Destra di Popolo.net

GLOBAL SUMUD FLOTILLA, EMERGONO DUE FATTI MOLTO GRAVI: 1) HANNO RUBATO LE CARTE DI CREDITO E CELLULARI AI SEQUESTRATI 2) HANNO FATTO SPARIRE GLI AIUTI UMANITARI A BORDO: SI CHIAMA FURTO NEI PAESI CIVILI

Ottobre 6th, 2025 Riccardo Fucile

IL GOVERNO ITALIANO NON HA PAGATO I VOLI DI RITORNO DEGLI ITALIANI SEQUESTRATI DAI TERRORISTI DI ISRAELE… IL TEAM LEGALE DELLA FLOTILLA PREPARA UNA RAFFICA DI DENUNCE A TUTTI I LIVELLI

Oggi dovrebbero essere liberati gli ultimi 15 italiani detenuti in Israele, che facevano parte della spedizione della Global Sumud Flotilla, intercettata dalle Idf nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi, mentre navigava verso le coste di Gaza, per rompere l’assedio israeliano e aprire corridoi umanitari sicuri e stabili.
“Mentre attendiamo il rientro dei nostri 15 compagni che, via
Atene, arriveranno finalmente a casa, ci teniamo a sottolineare che anche per loro – così come per i 26 rientrati l’altra sera – le spese di viaggio per il rientro non sono state sostenute dal nostro governo” ha denunciato Maria Elena Delia, portavoce dell’iniziativa umanitaria.
A quanto risulta a Fanpage.it, la Farnesina si è soltanto offerta di anticipare le somme per il rientro degli attivisti da Istanbul, attraverso il consolato, ma si è rifiutata di coprire le spese dei biglietti aerei.
Ricordiamo che tutti i membri della Flotilla, sequestrati in acque internazionali da Israele, sono stati anche privati delle loro carte bancomat e dei loro telefoni, per cui senza un contributo esterno non avrebbero potuto pagare il viaggio di ritorno.
Le spese per il viaggio saranno sostenute dal Global Movement to Gaza, così come è avvenuto in precedenza.
“Nel frattempo – ha scritto ancora Maria Elena Delia – invitiamo tutte e tutti a tenere alta l’attenzione sulle barche della Freedom Flotilla Coalition e di Ten Thousand Madleens che stanno navigando in acque internazionali verso Gaza, con il nostro stesso obiettivo, lo stesso di chiunque abbia sinceramente a cuore il popolo palestinese: rompere un assedio illegale che strozza la Striscia dal 2007, fermare immediatamente questo genocidio, fermare l’espansione e l’occupazione illegale israeliana dei territori palestinesi, aprire corridoi umanitari permanenti. All eyes on Gaza”.
Il riferimento della portavoce della Flotilla è alle imbarcazioni
partite dalla Turchia e a quelle salpate dai porti di Otranto e Catania, con a bordo anche italiani, che stanno seguendo la stessa rotta delle circa quaranta imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, che hanno subito un arrembaggio a meno di 50 miglia nautiche dalla costa di Gaza.
La missione della delegazione italiana è stata seguita, fin dal principio, da un gruppo di legali, il cui intento è stato quello di “tutelare i diritti degli attivisti”, spiega all’Adnkronos l’avvocato Francesca Cancellaro, del team legale della Sumud Flotilla. Cancellaro ricorda che i legali hanno “fatto due diffide e presentato un esposto. La prima diffida risale al 24 settembre, data in cui si richiedeva al Governo l’attivazione immediata delle comunicazioni diplomatiche, della protezione consolare e di ogni misura atta a tutelare i diritti dei partecipanti alla missione. Il 3 ottobre – ha spiegato l’avvocato – abbiamo presentato questo esposto presso la Procura di Roma volto a ottenere che la magistratura italiana assicuri l’attivazione dei procedimenti penali nei confronti dei responsabili dei ripetuti attacchi alla missione, a tutela dei diritti dei cittadini sequestrati e in difesa del principio di legalità internazionale”.
Cancellaro sottolinea che l’esposto presentato “tiene conto di qualsiasi violazione, dagli attacchi con i droni durante la navigazione fino ad arrivare al sequestro degli attivisti in acque internazionali che, poi, si è protratto”.
“L’ultima diffida è stata presentata ieri all’autorità diplomatica e consolare italiana ed europea per l’accertamento delle condizioni di detenzione delle persone illegalmente trattenute, l’adozione di ogni misura a tutela dei diritti e l’immediata interruzione di ogni relazione bilaterale con lo stato di Israele”.
Il lavoro del team legale è “appena cominciato. Ci riserveremo ulteriori iniziative, anche perché d’ora in poi ci saranno nuovi scenari giuridici che dovranno tenere conto delle testimonianze e dei riscontri dei protagonisti”, ha spiegato l’avvocato.
Cancellaro ha sottolienato che il team legale italiano ha “un collegamento diretto con gli avvocati che hanno assistito gli attivisti fin dalle prime ore, le più drammatiche, del sequestro”. Quanto alle prossime mosse dei legali, Cancellaro ha detto che il “panorama verrà arricchito in questi giorni. Dopo avere parlato con tutti i partecipanti faremo delle valutazioni. Che ci siano state delle violazioni del diritto è sotto gli occhi di tutti”.

