Destra di Popolo.net

TUTTE LE SUPERCAZZOLE NEL VIDEO DI SCUSE DI ANTONIO DI MAIO

Dicembre 3rd, 2018 Riccardo Fucile

LEGGE UN TESTO SU REGIA DELLA COMUNICAZIONE DEL M5S, MA NON SPIEGA UNA MAZZA

È emozionato Antonio Di Maio, il padre del Capo Politico del M5S, quando compare in video per dire la sua verità  su una vicenda «che ormai è sotto i riflettori».
Questa mattina Di Maio   senior ha aperto una sua pagina Facebook dove ha postato un video la cui grafica iniziale tradisce il fatto che sia stato preparato dalla macchina della comunicazione pentastellata.
Niente di spontaneo quindi, ma il signor Di Maio non ha bisogno di parlare a braccio perchè ha una lettera da leggere.
«Questa volta Facebook lo uso io»
La lettera affronta due delle tante questioni riguardanti la famiglia del vicepremier: le assunzioni in nero e i presunti abusi edilizi commessi nel terreno di famiglia a Mariglianella.
Non si parla invece del condono richiesto per la casa di famiglia a Pomigliano D’Arco (cui negli anni sono stati aggiunti circa 150 metri quadri) e non si parla di alcune questioni relative al passaggio degli affari di famiglia dalla Ardima di Paolina Esposito (moglie di Antonio Di Maio) che essendo dipendente pubblico non poteva nemmeno essere amministratrice di una società  alla Ardima Srl di proprietà  di Luigi Di Maio e di sua sorella Rosalba.
Vicenda che è politicamente più problematica perchè dimostra che Luigi Di Maio nel 2013 era perfettamente a conoscenza delle assunzioni in nero da parte della ditta della madre.
Il padre del vicepremier invece parla degli errori commessi in prima persona, errori per i quali non è giusto che paghi il figlio che non ha nulla a che vedere (salvo appunto aver ereditato le vertenze dei dipendenti).
In due parole: è tutta colpa sua, Luigi non sapeva nulla perchè il signor Di Maio ha nascosto i suoi errori «per un motivo banale che per me era importante: avevo paura di perdere la loro stima».
Forse però — ragiona Antonio — la qual cosa è accaduta comunque. Forse addirittura prima che la faccenda finisse sotto i riflettori visto che per ammissione del ministro i rapporti tra i due non sono stati sempre idilliaci.
La difesa del padre del leader pentastellato è tutta qui. Come si può biasimare un genitore che cerca di non far mancare nulla alla sua famiglia? Come si può colpevolizzare un piccolo imprenditore finito nella morsa di Equitalia?
Il signor Di Maio ammette i suoi errori, ma è davvero sbagliato quello che ha fatto? Il video sembra suggerire di no, anzi, che era inevitabile.
Fino a qui niente di nuovo rispetto a quanto già  dichiarato al Corriere della Sera qualche giorno fa.
Antonio Di Maio però evita accuratamente di dire che la moglie era incompatibile con la carica che ricopriva nella Ardima (al Corriere disse che non lo sapevano..) così come non dice di aver detto ai figli che era tutto in regola quando venne aperta la Ardima Srl.
E non può dirlo perchè nel frattempo è spuntato fuori un documento allegato all’atto notarile con il quale è stata costituita la Ardima Srl nel quale sono esplicitamente indicati gli accantonamenti del fondo rischi e oneri, soldi messi da parte per far fronte alle vertenze con i dipendenti.
Una di queste cause risultava essere ancora pendente nel 2014, quando iniziò ufficialmente la gestione dei fratelli Di Maio. Come faceva Luigi Di Maio, titolare al 50% della ditta, a non sapere nulla?
Antonio Di Maio dice che dopo la chiusura della ditta (nel 2006) «successivamente mia moglie ha avviato una nuova attività  di impresa che ha pagato regolarmente le tasse».
Ed è proprio a quella azienda che viene contestato di aver stipulato contratti in nero. Come è possibile sostenere che quella attività  ha pagato regolarmente le tasse quando ha omesso di pagare i contributi ai dipendenti?
I   testimoni sentiti dalle Iene infatti hanno riferito di aver lavorato per la Ardima di Paolina Esposito (e non di Antonio Di Maio) tra il 2008 e il 2011. Che c’entra quindi l’attività  imprenditoriale del padre, che di quella ditta era solo il direttore dei lavori?
La non-spiegazione sui terreni a Mariglianella
C’è poi la questione del terreno abusivo a Mariglianella. A quel civico (via Umberto I numero 69) aveva sede l’azienda della signora Esposito presso la quale anche Luigi Di Maio venne assunto nel 2008. Antonio Di Maio si lamenta del sorvolo di un drone, dell’eccessiva attenzione dei giornalisti e “ammette” «che nel cortile avevo lasciato qualche mattone e dei sacchi con materiale edile e altre cose. Anche in questo caso, se ho sbagliato me ne assumo la responsabilità , ma essendo la mia proprietà  privata non pensavo che questo potesse essere addirittura un reato ambientale».
Di Maio e il terreno abusivo: la villetta
Ma il padre del vicepremier sorvola su un’altra questione: gli immobili presenti sul quei lotti di terreno.
Un conto infatti è ammettere la presenza di “qualche mattone” un altro è spiegare la presenza di quello che hanno rivelato le immagini del drone. Non “una stalla” o qualche “edificio sgarrupato” come li definisce il Capo Politico del M5S (mentendo) ma una villetta con cucina, patio e prato e una piccola piscina di quelle componibili. Non proprio l’idea di terreno abbandonato dai tempi del terremoto del 1980 che ci si fa ascoltando le spiegazioni di Luigi Di Maio di questi giorni.
Non è certo colpa del ministro, ma Antonio Di Maio non spiega come mai all’atto di acquisto del terreno (che secondo il figlio apparteneva alla famiglia dai tempi dei nonni) non ha fatto inserire la presenza degli immobili.
Ammesso che ci fossero già . Se invece sono stati costruiti successivamente il quadro cambia e si parla di veri e propri abusi. Evidentemente la supercazzola è un dono di famiglia.

