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TRAINI: “SONO PENTITO, LA PELLE NON CONTA, IN CARCERE SI CAPISCONO MOLTE COSE”

Febbraio 3rd, 2019 Riccardo Fucile

BRAVO, RESTACI ALMENO 12 ANNI ALLORA, COSI’ NE CAPISCI TANTE ALTRE… COME FINISCONO IN GALERA, I RAZZISTI SI SCOPRONO PENTITI

Un anno fa, il 3 febbraio 2018, Luca Traini a Macerata sparava contro 9 immigrati che non conosceva, per “vendicare” il delitto di Pamela Mastropietro.
Mancava un mese alle elezioni politiche, e il clima era più teso che mai. Dodici mesi dopo Ezio Mauro ha intervistato il 29enne in carcere, condannato a 12 anni per strage aggravata dall’odio razziale.
“Quando sono tornato a casa dopo la sparatoria, per cercare la bandiera tricolore, mi sono sentito svuotato, esaurito. Tutto si era compiuto. Ma se sei lupo, lo rimani per sempre”, racconta Traini.
Una delle prime domande dell’ex direttore di Repubblica è sul pentimento.
Traini si dice pentito da tempo: “Per me gli spacciatori avevano ucciso Pamela, e gli spacciatori erano loro, i negri. Li chiamavo cosi. Oggi li chiamo neri. Poi, in questi mesi passati in carcere, ho lentamente capito che gli spacciatori sono bianchi, neri, italiani e stranieri. La pelle non conta. Vede, qui dentro si capiscono molte cose, guardando gli altri e parlando con loro”, spiega l’uomo.
Forti i sentimenti di “vendetta” che avevano spinto al raid xenofobo: “Per me era vendetta, certamente, ma anche un modo di fare giustizia”.
“Ero come in trance, trascinato da quel che stavo facendo, l’unica cosa che in quel momento contava per me”.
Lei dice che sentiva la fiamma dell’odio: era odio razziale?
“No, era odio e basta. Se fosse stato un bianco a uccidere così Pamela, avrei cercato di vendicarmi su di lui nello stesso modo. Poi, certo, c’era quel mio pensiero fisso sui neri nigeriani, lo spaccio e la fine di Pamela”, racconta ancora Traini.
Mauro chiede: “Quanto ha pesato sulla sua azione l’ideologia di estrema destra, la convinzione di fare una “spedizione contro il male?”, e Traini risponde: “Tutta la mia ideologia politica, Dio, patria, famiglia, onore, ha pesato in quel mix esplosivo. La tragedia di Pamela ha fatto da innesco, e ha incendiato tutto”.
Il racconto di quei momenti tremendi lascia piano piano il posto alla narrazione di ciò che è venuto dopo: “Nella caserma dei carabinieri mi sentivo ancora in azione, protagonista. Non volevo sentir parlare di pentimento. Arrendersi, ma non pentirsi. Poi in carcere ho avuto tempo per ragionare, elaborare, capire”, dice l’uomo.
“Dopo gli incontri e i colloqui in carcere, ho cominciato a rivisitare i miei gesti, e si è fatto strada il pentimento. Ma sono due momenti diversi”.
“Hanno contato molto, in particolare le cose che mi dicevano i miei famigliari. Ma soprattutto ha contato per me vivere in carcere con detenuti di ogni Paese: mi ha fatto capire che la pelle non conta. Mi sono reso conto che alla fine siamo tutti poveracci”, ha proseguito Traini.
E alla domanda di Mauro che gli chiede se sarebbe disposto a incontrare una delle persone a cui ha sparato, per stringerle la mano e chiederle scusa, il 29enne risponde: “Sì, ho gia chiesto scusa durante il processo. Io sono pronto”.
E in chiusura una considerazione sull’odio razziale che sembra aver preso il sopravvento oggi in Italia. “L’odio non nasce per caso, è frutto di tante cose, anche di politiche errate, a danno sia degli italiani che degli immigrati”.

