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FLOP NASCITE E BOOM DECESSI, IL BILANCIO DEMOGRAFICO ISTAT

Marzo 26th, 2021 Riccardo Fucile

IL PIU’ DRAMMATICO DAL 1918: IL MINIMO DI NASCITE DAL 1861 E IL MASSIMO DI DECESSI DAL 1946

Il minimo storico dei decessi dall’Unità  d’Italia, il massimo dei decessi dal Secondo Dopoguerra. Un divario simile non si registrava dal 1918 ed è come se fosse scomparsa una città  come Firenze. È l’Italia del 2020 fotografata dall’Istat.
Gli Italiani sono 59,25 milioni. In un anno è sparita una città  come Firenze.
Al 31 dicembre 2020 la popolazione residente è inferiore di quasi 384 mila unità  rispetto all’inizio dell’anno, come se fosse sparita una città  grande quanto Firenze.
Gli effetti negativi prodotti dall’epidemia Covid-19 hanno amplificato la tendenza al declino di popolazione in atto dal 2015.
Al 31 dicembre 2020, la popolazione residente in Italia ammonta a 59.257.566 unità , 383.922 in meno rispetto all’inizio dell’anno (-0,6%). Alle conseguenze dirette del virus dovute ai decessi – spiega l’Istat – si sono aggiunte le ripercussioni che le misure, volte a contenere la diffusione dei contagi, hanno prodotto sulla vita delle persone (restrizioni di movimento, interruzione totale o parziale di attività  lavorative, limitazione nel numero di partecipanti alle cerimonie).
L’Italia è stata tra i primi Paesi dell’Unione europea in cui la presenza del Covid-19 si è manifestata. La diffusione dell’epidemia è stata caratterizzata da tre fasi: il periodo da fine febbraio a fine maggio (prima ondata), contraddistinto da una rapidissima ascesa dei contagi e dei decessi, entrambi concentrati soprattutto nel Nord del Paese; una transizione (da giugno a settembre) con un rallentamento dei contagi per effetto delle misure di contenimento su scala nazionale adottate nella primavera (lockdown); una seconda ondata epidemica, a partire dalla fine di settembre 2020, con una drammatica riacutizzazione dei casi e un incremento dei decessi su tutto il territorio nazionale.
Il bilancio demografico più drammatico dal 1918.
Il nuovo record di poche nascite (404 mila) e l’elevato numero di decessi (746 mila), mai sperimentati dal secondo dopoguerra, aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese. Il deficit di “sostituzione naturale” tra nati e morti (saldo naturale) nel 2020 raggiunge -342 mila unità , valore inferiore, dall’Unità  d’Italia, solo a quello record del 1918 (-648 mila), quando l’epidemia di “spagnola” contribuì a determinare quasi la metà  degli 1,3 milioni dei decessi registrati in quell’anno.
L’impatto che l’aumento dei decessi dovuti all’epidemia ha avuto sulla dinamica naturale, soprattutto nella prima e nella seconda ondata (in cui si sono registrati i saldi naturali di -117 mila e -114 mila unità ), insieme alla tendenziale diminuzione delle nascite, ha contribuito a determinare nel 2020 una perdita di 127 mila unità  in più rispetto al saldo naturale del 2019 (quasi il 60% in più).
Il deficit dovuto alla dinamica naturale – spiega l’Istat – è riscontrabile in tutte le regioni, perfino nella provincia autonoma di Bolzano (-313 unità ), che negli ultimi anni si è caratterizzata per il suo trend positivo in termini di capacità  di crescita naturale grazie a una natalità  più alta della media.
Il tasso di crescita naturale, pari a -5,8 per mille a livello nazionale, varia dal -0,6 per mille di Bolzano al -11,3 per mille della Liguria. Le regioni che più delle altre vedono peggiorare il saldo naturale (oltre il 4 per mille in meno rispetto al 2019) sono la Valle d’Aosta (-8,6 per mille) e la Lombardia (-6,7 per mille); solo la Calabria (-3,9 per mille) si assesta su valori simili a quelli del 2019.
Più accentuato il calo nel nord-ovest. Più accentuato il calo di popolazione al Nord-ovest per l’impatto del Covid.
“La perdita di popolazione del Nord, soprattutto nella prima ondata – afferma l’Istat – appare in tutta la sua drammatica portata”. Se nel 2019 il deficit di popolazione era stato piuttosto contenuto sia nel Nord-ovest che nel Nord-est (rispettivamente -0,06% e -0,01%), nel corso del 2020 il Nord-ovest registra una perdita dello 0,7% e il Nord-est dello 0,4%. Il Centro vede raddoppiare in termini percentuali il deficit di popolazione (da -0,3% del 2019 a -0,6% del 2020) mentre il Sud e le Isole, più colpite nella seconda ondata (da metà  settembre), subiscono una perdita dello 0,7%, simile a quella del 2019, per effetto della tendenza allo spopolamento già  in atto da diversi anni.
Lombardia ed Emilia Romagna registrano una inversione di tendenza in termini di variazione di popolazione, passando da un incremento nel 2019 (rispettivamente +0,2% e +0,1%) a un deficit nell’anno successivo rispettivamente di -0,6% e -0,4%. Anche la provincia autonoma di Bolzano, tradizionalmente caratterizzata da incrementi di popolazione, vede ridurre il saldo totale percentuale (dal +0,4% del 2019 al +0,2% del 2020).
All’opposto le regioni del Mezzogiorno, anche quelle con il primato di saldo totale negativo (Molise -1,3% e Basilicata -1,0%), hanno perdite percentuali più contenute rispetto al 2019. L’impatto differenziale dell’epidemia sulla mortalità  (maggiore al Nord rispetto al Mezzogiorno) e la contrazione dei trasferimenti di residenza- sottolinea l’Istat – spiegano queste differenze geografiche”.

