Aprile 6th, 2025 Riccardo Fucile
L’EX PRESIDENTE DEL “MONDO AL CONTRARIO” E BRACCIO DESTRO DEL GENERALE: “LA LEGA E’ UN PARTITO CAMPIONE DI TRASFORMISMI, BEN RAPPRESENTATO DA UN OPPORTUNISTA. VANNACCI HA TRADITO 500.000 ELETTORI, NON ERA QUESTO IL PROGETTO”… ILTESTO DELLA DICHIARAZIONE DI FILOMENI
È ufficiale: Vannacci è un leghista con tanto di tessera! È un colpo basso e la notizia
non dovrei commentarla “a caldo” perché potrei dire cose spiacevoli di cui pentirmene. Ma in realtà per chi scrive non è “a caldo”, in quanto il disegno era già fin troppo chiaro, tant’è che un mese fa avevo deciso di rompere il sodalizio con il generale dimettendomi dalla presidenza dell’Associazione “Il Mondo al Contrario” che io stesso avevo fondato insieme ai Camerati Bruno e Gianluca. Decisione sofferta ma inevitabile. Io stesso avevo scelto di chiamarla “Il Mondo al Contrario”, in onore del suo libro divenuto best seller. Per quasi due anni ho difeso a spada tratta quello che era stato un mio camerata sotto le armi pensando che potessimo esserlo anche in politica. L’ho difeso pubblicamente a costo di querele e denunce (ed in effetti una è anche arrivata). Il Mondo al Contrario era un comitato culturale che voleva essere l’embrione di un nuovo partito, fuori dalla vecchia politica dei “maneggioni di mestiere”. Un anno fa il generale aveva accettato la candidatura da “INDIPENDENTE” nella lista Lega per le elezioni del parlamento europeo. Noi del Mondo al Contrario ci siamo subito trasformati nel suo comitato elettorale. Abbiamo fatto di tutto per fargli prendere più preferenze possibili in tutta Italia. Abbiamo convinto tanti italiani a dargli la preferenza scrivendo il suo cognome sulla scheda elettorale NONOSTANTE quel simbolo della Lega, necessario da fregare per avere valido il voto. Specificavamo a tutti che “INDIPENDENTE” non significava dentro la Lega e che costituiva una sorta di patto che il generale aveva preso con Salvini. Una stretta di mano che significava il classico do ut des: un salvagente per il Segretario di quel partito che navigava in acque fin troppo mosse, in cambio dell’ingresso in politica con una candidatura blindata su tutto il territorio nazionale. Insomma, qualcosa che conveniva ad entrambi. Io stesso, riluttante, ho messo la mia “Decima” su quella scheda elettorale augurandomi che fosse l’ultima volta in vita mia. La Lega, un partito campione dei trasformismi tra governi pentastellati
draghiani del green pass, ben rappresentato da un opportunista capace di indossare t-shirt “Padania is not Italy” o con il volto di Putin da sfoggiare davanti al Cremlino, per poi votare tutti i pacchetti di aiuti militari a Kiev nella guerra contro la Russia. È con questo partito che il generale vuole raddrizzare il mondo? Auguri! Mi dispiace per quel mezzo milione di italiani che gli avevano dato il voto. Italiani che adesso si sentiranno traditi perché non gliela avrebbero mai data quella preferenza se avesse detto che, di lì a poco, sarebbe entrato nella Lega. Questa è l’amara cruda verità. Penso anche al disorientamento di tanti nostri soci de “Il Mondo al Contrario” che ora hanno perso il loro riferimento perché non sono mai stati leghisti e neanche lo saranno. Adesso capiranno perché, un mese fa, io, Bruno e Gianluca, abbiamo abbandonato la creatura che avevamo fondato e portato avanti con tanta dedizione e sacrifici familiari per quasi due anni! Ma per noi che seguiamo gli ideali e non le persone, la tessera di quel partito non l’avremmo mai presa. A costo di rinunciare ad una sicura carriera politica. Ma ne andiamo fieri.