(da Fanpage)

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DAVVERO GIORGIA MELONI NON HA MAI AVUTO NIENTE A CHE FARE CON CASAPOUND? LE COSE NON STANNO PROPRIO COSÌ: HA AVUTO RAPPORTI CON MOLTI ESPONENTI DEL MOVIMENTO, ANCHE PERSONALI E SENTIMENTALI

Ottobre 6th, 2025 Riccardo Fucile

È UNO DEGLI SCOOP NEL “LIBRO SEGRETO DI CASAPOUND”, IN CUI IL GIORNALISTA PAOLO BERIZZI INDAGA SUI MISTERI DEL MOVIMENTO DI ESTREMA DESTRA… I NOMI DEI FINANZIATORI (CI SONO TANTI INSOSPETTABILI) E IL PIANO EVERSIVO IN CASO DI SGOMBERO, RACCONTATI DA UN MILITANTE DI PRIMO LIVELLO: “A VOLTE LA RESISTENZA ATTIVA NON BASTA. SI È RAGIONATO ANCHE SU UN’ALTERNATIVA. L’ESTREMA RATIO IPOTIZZATA È USARE…”

Anticipazione da “Il libro segreto di CasaPound”, di Paolo Berizzi (ed. FuoriScena)
Non è vero che Giorgia Meloni non ha mai avuto rapporti con CasaPound. Li ha avuti con molti esponenti del movimento, fin da giovane. Per comodità potremmo dividere tra i rapporti, diciamo, personali – in un paio di casi anche sentimentali – e quelli politici: ex fidanzati e sponde politiche.
“Il libro segreto di CasaPound” sarà in libreria dal 14 ottobre ed è la prima radiografia completa di CasaPound.
Un dietro le quinte inedito e sorprendente che scoperchia il vaso di Pandora del movimento leader dell’estrema destra in Italia, al centro delle cronache nere e giudiziarie, prima ancora che politiche.
Un movimento che – dopo quasi un quarto di secolo – potrebbe andare incontro allo scioglimento per tentata ricostituzione del Partito fascista.
Per vent’anni si è cercato di capire chi ha finanziato e finanzia il movimento di CasaPound.
Nel libro di Paolo Berizzi – attraverso una testimonianza straordinaria dall’interno di un mondo da sempre inaccessibile, chiuso e protetto – per la prima volta le decine di nomi dalla società civile, imprenditori, professionisti, giornalisti, politici, avvocati, docenti universitari, militari e tanti insospettabili.
“Siamo consapevoli che quando c’è uno sgombero e i poliziotti arrivano in assetto antisommossa con blindati, lacrimogeni e idranti, a volte la resistenza attiva non basta.
Ecco perché, sempre nei discorsi interni, si è ragionato anche su un’alternativa. Una soluzione, diciamo, da ultima spiaggia.
L’estrema ratio ipotizzata, in caso di un insuccesso della reazione e della difesa del palazzo, è usare un’arma di ricatto nelle trattative. Qualcuno, per semplificare, forse scherzando o forse no, lo ha chiamato «piano B»: B come bombole”. È uno degli scoop contenuto ne “Il libro segreto di CasaPound” a proposito del piano eversivo in caso di sgombero che potrebbero mettere in atto.
(da agenzie)

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IL GOVERNO ISRAELIANO STA COMPRANDO ANNUNCI SU GOOGLE PER SCREDITARE LA FLOTILLA E GRETA THUNBERG; 45 MILIONI DI EURO SPESI DFAI TERRORISTI DI ISRAELE PER DIFFAMARE OPERATORI UMANITARI