(da “NextQuotidiano”)

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NUOVA GAFFE DI TONINELLI: “GENOVA TORNERA’ PIU’ FORTE DI PRIMA IN POCHI MESI, AL MASSIMO ANNI”

Dicembre 3rd, 2018 Riccardo Fucile

ORA I GENOVESI PER QUALCHE ANNO POSSONO STARE TRANQUILLI

«Come governo abbiamo dato tutto quello che potevamo a Genova e penso che in pochi mesi, al massimo anni, tornerà  ad essere più forte di prima»: Danilo Toninelli breaks the internet, come suo solito, con questa dichiarazione che sta già  movimentando la giornata dei genovesi, sicuramente contentissimi del fatto che “al massimo in pochi anni” la loro città  funestata dal crollo del Ponte Morandi potrà  tornare a splendere.
Da aggiungere mancano solo le parole di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera il 13 novembre scorso: “In tutta sincerità : se lo meritano, i genovesi, questo stucchevole rimpallo fra date senza che ci sia ancora, tre mesi dopo la tragedia, uno straccio di progetto, di brogliaccio con regole chiare, di dibattito sulle idee già  pervenute, di cronoprogramma? «Vogliamo sapere», hanno detto gli sfollati nella loro prima manifestazione. Sapere. E questo è il punto”.
Se non fosse ministro Toninelli potrebbe sostituire Ezio Greggio nella gag dell’asta per il capolavoro di Teomondo Scrofalo.

(da “NextQuotidiano”)

