Destra di Popolo.net

IL COSTITUZIONALISTA AZZARITI: “NEPPURE L’INTERESSE PUBBLICO LEGITTIMA LA VIOLAZIONE DELLA LEGGE”

Gennaio 30th, 2019 Riccardo Fucile

IL DOCENTE ALLA SAPIENZA: “LA RESPONSABILITA’ E’ COLLEGIALE SOLO PER GLI ATTI DECISI IN CONSIGLIO DEI MINISTRI, CONTE STA TRASCINANDO IL GOVERNO IN UN GUAIO”

“Si può perseguire il preminente interesse pubblico, da ministro, violando la legge? È questa la questione di fondo nel caso Salvini”. Parte da questo interrogativo l’intervista con Gaetano Azzariti costituzionalista della Sapienza.
E lei professore che risposta si dà ?
“Qui si sovrappongono due piani distinti, quello della libera determinazione dell’indirizzo politico dei governi e quello dello stato di diritto e costituzionale. L’articolo 96 della Costituzione espressamente prevede che i reati commessi nell’esercizio delle funzioni sono sottoposti alla giustizia ordinaria. Quindi la mia risposta è no”.
Ma Salvini ritiene di non aver commesso alcun reato perchè il blocco dei migranti sulla Diciotti discendeva da un “interesse dello Stato” ed era condiviso dagli altri ministri. È così?
“Le ricordo due disposizioni costituzionali: la prima dice che la responsabilità  penale è personale; la seconda, l’articolo 95, prevede per i singoli ministri una responsabilità  collegiale solo per gli atti decisi in consiglio, e una individuale, per quelli dei singoli dicasteri. Quando Salvini ha negato il “pos” lo ha fatto nella sua veste di ministro dell’Interno. D’altronde la procura di Catania ha ipotizzato uno specifico reato penale, il sequestro di persona aggravato”.
Ma il presidente Conte ieri si è assunto la piena responsabilità  politica di quanto è stato fatto.
“Il Presidente del consiglio, che secondo la nostra Costituzione dirige ed è responsabile della politica generale del Governo, s’è assunto una grande responsabilità  trascinando l’intero esecutivo nella controversa vicenda avallando politicamente un comportamento del Ministro che – secondo l’ipotesi accusatoria – sarebbe contra legem. Colpisce che un atto di tale rilevanza sia stato fatto al di fuori da ogni formalizzazione, senza investire il consiglio dei ministri, con una semplice comunicato a margine di un vertice europeo. Si tratta di una presa di posizione che certamente influenzerà  la decisione che dovrà  essere assunta dal Parlamento, travolgendo in caso di esito negativo l’intero Governo. Forse su una questione tanto controversa non solo politicamente ma anche costituzionalmente meglio sarebbe stato lasciare al Senato la più ampia autonomia di giudizio.
Ma Salvini vanta proprio di essere coperto dallo scudo di ministro. Se non lo fosse stato, sostiene, non avrebbe potuto bloccare quei migranti.
“Qui c’è un punto essenziale che non va dimenticato. Anche i ministri sono sottoposti alla grande regola dello Stato di diritto. Il ministro giustifica questo suo intervento richiamando una norma, quella che punisce il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, che a me appare usata in modo distorto. È vero che il reato esiste, ma è anche vero che esiste una precisa procedura svolta da altri organi dello Stato a cui il titolare del Viminale non può sostituirsi, mentre ha fatto proprio questo”.
Per Salvini il Senato può solo negare l’autorizzazione. Lei come la vede?
“Qualunque sarà  la decisione, il Senato si assumerà  un’importante responsabilità  nei confronti dello Stato di diritto proprio perchè in questo caso, a differenza di quelli passati, ci si interroga sui limiti dell’agire politico e in particolare ci si chiede se il preminente interesse dello Stato costituzionale può comportare la violazione degli obblighi fondamentali, quali quelli derivanti dall’articolo 10 sul diritto di asilo, e quelli sulla libertà  personale degli stranieri. Ricordo che, già  nel 2001 e nel 2016, la Consulta e poi la Corte di Strasburgo hanno fornito chiare risposte in proposito. Che certo non vanno in aiuto a Salvini”.