(da agenzie)

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“SE APRO BOCCA IO…”: LA STORIA DEL RICATTO DI PASQUARETTA ALLA APPENDINO

Febbraio 3rd, 2019 Riccardo Fucile

LE INTERCETTAZIONI DELL’EX CAPO UFFICIO STAMPA DELLA SINDACA DI TORINO ED EX PORTAVOCE DELLA VICEMINISTRA CASTELLI AL CENTRO DELLE INDAGINI

«Finora sono stato zitto. Ma sono stufo. Se aprissi bocca vedi cosa succederebbe…»: in un virgolettato riportato oggi da La Stampa c’è una delle frasi che hanno messo nei guai Luca Pasquaretta, ex capo ufficio stampa del Comune di Torino, ex portavoce della sindaca Chiara Appendino ed ex (da ieri) collaboratore di Laura Castelli, che lo ha cacciato quando è uscita la notizia dell’inchiesta.
Da quello si capisce dai racconti di una storia ancora fumosa nei dettagli Pasquaretta sarebbe stato intercettato al telefono insieme ad Alberto Sacco, suo amico e assessore di Appendino: evidentemente era il suo telefono ad essere intercettato e non quello dell’uomo che ha raccolto i suoi sfoghi senza denunciare nulla ma che poi, parlando con i magistrati, ha ammesso tutto. «Finora sono stato zitto. Ma sono stufo. Se aprissi bocca vedi cosa succederebbe…», diceva Pasquaretta millantando chissà  quali verità  incontrovertibili da raccontare, come spesso è capitato ai grillini cacciati o traditi.
L’altro ieri i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria gli hanno perquisito casa e sequestrato computer e cellulare. Gli investigatori gli hanno notificato un avviso di garanzia contestandogli quattro ipotesi di reato. Oltre all’estorsione, anche traffico di influenze illecite e turbativa d’asta. «Non ho mai ricattato Chiara Appendino. È tutto un equivoco che chiarirò nelle sedi opportune», ha detto ieri lui in una nota, ribadendo fiducia alla magistratura. «Vorrei ricordare afferma — che siamo tutti innocenti fino a prova contraria».
Certo, il concetto garantista dell’innocenza fino a prova contraria, in bocca a un grillino, assume spesso contorni di curiosità  visto che il partito di Grillo è diventato popolare chiedendo la ghigliottina ad ogni avviso di garanzia. Ma si sa, le cose cambiano quando le senti sulla tua pelle.
L’onorevole Castelli, dopo aver saputo che Pasquaretta è indagato, l’ha scaricato con una nota. Specificando anche che «non era il suo portavoce, ma scriveva solo comunicati». Eppure era lui a chiamare in molte occasioni i giornalisti per conto dell’esponente torinese dei 5 Stelle.
Ma c’è anche un’altra ipotesi di reato oltre alle tre elencate sopra.
Secondo gli investigatori, Luca Pasquaretta avrebbe «manipolato» un bando di gara indetto dal Consorzio di Bonifica della Basilicata per conferire un incarico di «consulenza per la realizzazione dell’ufficio comunicazioni istituzionali» da dicembre 2018 a luglio 2019.
Il consorzio, guidato dall’avvocato Giuseppe Musacchio, sarebbe al centro di una accesa polemica per la generosità  con cui ha distribuito consulenze. Per pagare l’incarico di un esperto della comunicazione in affidamento diretto, l’ente di Matera ha messo a bilancio 22 mila euro, dichiarando in delibera anche l’urgenza del servizio.
Pasquaretta, originario della Basilicata, si è aggiudicato l’incarico lo scorso 6 dicembre, proponendo il «minor prezzo»: 20 mila euro. Gli investigatori sono convinti che la procedura di selezione sia stata confezionata ad hoc dal Consorzio per accaparrarsi il pitbull torinese, definito in delibera come «professionista di notevole esperienza nel settore della comunicazione pubblica».
L’accusa di traffico di influenze illecite invece riguarda l’imprenditore e amico Divier Togni, ex patron del Palastampa e poi PalaMazda di Torino, che sarebbe stato aiutato a cercare di avviare in tempi rapidi il recupero dell’ex complesso sportivo, a ridosso di un’area non ancora riqualificata della Continassa, nella zona Nord della città .
Pasquaretta avrebbe percepito ottomila euro per stringere i contatti con gli assessori.
Dal giorno delle dimissioni in Comune Pasquaretta era alla ricerca di un nuovo incarico nel MoVimento 5 Stelle.
D’altro canto, essendo passato nel giro di pochi mesi dalla comunicazione del festival “Torino erotica” a diventare l’angelo custode (così si definiva lui) dell’allora neo-sindaca Appendino, eletta nel 2016, doveva essersi reso conto che tutto è possibile nel M5S. Anche prendere come collaboratore un indagato per due reati strettamente legati all’esercizio delle sue funzioni è una scelta ben precisa fatta da chi non sembra tenere in gran conto le indagini della magistratura.
Scrive oggi Matteo Pucciarelli su Repubblica che il Pasquaretta che oggi a Roma tutti assicurano di conoscere di striscio poteva contare sulla stima e l’amicizia di Pietro Dettori, ora nello staff di Giuseppe Conte ma soprattutto uomo-macchina fondamentale di Casaleggio associati e Rousseau.
In un partito dove la comunicazione è tutto, dove portavoce e uffici stampa vengono ampiamente istruiti dall’alto, Pasquaretta si era costruito una sua rete di relazioni nei 5 Stelle al di fuori di Torino.
Si racconta anche di una cena a Torino che risale a pochi giorni fa, per il compleanno della figlia della sindaca, alla quale è stato invitato lo stesso Pasquaretta.
Con gli investigatori che intanto ascoltano le telefonate che arrivano sul cellulare dell’ex portavoce. Una tipica storia grillina. Con un pitbull grintoso elogiato per il suo rigore che qualche tempo dopo si dimostra essere qualcun altro. Capace di portare a suo vantaggio il grido “O-ne-stà ” senza che nessuno di loro se ne accorga.
Come è accaduto a Roma con Marra e Lanzalone e in ogni situazione in cui a un grillino è stata data la possibilità  di amministrare qualcosa.
Un caso?