Fabio Filomeni
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 6th, 2025 Riccardo Fucile
SEI SOLO UNA TRUFFATRICE CERTIFICATA CHE HA FOTTUTO 2,8 MILIONI AI CONTRIBUENTI EUROPEI, QUESTI SONO I FATTI INOPPUGNABILI E PROVATI ANCHE DA CONFESSIONI DI PERSONAGGI COINVOLTI
Dopo Elon Musk, ecco Marine Le Pen. Sui maxi schermi appare per prima, collegata da Parigi, dove oggi il Rassemblement National manifesta contro la sentenza che ha dichiarato ineleggibile la politica francese, condannata per avere frodato l’Europarlamento. Il discorso di Le Pen è un misto di vittimismo e rivendicazioni. Zero accenni alla maxi-frode che ha messo in atto. I leghisti le tributano una standing ovation.
“Sai benissimo quello che sto vivendo perché lo hai vissuto anche tu. Sai gli attacchi che vengono oggi perpetrati dalla giustizia contro i dirigenti” che proteggono gli interessi del Paese – dice Le Pen – Questo attacco è molto violento contro tutto il popolo francese. La violenza di questa condanna è basata su una violazione per il fatto che noi contestavamo le istituzioni europee. Quindi si tratta di un esercizio della nostra sovranità e del diritto all’autodeterminazione.Ma la nostra lotta sarà come la tua, pacifica e democratica e l’esempio viene da Martin Luther King. Sono i diritti civili e civici a essere mesi in discussione, non siamo i sovranisti dei cittadini di serie B” e quindi “dobbiamo essere trattati come cittadini di serie A”. La sentenza, continua la presidente del Rassemblement National, “rimette in discussione il futuro del nostro Paese, il futuro dei francesi che non potranno votare per un candidato che
loro vogliono vedere alla guida del nostro Paese, visto che ero favorita per le elezioni presidenziali. Noi lotteremo, non abbasseremo mai le braccia di fronte a questa violenza. Utilizzeremo tutti gli strumenti giuridici per poter presentarci alle elezioni presidenziali”. Concludendo, un saluto alla platea leghista: “Il vostro sostegno mi commuove e emoziona”. Risponde Salvini: “Buona vita, Marine, buona battaglia e coraggio”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 6th, 2025 Riccardo Fucile
IL TRUMPUTINIANO SALVINI, FORTIFICATO DA MUSK, HA CHIESTO ALLA PREMIER DI TRATTARE “SCONTI” PER IL MERCATO ITALIANO. COSA FARA’ LA DUCETTA VISTO CHE FORZA ITALIA NON INTENDE PERMETTERE AL CARROCCIO DI DISTRUGGERE I PONTI CON L’UE? – L’ULTIMATUM DELLA LEGA SUL VIMINALE (SALVINI AL POSTO DI PIANTEDOSI), IL NIET DI MELONI CHE NON VUOLE IL RIMPASTO E IL RISCHIO ELEZIONI ANTICIPATE (PRIMAVERA 2026)
Dopo lungo rincorrere un incontro, l’indicazione ricevuta dalla Casa Bianca è stata:
siamo pronti a ospitare Giorgia Meloni nella settimana che si apre il 14 aprile. Seguirà una telefonata di conferma nei prossimi giorni, per comunicare il giorno più compatibile con l’agenda di Donald Trump.
Proprio il 15, l’Unione europea dovrebbe annunciare il primo pacchetto di contro-dazi verso gli Stati Uniti. Superfluo sottolineare la delicatezza di una simile coincidenza: cosa dirà Meloni, presentandosi alla stampa assieme al presidente Usa?
E soprattutto: si mostrerà interessata soltanto a strappare qualche accordo bilaterale in nome dell’interesse nazionale, o si proporrà come mediatrice con l’Europa?
C’è un dettaglio che spacca in queste ore il governo. Matteo Salvini ha chiesto alla premier di volare in America e trattare al meglio possibili “sconti” per il mercato italiano.
Che sia possibile, come ritengono alcuni tecnici dell’esecutivo, oppure impossibile, come ripetono gli esperti da Bruxelles, conta relativamente: il nodo riguarda l’atteggiamento della presidente del Consiglio verso l’Europa. È la linea rossa di Forza Italia, che non intende permettere al Carroccio di distruggere i fragili ponti con l’Unione.