(da “La Repubblica”)

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NON FU DECISIONE COLLEGIALE, LE CARTE SMENTISCONO CONTE E DI MAIO

Gennaio 30th, 2019 Riccardo Fucile

LA PROVA? I TWEET E LE DICHIARAZIONI DI TONINELLI AI GIORNALI … SI SONO FREGATI DA SOLI

Ore 16.44 del 20 agosto. Il ministro Danilo Toninelli sembra soddisfatto. Lo si capisce dal suo tweet in cui scrive: «La nave Diciotti attraccherà  a Catania. I valorosi uomini della Guardia costiera hanno compiuto il proprio dovere salvando vite umane ad appena 17 miglia da Lampedusa. Ora l’Europa faccia in fretta la propria parte».
La sua analisi sembra essere confermata dall’ammiraglio Sergio Liardo che ha affermato alla procura di Catania: «Dopo il 19 si decise di far salpare la Diciotti verso Pozzallo e poi verso Catania. In questa fase avevamo chiesto un porto di attracco sicuro anche a Malta, ma non hanno risposto. Il ministro Toninelli e il comandante generale hanno quindi indicato Catania quale scalo tecnico per accogliere la Diciotti».
Qualche minuto prima del tweet di Toninelli, lo stesso Liardo aveva comunicato al Viminale la decisione di far attraccare la nave a Catania.
Il capo di gabinetto Matteo Piantedosi, punto di riferimento di Matteo Salvini, a quel punto, comunicava che il ministro dell’Interno non autorizzava lo sbarco dei migranti a Catania.
Il fatto che i due ministri dello stesso governo fossero su due posizioni diverse si evince anche dai titoli dei giornli di quelle ore.
Addirittura, alcuni retroscena avevano parlato di una lite tra Salvini e lo stesso Danilo Toninelli sul caso della Diciotti.
Lo stesso disaccordo si ripete anche cinque giorni dopo, quando Salvini aveva rigettato la richiesta formale di un porto di attracco avanzata da un dipartimento che faceva capo a Toninelli, quello del coordinamento dei soccorsi marittimi di Roma, chiamato a intervenire per prestare assistenza ai migranti della nave Diciotti che, soltanto il 25 agosto, sarebbero sbarcati.
Non ci vuole, dunque, la sfera di cristallo per capire che quella decisione sulla Diciotti, ben lungi dall’essere una presa di posizione compatta e collettiva da parte del governo e delle sue due anime Lega e M5S, venne forzata da Matteo Salvini e che Toninelli si è trovato più volte a essere smentito dallo stesso ministro dell’Interno.
Far passare adesso — per cercare di salvare capra e cavoli — la storia della Diciotti come una responsabilità  di tutto il governo è più di una forzatura.

(da “NextQuotidiano”)

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ROBERTA LOMBARDI (M5S): “SALVARE SALVINI CI COSTERA’ CARO”

Gennaio 30th, 2019 Riccardo Fucile

“PRIMA DEL CONTRATTO DI GOVERNO, C’E’ IL PATTO CON GLI ELETTORI”

A differenza di molti che oggi, com’è evidente, hanno la memoria corta, io ricordo molto bene quel mix di ilarità  e indignazione che circa dieci anni fa suscitò il lodo Alfano con l’escamotage paradossale secondo cui l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, doveva essere considerato davanti alla Legge “primus super pares”, ovvero “più uguale degli altri”, come tradusse qualcuno all’epoca, piegando così alle personalistiche esigenze l’assunto che campeggia in tutte le aule dei nostri tribunali secondo cui “La legge è uguale per tutti”.
Oggi con Salvini, ministro dell’Interno, la storia si ripete e il rischio è lo stesso: far passare la prassi secondo cui chi ricopre ruoli istituzionali e di potere, invece che essere ancora più ligio di tutti gli altri cittadini proprio in virtù della carica pubblica ricoperta, può sottrarsi al giudizio della magistratura, in barba al principio della separazione dei poteri, oltre che ai valori fondanti del Movimento 5 Stelleche ha fatto della tutela della legalità  e dell’etica i propri elementi identitari.
Oggi, votando favorevolmente all’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, il M5S e la Lega, sia considerati singolarmente che insieme come ‘Governo del Cambiamento’, hanno una grande opportunità :
– il M5S di confermare e rafforzare la propria identità  ribadendo che su etica e legalità  non facciamo sconti a nessuno nè all’interno delle nostre fila nè tantomeno a un nostro alleato di Governo.
– la Lega, e Salvini in primis, di dimostrare che non ha nulla da temere perchè ha piena fiducia nel proprio operato, senza doversi così rimangiare la parola data rispetto a quanto dichiarato inizialmente sulla sua disponibilità  a sottoporsi al giudizio della magistratura.
– il Governo del Cambiamento di dare, nel suo complesso, una nuova prova di tenuta e di convergenza d’intenti e di valori, dopo aver già  portato a casa risultati storici come il Reddito di Cittadinanza e Quota 100 ed essere riuscito a tenere testa con successo alle trattative con l’Unione Europea su temi cruciali come immigrazione e austerity.
Una triplice partita decisiva per il Governo giallo-verde, che, voglio sperare, valga per M5S e Lega molto più di quella imminente delle elezioni europee in cui i due partner di Governo correranno separati.
Una cosa è sicura: tra i due a uscirne perdente sarà  il M5S se voterà  contro l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini abdicando così ai suoi valori identitari.
Il M5S apparirebbe infatti come quello che ha immolato se stesso sull’altare del Governo del Cambiamento, mentre Salvini come colui che, duro e puro fino alla fine, si è immolato sull’altare della Patria contro l’invasione scafista.
E alla fine a dettare la linea, quando ormai sarà  troppo tardi, saranno i nostri elettori, ai quali siamo legati con un patto di lealtà  che va ben oltre la durata del contratto di Governo.