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E’ ARRIVATO #SPEZZACCHIO, LA RAGGI NE AZZECCASSE MAI UNA

Dicembre 3rd, 2018 Riccardo Fucile

L’ALBERO DI NATALE A ROMA E’ GIA’ MALCONCIO, RAMI SPEZZATI E FORMA RIDICOLA … E SUI SOCIAL DIVAMPA LA SATIRA

Non c’è pace per Spelacchio. Appena approdato a Roma, il nuovo albero di Natale è finito immediatamente nel mirino dei social, che lo hanno subito ribattezzato #Spezzacchio a causa dell’aspetto malconcio, con rami tagliati ma anche spezzati, probabilmente a causa del viaggio dal vivaio di Varese a Roma .
“Cosa c’è di più triste di un albero senza foglie? Semplice, un albero senza rami”.
E ancora: “Da Spelacchio a Spezzacchio, Virginia Raggi e gli abeti non vanno d’accordo”, “Spelacchio sembra provenire direttamente dal SottoSopra”, “Spelacchio e Spezzacchio sono il risultato degli abeti precedenti”, per citare solo alcuni dei commenti apparsi su Twitter in mattinata, subito dopo l’arrivo della pianta in piazza Venezia.
I titolari dell’azienda florivivaistica di Varese, che ha fornito l’abete alto 23 metri. assicurano: tutti i rami torneranno al loro posto, una volta terminate le operazioni di montaggio e di addobbo   l’albero potrà  fare la sua bella figura.
“Era previsto e prevedibile che nel corso di un viaggio di circa 700 km qualche ramo si incrinasse e si spezzasse, anche perchè l’albero è stato sottoposto a una legatura particolare in modo da spostarlo rispettando tutte le norme di sicurezza – spiega Giuseppe Spertini, il proprietario del vivaio di Cittiglio (nel Varesotto) da cui è partito il nuovo Spelacchio – Le squadre che sono sul posto hanno le competenze e gli strumenti necessari per sistemare tutto in modo che l’albero risulti assolutamente perfetto al momento dell’accensione. Addirittura alcuni rami erano stati tagliati qui per essere poi rimontati a Roma”. Con dei chiodi.
Non si è mai visto un procedimento del genere, con rami spezzati e riattaccati, molte città  hanno installato alberi anche più grandi senza dover subire conseguenze del genere nel trasporto.

(da agenzie)

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SE QUOTA 100 DIVENTA QUOTA 104

Dicembre 3rd, 2018 Riccardo Fucile

UN ALTRO TRUCCO DA ILLUSIONISTA DI SALVINI PER FAR FINTA DI MANTENERE LE PROMESSE

Con il termine prestidigitazione si indica la tecnica o l’arte del prestigiatore riferendosi in particolare alla sua destrezza manuale.
Tutti abbiamo presente quei fantastici illusionisti capaci di ingannare i nostri occhi facendo scomparire una moneta da una mano e farla comparire da un’altra parte, o di tirare fuori dal nulla carte, fiori o fazzoletti colorati.
È tutto un trucco ovviamente ma noi non ce ne accorgiamo. I politici più abili riescono (o provano) a fare lo stesso con le promesse elettorali.
Indicano la promessa in questione e ci invitano a non distogliere lo sguardo da essa, poi con un colpo da maestri non la mantengano inducendoci a credere di averla realizzata.
Veniamo ai fatti.
Secondo il Corriere della Sera l’ultima trovata per far finta di rispettare le promesse prese con l’elettorato, è una furbata degna del miglior Silvan.
La proposta sarebbe stata avanzata dal prof. Alberto Brambilla, tecnico vicino a Matteo Salvini.
In pratica il riferimento unico per l’applicazione di quota 100 (62+38) sarebbe il 31/12/2028. A marzo 2019 potrebbero andare in pensione coloro che hanno maturato al 31/12/2018 quota 100 da almeno due anni, che tradotto in italiano significa, ad esempio, 64+40 cioè quota 104.
In estate sarà  il turno di quelli che hanno maturato quota 100 da diciotto mesi, e così via fino a tutto il 2020, anno in cui verranno esauriti tutti i quota 100 al 31/12/2018. §Il costo aggiuntivo previsto per i conti pubblici sarebbe a questo punto di “soli” 3,9 miliardi l’anno come media per i prossimi cinque anni.
Una cosa ben diversa dalla progressione del tipo 7-14-21 miliardi che si avrebbe (molto approssimativamente) per i prossimi tre anni senza nessuna correzione o limitazione di sorta del criterio promesso.
Una domanda è a questo punto obbligatoria: che succederà  con questa nuova impostazione per chi maturerà  quota 100 dopo il 31/12/2018?
E che succederà  dal 2021 in avanti?
Non ce lo dicono ovviamente, dipenderà  dalla data delle prossime elezioni politiche. Se sarà  necessario si inventeranno nuove balle e nuove prestidigitazioni.
Ora, non sappiamo se questa proposta sarà  effettivamente adottata. Siamo però piuttosto certi che anche nella versione light 62+38 quota 100 non potrà  essere un provvedimento generalizzato e permanente senza forti limitazioni e precise condizioni restrittive.
È il segreto di Pulcinella che tutti coloro dotati di raziocinio sanno e che nei nostri talk show non è mai evidenziato dai nostri inadeguati giornalisti quando il politico di turno ribadisce le sue promesse elettorali.
Non c’entra tanto, o solo, la procedura di infrazione della UE, il problema è che ciò rappresenterebbe un peso insostenibile per i nostri conti, soprattutto in virtù di una struttura demografica che per i prossimi anni vedrà  un incremento delle persone che andranno in pensione rispetto al totale della popolazione.
Chiedere al presidente dell’INPS Tito Boeri per maggiori particolari.
Il consiglio è quindi di prepararvi a questo o a qualche altro abile trucco da illusionista, perchè in campagna elettorale e fino a pochi giorni fa vi hanno mentito. La promessa che fissate con tanta attenzione sparirà  sotto i vostri occhi per magia. Ah! Dimenticavo… la prestidigitazione, però, non vale per tutte le promesse elettorali, quella della diminuzione delle tasse prima di farla scomparire non ve l’hanno fatta vedere neanche per un secondo.