Ottobre 6th, 2025 Riccardo Fucile

L’INCHIESTA DI FANPAGE SMASCHERA L’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE SIONISTA

Nelle prossime ore gli ultimi attivisti della Global Sumud Flotilla verranno rilasciati da Israele. Potranno tornare a casa dopo essere stati bloccati nelle acque internazionali e trasferiti nel carcere di Ketziot e in quello di Saharonim, nel deserto del Negev. Chi è già tornato sta raccontando i maltrattamenti, le violenze e le umiliazioni subite durante la detenzione. Testimonianze che il governo israeliano ha etichettato come “fake news”. E se da un lato Israele nega gli abusi, dall’altro propone la sua versione della storia.
Secondo le nostre indagini, infatti, un’agenzia legata al governo di Benjamin Netanyahu sta pagando le piattaforme per manipolare la narrazione etichettando come terroristi i membri della Global Sumud Flotilia.
Nelle ultime ore abbiamo scoperto una nuova campagna di sponsorizzazioni su Google per promuovere un report che accusa la flotta di essere un braccio operativo di Hamas.
L’analisi dei dati rivela una campagna pubblicitaria su larga scala sul territorio europeo: decine di annunci con migliaia di visualizzazioni stanno diffondendo messaggi di propaganda israeliana.
Tutti i dati si possono trovare sulla piattaforma Ads Transparency Center, sviluppata dalla stessa Google.
L’obiettivo delle autorità israeliane è far credere che i membri della Flotilla siano terroristi entrati illegalmente nel Paese. Una narrazione fuorviante per giustificare l’attacco e la reclusione. Le imbarcazioni infatti sono state intercettate illegalmente in acque
internazionali, dove Israele non esercita alcuna giurisdizione. Non solo, i partecipanti sono stati trasferiti in territorio israeliano con la forza, e quindi non vi hanno fatto ingresso volontariamente.
Il documento sponsorizzato fa parte di una campagna strutturata che Fanpage.it segue da mesi. Israele sta utilizzando strumenti propri della comunicazione commerciale per la sua propaganda. L’opinione pubblica, infatti, per il governo di Netanyahu rimane un problema enorme. E la diffusione del documento contro la Flotilla non è casuale, ma arriva in un momento strategico: durante i negoziati a Sharm el Sheik.
Il documento israeliano e le false accuse contro la Flotilla
Abbiamo analizzato il documento promosso dal governo israeliano intitolato “La flottiglia del terrore”. La prima accusa è che la Flotilla non trasportasse alcun aiuto umanitario. A bordo delle imbarcazioni, si legge nel documento “non sono state rinvenute forniture o attrezzature umanitarie significative, contrariamente a quanto sostenuto dagli organizzatori.” Falso.
I carichi sulle imbarcazioni infatti sono stati accuratamente documentati. “Giornalisti, osservatori per i diritti umani, parlamentari e organizzazioni umanitarie hanno fornito prove innegabili degli aiuti a bordo”, ha spiegato la Global Sumud Flotilla (GSF) in un comunicato nel quale sono presenti anche immagini delle forniture mediche, di cibo e altri beni di prima necessità destinate alla popolazione di Gaza.
Non è l’unica accusa mossa da Israele. Secondo il documento la leadership della flottiglia sarebbe composta da individui che hanno legami diretti con Hamas. “Il direttivo della GSF avrebbe scelto di presentare Greta Thunberg come figura di copertura”, si legge nel report. Il governo israeliano sostiene che l’operazione della Flotilla non aveva finalità umanitarie, ma rappresentava una campagna di propaganda volta a legittimare Hamas e a minare gli sforzi internazionali per regolare l’invio di aiuti umanitari verso Gaza. Una tesi ribadita anche da ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir.
Dopo la visita in carcere ha infatti scritto su X: “Gli attivisti sono qui trattenuti come terroristi, con la tuta dei terroristi. Penso che debbano essere tenuti per alcuni mesi in una prigione israeliana, in modo che si abituino all’odore dell’ala terroristica”. Sulla Flotilla hanno viaggiato giornalisti, attivisti, politici. Non terroristi. L’etichetta è un modo per criminalizzare i soccorsi umanitari, giustificare i maltrattamenti e scoraggiare nuove missioni.
La nostra analisi sulla sponsorizzazione del governo israeliano
Il documento “La flottiglia del terrore” è stato sponsorizzato sulle piattaforme attraverso una campagna pubblicitaria su Google. Consultando il portale Ads Transparency, risulta che il dominio govextra.gov.il ha sponsorizzato la pagina tra il 5 e il 6 ottobre. Il meccanismo è semplice, basta pagare per spingere una
pagina in cima ai risultati di ricerca su Google. Si scelgono specifiche parole chiave legate ai prodotti o servizi e vengono creati annunci testuali mirati, in questo caso Global Sumud Flotilla o Greta Thunberg.
Ogni volta che un utente cerca una delle parole chiave su Google, l’annuncio può comparire tra i primi risultati, segnalato dalla dicitura “Sponsorizzato”. Per promuovere il documento sono state realizzate tre campagne differenti, tutti i link però rimandano allo stesso report.
La sponsorizzazione è rivolta ai Paesi occidentali. Stando infatti alle nostre ricerche tra i target compaiono: Austria, Francia, Germania, Canada, Spagna, e anche l’Italia.
Dietro alla campagna di sponsorizzazioni c’è la Israeli Government Advertising Agency. L’agenzia opera come gruppo di comunicazione per vari enti governativi, aziende, enti statali e aziende pubbliche.
Sul suo profilo LinkedIn spiega “la nostra agenzia è responsabile di numerosi processi di marketing, tra cui campagne pubbliche e sociali su un’ampia gamma di argomenti”.
La campagna dell’IGAA è stata confermata da un recente accordo da 45 milioni di dollari con Google. Secondo un rapporto pubblicato su Drop Site News, il governo israeliano a fine giugno avrebbe firmato un progetto semestrale di sponsorizzazioni. Il contratto è stato stipulato con YouTube e con la piattaforma Google Display & Video 360.
Manipolazione mediatica e propaganda: come Israele riscrive la narrazione
Non è la prima volta. Il governo di Israele aveva adottato la stessa tattica per screditare l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che fornisce assistenza ai rifugiati palestinesi, l’ONU, accusandolo di bloccare gli aiuti umanitari sul confine e Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. Da mesi infatti il governo israeliano sta manipolando i risultati di ricerca. Non solo, ha anche invaso le piattaforme con video propaganda creati con l’intelligenza artificiale e colonizzato la pubblicità su YouTube. Abbiamo trovato video di telegiornali falsi che annunciano attacchi di Hamas che non sono mai avvenuti, ma anche filmati che sponsorizzano “una delle più importanti operazioni di assistenza umanitaria al mondo da parte di Israele”.
L’IGAA è anche entrata nel perimetro dell’informazione giornalistica tradizionale. L’agenzia infatti ha promosso un articolo di Avvenire contro Hamas a insaputa della testata. Il pezzo intitolato “La sistemica violenza sessuale l’altra arma del 7 ottobre”, è comparso sponsorizzato anche sulle pagine di testate italiane come il Post e il Messaggero.
La nuova offensiva mediatica — che unisce propaganda digitale, censura e manipolazione dei motori di ricerca — rappresenta dunque un tentativo coordinato di riscrivere la narrazione del conflitto e di delegittimare ogni forma di solidarietà civile verso
la popolazione palestinese.