(da agenzie)

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IL LIBRO CHE RACCOGLIE I PENSIERI DI LORENZO ORSETTI, MORTO COMBATTENDO L’ISIS

Marzo 26th, 2021 Riccardo Fucile

“ORSO, SCRITTI DALLA SIRIA”: A DUE ANNI DALLA SUA UCCISIONE SUL FRONTE DI BAGHUZ, LA FAMIGLIA NE PUBBLICA LE MEMORIE

Non c’è solo TekoÅŸer, il miliziano con in mano il fucile partito per il nord-est siriano per combattere una guerra che i critici hanno definito “non sua”.
Non c’è nemmeno solo Orso, il compagno anarchico intriso di ideali di uguaglianza e libertà  che ha visto nella causa curda e nel confederalismo democratico un modello da applicare al resto del mondo.
C’è anche Lorenzo, classe 1986, fiorentino, che ha svolto molti lavori ma a un certo punto ha sentito l’esigenza di combattere per un ideale più grande, anche di lui.
A due anni dalla sua morte sul fronte di Baghuz, nel governatorato di Deir Ezzor, gli scritti, le lettere, le memorie e i post su Facebook di Lorenzo Orsetti nel corso dei 18 mesi in cui è rimasto tra le fila delle Unità  di Protezione Popolare (Ypg) curde sono diventati un libro: Orso. Scritti dalla Siria del Nord-Est (Red Star Press, 2021)
Il motivo per cui si è scelto di raccogliere questo materiale e trasformarlo in un libro è proprio far conoscere a tutti chi era Lorenzo, e non solo TekoÅŸer, come spiegano i familiari che hanno contribuito alla raccolta dei suoi messaggi: “Noi familiari abbiamo ritenuto importante, per far conoscere Lorenzo, raccontare altro. Ad esempio cosa desiderava e ancora lo emozionava, se malgrado i suoi dolori avesse ancora voglia di vivere e lottare o se si fosse chiuso in se stesso, se avesse saputo sopportare il dolore, se fosse stato ancora capace di soffrire con gli altri, oppure se avesse cercato di scappare dalla realtà . Lorenzo, malgrado le sconfitte, conservava ancora in sè la speranza e la capacità  di amare senza riserve i bambini, le donne e gli uomini che il destino gli metteva accanto. Per quell’amore lui riusciva a sacrificarsi, a rinunciare ai beni materiali; riusciva a vedere la bellezza nascosta dietro gli orrori della guerra e malgrado la presenza quotidiana della morte sapeva apprezzare e godere delle piccole cose della vita”.
E leggendo questo flusso ordinato cronologicamente di pensieri, racconti e battaglie si ritrova la quotidianità  della guerra, fatta di pause, momenti di cameratismo, amicizia, esaltazione per le piccole gioie della vita, come la nascita di una nuova cucciolata, continuamente interrotte da un bombardamento, un agguato dello Stato Islamico, un compagno morto o dalla delusione per l’indifferenza delle grandi potenze mondiali coinvolte nel conflitto.
Un’indifferenza che è forse la cosa che maggiormente ferisce Orsetti durante la sua permanenza: vedere i corpi martoriati di uomini, donne e bambini durante la campagna turca su Afrin, il suo primo fronte, e l’indifferenza degli alleati Nato per la carneficina nei confronti del popolo curdo che abitava la città  di confine tra Siria e Turchia gli provoca un moto di rabbia. Tanto che, a un certo punto, arriva a dire: “Al prossimo Bataclan non verserò una lacrima”. Una reazione forse istintiva, dettata dalla delusione di una mattanza che si poteva impedire, ma che è invece stata ignorata. Istintiva perchè, in realtà , nei suoi racconti Orsetti dimostra un amore quasi istintivo per il prossimo.
Non c’è astio nemmeno per i prigionieri di Isis, coloro che fino a pochi minuti prima si sarebbero fatti saltare in aria pur di uccidere lui o i suoi compagni.
Ma l’esperienza del Rojava gli ha permesso, e questo emerge con forza, di vedere le due facce della vita: il benessere di chi vive in Europa e la condanna inappellabile delle popolazioni in guerra.
“Per me il problema non è ‘se si possa uscire da questa prigione’ — scrive nel suo primo messaggio — ma ‘quanto comodo fa stare in questa prigione’. Nessuno di noi borghesi cognitivi vuole davvero uscirne. Questo è per me il nodo ideologico centrale. In questo senso, l’uso del termine ‘prigione’ coincide con questa mistificazione ideologica. I muri che vedi attorno non sono la nostra prigione, ma quella degli altri”.
Partendo da questo assunto, il racconto delle battaglie, i ricordi delle amicizie strette, il pensiero ai ‘compagni’ a casa e al futuro del Rojava si mescolano, in un clima di costante imprevedibilità  e allerta che ha i colori e i sapori della sabbia del nord-est siriano, del sudore e della sporcizia. Che non danno tregua, proprio come gli attacchi del nemico.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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NAVALNY, LA MOGLIE DENUNCIA: “LASCIATO SENZA FARMACI E VISITE DEI MEDICI. E’ LA VENDETTA DI PUTIN”