(da “NextQuotidiano”)

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PAOLA TAVERNA LASCIA LA CASA POPOLARE AL QUARTICCIOLO?

Dicembre 3rd, 2018 Riccardo Fucile

LA MADRE OCCUPA DA ANNI SENZA TITOLO UNA CASA ATER, CHE SIA LA VOLTA BUONA?

Paola Taverna sta pensando di far lasciare alla madre la casa popolare al Quarticciolo che attualmente occupa senza titoli per chiudere la vicenda che la stessa Taverna aveva definito “un’ingiustizia” quando era scoppiata sui giornali.
Ne parla oggi Il Messaggero in un articolo a firma di Simone Canettieri:
La signora, ormai ottantenne, sarebbe comunque disponibile a lasciare l’appartamento al Quarticciolo, periferia della Capitale. Una scelta dolorosa, ma che eviterebbe l’effetto mediatico in caso di ricorso respinto con i vigili costretti a intervenire per eseguire l’ordinanza di sgombero. Interpellato da Il Messaggero lo staff di Taverna si limita a commentare: «Non confermiamo nè smentiamo questa notizia: quando ci saranno sviluppi sarà  nostra premura renderli pubblici».
Il 3 dicembre 2017,dopo tre anni di istruttoria, l’Ater stabilisce che l’immobile debba essere liberato perchè in base a un accertamento patrimoniale la mamma di Paola Taverna ha perso il diritto di occupare la casa.
Perchè? Secondo l’Ater, la signora è proprietaria di 4/6 di un immobile a Olbia, partecipato anche dalla stessa madre, nonchè di un locale commerciale e, soprattutto, un appartamento a Torre Angela (altra borgata romana) dove, secondo gli ispettori Ater, potrebbe tranquillamente portare sua madre.       Scopri di più
La Taverna, che da barricadera se la prendeva sempre con i privilegiati delle case popolari ma sul punto è diventata afona quando è uscita la storia della madre, eviterà  così di farsi sfrattare da Virginia Raggi:
All’inizio dell’anno il Campidoglio comunica la decadenza del diritto a occupare la casa al Quarticciolo. Partono i ricorsi al Tar e al tribunale civile contro il decreto del Comune. Il 9 gennaio si deciderà  nel merito della sospensiva richiesta dalla famiglia di Taverna. La big del M5S,   appena scoppiato il caso, si è difesa: «Questo è un accanimento, mia madre ha diritto di morire dove ha vissuto».
Da quando la polemica politica si è placata, dietro la quinte è partita un’interlocuzione sotterranea. Si valuta appunto un’uscita di scena. E dalla casa. Ma l’ultima parola non è stata ancora scritta.
Proprio stamattina Paola Taverna, pubblicando un articolo del Fatto che parla dei Renzi, si dice stufa delle notizie su padri, fratelli e prozie
Un tempismo perfetto, no?

