GIORGIA MELONI OSSERVERÀ CON MOLTA ATTENZIONE I RISULTATI DELLE ELEZIONI IN TOSCANA PER “PESARE” LA LEGA DI SALVINI
DAL NUMERO DI VOTI CHE PRENDERÀ VANNACCI DIPENDONO LE SORTI DI SALVINI ALLA GUIDA DEL CARROCCIO, E DI CONSEGUENZA IL FUTURO DEL GOVERNO CHE SENZA L’8% DELLA LEGA NON REGGE NON SUPERANDO IL 40%
Giorgia Meloni, camaleonte fino a un certo punto. La “Golda Meir della Garbatella”, che in Europa mostra il faccino democristiano non riesce a staccarsi dall’abbraccio mortale con Netanyahu e, soprattutto, con le mattane variabili del belluinoTrump.
Perché lo fa? Abiura per abiura, perché la Ducetta non getta il “core” oltre l’ostacolo e prende posizione contro l’Idiota della Casa bianca, che con il suo dazismo sta provocando danni enormi all’economia italiana (da ultimo, i dazi sulla pasta al 107% che potrebbero colpire un export da 4 miliardi di euro)?
La ragione principale non è ideologica, ma di mero calcolo politico. C’entra Matteo Savlini. Il fu Truce del Papeete è l’ossessione della Meloni: il segretario della Lega strepita, smania, presidia attentamente il fronte destro della coalizione.
Aspetta sulla riva del fiume che la Ducetta faccia un altro passo verso l’establishment “globalista”, per incastrarla di fronte al “tradimento” della causa sovranista.
La premier, d’altro canto, sa che Salvini non rappresenta in sé una minaccia alla sua leadership. Però la Ducetta, senza i voti del Carroccio, non avrebbe quell’8% leghista per governare, non superando il 40% la somma di Fratelli d’Italia-Forza Italia.
Ma quanti sono, questi voti del Carroccio?
Un primo segnale è in arrivo fra una settimana: domenica prossima si vota nella rossa Toscana. La destra sa che non si tratta di una Regione contendibile: la vittoria del candidato d centrosinistra, quel vecchio volpino di Eugenio Giani, è data per certa. E qui entra in gioco il leghista Roberto Vannacci.
Il generale al contrario è residente a Viareggio, e dalla Toscana ha cominciato la sua presa di potere all’interno della Lega, di cui è vicesegretario.
Salvini gli ha lasciato praticamente carta bianca e l’ex militare si comporta da padrone: ha presenziato al “Remigration summit” di Livorno insieme a due esponenti di Afd, ha scelto ed estromesso i candidati, commissariato sezioni e preso le decisioni sulle liste, imposto i suoi uominii (i fedelissimi del generale, estranei alla Lega, sono almeno sette: Andrea Vasellini, Cinzia Garofalo, Elisa Brinchi Giusti, Emanuele Baroli, Massimiliano Simoni, Tommaso Villa e Cristiano Romani).
Alcuni di essi sono stati inseriti nel listino bloccato, con garanzia di elezione, nonostante siano considerati, dalla vecchia guardia del partito, degli “alieni”.
Che succede se Vannacci e il suo “esercito” garantiscono un buon risultato alla Lega, e di conseguenza al centrodestra?
E in Veneto, dove il leghista Alberto Stefani aspetta ancora l’ok alla sua candidatura, a poco più di un mese dal voto, tutto è ancora in aria, a partire dalla Lista di Zaia
(da agenzie)
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