Marzo 26th, 2021 Riccardo Fucile

“ESIGO CHE POSSA ESSERE CURATO DA MEDICI DI CUI SI FIDA, LE SUE CONDIZIONI STANNO PEGGIORANDO”

In che condizioni si trova Alexei Navalny, il dissidente russo arrestato al suo rientro in Russia e poi condannato a scontare la pena di circa due anni e mezzo in un carcere da lui definito «campo di concentramento»?
Le informazioni riportate da sua moglie e dai suoi avvocati non sono confortanti, tutt’altro. L’ultima a denunciare i presunti maltrattamenti subiti da Navalny all’interno della colonia penale Pokrovskaya IK-2 è stata Yulia Navalnya che in un post su Instagram racconta come sia stato privato di farmaci e sia stato impedito ai suoi medici di fargli visita.
Il motivo? Per Yulia c’è una sola spiegazione: «Ciò che sta accadendo ora è una vendetta personale attraverso giustizia sommaria». Netta la risposta del Cremlino: di questi affari si occupa il Servizio Penitenziario Federale.
Gli avvocati di Navalny hanno lamentato un peggioramento della salute del loro assistito
Come riporta il New York Times, già  ieri gli avvocati di Navalny avevano lamentato un peggioramento della salute del loro assistito, privato della possibilità  di accedere a cure mediche non scadenti.
I medicinali sarebbero per i dolori alla schiena «associati anche al fatto che non gli viene permesso di dormire normalmente svegliandolo di notte ogni ora», scrive Yulia Navalnya, specificando che questi problemi sono iniziati circa un mese fa, nel carcere di Matrosskaya Tishina a Mosca.
Secondo l’avvocato di Navalny, Olga Mikhailova, che ha detto di temere per la vita del suo assistito, Navalny potrebbe soffrire dei postumi dell’avvelenamento avvenuto nell’agosto del 2020. Un malore che difficilmente si può curare con l’ibuprofene, l’unico rimedio che gli sarebbe stato offerto dai medici del carcere stando a quanto dichiara Mikhailova.
Ieri il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, aveva detto di non seguire le notizie sullo stato di salute di Navalny visto che questa è competenza della autorità  penitenziaria. Ma per la moglie di Navalny, la decisione di privare suo marito dei medicinali e delle attenzioni del medico non è altro che una vendetta da parte del presidente russo, Vladimir Putin.
«Putin ha detto che tutto il Paese legge i miei appelli indirizzati a lui. E quindi: esigo che mio marito, Alexei Navalny, che lui ha messo in prigione illegalmente, venga rilasciato immediatamente — continua il messaggio pubblicato dalla donna su Instagram -. L’ha fatto perchè ha paura della competizione politica e vuole restare sul trono per il resto della sua vita. Ciò che sta accadendo ora è una vendetta personale attraverso giustizia sommaria».
E ancora: «Io esigo di dare ad Alexei la possibilità  di essere curato dai medici di cui si fida».