(da “NextQuotidiano”)

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QUELLO CHE NON SAPETE SULLA STORIA DEI BAMBOLOTTI DI COLORE A CODROIPO: I RAZZISTI VIOLANO LA LEGGE REGIONALE SULLE SCUOLE PER L’INFANZIA

Dicembre 3rd, 2018 Riccardo Fucile

E A UDINE NEGLI ASILI DISCRIMINANO I FIGLI DEI RICHIEDENTI ASILO, DELLE DONNE VITTIMA DI VIOLENZA E DEI DISOCCUPATI

A Codroipo il centrodestra va contro la Legge Regionale sulle scuole per l’infanzia
A Udine il Decreto di papà  Salvini diventa un pretesto per discriminare i figli dei richiedenti asilo
A Codroipo (Udine) il Comune avrebbe deciso di vietare l’utilizzo di giocattoli e strumenti musicali appartenenti a culture diverse dalla nostra e bambolotti con la pelle scura.
A riferirlo è un articolo del Messaggero Veneto dove viene spiegato che l’amministrazione comunale ha deciso di togliere dal regolamento del nido comunale Il Mondo dei Piccoli ogni riferimento alle “diverse culture” o alle “culture di provenienza” dei piccoli alunni.
Nel regolamento attuale — che è l’unico al momento online — tra le finalità  del servizio educativo si fa riferimento al fatto che il nido d’infanzia debba contribuire «ad integrare le differenze ambientali e socio-culturali».
Il nuovo regolamento — che stando ad un ordine del giorno è stato discusso durante il consiglio comunale del 29 novembre — conteneva una invece un ulteriore riferimento all’integrazione laddove specificava che la struttura potesse dotarsi di elementi (oggetti, giocattoli e così via) che «facessero riferimento alle diverse culture e alla cultura di provenienza».
Una modifica coerente con la necessità  di ridurre il rischio emarginazione dei bambini e di favorire l’integrazione degli alunni.
Tanto più che tra gli obiettivi del Nido comunale c’è quello di valorizzare le differenze.
Al momento della ratifica del testo del regolamento però la maggioranza di centrodestra che sostiene il sindaco Fabio Marchetti (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Viviamo Codroipo per il Centrodestra) ha presentato un emendamento correttivo che è andato ad eliminare il riferimento alle “culture diverse”.
In poche parole pur se non lo vieta esplicitamente il nuovo regolamento (che deve ancora essere pubblicato) non prevede la possibilità  per la struttura educativa di dotarsi di strumenti didattici — che a quell’età  sono giocattoli — in grado di insegnare il valore della diversità .
Il sindaco Marchetti si è giustificato spiegando che «al regolamento non spetta disciplinare le differenze culturali, bensì annullare le differenze sociali, e che la formula utilizzata riproduce quella adottata da altri Comuni come Monfalcone». Proprio a Monfalcone (Gorizia) la sindaca leghista aveva deciso quest’estate di fissare un tetto del 45% per la presenza di alunni stranieri nelle classi di due scuole materne che ha costretto molti figli di immigrati che lavorano nei cantieri di Fincantieri a non potersi iscrivere a scuola.
Secondo il consigliere Gabriele Giavedoni (PD) «la grettezza della maggioranza di centrodestra mette a rischio l’accreditamento del nido, cioè la possibilità  di di ricevere contributi per abbattere le rette, visto che non è più coerente con le direttive regionali».
Insomma la lotta contro il pericolosissimo multiculturalismo finirebbe per colpire le tasche dei cittadini di Codroipo.
È infatti proprio la legge Regionale 20/2005 che elenca le caratteristiche, i requisiti e le procedure per l’avvio di nidi d’infanzia a prevedere la «presenza di materiali didattici che fanno riferimento ad altre culture; nella, programmazione delle attività  si pone attenzione alle culture di provenienza» (esattamente la stessa frase cassata dall’emendamento di centrodestra) proprio al fine di prevenire e ridurre le cause di emarginazione.
Nel frattempo a Udine iniziano a farsi sentire gli effetti del Decreto Sicurezza fortemente voluto dal ministro e papà  Matteo Salvini.
Al centro delle polemiche c’è ancora il regolamento per gli asili nido. Nel nuovo Regolamento per i servizi educativi per la prima infanzia approvato dalla maggioranza di centrodestra si legge che i figli dei richiedenti asilo accolti nelle strutture territoriali non saranno ammessi alla scuola per l’infanzia perchè non hanno la residenza.
Questo perchè in base al Decreto Salvini risulta non essere più possibile per i richiedenti asilo di acquisire la residenza anche durante la permanenza in tale condizione giuridica.
La maggioranza è andata a modificare l’articolo del regolamento che — pur consentendo una corsia preferenziale per l’iscrizione ai bambini residenti nel Comune di Udine e con almeno uno dei genitori residenti nel Comune di Udine — consentiva ai figli dei richiedenti asilo di poter accedere alla graduatoria prevedendo che per coloro che sono ospitati nelle diverse strutture di accoglienza si poteva prescindere dalla residenza ed era sufficiente solo il domicilio.
Le modifiche penalizzanti e discriminatorie — spiega il consigliere Federico Pirone — colpiscono non solo i figli dei richiedenti asilo ma anche i figli delle vittime che necessitano di protezione sociale, come i figli delle donne vittime di violenza.
Ma non solo: anche i figli dei disoccupati vengono penalizzati perchè il regolamento introduce una forma di premialità  nella graduatoria per i figli di lavoratori dipendenti a tempo pieno.

