ACCISE SULLA BENZINA, RAVE E POS: LA RETROMARCIA SU ROMA, CENTO GIORNI DI NULLA
DAL “PERICOLO FASCISTA” ALLA “DERIVA CERCHIOBOTTISTA”
Sorpresa del nuovo anno. Si urlava al pericolo fascista, si va verso la deriva democristianoide.
Si paventava il decisionismo, si naviga nell’indecisionismo. Invece dell’estremismo, è il cerchiobottismo che impera.
Si temeva una nuova marcia su Roma, siamo invece al governo della retromarcia: dal decreto sui Rave alle accise sulla benzina, passando per pensioni, Pos e tentazioni di norme per l’«estinzione dei reati fiscali», insomma condoni.
Perfino il famoso spoil system si sta rivelando, per citare Guido Crosetto, un «machete» sì, ma avvolgente: per un dirigente sostituito ce ne è uno che invece viene confermato, e anche questa è una impronta.
Forse aveva ragione Giorgia Meloni quando in campagna elettorale ripeteva che nulla ci sarebbe stato da temere circa il suo avvento al potere: nulla o, per meglio dire, da temere c’era semmai altro.
Tra una settimana il governo compie i suoi cento giorni. E bisogna tornare a prima del voto, al tempo in cui Fratelli d’Italia era all’opposizione, per ascoltare una Giorgia Meloni che fa proclami. In questi cento giorni infatti la potente voce di Meloni si è fatta sussurro, sibilo, nenia.
È scesa di tono, come alla conferenza stampa di fine anno. Stremata, e contenuta. Niente più proclami. La premier ha diradato le conferenze stampa e intensificato i cosiddetti video del taccuino, dove racconta sui social quel che vuole, senza il fastidio delle domande.
(da La Repubblica)
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