Destra di Popolo.net

“BISOGNA ARRIVARE A MELONI”: TUTTE LE GRANDI MANOVRE DEI SIGNORI DEL MATTONE DI MILANO

Marzo 6th, 2025 Riccardo Fucile

GLI INDAGATI OGGIONI E CERRI, EX MEMBRI DELLA COMMISSIONE PAESAGGIO DI PALAZZO MARINO, RIVENDICANO DI AVERE SCRITTO E FATTO AVERE A PARLAMENTARI L’EMENDAMENTO DEL “SALVA-MILANO” POI PRESENTATO COME PRIMO FIRMATARIO DALL’ALLORA CAPOGRUPPO DI FRATELLI D’ITALIA TOMMASO FOTI E DI AVER AVUTO CONTATTI CON MAURIZIO LUPI, LEADER DI NOI MODERATI, E ALESSANDRO MORELLI, SENATORE LEGHISTA

Alcuni tra gli indagati nell’inchiesta sull’urbanistica milanese che oggi, 5 marzo, sono stati o posti agli arresti domiciliari per corruzione (come l’ex dirigente del Comune di Milano Giovanni Oggioni), o sottoposti a richiesta di misura interdittiva per traffico di influenze illecite (come l’architetto ex componente della commissione Paesaggio del Comune, Emilio Mario Cerri), per i magistrati milanesi avrebbero «brigato» un pressing su parlamentari della Camera di deputati per far approvare il cosiddetto Salva-Milano, cioè una legge di «interpretazione autentica» delle prassi urbanistiche milanesi che a posteriori le legittimasse e paralizzasse tutte le contestazioni penali mosse in questi mesi dalla Procura, «mettendo in scacco» i pm.
Negli atti gli indagati giungono a rivendicare di avere scritto e fatto avere a parlamentari l’emendamento poi presentato come primo firmatario dall’allora capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti (oggi ministro delle Politiche europee, del Sud e del Pnrr al posto di Raffaele Fitto), e di aver avuto contatti con Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati ed ex ministro delle Infrastrutture, e con Alessandro Morelli, senatore leghista e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al coordinamento delle politiche economiche.
Il 24 ottobre al telefono con un avvocato gli aggiunge che un testo di cui sta parlando arriva «direttamente dalla Camera, cioè da Lupi», che si tratta della prima bozza, che «mi arriva da quella fonte», e che gli hanno richiesto di esprimere in merito «opinioni pareri e commenti».
Cerri aggiunge «che ha dato lui il testo al relatore del disegno di legge, onorevole Tommaso Foti, in accordo con Guido», cioè con Guido Bardelli, assessore alla Casa del Comune di Milano (non indagato). Rivendica Cerri sull’emendamento: «L’avevo fatto io sin da febbraio! …. Adesso l’ho, semplicemente, diciamo, l’ho riguardato e nei giorni scorsi lo abbiamo mandato, ma sono… tre righe! Tre righe, tre righe. Come devo interpretare quella roba? Così, punto e basta! Cioè, lì va fatta una interpretazione di come va interpretata. Non devi dire: eh no, ma che sta già scritto nelle norme, quello che poi devi fare! Perché se tu subordini, può essere intesa nel senso ah allora, se devo fare comunque una verifica ex-novo, vuol dire che non è solo interpretativa, ma devo guardare se è sufficiente la dotazione nell’intorno. Capito? Ma la distinzione tra ristrutturazione e nuova costruzione non vanno d’accordo col testo».
Gli inquirenti valorizzano lo scambio nel quale «Cerri invia a Oggioni in anteprima la bozza del testo del disegno di legge, ricevuta direttamente dal ministero, con la richiesta di apportarvi le modifiche che ritiene necessarie. I messaggi attestano le “due piccole correzioni” correzioni di cui parlava Oggioni, e il fatto che siano state da lui elaborate con la collaborazione di Viaroli» (altro dirigente comunale per il quale la Procura chiede l’interdizione del servizio). Così come la mattina del 21 novembre 2024, giorno in cui sarà poi approvato in prima battuta dalla Camera il Salva-Milano, gli inquirenti rilevano in effetti un contatto tra l’utenza di Cerri e quella dell’onorevole Lupi.
“BISOGNA ARRIVARE A MELONI”
«Speriamo che facciano sta legge, cazzo!». Non sarà elegante, ma forse la sintesi è tutta in questa frase. La pronuncia un signore poco noto al grande pubblico eppure ritenuto «il grande manovratore», il protagonista di quella che i pm chiamano «organizzazione parallela» capace di rendere il sistema pubblico «un mero simulacro».