Antonio Tajani — attestato su una linea di cautela verso gli Usa, ma pienamente al fianco degli alleati europei — ha accompagnato soltanto poche ore fa Manfred Weber a colloquio con Meloni. Con lei, il leader del Ppe è stato chiaro nel consigliare la presidente del Consiglio: esiste un problema Salvini, devi restare ancorata alla linea continentale perché il bivio è storico. Di più: il popolare le ha ricordato la profonda interconnessione tra il mercato tedesco e quello italiano, entrambi esportatori verso gli Usa ed entrambi sottoposti a una pressione enorme. Dividersi adesso non salverebbe nessuno, e anzi determinerebbe il collasso del continente.
La missione americana, per Meloni, sembra davvero una via stretta.
Un azzardo ad alto rischio. Ma forse proprio per questa ragione, la leader sembra intenzionata — almeno al momento — a compiere alcuni passi nella direzione suggerita dal fronte europeista: concordare una linea comune con Ursula von der Leyen prima di volare negli Usa (proponendosi come mediatrice con Trump), per poi aggiornare — forse anche di persona — la presidente della Commissione una volta rientrata da Washington.
La pressione è altissima, in queste ore. Teme il tornado dei dazi, predica “calma e gesso” perché consapevole che l’esecutivo potrebbe davvero subire danni irreparabili da una crisi economica fuori controllo.
Se vale questa premessa, si intuisce come Meloni possa aver accolto l’ultimatum leghista su un’eventuale staffetta al ministero dell’Interno.
Al momento, la leader non ha alcuna intenzione di darla vinta a Salvini, sacrificando Matteo Piantedosi.
Non solo per una questione di principio, ma per almeno altre due ragioni. Intanto perché cambiare il titolare del Viminale provocherebbe un vero e proprio rimpasto, dunque un esecutivo bis. Sacrificando, tra l’altro, la speranza di essere la prima a completare la legislatura sempre alla guida dello stesso governo. E poi, pesa un dettaglio: tra i primi sponsor di un avvicendamento tra Piantedosi e Salvini c’è Elon Musk. Un’idea maturata dopo che Palazzo Chigi aveva frenato sul progetto Starlink (a differenza del leghista, grande sponsor dei satelliti del multimiliardario). Meloni non ha voglia di accettare un consiglio così tanto interessato.
(da Dagoreport)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 6th, 2025 Riccardo Fucile
SCENDONO IN PIAZZA CONTRO L’EVERSORE ALLA CASA BIANCA
Oltre 1.400 manifestazioni sono state organizzate negli Stati Uniti contro il presidente Trump e il patron di X, Tesla e SpaceX Musk. Mentre varie forme di contestazione sono andate in scena in vari Paesi stranieri, dal Canada al Messico, dalla Germania alla Francia, dalla Gran Bretagna al Portogallo e all’Italia.
Hands Off (Giù le mani) è lo slogan che accomuna le proteste nei 50 Stati Usa, le più grandi da quando il tycoon è tornato alla Casa Bianca. Da Boston a Chicago, da San Francisco fino a Portland, migliaia di persone sono scese in strada per chiedere di «tenere giù le mani» dalla sanità, dalla democrazia, dai diritti e da tutto ciò che negli ultimi mesi è finito nel mirino della nuova amministrazione.
A Washington gli attivisti si sono radunati sul National Mall sotto il Washington Monument, a due passi dalla Casa Bianca. Una folla variopinta di tutte le età, e con slogan originali che vanno da «Wake up and smell the coup» (Svegliatevi e sentite l’odore del golpe) a «Trump golfs while Usa burns» (Trump gioca a golf mentre gli Usa bruciano), fino a «Aren’t you tariffied?» (Non sei soggetto a dazi?).
Presente anche Pikachu (il più famoso dei Pokemon), già avvistato alle proteste in Turchia dopo l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu. Finora negli Usa le contestazioni sono state isolate e di tono minore, ma la rabbia sta crescendo dopo i tagli indiscriminati alla spesa pubblica, la stretta su diritti e libertà, nonché i dazi che – secondo molti economisti – rischiano di aumentare il costo della vita. Mosse che questa settimana hanno fatto precipitare il consenso del presidente al 43%, la percentuale più bassa dal suo insediamento.