(da agenzie)

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DRAGHI STRONCA SALVINI: “LE CHIUSURE DIPENDONO SOLO DAI CONTAGI, CONTANO I DATI”

Marzo 26th, 2021 Riccardo Fucile

UN COLPO A SALVINI E UNO A GARAVAGLIA IN NOME DELLA VITA DEGLI ITALIANI… GIORGETTI RESTA ISOLATO, TUTTI D’ACCORDO CON LA LINEA DEL RIGORE (ANCHE FORZA ITALIA)… SE ALLA LEGA NON PIACE TUTELARE LA SALUTE DEGLI ITALIANI NESSUNO LI TRATTIENE AL GOVERNO

Niente zone gialle fino alla fine di aprile e la Lega, nella riunione di maggioranza con il premier Mario Draghi e i tecnici, resta isolata. La cabina di regia è da poco terminata, il presidente del Consiglio sta rispondendo alle domande della stampa ed ecco che Matteo Salvini diffonde una nota al vetriolo che spacca la compagine di governo: “È impensabile tenere chiusa l’Italia anche per tutto il mese di aprile”.
A stretto giro questa affermazione viene rivolta al presidente del Consiglio, il quale non esita a dire che “se sia pensabile o impensabile dipende dai dati che abbiamo. Queste misure hanno dimostrato di non essere campate per aria. Direi che è desiderabile non tenere chiusa l’Italia, ma non è impensabile se lo dicono i dati”.
Il premier risponde a muso duro, dopo che Salvini è andato in rotta di collisione appellandosi “al buonsenso che contraddistingue Draghi” e chiedendo al presidente del Consiglio “che dal 7 aprile, almeno nelle regioni e nelle città  con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano (ovviamente in sicurezza) le attività  chiuse e si ritorni alla vita a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi”. E poi ancora: “Qualunque proposta in Consiglio dei Ministri e in parlamento avrà  l’ok della Lega solo se ci sarà  un graduale e sicuro ritorno alla vita”.
Niente da fare. All’unanimità , con esclusione della Lega, la cabina di regia, formata da tutti i capi delegazione e dagli scienziati Locatelli e Brusaferro, ha deciso che, fino alla fine al 30 aprile, ci saranno solo zone rosse e arancioni.
Salta anche la riapertura dei cinema e teatri che era stata prevista per domani, 27 marzo. La ripresa sarebbe stata consentita solo nelle zone gialle ma, alle luce delle decisioni, slitta di conseguenza anche la riapertura di cinema e teatri.
Il leghista Giorgetti, in rappresentanza del suo partito , tiene la posizione di Salvini chiedendo norme più leggere e meno restrittive, seppur con toni – viene riferito – meno barricadieri del leader leghista. Comunque sia nessuno lo segue.
Neanche la ministra azzurra Maria Stella Gelmini, che si ferma in una via di mezzo tra gli aperturisti e i rigoristi. Ma alla fine è quest’ultima linea a prevale, anzi emerge la linea super rigorista. Il premier Draghi sorride quando risponde al ministro leghista del Turismo Garavaglia per il quale gli italiani possono già  pensare a prenotare le vacanze estive. “Io sono d’accordo con lui — afferma il premier con aria un po’ perplessa – perchè no, io ci penserei se potessi. A chi non piacciono le vacanze”
Dal fronte delle Regioni parla Giovanni Toti, che considera un disastro la chiusura fino al 30 aprile “senza prospettive”. La tensione è alta, molti governatori di centrodestra, soprattutto quelli leghisti, sono pronti a contestare le misure del governo. Oltre ad essere già  provocati dalle accuse che gli sono state rivolte riguarda una campagna vaccinale che ha avuto molte lacune. Così Draghi sarà  presente lunedì all’incontro con i presidenti di Regioni per placare gli animi. “Noi faremo un decreto ora, sulla base dei dati disponibili. Continueremo a seguirli e non escludo cambiamenti in corso, perchè la situazione è così complessa che va monitorata settimana per settimana, giorno per giorno”.