Si chiama Giovanni Oggioni, ha 68 anni, da ieri è ai domiciliari per corruzione.
Era ai vertici dell’Urbanistica milanese, motore di affari, soldi e molti guai, poi s’è messo a fare il vicepresidente della Commissione paesaggio, organo nominato dal sindaco e nato per dare pareri consultivi sui progetti edilizi, diventato parto la corte suprema delle pratiche sul cemento: chi indaga è convinto che questo trust di esperti avesse in mano i destini del mattone, favorendo gli amici, sfavorendo chi non era dei loro.
Da quando scoppia la Palazzopoli milanese e la procura indaga sui grattacieli che spuntano al posto di capannoni, o sugli edifici sorti nel mezzo di un cortile che tolgono luce e aria al vicinato, o ancora sulle nuove costruzioni spacciate per ristrutturazioni con grandi sconti di oneri per gli imprenditori, i cantieri si fermano. Inizia la «paralisi». C’è chi s’inventa la soluzione: il Salva Milano.
L’ossessione è una «legge di interpretazione autentica»: tutto quello che abbiamo fatto finora va bene.
Nella stesura dei codicilli s’impegnano, e tanto, gli indagati di oggi.
Non solo Oggioni. «Questi sono pazzi. Chi è la Petruzzella (pm che indaga sull’urbanistica, ndr)? Dobbiamo fare cadere questa giunta», dice nel dicembre 2023 Guido Bardelli, già presidente della Compagnia delle Opere, dall’estate scorsa assessore alla Casa. Un altro professionista si muove: è il «facilitatore» Marco Cerri, architetto, «redattore occulto di parte del Salva Milano», indagato per traffico di influenze illecite. Il nucleo Pef della Guardia di finanza documenta due suoi viaggi a Roma a ottobre, destinazione Parlamento.
Il testo «l’avevo fatto io fin da febbraio », si vanta.
Parla con Maurizio Lupi (il testo «arriva direttamente dalla Camera, cioè da Lupi») e il 21 novembre 2024 i due si sentono al telefono. Lo stesso giorno, viene approvata la proposta di legge sull’urbanistica: tra gli interventi in aula, anche quello dell’onorevole.
L’architetto parla con Tommaso Foti, ministro di Fratelli d’Italia, ed è al corrente che un altro ex dirigente comunale riceve notizie da Alessandro Morelli della Lega. Di una cosa è convinto, Cerri: «L’interpretazione autentica è l’unica che mette in scacco le indagini ». «Siccome quel testo l’ho scritto io, ho il terrore che questi ci mettano le mani», si rabbuia invece un esperto avvocato, consulente della potente associazione di costruttori Assimprendil-Ance, che oggi annovera due indagati per corruzione.
Il timore del legale? Le mosse del «solito Salvini», che pensava a una «riformulazione del testo».
Ma c’è chi punta più in alto. L’avvocata Ada Lucia De Cesaris – non indagata – che cura gli interessi di importanti società dell’immobiliare e che è stata assessora all’Urbanistica di Milano con Giuliano Pisapia, dialoga in chat con Regina De Albertis, numero uno di Assimprendil (non indagata e perquisita ieri).
La prima scrive che ci vuole «un colloquio riservato ma serve lei», riferendosi alla «presidente del Consiglio dei Ministri ». Il perché lo ipotizzano i magistrati: «Per fermare l’indagine».
Il gip Mattia Fiorentini, nella sua ordinanza, ripercorre «i crismi di un patto corruttivo volto a favorire una speculazione edilizia selvaggia».
Per il «grande manovratore» Oggioni, che apprezzava i giudici per il «rigore logico delle accuse», il cui contratto di consulenza con gli imprenditori annoverava la «prevalidazione dei progetti edilizi ai fini della loro successiva presentazione agli uffici comunali» (un po’ di qua e un po’ di là…), che voleva «distruggere» un architetto rivale per un articolo critico sulla gestione dell’urbanistica, «le norme ci sono già e sono chiarissime ». Lui si che aveva un sogno (o forse era nostalgia). Il ritorno del Celeste: «Con un presidente come Formigoni non sarebbe mai successa una cosa così».
(da Corriere della Sera e Repubblica)

