MARONI VUOTA IL SACCO: “CON SALVINI SONO INCOMPATIBILE, E’ UNO STALINISTA”
SUL “FOGLIO” SPIEGA LE RAGIONI DEL SUO ADDIO: “LA POLITICA NON E’ SOLO MARKETING, SALVINI SI DOCUMENTI SU CHE FINE HA FATTO STALIN”… “QUESTO MODO DI FARE POLITICA NON MI APPARTIENE”
“Salvini con me si è comportato da stalinista. Il mio addio? Incompatibilità con lui. La politica non è solo marketing”. Roberto Maroni, governatore uscente della Lombardia, torna sulle ragioni della sua non ricadidatura. “Io sono una persona leale. Sosterrò il segretario del mio partito. Lo sosterrò – ha aggiunto – come candidato premier. Ma da leninista, non posso sopportare di essere trattato con metodi stalinisti e di diventare un bersaglio mediatico solo perchè a detta di qualcuno potrei essere un rischio”.
Maroni è prodigo di consigli con il suo compagno di partito. “Consiglierei al mio segretario non solo di ricordare che fine ha fatto Stalin e che fine ha fatto Lenin ma anche di rileggersi un vecchio testo di Lenin. Ricordate? L’estremismo è la malattia infantile del comunismo. Se solo volessimo aggiornarlo ai nostri giorni dovremmo dire che l’estremismo è la malattia infantile della politica”.
E sul futuro? Possiamo dire, chiede il Foglio, che fra i tratti di incompatibilità culturale tra lei e il suo segretario, e forse fra i tratti di incompatibilità politica, vi è anche un’idea diversa del rapporto che deve avere la politica con la giustizia? “Possiamo dirlo. E’ così. E’ questo uno dei tanti motivi che mi hanno spinto a ragionare su un futuro diverso, lontano da un modo di fare politica che capisco ma che, le dico la verità , proprio non mi appartiene”.
“Devo anche riconoscere — prosegue Maroni — che in questi giorni sono stato massacrato dai miei compagni di squadra, che hanno scelto di dare alla mia vita nuova un’interpretazione del tutto arbitraria, mentre sono stato ricoperto di affetto e amicizia da un mondo politico lontano da me, e questo mi ha colpito”.
Maroni si riferisce a un sms di Matteo Renzi, e “tanti altri.
Ma una telefonata — rivela — mi ha fatto particolarmente piacere: quella di Giorgio Napolitano. Siamo stati quindici minuti al telefono, con simpatia e affetto, ha riconosciuto che la mia è stata una scelta coraggiosa, e lo ringrazio, ha detto che noi del 1955 siamo fatti così, vale per me e vale per Veltroni, e che a un certo punto abbiamo bisogno di prendere aria e di pensare alla nostra vita”.
Maroni parla anche del Jobs Act, dicendo che non va rottamato: “Non scherziamo. Se mai, migliorato. Purtroppo tutto questo non si può dire perchè in campagna elettorale, e vale anche per questa campagna elettorale, da una parte e dall’altra ci sono spesso valutazioni su questi temi che prescindono dal merito, frutto di perversi atteggiamenti ideologici in base ai quali tutto quello che è stato fatto prima di noi deve essere cancellato. Questa non è politica, è propaganda”.
(da agenzie)
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