(da “Huffingtonpost”)

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INCREDIBILE: LO STALKER (SOTTO PROCESSO) DELLA AZZOLINA ORA LAVORA AL MINISTERO PER LA LEGA

Marzo 26th, 2021 Riccardo Fucile

ASSUNTO COME COLLABORATORE DAL SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA ALLA SCUOLA ROSSANO SASSO, IMPUTATO IN PROCEDIMENTO PENALE PER DIFFAMAZIONE E MINACCE GRAVI… DRAGHI, E’ QUESTO IL GOVERNO DEI MIGLIORI?

“Apprendo che il sottosegretario della Lega Rossano Sasso ha un nuovo collaboratore al ministero dell’Istruzione. Si chiama Pasquale Vespa: è un docente imputato in un procedimento penale per diffamazione reiterata a mezzo stampa e minacce gravi. Pasquale Vespa ha trascorso gli ultimi due anni della sua vita ad insultarmi pubblicamente, fomentare aggressioni verbali e allusioni sessuali. Minacciarmi di morte. Un cyberbullo, a tutti gli effetti”.
Così l’ex ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in un post in cui aggiunge: “La scelta del sottosegretario Sasso non mi sorprende, purtroppo. Ma mi chiedo se il Ministro Bianchi sia a conoscenza del fatto che Vespa venga assunto nel suo Gabinetto. E cosa ne pensi”.
Quanto a Vespa, Azzolina spiega: “Ha provato a nascondere i contenuti rimuovendoli dalle proprie pagine, questo non gli ha impedito di essere imputato in un processo che inizierà  a breve. Ma non è una questione di legalità . O, almeno, non solo. È una questione di opportunità  e di civiltà . Questo signore la sera sfoga i propri istinti sessuali su bocche e rossetti rossi e minaccia di morte un esponente di governo, la mattina dopo si presenta come “educatore” a scuola, laddove si dovrebbero insegnare altri valori, prima di tutto il rispetto e la tolleranza. Questo signore – rimarca – oggi ha responsabilità  sul governo della scuola italiana”.
A prendere le difese di Azzolina i cinquestelle in commissione Cultura a Montecitorio: “Dopo aver offeso pesantemente l’ex ministra Lucia Azzolina con insulti sessisti e violenti, Pasquale Vespa è stato chiamato dal sottosegretario Rossano Sasso a lavorare nel suo staff di segreteria al ministero dell’Istruzione. E’ gravissimo e fortemente inopportuno che una persona che ha dimostrato di possedere valori diametralmente opposti a quelli che si insegnano a ragazze e ragazzi possa svolgere un ruolo al fianco di un sottosegretario di Stato”, dicono in una nota.
“Nel Paese – si legge ancora nel comunicato – si ha urgenza di crescere una nuova generazione che combatta il cyberbullismo e la violenza, compresa quella contro le donne. Che esempio si potrà  dare alle nostre studentesse e ai nostri studenti con una figura del genere al ministero dell’Istruzione?”.

(da agenzie)

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A CHIACCHIERE DIFENDONO GLI ITALIANI, NEI FATTI IN EUROPA SALVINI E MELONI VOTANO CONTRO IL NEXT GENERATION E GLI INTERESSI DELL’ITALIA: SONO DEI TRADITORI, ALTRO CHE PATRIOTI

Marzo 26th, 2021 Riccardo Fucile

AL PARLAMENTO EUROPEO HANNO VOTATO CONTRO LA DECISIONE DI FINANZIARE IL RECOVERY CON RISORSE UE SENZA GRAVARE SUI SINGOLI STATI E SULLE TASCHE DEI CITTADINI