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GIORGIA MELONI NON SA NEANCHE DI COSA PARLA, NEL SUO MONOLOGO A “XXI SECOLO, SI È ARRAMPICATA SUGLI SPECCHI PER DIFENDERE IL GOVERNO SULLE TASSE, ARRIVANDO A DIRE: “LA PRESSIONE FISCALE È AUMENTATA PERCHÉ C’È PIÙ GENTE CHE LAVORA”

Marzo 6th, 2025 Riccardo Fucile

IL DEPUTATO EX RENZIANO, LUIGI MARATTIN: “IN REALTÀ, QUANDO AUMENTA L’OCCUPAZIONE LA PRESSIONE FISCALE DOVREBBE DIMINUIRE”… QUANDO LA DUCETTA PROPONEVA DI INSERIRE IN COSTITUZIONE UN TETTO DEL 40% DELLA PRESSIONE FISCALE, LIMITE SUPERATO SIA NEL 2023 CHE NEL 2024 DAL SUO GOVERNO

Trascrizione del video di Luigi Marattin, da “X”
Praticamente la Presidente del Consiglio dice che la pressione fiscale è aumentata perché sono stati assunti nuovi lavoratori, ma quando un lavoratore viene assunto non è solo il numeratore che aumenta, cioè le entrate dello Stato.
È soprattutto il denominatore, cioè il PIL, perché uno viene assunto non per non far niente, non sta immobile, lavora, produce. Quindi il PIL aumenta, anzi aumenta più il denominatore di quanto aumenti il numeratore.
In realtà, quando aumenta l’occupazione la pressione fiscale dovrebbe diminuire. A meno che, ripeto, non si assuma qualcuno per tenerlo fermo.
Del resto, pensate se fosse come dice la Presidente, se domani magicamente gli occupati raddoppiassero? E cosa vuol dire che la pressione fiscale dovrebbe raddoppiare? In verità, la pressione fiscale è aumentata per un motivo molto semplice.
Nel 2024, a causa dell’inflazione, i redditi nominalmente sono aumentati, cioè quando hai rinnovato i contratti di lavoro si è tenuto più o meno, più meno che più, conto dell’inflazione, quindi questo ha aumentato gli stipendi nominali. Non il potere d’acquisto reale, perché l’inflazione ha colpito duro, ma aumentando gli stipendi nominali, la gente è finita nello scaglione Irpef successivo e quindi su quell’aumento di stipendio ha pagato più tasse.
Questo è un fenomeno che in economia si chiama fiscal drug e che ovviamente è una fregatura per i lavoratori, perché nominalmente guadagna di più, non aumenta il tuo potere d’acquisto, se ti va bene rimane uguale, però stai pagando più tasse perché vai nello scaglione Irpef successivo e il sistema fiscale è improntato alla progressività, pure un po’ troppa, secondo alcuni di no.
Il governo avrebbe semplicemente dovuto prendere queste maggiori entrate e restituirle ai cittadini, abbassando le tasse, ad esempio noi da un po’ proponiamo di abbassare le tasse al ceto medio perché in Italia una persona che guadagna 2.500 € al mese, che sicuramente non è un indigente ma non è un ricco paga la stessa aliquota fiscale che all’estero si usa per i milionari.
Cioè fra nazionale e locale il 45, 46% è un paese che tartassa, così il proprio ceto medio non tornerà più a crescere. Quindi, Presidente, lei si sentiva in imbarazzo a spiegare ai parlamentari cose così semplici, l’ABC come l’ha definito, ma in realtà la spiegazione che ha dato ieri sera è completamente sbagliata.
(da agenzie)

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LE MANI DI PUTIN SU BUCAREST: SEI PERSONE SONO STATE ARRESTATE IN ROMANIA CON L’ACCUSA DI “TRADIMENTO” E DI AVER COSTITUITO UNA “ORGANIZZAZIONE PARAMILITARE” CON L’OBIETTIVO DI ROVESCIARE IL GOVERNO NEL PAESE

Marzo 6th, 2025 Riccardo Fucile

SECONDO I PROCURATORI, I SEI SOSPETTI “SONO ENTRATI RIPETUTAMENTE IN CONTATTO CON AGENTI STRANIERI” E DUE DI LORO SONO STATI A MOSCA A GENNAIO… UNA SETTIMANE FA IL PUTINIANO GEORGESCU, CHE AVEVA TRIONFATO ALLE ELEZIONI DI NOVEMBRE, POI ANNULLATE PER LE INTERFERENZE DI MOSCA, È STATO ARRESTATO

