Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile
“IL GOVERNO MELONI TRADISCE IL SUD”: PARTE LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE DI DE LUCA CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA E IL BLOCCO DEI FONDI SVILUPPO
Chi ci ha lavorato insieme almeno una volta negli ultimi quindici anni, sa come Vincenzo De Luca prepara le sue campagne di comunicazione. Il format è quello dei «cicl.in.prop.» i ciclostilati in proprio, i volantini degli anni Settanta che l’ex comunista della Federazione di Salerno ben conosce. Non ci sono sofisticate elaborazioni grafiche, caratteri tipografici alla moda, disegni particolari. «Il carattere è il mio. Il colore è quello mio», chiariva agli inizi a creativi e staff; dopo dieci anni in Regione Campania non ha nemmeno più bisogno di dirlo. Il font è sempre lo stesso, uno della “famiglia” Sans, colore bianco su sfondo blu notte (qualcuno lo chiama «blu di governo»).
Poi, il testo, partorito in solitudine su un foglietto e mandato ai sottoposti: così De Luca prepara ciò che vuole stampato. Titolo grosso, stile locandina di giornale, testo breve che sembra uscito dalla sua bocca nelle dirette social del venerdì. Ci sono possibili correzioni (chieste dallo staff con molta cautela, il personaggio è permaloso). Poi, l’atto finale: l’ufficio pensa a declinare il Verbo nelle varie modalità: carta, teloni, immagini digitali per i social, sfondi per convegni e comizi.
Il presidente della giunta regionale della Campania ha adottato questo modus operandi più volte. Prima delle campagne elettorali, nella fase della campagna vaccinale anti-Covid, quando c’era da annunciare grosse delibere (concorsi pubblici, edilizia, sanità, cultura). Stavolta, però, è tutto diverso. È la prima volta – forse la prima in assoluto – che sui manifesti di De Luca c’è il nome di un’altra persona. C’è quello di Giorgia Meloni, capo del governo di centrodestra e oggi oggetto delle attenzioni del politico salernitano per l’autonomia differenziata e per il blocco dei fondi Coesione e Sviluppo. Per i presidenti di Regione in Italia forse è un caso unico, da studiare: non si era mai visto un attacco del genere usando il veicolo della comunicazione istituzionale.
Napoli da fine febbraio 2024 è tappezzata di manifesti e 6×3 posizionati nei luoghi più strategici. Titolo: «Il governo Meloni tradisce il Sud». Nemmeno il più forte dei candidati al Parlamento o alla Regione avrebbe potuto far meglio. La campagna si estenderà a tutte le città principali della Campania, al momento è il posizionamento politico più forte di un politico italiano contro i progetti di autonomia differenziata e il taglio ai fondi sviluppo.
La campagna si è concentrata soprattutto nelle zone ospedaliere ed è di forte impatto: «Il governo Meloni chiude i Pronto-Soccorsi» (sarebbe stato meglio declinarlo al plurale come Pronto Soccorso ma tant’è). Immaginate mentre l’utenza attende il proprio turno o notizie per un parente e sosta davanti al Policlinico o al Cardarelli, trovarsi davanti manifesti di questo tipo. Nel centro storico di Napoli si fa leva su «bloccati i fondi per la cultura»; nelle aree preoccupate per le continue scosse di terremoto del bradisismo si legge «bloccati i fondi per le strade e i Campi Flegrei». In piazza Garibaldi e in piazza Municipio sono stati acquistati gli spazi più visibili di Napoli, quelli sulle sommità dei palazzi, stile lancio di serie tv Netflix.
De Luca è stato spesso accusato dall’opposizione politica di fare un uso non consono dei fondi per la comunicazione che vengono assegnati all’ufficio di Presidenza della Regione Campania. La linea tra comunicazione istituzionale di un ente e la mera propaganda politica è da sempre oggetto di discussione: dove finisce la prima e inizia l’altra? I manifesti di De Luca contro il governo Meloni sono pagati coi soldi pubblici, dunque è logico che vi siano polemiche e accuse davanti a slogan accusatori di quella che il governatore definisce «l’operazione verità» sul governo di centrodestra e sul suo progetto di autonomia differenziata.
Si stima al momento che siano stati spesi 150mila euro, attinti al fondo comunicazione della presidenza; il centrodestra in Consiglio regionale ha annunciato accesso agli atti, interrogazioni in Aula ed esposti alla Corte dei Conti. Davanti ai magistrati contabili De Luca deve già rispondere della storia della card vaccinali distribuite durante la pandemia di Covid.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile
LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE DELL’AJA LI ACCUSA DI “CRIMINI CONTRO L’UMANITA'”
Il Tribunale internazionale dell’Aja (Tpi) ha emesso mandati di cattura internazionali contro due comandanti delle forze armate russe – il generale Sergei Ivanovich Kobylash e l’ammiraglio Viktor Kinolayevich Sokolov- per il loro coinvolgimento nella campagna militare dell’inverno 2022-23 contro le infrastrutture civili dell’energia in Ucraina.