(da “NextQuotidiano”)

argomento: Giustizia | Commenta »

TRAVAGLIO: “E CHI SE NE FREGA DELLA COLLEGIALITA’ SULLA DICIOTTI, SALVINI VA PROCESSATO”

Febbraio 3rd, 2019 Riccardo Fucile

IL DIRETTORE DEL “FATTO” CONTRO IL MERCATO DELLE VACCHE PER GARANTIRE L’IMPUNITA’ AL SEQUESTRATORE DI PERSONE: LA LEGGE E’ CREDIBILE SE E’ UGUALE PER TUTTI

Marco Travaglio torna sul Fatto a schierarsi a favore nel voto che il Parlamento e la giunta per le autorizzazioni a procedere stanno per mettere in scena per salvare Salvini, come da programmi del MoVimento 5 Stelle e alla faccia della coerenza.
Il direttore del Fatto replica nel merito alle tante uscite “equivoche” dei grillini di questi giorni:
“L’idea sbagliata è che autorizzare il processo a Salvini significherebbe sconfessare una scelta politica firmata da lui, ma assunta o almeno condivisa da tutto il governo, confermare implicitamente che il vicepremier leghista ha commesso un sequestro di persona e consegnarlo a sicura condanna. Francesco Urraro, senatore pentastellato e membro della Giunta del Senato, spiega alla Stampa:“Dagli atti emerge chiaramente l’operato del ministro Salvini e la collegialità  della scelta in seno al governo”.
E chi se ne frega: se ogni scelta assunta collegialmente da un governo fosse di per sè insindacabile dai giudici, lo sarebbero sempre tutte: se esiste un “Consiglio dei ministri”, la collegialità  delle scelte è scontata. Infatti non è su questo punto che deve pronunciarsi il Senato.”
“Il Tribunale dei ministri. ha preso una decisione anche opinabile ma priva di “forzature”: i giudici, ravvisando possibili indizi di reato, hanno seguito la legge chiedendo al Parlamento di concedere o di respingere l’autorizzazione a procedere.
E la “collegialità ”della decisione, ancora una volta, non rileva: al massimo può indurre il premier e gli altri ministri ad autodenunciarsi al Tribunale per farsi processare e assolvere insieme a Salvini. Il che presuppone il via libera al processo.”