Roberta Lombardi
Capogruppo M5S in Regione Lazio, già  deputata 5 stelle

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RICCIARDI (M5S): “SALVINI SI FA I SELFIE DA MACHO E POI CERCA LA PROTEZIONE DEL PALAZZO”

Gennaio 30th, 2019 Riccardo Fucile

NUGNES: “SE IL M5S VOTA NO ME NE VADO”… I DUE PARLAMENTARI DANNO VOCE ALLA RABBIA CHE COVA DENTRO IL M5S MENTRE DI MAIO CERCA DI GARANTIRE L’IMPUNITA’ AL SUO COMPAGNO DI MERENDE

“La scelta di Salvini, di volersi sottrarre al processo sul caso Diciotti, dimostra quanto la propaganda e gli atteggiamenti da macho forzuto si sgretolino inevitabilmente con la realtà : il Capitano Coraggioso diventa esattamente come i vecchi politici che cercano di sfuggire alla magistratura, protetti dagli amici parlamentari”.
Lo scrive su Facebook Riccardo Ricciardi, deputato M5S, postando la locandina del film ‘Capitani Coraggiosi’
“Il Governo – osserva il parlamentare – ha fatto una scelta (a mio parere sbagliata) e c’è chi se ne assume le responsabilità , come il Movimento 5 Stelle, e chi invece cerca la protezione del palazzo, mostrando il proprio volto, impavido e coraggioso per i selfie e per le dirette social, timoroso e spaventato di fronte alla realtà : forte con i deboli e debole con i forti”
Poltrona o faccia? Il dilemma tra i grillini è evidente.
E così si alza la tensione al Senato per la vicenda Salvini-Diciotti, tra l’ala ‘ortodossa’ del Movimento 5 Stelle ferma sulla scelta di dire sì all’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno e la compagine ‘governista’ che invece predica prudenza accarezzando l’idea del no.
Se il M5S dovesse ‘salvare’ il leader della Lega, decidendo di respingere la richiesta di autorizzazione avanzata dal tribunale dei ministri di Catania “non escludo l’addio al Movimento”, ha detto all’Adnkronos la senatrice grillina Paola Nugnes.
“E’ una cosa che sto valutando di fare da fine anno, almeno”, aggiunge la parlamentare campana, ribadendo la sua intenzione di votare sì al processo per Salvini.

(da agenzie)

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UN TRAVESTITO ALLA CAMERA, MENTRE I SINDACATI DI POLIZIA DENUNCIANO CHE MANCANO LE DIVISE PER GLI AGENTI

Gennaio 30th, 2019 Riccardo Fucile

SALVINI IN DIVISA DELLA POLIZIA IN PARLAMENTO, IL PD PROTESTA MA NESSUNO LO DENUNCIA O GLI STRAPPA DI DOSSO UN CAPO CHE NON PUO’ INDOSSARE PER LEGGE…L’ALTERNATIVA ESISTE: SE NON E’ REATO, DA DOMANI TUTTI CON LA DIVISA DELLA POLIZIA, DEI CARABINIERI E DEI VIGILI DEL FUOCO

