UNA BATTAGLIA CULTURALE PERSA
GARLASCO E IL CONFINE TRA CIO’ CHE E’ PUBBLICO E IL PRIVATO
Quando il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano, Antonino La Lumia, definisce “un richiamo culturale” il comunicato nel quale si invita alla riservatezza e alla sobrietà (il riferimento, non esplicito ma evidente, è alla vicenda di Garlasco), dice una cosa giusta ma disperatamente inutile.
La cognizione che eventi e sentimenti così gravi, che spezzano vite travolgendone altre, meriterebbero un uso giudiziario e mediatico non chiassoso, non sfrenato, mantenendo ben chiaro il confine tra ciò che è pubblico e privato, è appunto un fatto culturale. Ed è una cognizione ormai perduta.
Lo è da parte di tutti: magistratura, imputati, giornalisti, avvocati, parenti delle persone coinvolte, vicini di casa. Ed essendo perduta, non c’è sanzione, provvedimento, richiamo, appello ai codici che possa rimetterla al centro, perché la sensibilità dominante è irrimediabilmente diversa da quella dell’avvocato La Lumia (che coincide con la mia).
Alla spregiudicatezza, chiamiamola così, dei media tradizionali, si è aggiunta, con una pervasività devastante, l’idea che tutto possa essere esposto, come biancheria al balcone, sui social media.
Ho letto un’intervista alla giovane avvocata di Sempio, mi è parsa una persona energica e intelligente ma totalmente sprovvista di quella specifica inibizione che impedisce di trattare a cuoricini ed emoticon la vita e la morte. Non gliene faccio una colpa, è dentro i tempi più e meglio di quelli come me. Verrà il giorno che il richiamo deontologico, o la sanzione, saranno per chi è renitente ai cuoricini.
(da repubblica.it)
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