(da “NextQuotidiano”)

argomento: Giustizia | Commenta »

DI MAIO E DI BATTISTA CONTESTATI DAGLI OPERAI A ORTONA AL GRIDO DI “ANDATE A LAVORARE”

Febbraio 3rd, 2019 Riccardo Fucile

SONO I LAVORATORI DEL SETTORE OIL & GAS

“A lavorare, andate a lavorare”. Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista sono stati contestati fuori dal Teatro Francesco Paolo Tosti di Ortona da un gruppo di persone con il casco rosso da operaio prima di un evento elettorale della campagna elettorale di Sara Marcozzi.
Fuori dalla piazza sono arrivate le contestazioni.
Chi era presente racconta di una contestazione molte forte, anche se c’è qualcuno che contesta l’inquadratura sostenendo che sia stata “ritagliata” per mostrare una piazza più piena. In realtà  anche in altri scatti e video pubblicati sulle pagine Facebook di Ortona si vede la contestazione e si vedono anche video in cui è ripresa da un punto più lontano.
Secondo il Foglio ad aver contestato Di Maio e Di Battista sono stati lavoratori del settore oil & gas (in Abruzzo ci sono imprese dell’estrazione) per l’emendamento sulle trivellazioni al DL Semplificazioni che la Lega e il MoVimento 5 Stelle hanno votato

(da “NextQuotidiano”)

argomento: Costume | Commenta »

DI MAIO VISITA LA SCUOLA A POMIGLIANO E IL PRESIDE AVVERTE: “CHI CONTESTA IL MINISTRO AVRA’ UNA NOTA”

Febbraio 3rd, 2019 Riccardo Fucile

UNA RAPPRESENTANTE DEGLI STUDENTI: “NESSUNO VUOLE INSULTARLO, MA QUI SIAMO AL DIVIETO DI PARLARE E ALLE MINACCE”

Il liceo Imbriani di Pomigliano lunedì ospiterà  una visita del vicepremier Luigi Di Maio, che proprio in questo istituto ha conseguito il diploma di maturità .
Ma, come denuncia la rappresentante d’istituto Maurizia Di Buono su Facebook, “non sono consentite contestazioni e nemmeno semplici interventi da parte degli studenti.
In sostanza ci hanno detto: io invito nella TUA scuola chi dico io, tu ascolti e stai zitto senza fiatare. Ci hanno impedito di esprimerci, altrimenti ne pagheremo le conseguenze, ci abbassano i voti”
Una linea durissima che viene, peraltro, confermata dal preside dell’Istituto, Domenico Toscano, che in un’intervista al Mattino di Napoli ha così dichiarato: “Se nella scuola qualcuno si mette a fare cose strane, poi si prenderà  una nota. La nota disciplinare può influire sulla condotta e con il cinque in condotta si viene rimandati in tutte le materie. Io non voglio che Luigi Di Maio venga maltrattato, perchè è una risorsa preziosa per tutta Pomigliano. Quella di lunedì non è una manifestazione politica”
Eppure, così non sembra: non solo perchè stiamo parlando di Di Maio, che rimane leader dei M5s e vicepremier del Consiglio a un passo dalle elezioni europee, ma soprattutto non è giustificabile in alcun modo l’atteggiamento del preside di una scuola che per definizione deve essere apartitica. Impedire agli studenti di contestare in maniera civile è un insulto alla Costituzione.
Anche alcuni professori hanno espresso il loro dissenso:
Mio caro presidente,
So che sarà  a Pomigliano al liceo Imbriani. Bene da docente e madre sono indignata del fatto che hanno impedito ai nostri ragazzi di partecipare al confronto
Io la conosco prima della sua attuale carica e mi vergogno, perchè non credo che il confronto sia per lei un problema. Quindi non in mio nome.
Di Maio era già  stato contestato dagli studenti del liceo Imbriani. A novembre 2018 duecento studenti, tra cui molti del liceo del vicepremier, hanno contestato il ministro in visita all’Itis per stipulare un accordo finalizzato all’occupazione dei neodiplomati.
I ragazzi hanno accolto il capo politico del M5S con slogan come questo: «Di Maio: la senti questa voce ? Vaffa…».
Gli studenti dell’ istituto sottolineanno che “la scuola pubblica dovrebbe essere apartitica e non apolitica, invece mi sembra il contrario. Si favorisce un partito all’interno di una scuola pubblica (invitare il capo di un movimento politico sotto elezioni europee, insieme al sottosegretario all’istruzione dello stesso partito, per noi si definisce favorire) ma non sono consentite contestazioni e nemmeno semplici interventi da parte degli studenti. In sostanza ci hanno detto: io invito nella TUA scuola chi dico io, tu ascolti e stai zitto senza fiatare.Ci hanno impedito di esprimerci, altrimenti ne pagheremo le conseguenze, ci abbassano i voti, dicono. E le libertà  degli studenti? Dov’è il diritto di opinione?