Il ministro degli Interni Matteo Salvini oggi si è presentato al question time della Camera in giacca e senza cravatta, ma prima, in Transatlantico, si è fatto ammirare con il giaccone blu della polizia.
Anche dopo aver risposto al question time in Aula sul caso Sea Watch (in completo scuro e senza cravatta) il leader della Lega ha lasciato Montecitorio sfoggiando un giubbotto della Polizia di Stato. “Perchè dovrei separarmene? Mi tiene caldo e mi rappresenta…”, ha spiegato il vicepremier all’Adnkronos prima di uscire dall’ingresso principale della Camera.
Il Pd ha protestato e Luigi Marattin ha scritto su twitter: “Alla Camera non possono entrare poliziotti per rispetto della volontà  popolare (le funzioni di polizia sono svolte da deputati chiamati ‘questori’).
Oggi, pero’, per la prima volta da decenni, una divisa alla Camera è entrata: la indossava il ministro dell’Interno. Va tutto bene, sì?”.
Enza Bruno Bossio aggiunge: “Quanto successo oggi alla Camera è inaccettabile. Ancora una volta il ministro dell’Interno mostra il suo disprezzo nei confronti delle istituzioni repubblicane, indossando volutamente la divisa della Polizia in transatlantico alla Camera per rispondere alle domande dei cronisti. Un fatto di una gravità  assoluta, non degna di un Paese democratico. Neppure chi è titolato ad indossare le divise militari, a differenza di Salvini, si sognerebbe mai di farlo nel luogo più sacro della democrazia, cioè il Parlamento italiano”
Ma le divise della polizia mancano…
Più interessante però è quello che ha raccontato oggi Daniele Tissone, segretario generale del sindacato di polizia Silp: “Ai ben forniti guardaroba di felpe e polo della polizia sfoggiati spesso da chi non appartiene alla nostra amministrazione corrisponde oggi una mancanza di risorse per le divise dei nuovi agenti tanto che la nostra amministrazione si troverà  costretta, nel 2019, a vestire poliziotti appena entrati in servizio sottraendo risorse (33 milioni di euro complessivamente a disposizione per il personale già  in forza), a chi soffre già , da anni, di tali croniche carenze”.
“Ha ragione il prefetto Gabrielli quando dice che mancano 60.000 operatori alle forze di polizia a causa del mancato turn over e dei pensionamenti, come anche noi denunciamo da anni. Mancano pero’ anche le divise: nell’ultima legge di bilancio sono stati infatti tagliati 2 milioni di euro che servivano per vestire i nuovi agenti in uscita dai corsi di formazione, a partire dai circa 1.200 ragazzi e ragazze che prenderanno servizio il prossimo 13 febbraio”, conclude Tissone.

(da agenzie)

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PRESTIGIACOMO IN AULA CONTESTA IL SEQUESTRATORE DI PERSONE: “RIMUOVA I COMMENTI SESSISTI CONTRO DI ME”

Gennaio 30th, 2019 Riccardo Fucile

LA VERGOGNA DI UN MINISTRO CHE SULLA SUA PAGINA FB NON CANCELLA I REATI ….DELRIO: “NON ABBIAMO BISOGNO DI UN MINISTRO DELLA PAURA, MA DI UN MINISTRO DEGLI INTERNI”