(da fFanpage)

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GIORGIA MELONI OSSERVERÀ CON MOLTA ATTENZIONE I RISULTATI DELLE ELEZIONI IN TOSCANA PER “PESARE” LA LEGA DI SALVINI

Ottobre 6th, 2025 Riccardo Fucile

DAL NUMERO DI VOTI CHE PRENDERÀ VANNACCI DIPENDONO LE SORTI DI SALVINI ALLA GUIDA DEL CARROCCIO, E DI CONSEGUENZA IL FUTURO DEL GOVERNO CHE SENZA L’8% DELLA LEGA NON REGGE NON SUPERANDO IL 40%

Giorgia Meloni, camaleonte fino a un certo punto. La “Golda Meir della Garbatella”, che in Europa mostra il faccino democristiano non riesce a staccarsi dall’abbraccio mortale con Netanyahu e, soprattutto, con le mattane variabili del belluinoTrump.
Perché lo fa? Abiura per abiura, perché la Ducetta non getta il “core” oltre l’ostacolo e prende posizione contro l’Idiota della Casa bianca, che con il suo dazismo sta provocando danni enormi all’economia italiana (da ultimo, i dazi sulla pasta al 107% che potrebbero colpire un export da 4 miliardi di euro)?
La ragione principale non è ideologica, ma di mero calcolo politico. C’entra Matteo Savlini. Il fu Truce del Papeete è l’ossessione della Meloni: il segretario della Lega strepita, smania, presidia attentamente il fronte destro della coalizione.
Aspetta sulla riva del fiume che la Ducetta faccia un altro passo verso l’establishment “globalista”, per incastrarla di fronte al “tradimento” della causa sovranista.
La premier, d’altro canto, sa che Salvini non rappresenta in sé una minaccia alla sua leadership. Però la Ducetta, senza i voti del Carroccio, non avrebbe quell’8% leghista per governare, non superando il 40% la somma di Fratelli d’Italia-Forza Italia.
Ma quanti sono, questi voti del Carroccio?
Un primo segnale è in arrivo fra una settimana: domenica prossima si vota nella rossa Toscana. La destra sa che non si tratta di una Regione contendibile: la vittoria del candidato d centrosinistra, quel vecchio volpino di Eugenio Giani, è data per certa. E qui entra in gioco il leghista Roberto Vannacci.
Il generale al contrario è residente a Viareggio, e dalla Toscana ha cominciato la sua presa di potere all’interno della Lega, di cui è vicesegretario.
Salvini gli ha lasciato praticamente carta bianca e l’ex militare si comporta da padrone: ha presenziato al “Remigration summit” di Livorno insieme a due esponenti di Afd, ha scelto ed estromesso i candidati, commissariato sezioni e preso le decisioni sulle liste, imposto i suoi uominii (i fedelissimi del generale, estranei alla Lega, sono almeno sette: Andrea Vasellini, Cinzia Garofalo, Elisa Brinchi Giusti, Emanuele Baroli, Massimiliano Simoni, Tommaso Villa e Cristiano Romani).
Alcuni di essi sono stati inseriti nel listino bloccato, con garanzia di elezione, nonostante siano considerati, dalla vecchia guardia del partito, degli “alieni”.
Che succede se Vannacci e il suo “esercito” garantiscono un buon risultato alla Lega, e di conseguenza al centrodestra?
E in Veneto, dove il leghista Alberto Stefani aspetta ancora l’ok alla sua candidatura, a poco più di un mese dal voto, tutto è ancora in aria, a partire dalla Lista di Zaia
(da agenzie)