(da “NextQuotidiano”)

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IL CENTRO MODELLO DI GENOVA, LA DENUNCIA DI DON MARTINO: “CON IL DECRETO SICUREZZA COSTRETTI A LICENZIARE UN TERZO DEI DIPENDENTI, PROFUGHI ABBANDONATI A SE STESSI”

Dicembre 3rd, 2018 Riccardo Fucile

I CENTRI CHE LAVORANO SULL’INTEGRAZIONE DEI RICHIEDENTI ASILO   DANNO FASTIDIO AI RAZZISTI

Ieri, i settantadue dipendenti che lavorano al Campus dei migranti di Coronata hanno ricevuto il sessanta per cento dello stipendio: di ottobre.
Sì, perchè i ritardi dei pagamenti corrisposti alle strutture liguri dal Viminale attraverso le Prefetture, sono ormai in cronica differita.
Per dire: da Largo Lanfranco è stato ora versato alle cooperative il sessanta per cento dei fondi di marzo. Nove mesi: i tempi di attesa sono ormai quelli di una gestazione. Colpa, anche questa del decreto Immigrazione? No: il punto, però, è che negli ultimi mesi la rendicontazione è diventata più complicata, e la difficoltà  non è tanto produrre certificazioni quanto spacchettarle.
Ma se a questo intoppo si aggiungono le nuove norme approvate il 27 novembre, la macchina dell’accoglienza è destinata a incepparsi: «Con 20 euro al giorno a migrante invece di 35 — ragiona don Giacomo Martino, direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes, anima del Campus di Coronata — saremo costretti a lasciare a casa un terzo dei dipendenti».
L’effetto domino del ddl 840/2018 si abbatte sulla Liguria: una regione dove il sistema dell’accoglienza, nel complesso, funziona.
Nel 2018, mostrano gli ultimi dati dell’Anci regionale, l’associazione dei comuni, il calo delle persone ospitate è stato significativo.
A Genova e provincia ci si è assestati su 1.800 persone nei Cas, i centri di accoglienza straordinaria: nel 2017 erano 2.500.
A questo si aggiunge il paziente lavoro di messa a punto della rete Sprar, il sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati gestito dai comuni, con un ottimo livello di servizi e opportunità  di inserimento per i migranti.
Tanto che lo stesso Comune di Genova, a dispetto del colore politico, aveva chiesto di incrementarlo: con 155 posti in più.
Certo, era prima del decreto Salvini: perchè ora il paradosso è che anche chi avrà  ottenuto lo status di rifugiato, e dunque secondo la legge avrebbe diritto ad accedere allo Sprar, non potrà  farlo.
I posti, infatti, non basteranno. Con il risultato che centinaia di rifugiati resteranno in attesa: in mezzo una strada.
«A Genova, l’assessore Garassino insiste sulla sicurezza: ma con questa legge andiamo nella direzione totalmente opposta — sottolinea don Giacomo Martino — ci aspettiamo un aumento fuori controllo dei senza tetto, pensiamo alle mense dei poveri, che già  sono strapiene. Quello che fa rabbia è che il permesso umanitario era il fiore all’occhiello dell’Italia: teneva conto di una fragilità . Adesso, avremo tanti irregolari».
A Coronata, già  oggi è prassi quella di concedere a chi ha appena ottenuto il permesso di soggiorno uno “scivolo” di due mesi: secondo la legge, invece, in tre giorni dovrebbero lasciare il centro.
«Ma noi diamo loro la possibilità  di organizzarsi, di guardarsi intorno. A spese nostre», rimarca don Martino.
Il punto è che, adesso, anche una realtà  di eccellenza come quella di Coronata, che svolge la funzione di cuscinetto sociale per l’intera comunità , si troverà  in difficoltà : i bisogni cresceranno, e le risorse saranno sempre più risicate.
Anche Liguria, infine, dovrà  dotarsi di un Cpr: ovvero, un centro per i rimpatri. A livello informale, in molti hanno ventilato l’idea di crearlo a Coronata, al Campus. «Sono contrario a questo istituto — sottolinea don Giacomo — ma potrei anche accettare, con un progetto preciso: lo farei solo per offrire ai migranti opportunità  formative. E creare un ponte verso l’Africa, intercettando le varie missioni vicine alle loro città  d’origine».