È diventata una spina nel fianco per Matteo Salvini. Stefania Prestigiacomo, ex ministra ed esponente di Forza Italia vicina a Silvio Berlusconi, prima è stata protagonista – insieme a Fratoianni e Magi – di una visita sulla Sea Watch che ha provocato polemiche e divisioni nel centrodestra.
Oggi ha affrontato il ministro dell’Interno durante il question time sul tema dell’immigrazione (non solo gli sbarchi, ma anche la vicenda di Castelnuovo di Porto).
Sia dai banchi di Forza Italia che da quelli del Pd si sono alzate proteste per i numeri   forniti dal ministro dell’Interno.
Il presidente della Camera Roberto Fico ha richiamato i deputati e tra loro Stefania Prestigiacomo che, a microfono spento, si è alzata in piedi e ha urlato per contestare le affermazioni del vicepremier.
Prestigiacomo ha chiesto conto a Salvini della campagna sessista che sul profilo ufficiale della Lega si sta svolgendo da giorni ai suoi danni. E gli ha chiesto di far rimuovere i numerosi commenti volgari ancora presenti sulla bacheca del profilo.
Poi, in una nota, ha aggiunto: “La conclusione della vicenda Sea Watch, con lo sbarco dei 47 migranti, dimostra che la mobilitazione umanitaria, della comunità  siracusana in primo luogo, è servita. La protesta civile ha acceso i riflettori dei media internazionali sul caso e ha certamente agevolato la fine dello stato di “cattività ” in cui quegli esseri umani sono stati costretti per troppo tempo, dopo essere fuggiti dall’inferno libico”.
Un battibecco è andato in scena anche tra il ministro dell’Interno e il capogruppo dei deputati Pd Graziano Delrio. “Gli italiani hanno bisogno di un ministro dell’interno e non della paura e della propaganda, si applichi”, ha detto Delrio.
Ed ha aggiunto: “Un ministro dell’interno serio si occupa di programmare i flussi e lei dice di volerli aiutare a casa loro ma nella sua finanziaria avete tolto fondi per la cooperazione internazionale. Non vada a dire in giro che li volete aiutare a casa loro. Gli scafisti non si combattono nei talk show”.
Contro Salvini anche Maurizio Martina, indagato per essere salito sulla Sea Watch insieme a Matteo Orfini: “In questo paese i prepotenti al governo fuggono dai processi anche quando hanno violato la legge – dice – noi no. Non abbiamo violato alcuna legge e siamo saliti su quella nave perchè era giusto per quelle persone. Se un paese ci processa per questo siamo pronti a risponderne”.

(da agenzie)

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UNGHERIA, LA LICEALE BLANKA NAGY ESEMPIO DI VERA PATRIOTA CONTRO LA FOGNA SOVRANISTA DI ORBAN

Gennaio 30th, 2019 Riccardo Fucile

19 ANNI, MADRE OPERAIA, PADRE MORTO DI TUMORE, SI PRENDE CURA DI CINQUE SORELLINE: PER IL SUO DISCORSO CONTRO LA LEGGE SCHIAVITU’, ORBAN GLI HA SCATENATO CONTRO I MEDIA UNGHERESI: “VACCA”, “PUTTANA”… QUESTO E’ IL MONDO DEGLI AMICI DI SALVINI

George Soros non è piຠil solo nemico pubblico numero uno della maggioranza sovranista eletta ungherese. Adesso il bersaglio privilegiato dei media filogovernativi è una studentessa liceale 19enne, capelli rossobruni e occhi verdi, alla soglia della maturità , da tempo impegnata nei movimenti giovanili di protesta contro il carismatico leader magiaro Viktor Orbà¡n.
Si chiama Blanka Nagy, dopo la maturità  vuole studiare da regista. Da quando ha attaccato Orbà¡n, il presidente Jà¡nos Ader e la Fidesz, il partito al potere, in un durissimo e coraggioso discorso pubblico di sette minuti durante una manifestazione di protesta contro la cosiddetta legge-schiavitຠnella sua città  Kecskemèt, è lei il primo bersaglio di volgarissimi attacchi di columnist e reporter del la costellazione mediatica controllata da fondazioni di oligarchi vicine a Orbà¡n.
“Stupida vacca”, “miserabile puttana di strada”, “spregevole donna arrivista”.
Cosà­ la definiscono ogni giorno, la diffamano in pubblico nel paese magiaro dove gli oligarchi e le loro fondazioni controllano ben 432 testate e i media critici sono al minimo possibile.
Blanka non si spaventa, e non demorde. “Al liceo mi hanno ammonito, qualcuno dice che le università  mi rifiuteranno, ma allora tanto peggio, farò la cuoca. Amo cucinare, e non mi lascerò tappare la bocca”, ha detto intervistata dal reporter di Der Spiegel Kenà¶ Verseck.
Blanka è sotto tiro dal 20 dicembre scorso, quando – appunto da tempo attivista delle proteste giovanili, senza tessere in tasca – ha pronunciato un j’accuse di sette minuti contro Orbà¡n e il suo sistema di potere.
“Un’epidemia chiamata Fidesz ha infettato l’Ungheria”, ha detto acclamata dalla folla, “sono una banda di ladri che si arricchische col denaro dei contribuenti mentre la gente normale vive nella paura di non farcela ad arrivare a fine mese. Ho un messaggio per questa gente: dimettetevi e andate a fottervi!”.
“L’ultima frase mi è scappata per rabbia, ma non la ritiro”, ha spiegato Blanka al collega di Der Spiegel. La protesta cui partecipava era contro la contestata legge che autorizza fino a 400 ore annue di lavoro straordinario.
La campagna contro di lei l’ha cominciata Zsolt Bayer, giornalista amico di Orbà¡n e noto per attacchi antisemiti e contro i rom, “bestie che non dovrebbero esistere”.
Ha definito Blanka “vacca deficiente, miserabile penosa donna a buon mercato dominata da ambizioni”.
Poi si è unito al coro Andrà¡s Bencsik, direttore della testata governativa Demokrata: ha definito Blanka “Puttana di strada”.
Il preside del liceo dove Blanka, che vive nella cittadina di Kiskunfèlegyhà¡za, si prepara alla maturità  l’ha ammonita, non l’ha mai difesa nè a scuola nè in pubblico.
“Non mi fanno paura, una vita dura mi ha forgiato”, ha narrato la ragazza al settimanale tedesco. “Mamma lavora alla vicina fabbrica Mercedes, papà¡ era da tempo malato di cancro e io l’ho assistito. Accompagnandolo in ospedale, ho visto coi miei occhi lo stato catastrofico della Sanità  nel mio paese. Poi ho cresciuto io le mie cinque sorelle minori”. Attacchi e insulti non la preoccupano: “la questione non sono io o il mio futuro, ma il disastro cui quella gente ha portato il mio paese e la vita quotidiana della gente normale. Continuerò a parlarne in pubblico”.