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

IN TV LA SANTANCHE’ SPIEGA I VALORI DELLA “SUA DESTRA” PADRONALE: “I SOLDI RENDONO LIBERI E CHI PAGA COMANDA”

Febbraio 3rd, 2019 Riccardo Fucile

NELLA TRASMISSIONE ALLA LAVAGNA SPIEGA AI BAMBINI COSA CONTA PER LEI… E POI I SOVRANISTI HANNO LA FACCIA DI SOSTENERE CHE COMBATTONO I POTERI FORTI

Dopo aver ferocemente attaccato Vladimir Luxuria e la sua puntata di Alla Lavagna in cui ha spiegato ai bambini di come abbia preso consapevolezza del suo genere, Daniela Santanchè scende sullo stesso campo e va a parlare ai bambini di Rai 3, propinando perle come la seguente: “Il denaro è l’unico vero strumento di libertà . I soldi servono ad essere liberi. Il mio papà  ha insegnato a me e ai miei fratelli che chi paga comanda e lo dico a te che sei una donna. Il denaro è un grande strumento di libertà ”.
Un ragionamento che la stessa Luxuria non ha perso tempo a commentare, scrivendo su twitter: “Solo chi ha i soldi è libero, grande insegnamento ai bambini della Santanchè”.
Ma la Santanchè non si è fermata certo qui: oltre a perle sulla scuola (“molti libri su cui studiate non mi piacciono, insegnerei cose diverse, vorrei che vi preparassero al lavoro”), non sono mancate anche raffinati esempi di sessismo: “le donne sono tutte viperette, gli uomini sono più bravi”
Va bene la par condicio, ma una cosa è insegnare il rispetto e la comprensione, un’altra è inculcare un’ideologia patriarcale che ruota intorno all’assione “chi ha i soldi comanda”.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

GINO STRADA: “SALVINI VUOLE AIUTARLI A CASA LORO? VENGA CON ME IN SIERRA LEONE O IN AFGHANISTAN COSI’ VEDE COME SI FA VERAMENTE”

Febbraio 3rd, 2019 Riccardo Fucile

IL MEDICO: “VISITI I NOSTRI OSPEDALI IN QUELLE ZONE COSI’ FORSE CAPISCE QUALCOSA”… “NEI NOSTRI AMBULATORI IN ITALIA ASSISTIAMO MIGLIAIA DI ITALIANI, QUELLI CHE NON HANNO SOLDI PER PERMETTERSI LE CURE”

Parole di buonsenso e verità  scomode da parte di una persona molto scomoda.
Che denuncia in Italia e nel mondo l’orrore della guerra, i crimini dello sfruttamento e le ingiustizie economiche e sociali.
Così parlando a Rai tre Gino Strada ha detto: “Sì, regalerei la felpa di Emergency a Salvini. Ma lo inviterei a vedere uno dei nostri ospedali in Afghanistan o in Sierra Leone, così vede come si fa ad aiutarli veramente a casa loro”.
Ha aggiunto il medico: “L’Afghanistan è il paradigma di quanto la guerra sia crudele, inutile e stupida. Adesso si farà  la pace con i talebani che erano i nemici di allora. E nel frattempo ci sono state decine di migliaia di morti”.
“Abbiamo aperto i nostri ambulatori in Italia a partire dal 2006. Pensavamo li avrebbero usati gli stranieri, e invece ci sono anche tanti italiani. Penso che gli italiani abbiano tanti bisogni non soddisfatti. 11 milioni di persone non possono curarsi: è un problema grave che non viene affrontato.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

