario? “È compito delle forze politiche individuare il candidato. Ci piacerebbe che nella valutazione avessero un peso le buone relazioni avute con il sindacato a Bergamo come nel Lazio con Zingaretti”.
Inoltre, commenta la proposta di Grasso di abolire le tasse universitarie: “Sicuramente ha il pregio di riproporre il tema dell’accesso all’università  che oggi è fortemente basato sul censo. È una proposta che può aprire una discussione sulla qualità  dell’istruzione”.
Nel ruolo di pontiere anche Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana ed esponente di Liberi e Uguali, che su Facebook scrive: “Con Gori in Lombardia è opportuno aprire un confronto sul programma, perchè rispetto a Maroni non basta #faremeglio, come dice lo slogan Gori, ma si deve cambiare idee e politiche”, “nel Lazio non sostenere Zingaretti, un uomo di sinistra, è un errore perchè dobbiamo impedire che la Regione passi a Gasparri”.

(da “Huffingtonpost”)

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E GRILLO RITORNO’ A NON VEDERE LE STELLE: LA METAMORFOSI DEL BLOG DEL COMICO

Gennaio 11th, 2018 Riccardo Fucile

TRA UNA SETTIMANA FINE DEL SODALIZIO CON LA CASALEGGIO ASSOCIATI PER LA GESTIONE DEL BLOG… MENO POLITICA E MENO CINQUESTELLE

Il 16 gennaio, al massimo due giorni dopo, si consumerà  la metamorfosi, già  annunciata, del blog di Beppe Grillo. A rivelarlo è l’Adnkronos.
La formula del blog sarà  più Grillo, meno politica e meno 5 Stelle. Data storica perchè il blog, nato 13 anni fa da un’intuizione di Gianroberto Casaleggio, non sarà  più gestito dalla Casaleggio associati.
La novità  era stata annunciata da Grillo durante il suo discorso di fine anno. La Casaleggio Associati si occuperà  del blog delle Stelle, mentre quello di Grillo darà  più spazio a temi come la tecnologia e la smartcity.
“Si rincorrono inoltre rumors su possibili cambiamenti in seno alla Casaleggio associati e all’associazione Rousseau, scrive l’Adnkronos, ma l’unica certezza a ora “è la metamorfosi del blog di Grillo, che proprio la settimana prossima – in giorni che segneranno un vero e proprio spartiacque per il mondo grillino – compie gli anni: il 16 gennaio (data papabile per il lancio del nuovo blog) saranno trascorsi ben 13 anni da quando Grillo postò il suo primo pezzo intitolato Il muro del pianto”.

(da “Huffingtonpost”)

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#ABOLISCIQUALCOSA: DAI BRUFOLI AL COLESTEROLO ALTO, FAI ANCHE TU COME I LEADER IN CAMPAGNA ELETTORALE