Giù le mani dalla sanità, dai diritti e dalla democrazia
Presenti alle manifestazioni anche vari parlamentari dem, che tengono mini comizi:
Jamie Raskin, Maxwell Frost e Ilhan Omar. «Questa si sta configurando come la più grande protesta di un solo giorno negli ultimi anni della storia americana», ha detto Ezra Levin, fondatore di Indivisible, uno dei gruppi che ha pianificato l’evento. «Questa – ha aggiunto – è una manifestazione enorme che sta inviando un messaggio molto chiaro a Trump, Musk, ai repubblicani al Congresso e a tutti gli alleati del movimento Maga: non vogliamo che mettano le mani sulla nostra democrazia, sulle nostre comunità, sulle nostre scuole, sui nostri amici e sui nostri vicini». Trump e Musk, per gli organizzatori, «stanno orchestrando un assalto totale al nostro governo, alla nostra economia e ai nostri diritti fondamentali, agevolati dal Congresso a ogni passo del percorso. Vogliono fare a pezzi l’America, chiudendo gli uffici della previdenza sociale, licenziando i lavoratori essenziali, eliminando le tutele dei consumatori e sventrando Medicaid, tutto per finanziare la loro truffa fiscale miliardaria», hanno accusato, riferendosi ai maxi tagli delle tasse della prima presidenza Trump che ora il tycoon vuole prorogare. All’iniziativa hanno aderito 150 gruppi, tra cui Human Rights Campaign, il più grande gruppo di sostegno alla comunità Lgbtq+, Greenpeace, il Service Employees International Union, un sindacato che rappresenta due milioni di lavoratori.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 6th, 2025 Riccardo Fucile
“REPORT MORIREBBE IN MANO ALLA POLITICA”
“Io sto bene alla Rai, è la mia famiglia, mi ha dato la possibilità di fare esperienze
professionali incredibili. Sono nato come assistente ai programmi, ho fatto il ricercatore di immagini, il redattore, l’inviato in uno dei momenti più complicati del nostro secolo”. Lo ha chiarato Sigfrido Ranucci, conduttore di “Report” su Rai 3, intervistato da Klaus Davi.
“Sarò sempre grato a Milena Gabbanelli”
Prosegue Ranucci: “Sono stato autore di programmi di giornalismo d’inchiesta per giovani, oggi conduco il programma d’inchiesta più longevo, più credibile e più visto della storia della televisione italiana. E sarò sempre grato a Milena Gabanelli per aver creato questo gioiello del servizio pubblico e per aver creduto in me. Ma io credo che debba andare via dalla Rai chi pensa di più a salvare se stesso invece del prodotto. E l’erede di Ranucci non può che essere uno della squadra attuale che conosce il metodo di lavoro, che rispetta le libertà e le sensibilità di ciascun inviato, che sia indipendente, coraggioso, credibile e riconosciuto dalla squadra. Se venisse qualcuno da fuori, catapultato dalla politica, che magari ha fatto il giro delle segreterie politiche per essere catapultato in prima serata, sarebbe la fine di Report”
“Mai in politica e sicuramente non con questo sistema elettorale”
Incalzato da Davi, su un possibile futuro in politica, il conduttore ha risposto: “Ti dico mai, sicuramente non con questa politica e con questo sistema elettorale dove in Parlamento finisce chi porta acqua al mulino del capo del partito e non a quello della comunità”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 6th, 2025 Riccardo Fucile
QUANDO SI AVVERTE CHE IL POTERE VACILLA SI REAGISCE CON ATTI DI PREPOTENZA
Quando si avverte che il potere vacilla, quando ci si sente con le spalle al muro si reagisce nervosamente con atti di prepotenza. È il caso del governo Meloni. La premier faceva affidamento sulla circostanza che il suo feeling personale e politico con Trump l’avrebbe favorita. La guerra dei dazi e, più in genere, la guerra all’Europa, senza eccezioni, la mette in grande difficoltà, la costringe a una per lei innaturale, forzosa presa di distanze… a metà dal tycoon, a una maldestra minimizzazione del trauma dei dazi su imprese e famiglie.§
Si spiegano anche così tre suoi atti, in stretta sequenza, che si configurano come un colpo di mano, che veicolano il messaggio del «qui comando io». In barba a regole, limiti, legalità.