CATANIA, UNA FAMIGLIA PORTA A BORDO DELLA SEA WATCH DEI DOLCI PER L’EQUIPAGGIO

Febbraio 3rd, 2019 Riccardo Fucile

UNA FAMIGLIA LOCALE HA PENSATO COSI’ DI RINGRAZIARE, A NOME DI MILIONI DI ITALIANI, I VOLONTARI PER IL LORO LAVORO A TUTELA DELLA VITA UMANA

I migranti sono sbarcati, ma la Sea Watch è ancora ferma a Catania. Ci ha provato Salvini ad aprire un’inchiesta, ma la stessa Procura ha dato al ministro un bel due di picche: la nave, infatti, non ha violato nessuna legge, men che meno quel ‘favoreggiamento all’immigrazione clandestina’ con cui Salvini e compari confondono il salvataggio di disperati dall’annegamento.
E mentre governo e accoliti si scervellano per impedire alla nave di riprendere il mare, c’è anche chi dimostra di essere ancora una persona perbene in questa Italia nella sua deriva d’odio: come twitta la stessa Sea Watch, una famiglia catanese ha portato dei dolci a bordo della nave, per tutto l’equipaggio: “Catania ci fa sentire a casa, dimostrandoci solidarietà  e accoglienza. Salvare vite non è un crimine” scrive la SeaWatch.

(da Globalist)

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MARCHE: DUE AGENTI DI POLIZIA IN SERVIZIO FIRMANO LA PETIZIONE PER L’IMPUNITA’ A SALVINI

Febbraio 3rd, 2019 Riccardo Fucile

IL SENATORE LEGHISTA ARRIGONI PRIMA LA PUBBLICA POI LA CANCELLA… DA QUANDO POLIZIOTTI IN SERVIZIO PARTECIPANO A MANIFESTAZIONI POLITICHE DI PARTE IN DIVISA? LA QUESTURA HA PRESO PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI?

Questa foto l’ha pubblicata, tutto soddisfatto, il senatore della Lega Nord Paolo Arrigoni sul suo profilo Instagram su cui campeggia come copertina la foto sua e dei suoi festosi compagni
Il senatore Paolo Arrigoni ha pubblicato sul suo account Instagram i risultati di questa loro “battaglia”: “In 53 comuni delle #Marche per gridare tutti insieme #SalviniNonMollare!»
Peccato che tra le foto ne appare una, poi prontamente cancellata, che risale alle 14 circa e che riprende due poliziotti in divisa (presumibilmente in servizio) che firmano al gazebo leghista ed è lo stesso Arrigoni che esulta scrivendo nella didascalia: Nelle #Marche anche gli agenti di Polizia firmano per sostenere il Ministro dell’Interno #Salvini. Fantastico! #Salvininonmollare.
E invece, caro senatore, non è fantastico proprio per niente.
Storicamente le divise che appoggiano i politici piuttosto che la Politica sono state il preoccupante segnale di una deriva autoritaria.
La legge (quella di cui si occupa Salvini) non lo consente e se ci pensate questo episodio fa il paio con le divise allegramente sfoggiate da un ministro dell’interno come se fossero ammennicoli utili per lanciare idea di sicurezza.
E invece Salvini dovrebbe occuparsi di governare la legge, più che rappresentarla.
Ora ci piacerebbe sapere, non deve e essere certo un’indagine difficile, cosa ne pensa la Questura, cosa abbiano da dire i superiori di quei due poliziotti, e soprattutto cosa avrebbe da dire il ministro dell’interno Matteo Salvini su una vicenda che, oltre a fare schifo, richiede risposte e chiarimenti sulle responsabilità . In fretta.

(da “Tpi”)

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