Sei persone sono state arrestate in Romania con l’accusa di “tradimento” e di aver costituito una “organizzazione paramilitare” con l’obiettivo di rovesciare il governo nel Paese all’indomani dell’espulsione di due diplomatici russi. I sospetti, tutti di nazionalità rumena, sono accusati di aver compiuto dal 2023 “atti continui e cospirativi” al fine di “attentare alla sovranità dello Stato rumeno” e “minarne la capacità di difesa”, scrive la Direzione per le indagini sulla criminalità organizzata e il terrorismo (Diicot).
Secondo i procuratori, i sei sospetti “sono entrati ripetutamente in contatto con agenti di una potenza straniera di stanza sia in Romania che in Russia” e due di loro si sono recati a Mosca a gennaio. Hanno inoltre “cercato attivamente il sostegno” dei rappresentanti dell’ambasciata russa a Bucarest, il cui addetto militare e il suo vice sono stati espulsi ieri.
I loro presunti obiettivi, sempre secondo i procuratori, sarebbero stati prendere il potere in Romania, cambiare il nome, la bandiera e l’inno del Paese e farlo uscire dalla Nato. L’organizzazione paramilitare, che reclutava i suoi sostenitori online, agiva con il sostegno morale di un generale in pensione, afferma la procura, che ha effettuato perquisizioni a Bucarest e in diverse altre città. Secondo quanto riportato dai media locali, si tratta di un uomo di 101 anni che è indagato ma non è stato arrestato.
La situazione in Romania è tesa dalle elezioni presidenziali del 24 novembre che hanno portato sulla scena politica il candidato nazionalista Calin Georgescu, uscito vincitore a sorpresa del primo turno. La Corte Costituzionale, tuttavia, ha annullato il voto a seguito delle accuse di ingerenza russa e sono state fissate nuove elezioni a maggio.
Sospettato di aver beneficiato di una campagna di sostegno illecita su TikTok, Georgescu è stato incriminato la scorsa settimana per falsa dichiarazione e per altri capi d’imputazione, provocando l’indignazione dei suoi sostenitori, scesi in piazza per denunciare un “colpo di Stato” dettato da Bruxelles.
(da agenzie)

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GLI ISRAELIANI SI SONO ROTTI LE PALLE DI NETANYAHU: IL 60% VUOLE LE DIMISSIONI DEL PREMIER

Marzo 6th, 2025 Riccardo Fucile

SECONDO UN SONDAGGIO DI CHANNEL 12, LA COALIZIONE DI GOVERNO DI “BIBI” SUBIREBBE UN DURO COLPO SE OGGI SI TENESSERO LE ELEZIONI E SI CANDIDASSE L’EX PREMIER NAFTALI BENNETT – SE IL PAESE ANDASSE AL VOTO, IL BLOCCO PRO-NETANYAHU OTTERREBBE SOLO 48 SEGGI NELLA KNESSET COMPOSTA DA 120 MEMBRI

Secondo un sondaggio di Channel 12 la coalizione di governo del primo ministro Benyamin Netanyahu subirebbe un ulteriore colpo se oggi si tenessero le elezioni e l’ex premier Naftali Bennett si candidasse, come ampiamente previsto. Lo scrive Times of Israel.
In un simile scenario, secondo quanto affermato dal notiziario Channel 12, la distribuzione dei seggi sarebbe la seguente: Likud 24; partito di Bennett 24; Yesh Atid 11; Democratici 10; Unità Nazionale 9; Shas 9; Ebraismo Unito della Torah 8; Yisrael Beytenu 8; Otzma Yehudit 7; Hadash-Ta’al 5; Ra’am 5. Il blocco pro-Netanyahu avrebbe solo 48 seggi nella Knesset composta da 120 membri.
Secondo il sondaggio, il 60% dell’opinione pubblica pensa che Netanyahu dovrebbe dimettersi da primo ministro, rispetto al 31% che pensa dovrebbe rimanere al suo posto e al 9% che non è sicuro. Tra gli elettori della coalizione, il 24% pensa che dovrebbe dimettersi contro il 94% degli elettori dell’opposizione.
(da agenzie)