Lega e Fratelli d’Italia ancora una volta votano in Europa contro gli interessi d’Italia. E’ accaduto al Parlamento europeo, dove si votava per finanziare il Next Generation Eu con risorse proprie dell’Unione senza gravare sui singoli Stati e quindi, sulle tasche dei cittadini, italiani compresi.
Eppure, nonostante questo, i partiti di Meloni e Salvini si sono schierati incredibilmente contro, come spesso è capitato in passato su votazioni analoghe, mettendo a nudo ancora una volta tutta la propria ipocrisia: a parole sono sovranisti e difendono gli interessi degli italiani, ma ogni volta che si tratta di votare un provvedimento concreto a tutela dei propri connazionali, si voltano dall’altra parte.
L’europarlamentare Pd Brando Benifei utilizza parole durissime nei confronti dei due leader.
“Forse un giorno Salvini e Meloni ci spiegheranno la loro decisione di oggi, che io trovo vergognosa e inspiegabile. Sono praticamente gli unici in tutta Europa ad aver fatto questa scelta, isolati anche fra le forze politiche italiane. Un’Europa più forte, più giusta e più competitiva passa dalla sua capacità  di finanziare la ripartenza. E l’ennesima opposizione dei cosiddetti “sovranisti” su un tema di questo genere rivela tutto il provincialismo anti-italiano che contraddistingue la loro azione politica. Salvini, Meloni, gli italiani non si fanno prendere in giro: da che parte state?”
Se Meloni almeno è sempre stata coerente nel suo demagogico anti-europeismo, lo stesso non si può dire per Matteo Salvini, il cui europeismo d’accatto è svanito alla stessa velocità  con cui sono stati assegnati le poltrone da ministri e sottosegretari alla Lega. Lo stesso Salvini che, per mesi ha picconato contro Conte e i 209 miliardi di euro ottenuti in Europa, salvo poi schierandosi in prima fila per poterli gestire. Insomma, nulla che già  non si conosca.
Quello che ancora non è chiaro è come l’ex ministro dell’Interno riesca a continuare a illudere milioni di italiani di fare i loro interessi in Europa di fronte a così tante prove (e altrettanti voti) del contrario.

(da “NextQuotidiano”)

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SONDAGGIO EMG: LA FIDUCIA NEL GOVERNO DRAGHI E’ SCESO AL 40%, GIUDIZIO NEGATIVO DA PARTE DEL 49%

Marzo 26th, 2021 Riccardo Fucile

SUI RISTORI GOVERNO BOCCIATO: SONO “INSUFFICIENTI” PER 57% DEGLI ITALIANI, GIUSTI SOLO PER IL 24%

Il Governo Draghi è sostenuto dalla quasi totalità  dell’arco parlamentare ed è stato accolto positivamente dalla maggioranza dei commentatori politici. Ma come lo valutano gli italiani? Secondo gli ultimi sondaggi politici elettorali, hanno fiducia dell’esecutivo solo 4 italiani su 10.
Il dato è stato rilevato dall’istituto Em-Acqua, che il 23 marzo ha condotto un sondaggio per conto della Rai nel quale ha rivolto diverse domande al campione intervistato.
Ebbene, dall’indagine è emerso, tra le altre cose, che il 40% degli italiani afferma di aver fiducia nel Governo Draghi, a fronte di un 49% di giudizi negativi e di un 11% di indecisi.
L’esecutivo è poi sonoramente bocciato sul fronte delle politiche di compensazione economica per chi ha subito danni a causa delle chiusure imposte dall’emergenza Covid-19.
Secondo il sondaggio Emg, infatti, il 57% degli intervistati ritiene “insufficiente” il Decreto Sostegni recentemente varato dal Consiglio dei ministri. Solo il 24% lo considera “sufficiente”, mentre il 24% delle persone interpellate preferisce non esprimersi.

(da agenzie)

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DRAGHI: “APRIRE DI PIU’ AUMENTEREBBE I CONTAGI”, SALVINI FA IL CONTROCANTO: “E’ IMPENSABILE TENERE CHIUSA L’ITALIA AD APRILE”

Marzo 26th, 2021 Riccardo Fucile

SE I SOVRANISTI VOGLIONO FAR MORIRE ALTRI ITALIANI CON APERTURE CRIMINALI LO DICANO CHIARAMENTE, L’ITALIA E’ DA MESI FIN TROPPO APERTA E LA POLITICA HA SULLA COSCIENZA DECINE DI MIGLIAIA DI MORTI CHE SI POTEVANO EVITARE