Gennaio 11th, 2018 Riccardo Fucile

SUL WEB SPOPOLA L’HASHTAG CHE INVITA ALLA PARODIA DELLE BALLE CHE CI RACCONTANO

La capacità  della politica si vede e si capisce soprattutto in campagna elettorale, in quel valzer di promesse che diventano talvolta così surreali da suscitare invece che la giusta rabbia, una sincera ilarità .
E quel valzer è partito, ovviamente: tutti contro tutti, nuovi e vecchi, gente che stava insieme fino all’altro ieri e che oggi si mangia la faccia sperando di farcela da solo o alleanze contrastate che oggi diventano amicizie indissolubili.
Via, forza, si parte. Nessun escluso, anche il politico che pareva serio e distaccato, trova in campagna elettorale quella vèrve, quel brio che mai si sarebbe pensato potesse avere.
Ma se qualche tempo fa, molte di queste boutade potevano (fortunatamente) sfuggire al pubblico, ora l’amto e odiato “popolo della Web” becca tutto e riporta sui social ogni scempiaggine che viene detta trasformandola sempre con estrema ironia in una spassossima parodia (bisognerebbe piangere, ma gli italiani, si sa, sono cuori allegri).
Ecco quindi lanciato come un razzo in Rete l’hashtag l’#AbolisciQualcosa dove tutti finalmente possono chiedere di cancellare qualunque cosa, assolutamente a caso, come del resto insegna la politica.
E allora c’è chi abolirebbe la legge di gravità  come Sh1bano: «basta pesare di meno solo su Marte, non siamo un pianeta di serie B!» oppure chi come @Vale_clerici che abolirebbe «le locuzioni “mission” “vision” “outsourcing” “gap” “milestone””step”… dal vocabolario aziendale».
Poi c’è @TheSfigatto che di cose da abolire ne ha veramente molte, dalla «gente che ti tocca mentre parla -La gente che mastica rumorosamente -La gente che non capisce l’ironia -La gente che urla in treno -La gente che ti spinge come se non esistessi -La gente che rosica -La gente».
@tropicarry cancellerebbe i brufoli che spuntato proprio prima di qualche evento importante, o meglio i brufoli in generale», @antani1978 annullerebbe «il congiuntivo così da favorire uno dei candidati premier», @leo_Thewall «quelli che fanno il tiramisù con i Pavesini», @ilvago1973 «il limite di 200 di colesterolo e portarlo a 260?», Akkauntdiprova «tutte le promozioni di Poltrone e Sofà », @chiccolina69 «quelli che commentano seriamente i tweet ironici» e ancora @MaurizioAlba che abolirebbe «400 leggi» ma che poi si ricorda che «ah no, scusate. Sta cazzata è già  stata detta da qualche politico».
E queste sono solo alcune delle proposte degli utenti, che ad una prima occhiata possono sembrare soltanto divertenti ma che a guardarle bene, sono decisamente più interessanti di quelle che sentiamo in questi giorni dai “nostri” politici.

(da “il Secolo XIX”)

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MARONI VUOTA IL SACCO: “CON SALVINI SONO INCOMPATIBILE, E’ UNO STALINISTA”

Gennaio 11th, 2018 Riccardo Fucile

SUL “FOGLIO” SPIEGA LE RAGIONI DEL SUO ADDIO: “LA POLITICA NON E’ SOLO MARKETING, SALVINI SI DOCUMENTI SU CHE FINE HA FATTO STALIN”… “QUESTO MODO DI FARE POLITICA NON MI APPARTIENE”

“Salvini con me si è comportato da stalinista. Il mio addio? Incompatibilità  con lui. La politica non è solo marketing”. Roberto Maroni, governatore uscente della Lombardia, torna sulle ragioni della sua non ricadidatura. “Io sono una persona leale. Sosterrò il segretario del mio partito. Lo sosterrò – ha aggiunto – come candidato premier. Ma da leninista, non posso sopportare di essere trattato con metodi stalinisti e di diventare un bersaglio mediatico solo perchè a detta di qualcuno potrei essere un rischio”.
Maroni è prodigo di consigli con il suo compagno di partito. “Consiglierei al mio segretario non solo di ricordare che fine ha fatto Stalin e che fine ha fatto Lenin ma anche di rileggersi un vecchio testo di Lenin. Ricordate? L’estremismo è la malattia infantile del comunismo. Se solo volessimo aggiornarlo ai nostri giorni dovremmo dire che l’estremismo è la malattia infantile della politica”.
E sul futuro? Possiamo dire, chiede il Foglio, che fra i tratti di incompatibilità  culturale tra lei e il suo segretario, e forse fra i tratti di incompatibilità  politica, vi è anche un’idea diversa del rapporto che deve avere la politica con la giustizia? “Possiamo dirlo. E’ così. E’ questo uno dei tanti motivi che mi hanno spinto a ragionare su un futuro diverso, lontano da un modo di fare politica che capisco ma che, le dico la verità , proprio non mi appartiene”.
“Devo anche riconoscere — prosegue Maroni — che in questi giorni sono stato massacrato dai miei compagni di squadra, che hanno scelto di dare alla mia vita nuova un’interpretazione del tutto arbitraria, mentre sono stato ricoperto di affetto e amicizia da un mondo politico lontano da me, e questo mi ha colpito”.
Maroni si riferisce a un sms di Matteo Renzi, e “tanti altri.
Ma una telefonata — rivela — mi ha fatto particolarmente piacere: quella di Giorgio Napolitano. Siamo stati quindici minuti al telefono, con simpatia e affetto, ha riconosciuto che la mia è stata una scelta coraggiosa, e lo ringrazio, ha detto che noi del 1955 siamo fatti così, vale per me e vale per Veltroni, e che a un certo punto abbiamo bisogno di prendere aria e di pensare alla nostra vita”.
Maroni parla anche del Jobs Act, dicendo che non va rottamato: “Non scherziamo. Se mai, migliorato. Purtroppo tutto questo non si può dire perchè in campagna elettorale, e vale anche per questa campagna elettorale, da una parte e dall’altra ci sono spesso valutazioni su questi temi che prescindono dal merito, frutto di perversi atteggiamenti ideologici in base ai quali tutto quello che è stato fatto prima di noi deve essere cancellato. Questa non è politica, è propaganda”.

