AHED, LA 16ENNE DIVENTATA SIMBOLO DELLA RESISTENZA PALESTINESE, RESTA IN CARCERE
PARTE LA CAMPAGNA PER LA SUA LIBERAZIONE
L’inizio del nuovo anno, Ahed Tamimi l’ha festeggiato in carcere e lì resterà per un tempo non ancora definito. La 16enne di Ramallah, divenuta “simbolo della resistenza palestinese”, deve rispondere di 12 capi d’accusa, in seguito alla diffusione di un video, divenuto virale, nel quale colpisce con schiaffi e calci dei soldati israeliani in Cisgiordania.
La ragazza da tempo compare in scatti che la ritraggono tra le fila palestinesi, intenta a ribellarsi ai militari israeliani.
La sua riccia chioma biondo cenere, che la rende facilmente identificabile tra la folla, viene adesso riprodotta in vignette che richiedono la sua liberazione, in numerosi post apparsi sui social in suo sostegno.
Nel 2012, Ahed è comparsa in uno scatto nel quale tiene un pugno alzato, rivolto contro un soldato.
Nel 2015 un’altra foto la mostra intenta a mordere un altro militare, nel tentativo di impedire l’arresto del fratello. Il premier turco Recep Tayyp Erdogan l’ha premiata per il suo impegno nella lotta contro l’occupazione militare israeliana nei Territori.
L’episodio che ha portato alla sua detenzione è però un altro, avvenuto, secondo quanto dichiarato dalla famiglia, nel cortile della loro casa vicino Ramallah, lo scorso 15 dicembre
Ahed e la cugina – Nour, 20 anni, già incriminata – si avvicinano a due soldati israeliani, li esortano ad andarsene, li spintonano e li prendono a schiaffi.
Loro non rispondono alle provocazioni e in seguito sosterranno di essersi trovati in quella zona per impedire ai palestinesi di lanciare pietre contro gli automobilisti israeliani.
Il 19 dicembre la ragazza è stata arrestata a causa di questo episodio, divenendo un simbolo per i palestinesi, che hanno riempito i social media con elogi e parole di sostegno e hanno dato il via a diverse campagne, chiedendo la sua liberazione.
Con lei in carcere c’è anche la madre Nariman, accusata, tra l’altro, di utilizzare Facebook per “incitare le persone a commettere attacchi terroristici”.
L’8 gennaio si terrà la prossima udienza e madre e figlia rimarranno in custodia almeno fino a quella data. I pm hanno chiesto che la detenzione prosegua sino alla fine del processo. In caso di condanna, le attendono diversi anni di prigione.
Chi la difende, sostiene che alla base dell’arresto della minorenne ci sarebbe il fatto che il suo volto sia diventato il simbolo di quella che viene definita la “nuova coraggiosa giovane generazione palestinese”, nel tentativo di tenerla lontana dalle rivolte e dai riflettori per lungo tempo.
Al momento, la decisione sembra aver sortito l’effetto contrario: le foto di Ahed stanno comparendo nelle mani di uomini e donne, scesi per le strade per protestare in suo nome.
(da agenzie)
Leave a Reply