(da “La Repubblica”)

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LA LEADER MODERATA DEI “GILET GIALLI” APRE A MACRON E RICEVE DECINE DI MINACCE DI MORTE DAGLI ESTREMISTI

Dicembre 3rd, 2018 Riccardo Fucile

JACLINE MOURAUD ATTACCA I VIOLENTI: “RAGAZZINI MANIPOLATI, NON VOGLIONO TROVARE SOLUZIONI MA SOLO FARE CASINO”

I “gilet gialli liberi”, il collettivo di dimostranti moderati fra i quali una delle promotrici del movimento, Jacline Mouraud, hanno rivelato ai media francesi di aver ricevuto decine di minacce di morte dopo la loro offerta al governo di aprire un negoziato.
Secondo la Mouraud, il cui video divenne virale sui social e fu una delle scintille della protesta, questi gilet gialli sono “ragazzini manipolati” non vogliono trovare “alcuna soluzione” ma soltanto “fare casino”.
“Riceviamo telefonate in piena notte – ha spiegato la Jacline Mouraud, che punta il dito contro ‘altri gilet gialli’ – minacce come ‘sappiamo dove abiti, non ne hai più per molto’. Altri si sono sentiti minacciare i figli”.
La donna afferma di aver già  presentato sei denunce alla gendarmeria dopo essere stata minacciata in seguito all’offerta di dialogo pubblicata ieri su Le Journal du Dimanche: “Stanotte è stato il colmo – sottolinea – è chiaro che questa gente non vuole alcuna soluzione al conflitto, vogliono solo fare casino. Un gruppo impone la sua piccola dittatura e tutti gli altri obbediscono. Non esiste che io protegga dei ragazzini irresponsabili che vogliono andare ancora una volta a sfasciare tutto a Parigi”.
Jacline Mouraud è una dei portavoce del movimento dei gilet gialli che oggi è chiamata a negoziare a Parigi con il primo ministro, Edouard Philippe, su invito del presidente Emmanuel Macron.

(da agenzie)

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DOMBROVSKIS SULLA MANOVRA: “SENZA MODIFICHE CONSISTENTI SIAMO PRONTI ALLA PROCEDURA”

Dicembre 3rd, 2018 Riccardo Fucile

IL VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA: : “NON BASTA CAMBIARE I TONI DELLA DISCUSSIONE, MA CAMBIARE I CONTENUTI”

Il cambio dei toni del governo italiano è positivo, ma non basterà  a evitare la procedura per deficit eccessivo.
Lo ha spiegato, in un’intervista a Bloomberg Tv il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, parlando della manovra messa a punto dal governo gialloverde.
“Se non ci sono modifiche siamo pronti a procedere”, ha affermato.
Il vicepresidente dell’esecutivo comunitario ha poi sottolineato che “il Governo italiano è pronto a discutere e impegnarsi a cambiare la sua traiettoria di bilancio ma non si tratta solo di cambiare il tono della discussione ma di avere una correzione consistente”.

(da agenzie)

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