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“A GAZA C’È UN CARNEFICINA IN ATTO”. IL SEGRETARIO DI STATO VATICANO PIETRO PAROLIN BOMBARDA I GOVERNI CHE NON HANNO FATTO NULLA PER FERMARE NETANYAHU

Ottobre 6th, 2025 Riccardo Fucile

“NON BASTA DIRE CHE È INACCETTABILE QUANTO AVVIENE E POI CONTINUARE A PERMETTERE CHE AVVENGA. C’È DA PORSI DOMANDE SULLA LICEITÀ DEL CONTINUARE A FORNIRE ARMI A ISRAELE. IL PIANO DI TRUMP? VA SOSTENUTO QUALUNQUE PROGETTO COINVOLGA I PALESTINESI SUL LORO FUTURO, MA LE DECISIONI ISRAELIANE VANNO NELLA DIREZIONE OPPOSTA, OVVERO IMPEDIRE LA NASCITA DELLA PALESTINA. LE MANIFESTAZIONI? È IL SEGNO CHE NON SIAMO CONDANNATI ALL’INDIFFERENZA”

La comunità internazionale risulta “impotente” e “i Paesi in grado di influire veramente” non hanno fatto abbastanza “per fermare la carneficina in atto” a Gaza. Così il cardinale Pietro Parolin in un’intervista all’Osservatore Romano in occasione del secondo anniversario dell’attacco “disumano” di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023. Quanto alla proposta di Donald Trump, è da sostenere, puntualizza il segretario di Stato vaticano, qualunque piano che “coinvolga il popolo palestinese nelle decisioni sul proprio futuro”.
Chi vende armi a Israele
“Sembra evidente che la guerra perpetrata dall’esercito israeliano per sconfiggere i miliziani di Hamas non tiene conto che ha davanti una popolazione per lo più inerme e ridotta allo stremo delle forze, in un’area disseminata di case e di palazzi rasi al suolo: basta vedere le immagini aeree per rendersi conto di che cosa sia Gaza oggi”, afferma Parolin.
“Mi sembra altrettanto evidente che la comunità internazionale risulti purtroppo impotente e che i Paesi in grado di influire veramente fino ad oggi non l’abbiano fatto per fermare la
carneficina in atto”. La comunità internazionale “certamente può fare molto di più rispetto a ciò che sta facendo. Non basta dire che è inaccettabile quanto avviene e poi continuare a permettere che avvenga. C’è da porsi delle serie domande sulla liceità, ad esempio, del continuare a fornire armi che vengono usate a discapito della popolazione civile”.
“Conteggio quotidiano di morti”
“Mi colpisce e mi affligge il conteggio quotidiano dei morti in Palestina, decine, anzi a volte centinaia al giorno, tantissimi bambini la cui unica colpa sembra essere quella di essere nati lì: rischiamo di assuefarci a questa carneficina!”, afferma Paolin: “Persone uccise mentre cercavano di raggiungere un tozzo di pane, persone rimaste sepolte sotto le macerie delle loro case, persone bombardate negli ospedali, nelle tendopoli, sfollati costretti a spostarsi da una parte all’altra di quel territorio angusto e sovrappopolato… È inaccettabile e ingiustificabile ridurre le persone umane a mere “vittime collaterali””.
Hamas, “attacco disumano e ingiustificabile”
Nell’intervista che esce alla vigilia del 7 ottobre, il segretario di Stato vaticano sottolinea che “l’attacco terroristico compiuto da Hamas e da altre milizie contro migliaia di israeliani e di migranti residenti, molti dei quali civili, che stavano per celebrare il giorno della Simchat Torah, a conclusione della settimana della festa di Sukkot, è stato disumano ed è ingiustificabile. La brutale violenza perpetrata nei confronti di bambini, donne, giovani, anziani, non può avere alcuna giustificazione. È stato un massacro indegno e – ripeto – disumano”.
Antisemitismo e “voci di dissenso”
Gli episodi di antisemitismo “sono una triste e altrettanto ingiustificata conseguenza”, afferma Parolin: “E ciò porta chi si alimenta di queste cose ad attribuire agli ebrei in quanto tali la responsabilità per ciò che accade oggi a Gaza. Lo sappiamo che non è così: ci sono anche tante voci di forte dissenso che si levano dal mondo ebraico contro la modalità con cui l’attuale governo israeliano ha operato e sta operando a Gaza e nel resto della Palestina dove – non dimentichiamolo – l’espansionismo spesso violento dei coloni vuole rendere impossibile la nascita di uno Stato Palestinese”. L’antisemitismo “è un cancro da combattere e da estirpare*
“Bene le manifestazioni di piazza”