Consiglio europeo, vaccini e “la riapertura della scuola fino alla prima media anche in zona rossa”. Tre i temi principali su cui il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incentrato la conferenza stampa di oggi: il primo per fare il punto al termine del vertice europeo che si è svolto in questi giorni in cui è intervenuto anche il presidente americano, Joe Biden.
E gli altri due, vaccini e scuole, che animano il Paese in questo periodo e al centro della cabina di regia che si è svolta in mattinata in vista del nuovo decreto sulle misure anti-Covid. “La situazione rimane molto preoccupante. Avevamo deciso che se ci fosse stato uno spazio, lo avremmo utilizzato per la scuola fino alla prima media. Aprire ulteriormente aumentà  il numero e le forme di contagio”, ha osservato il capo del governo rispondendo anche alle critiche mosse da Matteo Salvini a favore delle riaperture.
I vaccini: dall’export alle sanzioni per i sanitari
“Prima l’unico requisito che autorizzasse a bloccare l’esportazione dei vaccini era che in passato non ci fosse stato il rispetto dei contratti – ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi – Siamo stati gli unici a bloccare l’export dei vaccini. Ora la Commissione Ue allarga la rete entro cui possono cadere le società  che esportano. La Commissione Ue allarga i criteri. Il criterio enunciato dalla commissione è in parte una modifica del criterio precedente. Prima l’unico requisito per lo stop all’export di un certo vaccino era il non rispetto del contratto da parte di una società . Ieri la commissione ha allargato il criterio introducendo le parole proporzionalità  e reciprocità . Conta anche cosa fa il Paese verso cui un vaccino è diretto, ovvero se consente o meno le esportazioni. La proporzionalità  e un criterio più sottile, riguarda la spedizione di vaccini verso un Paese che ha una percentuale già  alta di vaccinati”.
Sul vaccino russo Sputnik, Draghi ha precisato che “non si prevede che l’Ema si pronunci” prima di tre o quattro mesi. “Non c” ancora domanda effettuata a Ema”, ha detto il premier. “Starei attento a fare contratti” su Sputnik “perchè ieri la presidente della commissione ha messo in luce come, da un’indagine fatta dalla commissione parlando col fondo d’investimento russo, possono produrre massimo 55 milioni di dosi, di cui il 40% in Russia e il resto all’estero. È vaccino in due dosi, a differenza di Johnson & Johnson, e all’Ema non è stata ancora presentata formale domanda su questo ma sta facendo review delle varie componenti e non si prevede che l’Ema si pronunci prima di tre o quattro mesi. Se va bene il vaccino sarebbe disponibile nella seconda parte dell’anno. C’è in gioco la salute, la vita e la morte, bisogna cercare il coordinamento europeo e se non si vede la soluzione bisogna cercare altre strade. Io però starei attento a fare certi contratti”, ha ripetuto Draghi.
Linea dura poi sugli operatori sanitari che hanno rifiutato il vaccino. “Il governo intende intervenire: non va bene che operatori sanitari non vaccinati siano a contatto con malati. La ministra Cartabia sta prendendo un provvedimento a riguardo”, ha commentato il premier. E il ministro della Salute, Roberto Speranza: quella sugli operatori sanitari non vaccinati “è una norma a nostro vaglio ma riconosciamo che l’adesione del personale sanitario è stata molto ampia, è la stragrande maggioranza e ha dato il buon esempio. C’è un pezzetto molto minimale, che stiamo quantificando, sul quale valutiamo un intervento con una norma”.
Per Draghi, il criterio dell’età  è fondamentale.
“Quello che ho detto in Parlamento alle Regioni era una reazione spontanea davanti alle differenze tra le varie regioni. La Costituzione attribuisce al governo centrale competenze in caso di pandemia. Il mio richiamo era anche un appello a collaborare, il richiamo era inteso a dire che bisogna vaccinare i fragili e gli ottantenni e poi andare in ordine di età , ho anche detto che il criterio dell’età  deve tornare a essere prioritario. Perchè si vedono categorie che sono state vaccinate prima e non si capisce perchè siano più esposte degli ultraottenni che poi sono i nonni che stanno con i nitpoti”, ha precisato l’ex presidente della Bce
Scuole e riaperture
Il premier Draghi è chiaro: aprire ulteriormente aumenta i contagi. E ha confermato la riapertura delle scuole dalla prossima settimana “fino alla prima media”. Una notizia attesa da molte famiglie dopo la chiusura di due settimane per le Regioni in zona rossa. Poi la novità , già  anticipata ieri: la possibilità  di fare tamponi agli studenti. “In alcuni casi sarà  possibile fare dei test anti-Covid. Il ministro dell’Istruzione Bianchi sta lavorando affinchè la riapertura avvenga in maniera ordinata. Aprire ulteriormente aumenta le forme di contagio. La scuola fino alla prima media non è fonte di contagio, in misura limitata”, ha osservato
Salvini: “Impensabile tenere chiusa Italia a aprile”
Sulle chiusure per il prossimo mese di aprile, c’è tensione nella maggioranza. Le critiche arrivano da Matteo Salvini: “È impensabile tenere chiusa l’Italia anche per tutto il mese di aprile. Nel nome del buonsenso che lo contraddistingue – e soprattutto dei dati medici e scientifici – chiediamo al presidente Draghi che dal 7 aprile, almeno nelle regioni e nelle città  con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano (ovviamente in sicurezza) le attività  chiuse e si ritorni alla vita a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi. Qualunque proposta in Consiglio dei ministri e in Parlamento avrà  l’ok della Lega solo se prevederà  un graduale e sicuro ritorno alla vita”.
E, a distanza, durante la conferenza stampa, è arrivata la risposta di Draghi: “Se riaprire o no dipenderà  dai dati”, che ha sottolineato che l’unico allentamento delle miure anti-Covid avverrà  per le scuole fino alla prima media.