(da agenzie)

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CHI E’ PAOLO BELLAVITE, L'”ESPERTO” DI VACCINI CITATO DA SALVINI

Gennaio 11th, 2018 Riccardo Fucile

IL PROFESSORE IN PENSIONE NON E’ UN MEDICO, NON E ISCRITTO ALL’ALBO E NON E’ NEMMENO UN OMEOPATA

Ieri Matteo Salvini ha scritto su Twitter che quando andrà  al governo farà  cancellare la legge Lorenzin sulle vaccinazioni obbligatorie. Ovviamente se Salvini andrà  al governo con la coalizione di centrodestra la legge non sarà  abrogata perchè Forza Italia ha votato a favore del provvedimento e ieri ha ribadito che non c’è alcuna necessità  di modificarlo.
Salvini sta solamente utilizzando la paura dei vaccini, richiamandosi alla “libertà  di scelta”, per avere i voti dei Genitori Preoccupati.
È comprensibile che Salvini cerchi di racimolare voti ovunque ma è davvero opportuno che lo faccia a spese della salute pubblica?
Il segretario della Lega Nord è davvero disposto a tutto pur di vincere le elezioni?
Dopo le numerose critiche allo striminzito tweet nel quale annunciava la volontà  di cancellare la legge 119/2017 Salvini ha “spiegato” perchè è favorevole ai vaccini ma non all’obbligo. Lo ha fatto ribadendo di essere un papà  che ha vaccinato i propri figli per scelta e non per obbligo. In realtà  — ma forse Salvini lo ignora — i vaccini in Italia erano obbligatori anche prima della legge Lorenzin (ad eccezione del Veneto). A non essere obbligatorio era la presentazione del certificato vaccinale per l’iscrizione a scuola.
Ma l’ignoranza ormai è di moda.
Per uscire dall’angolo e fornire qualche argomentazione scientifica Salvini ha consigliato ai suoi follower di informarsi leggendo il testo “assolutamente scientifico” del dottor Paolo Bellavite, docente di Patologia Generale in pensione, esperto di omeopatia e — à§a va sans dire — di vaccinazioni e dei loro rischi.
Salvini avrebbe potuto consigliare di leggere il documento dell’Istituto Superiore di Sanità  Vaccinazioni pediatriche: le domande difficili, eppure ha preferito consigliare il libro di di un ex professore universitario che in una sua recente pubblicazione parla ad esempio del «possibile ruolo della vaccinazione nella comparsa di disturbo ossessivo-compulsivo (OCD), anoressia nervosa (AN), disturbo d’ansia, tic cronici, disturbo da deficit di attenzione e iperattività , disturbo depressivo maggiore e disturbo bipolare».
Chi è Paolo Bellavite?
Chi segue il dibattito antivaccinista e free-vax sa che Bellavite è uno dei punti di riferimento per i Genitori Preoccupati. Lo si è trovato a tenere conferenze assieme a Dario Miedico e in più occasioni ha preso le difese di altri medici free-vax come Roberto Gava.
Un mese fa Bellavite ha dedicato un post a tutti i “martiri” della battaglia per la libertà  vaccinale. Il suo pensiero si conclude con questa affermazione: “se i vaccini non provocano l’autismo possono provocare un danno neurologico che produce sintomi molto simili all’autismo”.
Bellavite infatti è molto attento a non dire che i vaccini causano l’autismo.
Ad esempio critica la ricerca di Andrew Wakefield, salvo poi scrivere che “GlaxoSmithKline — l’azienda multinazionale che produce il vaccino MPR all’origine della disputa — ha nominato nel suo Consiglio James Murdoch, magnate dell’editoria e dirigente del Sunday Times, lo stesso giornale che ha pubblicato l’inchiesta su Wakefield”.
Oppure dopo aver scritto che la correlazione tra vaccini e autismo non è provata scrive “che l’autismo possa essere causato anche dalle vaccinazioni ripetute è scientificamente plausibile”.