Nell’ordine. Primo: la trasformazione del disegno di legge sulla sicurezza già avanti nell’iter parlamentare, sul quale il Quirinale ha mosso alcuni puntuali rilievi, in decreto legge che entra in vigore immediatamente nel testo esaminato solo parzialmente. Una forzatura anche per venire a capo di dissidi interni al governo.
Un doppio, grave vulnus, di merito e di metodo, a parlamento e capo dello Stato, e dunque alla Costituzione.
Di merito, perché esclude il parlamento dal diritto-dovere di discutere emendamenti, compresi quelli buoni mirati ad accogliere i rilievi del Quirinale. Di metodo, perché ci si inventano d’improvviso e in corso di esame i requisiti costituzionali di necessità e di urgenza che autorizzano il ricorso al decreto.
Contravvenendo, di nuovo e in forma sfrontata come non mai, ai reiterati moniti dei Presidenti della Repubblica contro l’abuso dello strumento dei decreti.
Secondo: il colpo di mano – un emendamento sortito in un blitz notturno da parte della maggioranza – che cancellerebbe il ballottaggio al secondo turno nelle città sopra i 15.000 abitanti ove, al primo turno, si superasse la soglia del 40 per cento e non più il cinquanta per cento.
Emendamento ancora incombente che mette in imbarazzo persino un improbabile garante come il presidente del Senato. Con un manifesto intento: quello di cambiare una delle poche leggi elettorali positivamente sperimentate per riscriverla unilateralmente a proprio vantaggio. Senza pudore. Avendo la convinzione – neanche tanto simpatica verso i propri elettori – che essi siano più pigri e meno motivati degli elettori del fronte avverso a scomodarsi per il secondo turno.
Terzo: una riforma della Corte dei Conti che elimina in via generale la responsabilità amministrativa per danno erariale – naturalmente salvo il dolo – dei titolari di funzioni pubbliche. Non contenti dell’abolizione dell’abuso d’ufficio che già era stato circoscritto al minimo. A farne le spese – come hanno obiettato le sezioni unite della Corte – principi di rango costituzionale: equilibrio di bilancio, imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, disciplina e onore di chi riveste cariche.
Queste tre “perle” recenti si iscrivono in un quadro che già conosce la guerra ai magistrati suggellata dalla separazione delle carriere e la ripresa del premierato assoluto che sembrava riposto in soffitta. Gli ingenui e zelanti terzisti che si illudono di poter cooperare con la destra con un lodo-mediazione che introduca il ballottaggio tra i due candidati premier meglio piazzati farebbero bene a prendere nota che lo si vuole semmai cancellare a livello comunale dove è stato positivamente sperimentato. Di che altro c’è bisogno per intendere che non vi sia mediazione possibile con chi, nella visione e nei comportamenti, rifiuta in radice l’idea-forza basica delle democrazie costituzionali che pone limiti al potere di chi comanda? Nelle stesse ore Mattarella ha avvertito che «le concentrazioni di potere indeboliscono l’impianto democratico». Vox clamantis in deserto?
(da editorialedomani
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 6th, 2025 Riccardo Fucile
LA CANDIDATA DEL CAMPO LARGO AL 51,2%, L’UOMO OMBRA DI BUCCI AL 44,3%
SIlvia Salis vincente al primo turno delle elezioni comunali, con una percentuale del
51,2% dei consensi. Pietro Piciocchi fermo al 44,3% dei voti, mentre gli altri quattro candidati sondati metterebbe insieme il 3,5%.
Una distanza di circa sette punti percentuali che consentirebbe alla candidata sindaca della coalizione di centrosinistra di strappare la vittoria senza passare dal secondo
round del ballottaggio, soffiando la guida di Palazzo Tursi al centrodestra che ha nell’attuale vicesindaco reggente il proprio alfiere.
Sono alcuni degli spunti più interessanti che emergono da un sondaggio commissionato da GenovaToday all’istituto demoscopico BiDiMedia, e pubblicato nelle scorse ore.