(da agenzie)

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NUOVO DECRETO COVID: NIENTE ZONE GIALLE FINO AL 30 APRILE, RITORNO A SCUOLA FINO ALLA PRIMA MEDIA IN FASCIA ROSSA

Marzo 26th, 2021 Riccardo Fucile

RITORNARE A SCUOLA IN FASCIA ROSSA E’ UNA FOLLIA… CONFERMATE LE ALTRE RESTRIZIONI

Niente zone gialle: fino al 30 aprile saranno confermate le misure ad oggi in vigore che prevedono solo zone arancioni e rosse.
È questo l’orientamento che emerge al termine della cabina di regia Covid sul nuovo decreto. Il vertice con il premier Mario Draghi è durato poco meno di un’ora: le misure decise dovrebbero durare fino a fine mese e l’unica novità  prevista riguarda, dopo Pasqua, il ritorno in classe fino alla prima media anche in zona rossa. Per il resto è stata scelta la conferma di tutte le restrizioni.
Per tutto il mese di aprile resterà  quindi in vigore lo schema attuale, che prevede la presenza di solo zone arancioni e rossi, mentre anche una Regione che ha parametri migliori non può passare in zona gialla.
L’apertura di bar e ristoranti fino alle 18, prevista appunto nella fascia gialla, non è stata presa in considerazione neanche con un orario ridotto: i locali quindi resteranno chiusi — con solo asporto e consegna a domicilio consentiti — per almeno un altro mese. Le aree del Paese meno colpite dai contagi resteranno o passeranno in zona arancione, con tutti i divieti del caso e la riapertura solamente dei negozi.
L’unico “allentamento” riguarderà  invece le zone rosse, dove attualmente tutte le scuole e asili sono chiuse. E’ stato ‘investito’ tutto sulla scuola il margine consentito dalla curva epidemiologica per le riaperture: per il resto, prevale fino a fine aprile la linea dura, con la conferma anche del blocco degli spostamenti tra Regioni.
Dunque non riprendono l’attività  neanche cinema, teatri o palestre. Per tutte le attività  chiuse arriveranno — secondo quanto confermato nella riunione — nuovi rimborsi e sostegni, finanziati dalla richiesta di un nuovo scostamento di bilancio intorno al 10 aprile. La scadenza del decreto è stata fissata al 30 aprile anche perchè in quella data scade lo stato d’emergenza. In un secondo momento si valuterà  dunque la proroga dello stato d’emergenza e di conseguenza le nuove misure.
L’obiettivo sarebbe affrontare queste altre settimane di restrizioni per poi iniziare ad aprire gradualmente. Il governo però ha ribadito che il ritorno alle lezioni in presenza è la prima priorità , come ha sottolineato anche il presidente del Consiglio superiore di sanità , Franco Locatelli, intervistato da Il Fatto Quotidiano.
Complice l’aumento delle vaccinazioni tra il personale scolastico, dopo Pasqua gli alunni più piccoli potranno tornare subito in classe in tutta Italia: resteranno in Dad, nelle zone rosse, gli studenti delle superiori e delle classi seconda e terza delle medie.
Attualmente invece nelle zone arancioni è prevista già  la possibilità  di tenere aperte le scuole, alle superiori con il 50 per cento degli studenti in presenza. Molti governatori però hanno scelto una via di maggiore prudenza, preferendo la didattica a distanza per tutti. Inoltre, il decreto attuale prevede che nelle aree provinciali dove l’incidenza supera i 250 casi ogni 100mila abitanti è possibile far scattare la chiusura di tutti gli istituti. Non è ancora certo se questa norma verrà  confermata.
La cabina di regia convocata per stabilire l’orientamento del governo in vista del prossimo decreto è iniziata a Palazzo Chigi poco dopo le ore 12. Hanno partecipato i ministri Roberto Speranza, Daniele Franco, Giancarlo Giorgetti, Stefano Patuanelli, Dario Franceschini, Mariastella Gelmini, Elena Bonetti, Patrizio Bianchi, il sottosegretario Roberto Garofoli e i membri del Cts Silvio Brusaferro e Franco Locatelli.

(da agenzie)

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