I due mandati s’inseriscono nella decisione del Tribunale di aprire un’indagine su quella campagna per possibili crimini di guerra.
Il Tribunale ritiene che la campagna militare russa condotta fra il 10 ottobre 2022 e il 9 marzo 2023 contro le infrastrutture elettriche si qualifichi come “commissione multipla di atti contro la popolazione civile” e che “vi siano ragionevoli basi per ritenere che i sospetti siano responsabili di crimini contro l’umanità”.
All’epoca dei fatti, Kobylash era comandante dell’aviazione a lungo raggio delle forze aerospaziali russe, mentre Sokolov comandava la Flotta del mar Nero.
Il Tribunale aveva già aperto un’altra procedura relativa alla guerra in Ucraina. Il 17 marzo 2023 sono stati emessi mandati di cattura internazionale contro il presidente russo Vladimir Putin e la commissaria russa per i diritti dei bambini, Maria Lvova Belova, con l’accusa di crimini di guerra per la deportazione in Russia di bambini ucraini.
La Russia non riconosce i mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale (CPI) per due comandanti russi, ha detto mercoledì il Cremlino. Il Cremlino ha affermato che la Russia non è parte dello Statuto di Roma che ha istituito la CPI e che il processo presso la Corte è chiuso. La Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto nei confronti di Sergei Kobylash e Viktor Sokolov per sospetti crimini di guerra in Ucraina, affermando che c’erano ragionevoli motivi per ritenere che i due fossero responsabili di “attacchi missilistici effettuati dalle forze sotto il loro comando contro l’infrastruttura elettrica ucraina almeno dal 10 ottobre 2022 fino a almeno il 9 marzo 2023”
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile
PERCHE’ MI SENTO RAPPRESENTATO SOLO DALLE LACRIME DI BONELLI
Al varco di Rafah, che è la porta tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, ci sono centinaia di camion pieni di cibo, bloccati. Dall’altra parte ci sono bambini denutriti e disidratati. Ascolto alla radio, mentre come tutti sto guidando e pensando agli affari miei, la voce di un uomo che piange, non riesce a parlare, non riesce a spiegare come sia possibile che da una parte ci sia cibo a volontà, dall’altra bambini affamati, e quella porta rimanga chiusa.
La voce è quella di Angelo Bonelli, leader dei Verdi, in missione da quelle parti con altri quindici parlamentari italiani (dunque serve ancora a qualcosa, cari “antipolitici”, fare politica).
La trasmissione è “Il rosso e il nero”, condotta da Francesco Storace e Vladimir Luxuria, breve spicchio di umanità nel palinsesto militante di Radiouno (parentesi: Storace è schiettamente fascista, Luxuria è stata eletta in Parlamento con Rifondazione Comunista. Se riesco ad ascoltarli è perché danno l’idea di essere al microfono in quanto essere umani, non in quanto impiegati della politica).
Ascoltando Bonelli, il suo semplice racconto fatto di dolore e di impotenza, ho pensato, ed è un pensiero che mi duole, che Netanyahu sta scavando la fossa a Israele — come se non bastassero quelli che già vogliono scavargliela.
Niente, nemmeno il bestiale pogrom di Hamas il 7 di ottobre, nemmeno gli ostaggi, giustifica la rappresaglia feroce sulle persone di Gaza, la fame e la sete dei bambini, il terrore, lo sfinimento, la morsa inumana su un popolo schiantato.
Valenti sponsor dell’una dell’altra causa ancora si schierano, e spiegano chi ha ragione e chi ha torto. Ma i soli che hanno ragione sono i bambini (prendete queste parole al netto di ogni retorica) e io mi sento rappresentato solo dalle lacrime di Angelo Bonelli, fermo tra i camion e i bambini.
(da repubblica.it)
argomento: Politica | Commenta »
Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile
“LE SOFFERENZE DEI PALESTINESI SONO ORMAI TREMENDE, IL COMPORTAMENTO DI ISRAELE È RESPONSABILE DI QUANTO ACCADE AI CIVILI DI GAZA E NEI TERRITORI OCCUPATI”… POI LA MINACCIA (MANCO TANTO) VELATA: “IL COMPORTAMENTO DI ISRAELE PUÒ AVERE CONSEGUENZE IN BASE AL DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO”
“La pazienza verso Israele si sta esaurendo” in seno alla comunità internazionale e anche da parte di alleati affidabili come il Regno Unito.