(da agenzie)

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LA SEA WATCH DIROTTATA SENZA MOTIVO DA SALVINI A CATANIA PER LO SBARCO, DOVE SCOMMETTIAMO CHE QUALCUNO CERCHERA’ DI SEQUESTRARLA, TUTTO COME DA COPIONE

Gennaio 30th, 2019 Riccardo Fucile

IL SEQUESTRATORE DI PERSONE NON POTEVA NEANCHE PERMETTERSI CHE I PROFUGHI SCENDESSERO TRA GLI APPLAUSI DEL POPOLO SIRACUSANO, NE SAREBBE STATA LESA LA SUA NOBILE IMMAGINE

Fonti del Viminale rivelano che la Sea Watch 3 ha avuto indicazione di dirigersi verso il porto di Catania.
La scelta viene giustificata dalla presenza di centri ministeriali per l’accoglienza di minori. Una volta sbarcati, i maggiorenni saranno immediatamente trasferiti all’hotspot di Messina.
Sono stati emessi dal Tribunale per i minorenni di Catania, presieduto da Maria Francesca Pricoco, su ricorso della Procura minorile etnea, “provvedimenti di nomina di tutore per ciascuno dei minori presenti sulla Sea Watch al fine delle attività  di tutela previste dalla disciplina interna e dalla normativa internazionale”.
L’atto è propedeutico allo tutela e allo sbarco dei minorenni non accompagnati che sono sulla nave della Ong tedesca battente bandiera olandese alla fonda al largo di Siracusa.
Ma non si comprende come non potessero essere sbarcati a Siracusa e poi trasferiti via terra.
Se la mossa è del Viminale, gatta ci cova: magari qualche magistrato amico è già  pronto a tentare di sequestrare la nave, rimediamo l’ennesima brutta figura.
Poi non si poteva permettere che i profughi scendessero a Siracusa tra gli applausi dei cittadini, ne sarebbe stata lesa l’immagine del sequestratore di persone che pretende l’immunità .
Non a caso Salvini ha auspicato che “venga aperta un’indagine per fare chiarezza sul comportamento della Ong”.   Non su di lui, che ha reiterato un reato, ovvio.
Il presidente dell’ong, Johannes Bayer, ha accusato l’Unione europea: “Siamo felici per i nostri ospiti, che il loro calvario ora giunga al termine, ma rimane un giorno vergognoso per l’Europa. I diritti umani non dovrebbero essere negoziati, e gli esseri umani non dovrebbero essere contrattati”, si legge sul profilo Twitter di Sea Watch.
Udo Bullmann, presidente del gruppo dei socialisti al Parlamento europeo, che si trova a Siracusa, replica a Salvini: “Parla di missione compiuta? Ha compiuto solo l’ennesimo attacco alla dignità  umana tenendo per giorni prigionieri 47 migranti già  fortemente debilitati. Sono i governi proeuropei a dimostrare solidarietà  e aiuto concreto all’Italia. Dove sono gli amici di Salvini? Orban, Kaczynski, Kurz nessuno dei suoi amici è intervenuto ad aiutare l’Italia. Sono loro ad impedire la nascita di un sistema europeo consolidato che impedisca ogni volta si verifichi questa situazione. il vicepremier Salvini sta giocando sulla pelle dei migranti. È una situazione vergognosa”.

