ABBIAMO UN GOVERNO?
REDDITO, TAV, TRIVELLE, AUTONOMIA, LEGITTIMA DIFESA: FOSSERO D’ACCORDO SU QUALCOSA
Fino a giovedì mattina c’era ottimismo in casa 5 stelle. Il vertice notturno aveva visto prevalere la linea di Giuseppe Conte (e di Luigi Di Maio) sui migranti.
“Il mood sta cambiando, Salvini è in difficoltà , è un buon momento per noi”, ragionava quarantott’ore fa un esponente di governo del Movimento.
È bastato che si scavallasse la notte, ed ecco che nuove nubi si sono materializzate all’orizzonte. E promettono tempesta.
Perchè l’alleato leghista si è impuntato. Matteo Salvini è furioso per essere stato malamente scavalcato sulla linea dei porti chiusi e del no tout court all’accoglienza di nuovi migranti.
“Ce la sta facendo pagare”, spiega uno degli uomini più vicini a Di Maio.
Da un lato l’irrigidimento sui fondi per la disabilità nel reddito di cittadinanza. Dall’altro quella che si annuncia una battaglia campale sul Tav. E poi ci sono le trivelle.
Il primo dossier, al di là della sensibilità della materia, è quello più puramente politico. Sia perchè il punto di caduta è a portata di mano, sia perchè il decreto che contiene il reddito è lo stesso che deve dare il via libera a quota100, e farlo impantanare costerebbe caro anche al Carroccio.
Ma il portafoglio su famiglia e disabilità è in mano al potentissimo Lorenzo Fontana, tra i ministri il più vicino a Matteo Salvini, che sul tema aveva ricevuto e dato assicurazioni di ogni sorta.
Quando martedì è arrivato in pre Consiglio dei ministri, gli sherpa in camicia verde si sono accorti che i fondi non sarebbero bastati a coprire l’intera platea (circa 750mila) dei possibili beneficiari, ma solo un terzo.
A quel punto è stato avvertito il ministro, che ha dato mandato di formulare una serie di integrazioni al testo da portare al secondo pre Consiglio che si è tenuto nella giornata di mercoledì.
Ma nel frattempo era deflagrata la questione migranti. E il segretario della Lega ha alzato la posta: “Se non c’è quanto concordato per me salta tutto”, ha tuonato con i suoi. Il testo è attualmente al Dipartimento affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi. E in casa 5 stelle l’irritazione è fortissima. Tutto rinviato alla prossima settimana.
“Ci hanno fatto saltare a sfregio l’evento che stavamo preparando, è una manfrina solo per farci male”, il pensiero della war room 5 stelle.
Che ha l’assoluta necessità di riprendere ossigeno in vista delle europee, dopo mesi in cui Salvini l’ha comunicativamente sovrastata. E che mentre stringe accordi con forze demo-populiste in Europa, in Italia prova a recuperare slancio sulle battaglie di una vita. E se queste battaglie si chiamano ambiente, lo spostamento “a sinistra” è nelle cose. E non può di certo piacere all’alleato.
Ma un marcamento così a uomo Di Maio proprio non se lo aspettava.
“Questi Cinque stelle — è lo sfogo di Salvini raccolto da Huffpost — iniziano ad avere posizioni incomprensibili. Si stanno spostando a sinistra su tutto”. Racconta un leghista che, nonostante la narrazione del vertice tenutosi mercoledì in tarda serata parli di ritrovata armonia e condivisione, la nottata insonne abbia lasciato strascichi pesanti. Non è un caso che il segretario del Carroccio, al risveglio dopo poche ore di sonno, abbia bombardato il no al Tav.
Perchè — è il segreto di pulcinella dell’esecutivo – l’analisi costi-benefici sul tavolo di Danilo Toninelli ha stampigliato sulla copertina un gigantesco pollice verso.
E allora ecco il vicepremier: “È meglio andare avanti, perchè se c’è un’opera a metà è meglio finirla che lasciarla a metà “. Che ha rilanciato il referendum, e poi sguinzagliato Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera e storico esponente Sì Tav: “Sabato saremo in piazza con chi manifesta a favore”.
Non usa giri di parole Alberto Airola, 5 stelle torinese e pasdaran del No: “La Lega alla manifestazione pro-Tav? Una vergogna”.
Il senatore si dice “allibito dalla violazione del contratto di governo” che a suo avviso starebbe commettendo il Carroccio di Matteo Salvini e rincara la dose: “È vergognoso che facciano una manifestazione: così il governo non va da nessuna parte… quello è un punto nodale, lo sanno, farlo è una sfida. Sarà una boutade? Non lo so… di sicuro è uno schiaffo in faccia al Movimento 5 Stelle”.
La battaglia tra Lega e M5s esonda dai tunnel e si riversa in mare.
Ecco che di sera si materializza il sottosegretario del Carroccio all’ambiente, Vannia Gava: “Non posso approvare una impostazione tutta volta a dire “No” come quella che sta alla base dell’emendamento dei 5 stelle sul tema delle trivelle. È sbagliato bloccare le autorizzazioni”.
Altra botta, pesante. Corre a metterci una toppa Gianni Girotto, esperto stellato in materia: “L’abbandono delle fossili e lo sviluppo delle rinnovabili è esplicitamente previsto dal contratto di governo tra noi e la Lega”.
Lo scontro è campale, non c’è tema il cui filtro non raccolga delle scorie.
E all’orizzonte ci sono temi che scottano assai, dalle autonomie regionali alla legittima difesa, per non parlare della conversione del decreto Carige.
Nel tardo pomeriggio l’Adnkronos attribuisce a autorevoli fonti leghiste la possibilità che la crisi di governo diventi realtà prima delle europee.
L’ufficio stampa del Carroccio si affretta a smentire. “Chiunque governi è vittima o macellaio”, recitava un passo del Trono di Spade.
Ma cosa succede quando a governare sono in due?
(da “Huffingtonpost”)
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