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CARO ORBAN, SE TI PIACE PUTIN, PERCHÉ NON TI FAI ANNETTERE DALLA RUSSIA? MANFRED WEBER, IL CAPOGRUPPO DEL PPE VA ALL’ATTACCO DEL “VIKTATOR” DI BUDAPEST

Marzo 6th, 2025 Riccardo Fucile

“DEVE DECIDERE SE VUOLE FAR PARTE DELL’UNIONE E DEI SUOI VALORI” – L’ALTO RAPPRESENTANTE UE, KAJA KALLAS, CI METTE IL CARICO: “SEMPRE PIÙ DIFFICILE SUPERARE L’OSTACOLO ORBAN”

Il Ppe è stufo di Orban e del fatto che il premier ungherese blocchi le decisioni di buon senso in Ue. Orban deve decidere se vuole fa parte dell’Ue e dei suoi valori”. Lo ha detto il capogruppo del Ppe, Manfred Weber, parlando al prevertice dei popolari a Bruxelles.
“E’ il momento di ristabilire il nostro rapporto con gli Usa e per farlo serve parlarsi e tutti i format sono buoni”. Lo ha detto il capogruppo del Ppe, Manfred Weber a Bruxelles rispondendo ad una domanda sul vertice Usa-Ue proposto da Meloni. “Abbiamo notato i cambiamenti nella nostra relazione con gli Usa, molti politici sono scioccati, chi dice che l’Ucraina è colpevole della guerra è un bugiardo. Ma dall’altro lato crediamo ancora nella cooperazione transatlantica”, ha aggiunto Weber.
“Non abbiamo più tempo. È sempre più difficile superare il blocco di Budapest, ecco perché nella mia proposta” per dare un aiuto militare extra all’Ucraina “c’è la possibilità” di formare una “coalizione dei volenterosi in modo che un Paese non blocchi gli altri. Puntiamo all’unità ma, se questo non avviene, l’Ungheria parla per sé”. Lo ha detto l’Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, arrivando al vertice Ue.
Le argomentazioni di Emmanuel Macron sulla necessità di una difesa europea sovrana e una “riappropriazione” della sicurezza del continente “sono state ascoltate” da Viktor Orban, primo ministro ungherese ricevuto ieri sera all’Eliseo dal presidente francese.
Lo ha assicurato questa mattina a BFM TV il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot. “Credo che il presidente della Repubblica – ha detto Barrot – abbia convinto Viktor Orban che, è indispensabile che questa sovranità in materia di difesa, questa riappropriazione della nostra sicurezza, possa essere realizzata.
Compreso per l’Ungheria, talvolta molto critica sulla politica che conduciamo sull’Ucraina”. “Credo – ha aggiunto Barrot – che Orban condividerà le nuove ambizioni che sono quelle dell’Europa. A condizione, ovviamente, che questo riarmo europeo non sfugga agli stati membri che restano padroni in materia di sicurezza nazionale”.
“Dopo aver incontrato sia l’ex che l’attuale Presidente della Francia, è stato un piacere incontrare il futuro Presidente. Grazie per la discussione illuminante, Marine Le Pen”. Lo scrive in un tweet il primo ministro ungherese Viktor Orban dopo aver incontrato a Parigi la leader del Rassemblement National Marine Le Pen. Nella giornata di ieri il premier ha incontrato l’ex capo di Stato Nicolas Sarkozy e ha avuto un bilaterale con il presidente Emmanuel Macron in vista del vertice odierno dei leader europei.
(da agenzie)

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E MENO MALE CHE MARCO RUBIO ERA QUELLO SVEGLIO E “MODERATO” DEL CIRCO TRUMPIANO: IL SEGRETARIO DI STATO USA SI È PRESENTATO IN TV CON LA CROCE DEL MERCOLEDÌ DELLE CENERI SULLA FRONTE

Marzo 6th, 2025 Riccardo Fucile

IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI TRUMP HA DEFINITO IL CONFLITTO IN UCRAINA “UNA GUERRA PER PROCURA” (PROVOCANDO IL GIUBILO DEL CREMLINO)…SU TWITTER LO SPERNACCHIANO: “SI È DISEGNATO UN MIRINO?”; “CI FATE SAPERE CHI È IL SUO PRETE? È LA MIGLIOR CROCE DI CENERE CHE HO MAI VISTO”