Parolin elogia le manifestazioni di piazza dei giorni scorsi per Gaza: “Anche se a volte queste iniziative, a causa delle violenze di pochi facinorosi, rischiano di far passare a livello mediatico un messaggio sbagliato, mi colpisce positivamente la partecipazione alle manifestazioni, e l’impegno di tanti giovani. È il segno che non siamo condannati all’indifferenza”, afferma. E se anche dentro la Chiesa c’è chi dice che bisognerebbe limitarsi a pregare, “pensare che il nostro ruolo, come cristiani, sia quello di rinchiuderci nelle sacrestie”, afferma il Segretario di
Stato, “lo trovo profondamente sbagliato”.
Piano Trump e coinvolgimento dei palestinesi
Quanto al piano di pace proposto da Donald Trump, “qualunque piano che coinvolga il popolo palestinese nelle decisioni sul proprio futuro e permetta di finire questa strage, liberando gli ostaggi e fermando l’uccisione quotidiana di centinaia di persone, è da accogliere e sostenere”, afferma Parolin. Ma “non possiamo non notare con preoccupazione che le dichiarazioni e le decisioni israeliane vanno in una direzione opposta e, cioè, intendono impedire per sempre la possibile nascita di un vero e proprio Stato palestinese”. Che la Santa Sede, ricorda Parolin, ha riconosciuto ufficialmente dieci anni fa
(da Repubblica)

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“RISPETTO LILIANA SEGRE, MA SUL GENOCIDIO NON E’ LUCIDA”

Ottobre 6th, 2025 Riccardo Fucile

FRANCESCA ALBANESE: “LA SUA OPINIONE NON E’ LA VERITA’”

La relatrice Onu aveva abbandonato il programma “In Onda” su La7 durante un dibattito teso. Sugli altri ospiti, Fubini e Giubilei: «Io sono giurista, perché invitare in trasmissione gente che non sa niente?»
«Se una persona ha un tumore, non va a farsi fare la diagnosi da un sopravvissuto a quella malattia ma da un oncologo». Meno di 24 ore dopo aver lasciato lo studio di In Onda, su La7, per protesta contro le posizioni degli altri ospiti, Francesca Albanese ha spiegato la sua reazione a Fanpage. E si è concentrata in particolare su Liliana Segre, che – come aveva ricordato in trasmissione Francesco Giubilei – ha sempre negato che la condotta militare israeliana a Gaza sia classificabile come genocidio: «C’è chiaramente un condizionamento emotivo che non la rende imparziale e lucida davanti a questa cosa».
La scelta di andarsene: «Non mi confronto con chi è impreparato»
La relatrice speciale dell’Onu per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati è tornata sull’episodio giustificando la sua scelta di abbandonare gli studi. Da una parte, l’appuntamento per registrare un podcast: «Sono una persona precisa ed ero già stata costretta a un ritardo, ma non accetto di prolungarlo se devo confrontarmi con due persone che non sono preparate sul tema Gaza». Per Francesca Albanese, infatti, «l’interlocuzione con chi non ha conoscenze del tema è impossibile. Io sono una giurista, una tecnica». Il riferimento è, chiaramente, alla vaghezza dell’ospite Federico Fubini sul tema del genocidio: «Credo che in questo momento nessuno su questo punto si possa pronunciare».
Le parole che hanno scatenato però la reazione di Francesca Albanese sono state quelle di Giubilei: «Sul genocidio sono d’accordo con la senatrice Segre». A quel punto si è alzata e se n’è andata: «Immagini il paradosso di questa situazione: chiamare in causa una persona sopravvissuta all’olocausto e al genocidio. Conosco tantissimi esperti di storia, anche sopravvissuti all’olocausto, che dicono che quello a Gaza sia un genocidio. Ma siccome la posizione della senatrice Segre torna utile, si utilizza quella». Insomma, la senatrice a vita sarebbe strumentalizzata: «Ho grandissimo rispetto per la senatrice Segre, una persona che ha vissuto traumi indicibili. Per questo sostengo che ci sono gli esperti e che non è la sua opinione, o la sua esperienza personale, a stabilire la verità su quanto sta accadendo».
Il problema dell’Italia: «Nessuno capisce cosa legge»
Anche perché, per Albanese, la visione di Liliana Segre viene inevitabilmente offuscata dal suo vissuto. Eppure influenza comunque il dibattito pubblico: «Il dato fondamentale in questo paese è l’analfabetismo funzionale. La gente non capisce ciò che legge e non ha in questo contesto di dibattito pubblico sulla Palestina gli strumenti per capire cosa sta accadendo». E alle accuse di propaganda risponde: «Sto investendo molte energie nel cercare di far capire alla gente quali sono i termini del diritto sulla questione. Ci sono fior fiore di sionisti accademici, perché invitare in trasmissione gente che non sa niente?».
(da agenzie)