È chiaro che chi si accosta alla pubblicazione Scienza e vaccinazioni — Plausibilità , evidenze, deontologia con un atteggiamento già  molto scettico nei confronti delle vaccinazioni obbligatorie troverà  più conferme che smentite alle sue credenze.
Ad esempio Bellavite riferisce che “è certo che l’esposizione ad adiuvanti contenuti nei vaccini (soprattutto alluminio) correli con l’aumento di casi di autismo” e prudentemente aggiunge che “ciò non stabilisce una relazione causale”.
Cosa capirà  il Genitore Preoccupato? Troverà  una conferma alla ricerca dei coniugi Gatti&Montanari (che non a caso vengono citati).
Ogni volta che Bellavite cita uno studio che poi viene ritirato o ritrattato aggiunge sempre “curiosamente”, quasi a voler suggerire che c’è qualcuno che opera per nascondere la verità  e farla sparire, censurarla, anche dalle riviste scientifiche.
Paolo Bellavite è un omeopata?
La strategia di Bellavite è chiara: non vuole passare per complottista e si limita a riferire i fatti senza commenti.
Intanto però nella sua pubblicazione dà  lo stesso peso a chi sostiene che i vaccini abbiano gravi effetti collaterali e a chi dice che sono importanti.
Da uno scienziato e professore di medicina ci si aspetterebbe quantomeno una lettura critica dei dati, con la spiegazione del perchè alcune ricerche hanno un peso scientifico maggiore di altre. Ma chi sa leggere tra le righe capisce dove vuole andare a parare il nostro professore.
E il problema dell’attendibilità  di alcune ricerche citate è strettamente connesso ad un altro: l’omeopatia. Charlotte Matteini ha rinfacciato a Salvini di affidarsi ad un omeopata. Bellavite ha risposto piccato di non essere un omeopata.
Dove sta la verità ? La verità  è che Bellavite, pur non essendo un omeopata, è uno strenuo difensore dell’omeopatia.
Nella sezione dedicata all’acqua fresca sul suo sito si legge che “il gruppo Bellavite si occupa di ricerca scientifica sulle medicine complementare e l’omeopatia dal 1989”.
Curiosamente le ricerche scientifiche di Bellavite sono a favore del metodo omeopatico. Al punto da essere considerato dal CICAP la “figura più di spicco dell’omeopatia italiana”.
Ed è solo una coincidenza che anche quando parla di vaccini Bellavite dedica molte pagine a smontare gli studi che dimostrano una totale mancanza di efficacia dell’omeopatia.
Ed è solo una coincidenza che qualche tempo fa Bellavite abbia dedicato un post alla puntata di Piazza Pulita dove Andrea Casadio — per dimostrare che l’omeopatia non serve a nulla — ingurgitava un intero flacone di calmante omeopatico. Bellavite su Facebook scrisse che il gesto era “pericoloso perchè potrebbe indurre qualche squilibrato a ripeterlo”.
Sono tutte coincidenze i numerosi tweet e post sulla “memoria dell’acqua” e sull’efficacia dell’omeopatia per curare l’influenza.
Così come anche il fatto che — come si legge nel suo curriculum —   “La sua competenza in questo campo gli è valsa anche la nomina da parte del Ministero della Sanità  quale esperto nella Commissione Nazionale costituita ai sensi del D.Lvo 185/95 per regolamentare l’introduzione dei medicinali omeopatici nella farmacopea italiana”.
È vero: Paolo Bellavite non è un medico (non è iscritto all’albo), non è un omeopata e non è nemmeno un antivaccinista.
Il fatto che si occupi di omeopatia, di vaccinazioni e che venga considerato un esperto da genitori free-vax sono tutte coincidenze.
Sarebbe a questo punto interessante sapere cosa ha capito Salvini del libro di Bellavite.

(da “NextQuotidiano”)

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