Ieri, mercoledì 5 marzo, il segretario di Stato Usa Marco Rubio è apparso in televisione, sull’emittente americana Fox News, con una croce sulla fronte per celebrare l’usanza cristiana del mercoledì delle Ceneri.
Durante l’intervista Rubio ha detto che quella in Ucraina è “una guerra per procura tra potenze nucleari, gli Stati Uniti, che aiutano l’Ucraina, e la Russia, e deve finire”. Rubio inoltre, ha criticato l’Ucraina e gli europei per “non avere un piano” per porre fine al conflitto.
“È stato ben chiaro sin dall’inizio che il presidente Trump considera questa guerra come un conflitto prolungato e in stallo”, ha detto Rubio. “Tutto quello che il presidente sta cercando di fare è capire se esiste un percorso verso la pace”
Rubio ha difeso Trump e Vance sostenendo che “quando il vicepresidente, ha fatto notare che per risolvere questioni come questa ci vuole la diplomazia, il presidente Zelensky purtroppo ha deciso di sfidare il vicepresidente e di iniziare a fare questioni sulla possibilità della diplomazia”, ha detto, dando la colpa al premier ucraino di aver “sabotato il piano del presidente”.
Durante la sua apparizione, Rubio si è presentato con una croce nera disegnata sulla fronte per celebrare il rituale cattolico del Mercoledì delle Ceneri. L’usanza prevede che nel mercoledì precedente la prima domenica di quaresima i fedeli, come segno di pentimento verso i propri peccati, spargano della cenere benedetta sul loro capo formando il segno della croce. In questo modo, Rubio ha voluto ribadire la propria fede in diretta televisiva.
(da Fanpage)

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PATETICA, GIORGIA MELONI AL TELEFONO E’ COSTRETTA A INCASSARE ANCHE UNA INFILATA DI NO DA TRUMP: DAL VERTICE UE E ALL’OMBRELLO PROTETTIVO NATO SULL’UCRAINA

Marzo 6th, 2025 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE USA HA MORMORATO: “SE L’EUROPA E’ DIVISA, FATTI VOSTRI. NON È INTERESSE AMERICANO FARE LA PRIMA MOSSA” (ANCHE PERCHE’ A TRUMP E A PUTIN CONVIENE UN’EUROPA DIVISA E FRANTUMATA)… IL DISAGIO PER LE MOSSE DI LE PEN E LA SUA POSTURA “ISTITUZIONALE” – LA DUCETTA È RIMASTA L’UNICA LEADER A GUARDIA DEL BIDONE TRUMPIANO, MA RESTA CON IL CERINO IN MANO