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POLTRONIFICIO MELONIANO, LA MAGGIORANZA HA FATTO UN BEL “REGALO” AL NUOVO DIPARTIMENTO PER IL SUD, CHE SARÀ GUIDATO DAL SOTTOSEGRETARIO LUIGI SBARRA: MEZZO MILIONE DI EURO DA DISTRIBUIRE IN CONSULENZE CON UN TETTO DI 50MILA EURO ALL’ANNO PER OGNI ESPERTO

Ottobre 6th, 2025 Riccardo Fucile

A DISCREZIONE DELL’EX SEGRETARIO CISL POTRÀ ESSERE RECLUTATO UN CONTINGENTE DI ALMENO DIECI FIDATI COLLABORATORI

Ogni organismo ha il suo poltronificio e una ricca dote. E potr beneficiarne anche il nascituro dipartimento per il Sud, che assorbirà la struttura operativa della Zes unica. La novità è stata prevista dal decreto sulla Terra dei fuochi, approvato dalla Camera
Il dipartimento, che farà capo al sottosegretario Luigi Sbarra, avrà una dotazione di oltre 7 milioni di euro all’anno. Ma soprattutto la maggioranza ha deciso di mettere ancora a disposizione mezzo milione di euro da distribuire in consulenze con un tetto di 50mila euro all’anno per ogni esperto.
A discrezione dell’ex segretario Cisl potrà essere reclutato un contingente di almeno 10 fidati collaboratori. Il risultato? L’unità di missione della Zes unica sparisce, ma resta viva e vegeta la possibilità di arruolare collaboratori. Non più agli ordini del coordinatore della Zes, Giosy Romano, ma dell’ex segretario Cisl Sbarra.
(da Domani)

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DOMANI IL PARLAMENTO EUROPEO VOTERA’ PER DECIDERE SULLA REVOCA DELL’IMMUNITA’ PER LA DEPUTATA ILARIA SALIS, SERVONO 360 VOTI, MA NE HA 312 (S&D, RENEW, VERDI E SINISTRA)

Ottobre 6th, 2025 Riccardo Fucile

LO SCRUTINIO, PERO’, E’ SEGRETO E, NONOSTANTE IL PPE SIA FORMALMENTE CONTRARIO, È POSSIBILE CHE TRA I 118 POPOLARI QUALCUNO VOTI PER RESPINGERE LA RICHIESTA DI REVOCA DELL’IMMUNITA’ (COME POTREBBERO FARE GLI OTTO EURODEPUTATI DI FORZA ITALIA) … IL RAPPORTO DEL BULGARO ILHAN KYUCHYUK: “SULLA SALIS SI TRATTA DI PERSECUZIONE”