Un’indagine sul voto per le elezioni comunali in programma il 25 e il 26 maggio, e realizzata tramite interviste eseguite tra il 27 e il 30 marzo scorsi, su un campione rappresentativo della popolazione genovese di mille residenti.
In base ai dati, Salis otterrebbe il 51,2% dei consensi, mentre Piciocchi sarebbe al 44,3%. Più indietro gli altri candidati che sono stati sondati (non tutti gli aspiranti sindaco, considerato chi si è aggiunto nelle ultime ore o chi non è stato oggetto delle interviste): Mattia Crucioli (Uniti per la Costituzione) raggiungerebbe l’1,5% degli elettori, Antonella Marras (Sinistra Alternativa) sarebbe all’1%, mentre Francesco Toscano di Democrazia sovrana e popolare e Alessandro Rosson di Indipendenza si fermerebbero rispettivamente allo 0,6% e allo 0,4%.
Significativo anche il trend dei partiti, analizzato attraverso le intenzioni di voto sulle liste: primo partito in città resterebbe – dopo il primato riconquistato alle scorse regionali – il Partito democratico, con un risultato lusinghiero per i dem: 28,5% dei voti. Sempre sul fronte centrosinistra, la lista civica Silvia Salis Sindaca sarebbe la seconda forza della coalizione, con il 7%: a seguire Alleanza Verdi Sinistra (6,6%), il Movimento Cinquestelle (5,8%) e la seconda civica dei riformisti – che comprende Italia Viva, Azione e +Europa – che otterrebbe il 2,7% dei consensi.
Sul fronte centrodestra, la prima forza della coalizione resterebbe Fratelli d’Italia, con una percentuale del 14,9% che confermerebbe la tendenza che vede i meloniani più in difficoltà nel voto amministrativo rispetto a quanto riescono a raccogliere in sfide dal valore più politico.
Vince Genova, la civica principale a sostegno di Piciocchi, prenderebbe l’8,1% dei consensi: a seguire la Lega (6,4%) e Forza Italia (4,9%).
(da GenovaToday)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 6th, 2025 Riccardo Fucile
IL CASO DELLE MAXI-TARIFFE IMPOSTE AL PICCOLO ARCIPELAGO FRANCESE (CHE SI TROVA DAVANTI ALLE COSTE DEL CANADA) DI SAINT-PIERRE E MIQUELON: GLI UNICI PRODOTTI CHE ESPORTA SONO MERLUZZI E ARAGOSTE
«I pinguini ci hanno derubato per anni», ironizza su X Anthony Scaramucci, l’effimero direttore della comunicazione della Casa Bianca durante il primo mandato di Trump, diventato un suo sarcastico oppositore. Tra gli oltre 200 Paesi oggetto dei nuovi dazi decisi da Trump, ci sono anche piccole isole disabitate o popolate più che altro da pinguini, come le Heard e McDonald, in Antartide. […]
C’è poi il caso altrettanto bizzarro dell’arcipelago di Saint-Pierre e Miquelon, territorio francese d’Oltremare davanti alle coste orientali del Canada, fiscalmente indipendente. In base all’ormai celebre tabella diffusa dalla Casa Bianca, Saint-Pierre e Miquelon è il territorio più colpito dai nuovi dazi: 50% sulle esportazioni, 99% sulle importazioni.
«Quando l’abbiamo visto siamo rimasti piuttosto sorpresi — dice sorridendo Stéphane Lenormand, deputato di Saint-Pierre e Miquelon all’Assemblea nazionale di Parigi —. Una misura simile dimostra l’incompetenza dell’amministrazione americana». È possibile che la super-tariffa stabilita contro un arcipelago di appena 242 metri quadrati e 5.000 abitanti sia stata decisa in modo quasi automatico a partire da una recente esportazione di aragoste e merluzzi, unica risorsa di Saint-Pierre e Miquelon, che ha forse attirato l’attenzione del software americano.