La telefonata di sabato scorso tra Giorgia Meloni e Donald Trump non è andata bene. È quanto la stessa premier ha riferito ad alcuni collaboratori
Una conversazione franca, secca, dedicata all’Ucraina e ai negoziati di pace, che ha permesso alla premier di avere conferma delle volontà e del comportamento deciso, a tratti spietato, del presidente americano.
Ritornare a quella telefonata aiuta a capire anche come Meloni siederà oggi al tavolo del Consiglio europeo straordinario: con un governo spaccato alle sue spalle, certo, ma anche con poche certezze, qualche risultato già ottenuto (scorporo delle spese della Difesa dal calcolo Deficit/Pil), molti dubbi, qualcuno ancora su cui lavorare (l’impatto sul debito degli investimenti militari) e qualche piccola speranza di riavvicinare Trump e i vertici dell’Unione europea
La premier dirà come la pensa: vanno bene gli accordi sul riarmo europeo, ma senza abbandonare la Nato. Mentre si è già detta poco favorevole sulla copertura nucleare offerta a tutta l’Unione da Emmanuel Macron: «Perché confermerebbe il disimpegno Usa».
In questi quattro giorni trascorsi dal colloquio telefonico non ci sono state ricostruzioni di quanto i due leader si sono detti, solo pochi accenni frutto di un comunicato privo di contenuti, pubblicato da Palazzo Chigi a tarda sera di sabato, e l’unica battuta di Meloni, l’indomani, al termine del vertice di Londra: «Non entro mai nei dettagli dei colloqui telefonici. Ma posso assicurarvi che quello che dico in pubblico lo dico anche in privato». La premier elude così la domanda, confermando, però, due elementi: che la telefonata non ha avuto una conclusione esaltante e spendibile, e che ha provato a convincere il suo ostico interlocutore con argomentazioni che poi avrebbe effettivamente esposto in modo aperto.
Su diversi punti Meloni si è sentita rispondere un’infilata di no. Ha chiesto a Trump di prendere parte a un vertice Europa-Stati Uniti su Kiev, come proposto dalla leader, per superare il formato ristretto che ha caratterizzato le riunioni di Macron e Keir Starmer, organizzate in risposta alla brutale esclusione dell’Unione e dell’Ucraina dal tavolo delle trattative Usa-Russia.
Meloni è convinta che solo così, con l’Europa compatta e legata al patto atlantico con Washington, si preserverebbe una forza negoziale. Avrebbe voluto il sostegno del presidente e invece: la risposta di Trump è stata da negoziatore implacabile, come Meloni stessa ha ammesso una volta chiusa la telefonata
Le divisioni dell’Europa – ha detto il capo della Casa Bianca – sono fatti dell’Europa, non è interesse americano fare la prima mossa. Accorciare le distanze con Bruxelles vorrebbe dire preparare il terreno di un accordo che farebbe rientrare l’Ue tra i protagonisti. E, secondo Meloni, è proprio questo quello che Trump teme possa scatenare un irrigidimento di Vladimir Putin. Soprattutto se dovesse nascere su iniziativa americana.
Inoltre, è ormai evidente che al leader Usa, come all’autocrate russo, non dispiace l’idea di un’Europa frantumata, e dunque, più debole.
Meloni ha comunque concluso la telefonata con l’impressione che qualche margine per tenere in vita il confronto, Trump lo abbia lasciato.
Ma a una condizione: che la proposta parta da Bruxelles.
Ecco perché ieri la premier ha accolto con soddisfazione che i vertici Ue abbiano fatto filtrare da “fonti ufficiali” di «essere pronti a un summit Ue-Usa, e di considerare utile la proposta» di Meloni: «Vedremo – aggiungono – quando ci saranno le condizioni, in particolare da parte americana».
La strategia per tentare di cucire su di sé un ruolo di mediatrice si fonda su due proposte: la prima è il vertice euroatlantico, la seconda è l’ideazione di un ombrello protettivo per l’Ucraina senza il suo ingresso nella Nato: Trump non la vuole, quindi il tema per i prossimi quattro anni di mandato – a meno di ripensamenti – è fuori discussione.
Meloni ha provato a sondarlo sulla sua idea, di una forma adattabile a Kiev di articolo 5, che impone ai Paesi membri di intervenire in caso di aggressione anche a uno solo di loro, e di nuovo ha ricevuto un no dal leader repubblicano. Ma è un no in cui dice di aver intravisto una crepa: «Trump fa sempre così – confessa – poi si siede a trattare e in una seconda fase negoziale concede qualcosa».
Meloni cerca una possibile convivenza con la nuova amministrazione Usa. Se cambiano le priorità americane cambiano gli equilibri: qualcosa perde Putin e qualcosa perde Volodymyr Zelensky. È ormai probabile che il secondo perderà di più. Meloni non può mollarlo, perché manifesterebbe un’incoerenza enorme dopo averlo sostenuto convintamente per tre anni. Per questo, il cedimento del presidente ucraino, che ha accettato i termini americani dell’accordo sulle terre rare, in qualche modo l’aiuta.
(da la Stampa)

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OBIETTIVO NUMERO UNO DI TRUMP E PUTIN: CACCIARE ZELENSKY: QUATTRO MEMBRI DELL’ENTOURAGE DI TRUMP HANNO AVUTO COLLOQUI RISERVATI A KIEV CON ALCUNI DEI PRINCIPALI OPPOSITORI POLITICI DEL PRESIDENTE UCRAINO

Marzo 6th, 2025 Riccardo Fucile

SECONDO “POLITICO”, GLI ESPONENTI DELLA CASA BIANCA HANNO INCONTRATO LA LEADER DELL’OPPOSIZIONE YULIA TYMOSHENKO E MEMBRI DI SPICCO DEL PARTITO DI PETRO POROSHENKO, PREDECESSORE DI ZELENSKY… LE CONVERSAZIONI SI SONO CONCENTRATE SULLA POSSIBILITÀ CHE L’UCRAINA TENGA ELEZIONI PRESIDENZIALI IN TEMPI BREVI