E’ l’avvertimento rivolto da David Cameron, titolare degli Esteri nel governo Tory di Rishi Sunak, al ministro israeliano Benny Gantz (esponente d’opposizione entrato nel gabinetto di guerra di Netanyahu dopo l’escalation con Hamas) in arrivo a Londra da Washington. Cameron, parlando alla Camera dei Lord britannica, ha sottolineato di aver indirizzato “tutta una serie di moniti” agli israeliani sulla necessità di garantire più umanitari ai palestinesi della Striscia di Gaza.
Le “sofferenze” della popolazione palestinese sono ormai “tremende”, ha poi rincarato Cameron nell’audizione tenuta dinanzi alla Camera alta britannica prima d’incontrare Gantz, evocando denunce di casi di morti “per fame” o “per malattie evitabili” nella Striscia. Non senza aggiungere a chiare lettere, in risposta alle sollecitazioni di alcuni lord, che Israele “è responsabile” di quanto accade ai civili a Gaza o più in generale “nei territori occupati.” E che il suo comportamento può avere “conseguenze in base al diritto internazionale umanitario”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile
LA CASA BIANCA LAVORA A UN ALTRO GOVERNO IN ISRAELE?
L’ex capo di Stato maggiore israeliano e avversario interno di Benjamin Netanyahu Benny Gantz è a Washington in queste ore per incontrare i massimi vertici dell’Amministrazione Biden.
Un viaggio visto come fumo negli occhi dallo stesso Netanyahu, che secondo quanto riportano i media israeliani si sarebbe rifiutato di dare il via libera alla partenza del “suo” ministro e avrebbe dato istruzioni all’ambasciata dello Stato ebraico a Washington di negargli qualsiasi tipo di supporto durante la sua permanenza nella capitale Usa. Il timore di Netanyahu, come evidente, è che l’Amministrazione Biden, che ormai non nasconde più la sua irritazione per l’estremismo e l’ottusità del governo in carica a Gerusalemme, apra canali di contatto paralleli in vista, e magari in direzione, della sua caduta. Gantz, dal canto suo, che è entrato nel gabinetto di guerra d’emergenza dopo il 7 ottobre ma resta il principale avversario politico di Netanyahu, non si è fatto intimidire dal pressing di Netanyahu ed ha proseguito col suo programma internazionale. Che anzi s’è nel frattempo arricchito. Ieri il leader di Unità nazionale è stato ricevuto alla Casa Bianca dalla vicepresidente Kamala Harris, che nel weekend aveva «sigillato» il cambio di posizione Usa in parole mai così nette. «La gente a Gaza sta morendo di fame, dev’esserci un cessate il fuoco immediato», l’”ordine” impartito alle parti in causa, a cominciare da Israele, da un luogo altamente simbolico quale Selma, la cittadina dell’Alabama teatro 59 anni fa di uno dei più duri episodi di repressione degli attivisti anti-razzismo.
Conversazioni ufficiali e “off the record”
Secondo il resoconto ufficiale del faccia a faccia distribuito dalla Casa Bianca, Harris avrebbe ribadito a Gantz la sua «profonda preoccupazione» per la situazione umanitaria a Gaza oltre che per la recente tragedia della disperazione durante un dispaccio di aiuti umanitari. La vicepresidente avrebbe poi reiterato le pressioni Usa per arrivare quanto prima a un’intesa con Hamas in grado di condurre alla liberazione degli ostaggi, riconoscendo comunque l’approccio «costruttivo» mostrato negli ultimi giorni da Israele nello sforzo diplomatico. Quanto a Gantz, secondo il suo di resoconto, si è attenuto alla posizione ufficiale del governo israeliano, ribadendo «l’imperativo di completare la missione di rimuovere la minaccia che Hamas pone a Israele, trovando una soluzione sostenibile che assicuri che gli aiuti umanitari raggiungano i civili e non i terroristi di Hamas». Impossibile sapere però ciò che i due si sono detti a quattr’occhi al di là dell’agenda ufficiale: del tutto verosimile, però, che si sia discusso degli spiragli per un futuribile cambio di governo a Gerusalemme, che tanto Gantz quanto Biden vorrebbero vedere quanto prima.
Prossima fermata Londra
Oggi Gantz, che ieri ha visto anche il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e quello di Biden per il Medio Oriente Brett McGurk, poi il leader dei Repubblicani al Senato Mitch McConnell, sarà ricevuto anche dal segretario di Stato Usa Antony Blinken e dal capo del Pentagono Lloyd Austin. Una girandola d’incontri degna di un capo di governo di un grande Paese alleato. Che avrà un seguito altrettanto rilevante, si è saputo oggi. Perché dopo Washington Gantz volerà pure a Londra, dove sarà ricevuto dal ministro degli Esteri di Rishi Sunak David Cameron. Sarà l’ultima tappa della sua tournée “anti-Netanyahu”
(da Open)
argomento: Politica | Commenta »