(da agenzie)

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IL SUICIDIO FINALE DEI GRILLINI: VOTERANNO NO PER SALVARE IL SEQUESTRATORE DI PERSONA E LA LORO POLTRONA

Gennaio 30th, 2019 Riccardo Fucile

SI STA PREPARANDO LA STRADA: TRASFORMARE LA NATURA DEL VOTO IN UN VOTO DI FIDUCIA AL GOVERNO E SOTTRARRE UN IMPUTATO PER UN DELITTO EFFERATO AL GIUDIZIO DELLA LEGGE… RINNEGATI ANNI DI BATTAGLIE

Eccola, la mossa. Cercare di trasformare quello che è proceduralmente un voto sull’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini come una richiesta di consenso alla linea politica dell’intero governo.
È questa la prima mediazione raggiunta in un vertice notturno a tre tra Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Tirare fuori i 5 stelle dall’imbarazzo di dover votare Sì all’immunità  per il vicepremier leghista costruendo una narrazione che ribalti il tavolo, e dia una connotazione tutta politica alla questione.
Attraverso un documento formale che il presidente del Consiglio depositerà  agli atti del Senato e nel quale si assumerà  la responsabilità  di quanto successo intorno alla nave della Guardia costiera Diciotti.
Nessuno nel Movimento 5 stelle scopre la carta finale. Nessuno dice voteremo No. Ma una fonte di governo spiega: “Non possiamo fare fughe in avanti, è una strada da costruire pazientemente, c’è tempo”.
Almeno fino al 22 febbraio, deadline fissata per il voto della relazione.
Ma qualcosa è cambiato. La linea non è più quella del “Salvini vada a processo, noi staremo con lui” avanzata ieri da Alessandro Di Battista.
Ma un più paludato “dobbiamo studiare le carte”. Mario Giarrusso, unico senatore M5s alla seconda legislatura presente in Giunta ammette: “La situazione è cambiata alla luce della retromarcia del ministro dell’Interno”.
Poi il passaggio chiave: “Per noi saranno atti estremamente rilevanti ai fini della decisione”, spiega in relazione sia alla difesa del leader del Carroccio sia al documento atteso da Palazzo Chigi.
Eccolo il primo sampietrino del selciato che dovrebbe portare il Movimento a votare No in aula. Una strada complicata; è presto per dire se il cantiere reggerà  fino alla meta.
Il mood è tuttavia cambiato. Uno dei componenti pentastellati della Giunta ragiona mettendo nel cassetto il Non-statuto e le battaglie di una vita e sfoderando l’armamentario giuridico: “Siamo davanti a un caso del tutto particolare. Perchè è una situazione rara, in cui il nostro organo non ha una funzione accusatoria, ma deve fare una valutazione concernente l’interesse pubblico dell’atto e la conformità  ai dettami istituzionali. Dobbiamo studiare i faldoni”.
Il senatore 5 stelle Francesco Urraro spiega: “Sicuramente ci rivedremo con Di Maio sempre sulla scorta dei documenti, degli atti. Sarà  una scelta tecnica prima ancora che politica”.
Parole che suonano come il miele per l’alleato leghista: “Abbiamo apprezzato le parole di ieri di Conte — dice ad Huffpost Riccardo Molinari, capogruppo del Carroccio alla Camera — ci auguriamo che la direzione di tutti sia quella”.
E mentre un uomo di governo in camicia verde ribadisce che “se voteranno Sì avremo un grossissimo problema”, la Lega si prepara a cavalcare l’onda.
E per il weekend ha organizzato una raccolta firme a sostegno del proprio leader: “Sostieni il capitano — si legge nel volantino preparato ad hoc – Sabato e domenica in tutte le piazze vieni a firmare la petizione”.
Ma l’unico voto che conta per Salvini è quello che i suoi alleati in giacca gialla esprimeranno entro il 22 febbraio in Giunta. E poi, entro un mese, nell’aula del Senato.

(da “Huffingtonpost”)

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