Ma le ragioni restano oscure, anche perché gli altri territori d’Oltremare francesi hanno subito trattamenti diversi e inspiegabili: Guadalupa, Martinica, Mayotte e Guyana francese sono colpiti dalla soglia più bassa, pari al 10%, mentre Reunion ha registrato un aumento del 37%. La motivazione, secondo il ministro dell’Oltremare, Manuel Valls, potrebbe essere politica (in vista magari di mire sulla Guyana simili a quelle sulla Groenlandia ndr ): «L’intenzione iniziale di tassare i territori d’Oltremare in modo diverso è profondamente politica, ma soprattutto mostra una combinazione di incoerenza, assurdità e incompetenza».
(da Il Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 6th, 2025 Riccardo Fucile
RIMANE UN MISTERO CHI È STATO A MONITORARE IL CELLULARE DEL DIRETTORE DI “FANPAGE” FRANCESCO CANCELLATO, SPIATO CON LO STESSO SOFTWARE IN USO AI SERVIZI… DOPO IL SERVIZIO SUI GIOVANI DI FDI, CHISSA’ CHI CE L’AVEVA CON LUI
Quasi 30 milioni di euro. È la cifra totale contemplata negli accordi tra i Servizi segreti
italiani e Paragon. Parliamo della società israeliana produttrice del software Graphite utilizzato per monitorare gli attivisti della ong Mediterranea.
I contratti sono segreti, ma Il Fatto è riuscito a conoscerne alcuni dettagli: si tratta di due accordi, uno con Aisi (i servizi segreti per l’interno) e l’altro con Aise (quelli per l’estero), ora sospesi dopo l’esplosione del caso. Sono stati stilati nel corso delle vecchie amministrazioni e costano, per entrambi, quasi 30 milioni di euro per un triennio.
Dopo le denunce pubbliche si è scoperto che quel software è stato utilizzato per intercettare il fondatore della ong Mediterranea Luca Casarini, ma anche gli attivisti David Yambio e Beppe Caccia. Il monitoraggio è stato messo a segno, a seconda delle persone, a volte da uno, a volte dall’altro Servizio di sicurezza, ma in entrambi i casi è avvenuto nel pieno rispetto delle norme, così è stato più volte ribadito nel corso di alcune audizioni al Copasir, il Comitato parlamentare che si occupa di vigilare sull’operato degli 007.
Infatti durante queste audizioni è emersa l’esistenza di autorizzazioni alle intercettazioni preventive della Procura generale della Corte d’appello di Roma. Prova questa che tutto si è svolto lecitamente. Nessuna autorizzazione – in questo caso il governo ha escluso qualsiasi coinvolgimento – vi è invece per Francesco Cancellato, il direttore di Fanpage, anche lui avvisato da Meta per uno spyware ritrovato nel suo cellulare.
Dall’analisi del dispositivo svolta dagli esperti di Citizen Lab è nato il sospetto che si potesse trattare del software di Paragon. Software che sarebbe stato utilizzato dai servizi di intelligence in un primo momento soprattutto per verificarne la capacità dello “zero click”, ossia la possibilità del software di installare virus nei dispositivi senza che la “vittima” faccia nulla, neanche aprire un link ricevuto. Questo sarebbe avvenuto anche nel caso degli attivisti e del cronista
In totale sono sette gli italiani messi in allerta da Meta, mentre nel mondo si tratterebbe di circa 90, tra giornalisti e membri della società civile a esser stati presi di mira con un software in grado anche di leggere i messaggi su applicazioni crittografate come WhatsApp e Signal.
Il fondatore della ong Mediterranea ha chiesto ai magistrati di scovare da chi sia partito l’ordine di spiarlo e per quanto tempo. Ora una risposta è arrivata: era monitorato dai Servizi segreti. Circostanza questa che i magistrati però hanno appreso dai giornali. Nulla infatti è stato comunicato formalmente. Il fascicolo quindi per ora resta aperto. L’intenzione dei pm è quella di chiedere le autorizzazioni alle intercettazioni preventive firmate dalla Procura generale della Corte d’appello di Roma.
Bisogna capire se si tratta di atti coperti da segreto, ma da qui si potrebbe ricostruire anche il motivo che ha spinto gli 007 a intercettare gli attivisti, probabilmente per l’attività della ong in Libia. E dunque nell’ambito dei monitoraggi dei flussi migratori.
(da Il fatto Quotidiano)
argomento: Politica | Commenta »