Quattro membri senior dell’entourage di Donald Trump hanno tenuto colloqui segreti con alcuni dei principali oppositori politici di Volodymyr Zelensky a Kiev.
Secondo Politico, che cita tre parlamentari ucraini e un esperto di politica estera repubblicano, gli esponenti della Casa Bianca hanno incontrato la leader dell’opposizione ucraina Yulia Tymoshenko e membri di spicco del partito di Petro Poroshenko, predecessore di Zelensky. Le conversazioni si sono concentrate sulla possibilità che l’Ucraina tenga elezioni presidenziali in tempi brevi.
I funzionari dell’amministrazione Trump hanno suggerito che la sospensione del sostegno statunitense a Kiev potrebbe durare poco se il presidente ucraino Volodymyr Zelensky accettasse le richieste della Casa Bianca. Lo riporta il New York Times. Nel suo discorso al Congresso di martedì sera, Trump ha affermato di apprezzare le dichiarazioni rilasciate da Zelensky lo stesso giorno, in cui si è detto pronto a “sedersi al tavolo delle trattative”.
I tagli decisi da Donald Trump agli aiuti militari a Kiev hanno fiaccato il morale delle truppe ucraine al fronte, rivela un reportage del britannico Telegraph. I soldati hanno rivelato al giornale di aver avvertito la pressione del calo delle scorte americane in vista dei mesi estivi, quando le battaglie di solito diventano più feroci, e temono che l’ulteriore passo voluto dal presidente Trump di cessare di fornire intelligence all’Ucraina, darà un colpo decisivo all’iniziativa ucraina lungo la linea dei combattimenti.
Il supporto degli Stati Uniti è una componente cruciale della capacità dell’Ucraina di difendersi dai missili russi e lanciare attacchi a lungo raggio. L’intelligence di Washington si è dimostrata fondamentale non solo per attaccare le posizioni russe nascoste o di difendere le proprie, ma anche per proteggere i civili.
La Casa Bianca ha dichiarato mercoledì che avrebbe preso in considerazione il ripristino degli aiuti militari se Zelensky fosse tornato al tavolo delle trattative e dopo che Washington ha cessato di condividere informazioni di intelligence, il presidente ucraino si è detto disponibile. Ma secondo chi presta servizio in prima linea, anche se gli aiuti dovessero riprendere, potrebbe essere troppo tardi per fermare l’avanzata russa.
(da agenzie)

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UNA BAGUETTE IN TESTA ALLA MELONI. IL QUOTIDIANO FRANCESE “LE MONDE” DEDICA UN ARTICOLO VELENOSO ALLA CHEERLEADER ITALIANA DI TRUMP: “RIFIUTA UNA DIFESA EUROPEA SENZA PROTEZIONE AMERICANA”

Marzo 6th, 2025 Riccardo Fucile

IL GIORNALE SOTTOLINEA “LE CONVERGENZE DI VEDUTE CON IL SUO ‘AMICO’ DONALD TRUMP, ELON MUSK E J.D VANCE”

“La presidente del consiglio italiana, Giorgia Meloni, rifiuta una difesa europea senza protezione americana”: lo scrive oggi il quotidiano Le Monde in un articolo intitolato ‘Meloni vuole credere all’unità dell’Occidente’.
Secondo il quotidiano francese, l’inquilina di Palazzo Chigi “ha ampiamente conquistato il suo posto sulla scena internazionale: resta da capire ciò che intende (o può) fare”, prosegue Le Monde, sottolineando che “dall’inizio della crisi nella relazione transatlantica, la sua linea consiste nell’invocare ripetutamente l’unità di un ‘Occidente’ già fratturato e le cui concezioni divergono da una parte all’altra dell’Oceano” atlantico.
Per Le Monde, le “convergenze di vedute con Donald Trump, suo ‘amico’, Elon Musk e J.D Vance, di cui ha salutato l’attacco contro il modello democratico europeo a Monaco, sono tuttavia evidenti: facendo pendere l’ago della bilancia verso Washington, si sovrappongono alla realtà di un’Italia che non è fondamentalmente pronta a pensare la sua sicurezza al di fuori della protezione Usa e si coniugano con una profonda sfiducia nei confronti dei disegni francesi in materia di difesa europea
Di fatto – sintetizza il giornale parigino – la relazione bilaterale di Giorgia Meloni con il presidente francese, Emmanuel Macron, non ha mai superato i disaccordi originari”.
(da agenzie)

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