Ilaria Salis saprà domani se manterrà l’immunità da eurodeputata o se i suoi colleghi del Parlamento europeo decideranno di consegnarla alla giustizia ungherese. Alle 12 è calendarizzato il
voto in plenaria a Strasburgo, l’ultimo verdetto. I numeri, nella pura teoria, non sono dalla sua, ma più di un elemento pende invece a favore dell’europarlamentare di Avs.
Il primo è già noto: la bocciatura in commissione Juri (Affari giuridici) della revoca dell’immunità, passata seppur con un solo voto di scarto il 23 settembre scorso.
Il secondo è la novità: la relazione che il presidente della stessa commissione, il bulgaro Ilhan Kyuchyuk, ha redatto e porterà domani in aula. Ebbene, oltre a ricordare le accuse di aggressione mosse a Salis e «le misure di detenzione dure nel corso del procedimento penale a suo carico», il presidente dell’organo interno all’Europarlamento scrive: «Lo scopo principale del procedimento e della successiva richiesta (di revoca dell’immunità, ndr) sembra essere quello di zittire Ilaria Salis a causa delle sue da tempo consolidate opinioni politiche e del suo attivismo che sono anche alla base del suo impegno e della sua attività politica in qualità di membro del Parlamento europeo».
Secondo Kyuchyuk, dunque, nei confronti di Salis emergerebbe quel “sospetto di persecuzione” che dovrebbe indurre gli europarlamentari a salvarla.
Nella relazione si legge infatti: «Sembrerebbe che, nel caso di specie, possa essere assunto il fumus persecutionis, ossia che esistano “prove concrete” che l’intento sottostante i procedimenti giudiziari in questione sia quello di ostacolare l’attività politica
di Ilaria Salis». Ecco perché la commissione Juri ha votato contro la richiesta di revoca arrivata dal tribunale ungherese e raccomanda ora all’assemblea di mantenere intatta l’immunità.
Terzo elemento: il voto segreto. Facendo i conti, l’europarlamentare di Avs può contare su 312 deputati di S&D, Renew, Verdi e Sinistra. Per respingere la richiesta di revoca dell’immunità bisogna arrivare a 360. Ne mancano quindi 48. Il Ppe formalmente ha dichiarato che voterà contro la collega. Ma tra i 188 popolari potrebbero esserci diversi franchi tiratori e assenze più o meno strategiche. Gli otto di Forza Italia, ad esempio, potrebbero votare per la loro connazionale, nonostante la posizione ufficiale sia opposta.
E sono molti i popolari che non vorrebbero darla vinta a Viktor Orbán e che potrebbero dunque giocare un assist a Salis e trovare un accordo con i socialisti.
Di mezzo c’è anche l’immunità di Péter Magyar, lui sì popolare e principale oppositore del premier ungherese, che verrà votata nelle stesse ore di quella di Salis.
(da agenzie)

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DEDICATO A CHI SOSTIENE CHE GLI AIUTI A GAZA POSSONO ARRIVARE VIA TERRA CONSEGNANDOLI AI TERRORISTI DI ISRAELE

Ottobre 6th, 2025 Riccardo Fucile

DOPO NOVE MESI DI BLOCCO SONO ENTRATI A GAZA 10 DEI 33 VENTILATORI POLMONARI PRODOTTI IN ITALIA E DONATI DA UNICEF

Sono arrivati a Gaza 10 ventilatori polmonari per neonati, prodotti da un’azienda italiana e donati da Unicef 9 mesi fa. Per
mesi sono stati bloccati all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, dove rimangono i 23 non ancora autorizzati da Israele. «I bambini muoiono perché i macchinari che li potrebbero salvare sono tenuti fuori da un confine, bloccati da una scelta politica», aveva dichiarato su Repubblica Loris De Filippi, infermiere che ha lavorato a Gaza per Unicef. Per sbloccare la consegna si era attivato anche il ministero degli Esteri italiano, dopo varie petizioni e appelli.
Quattro respiratori già attivi all’ospedale Al Aqsa
Sono già installati e funzionanti 4 dispositivi, arrivati all’ospedale Al Aqsa nel centro della Striscia. Il centro lavora in condizioni estreme dall’inizio del conflitto, con i reparti neonatali costantemente al completo. Ora sta gestendo un afflusso ancora maggiore, accogliendo gli sfollati da Gaza City che hanno bisogno di cure dopo l’evacuazione forzata imposta dall’Idf. «Potremo finalmente garantire un supporto respiratorio a tanti piccoli pazienti che altrimenti non avrebbero avuto possibilità», ha fatto sapere lo staff.
Prenderanno il via alle 15 di oggi, 6 ottobre, i negoziati tra le delegazioni di Israele e Hamas a Sharm el-Sheikh, in Egitto. A mediare ci saranno anche gli inviati del presidente Usa Donald Trump, Steve Witkoff e Jared Kushner. Sul tavolo il piano di pace in 20 punti siglato da Trump e Benjamin Netanyahu che prevede la riconsegna degli ostaggi e la fine del massacro di civili a Gaza.
(da agenzie)

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