ALFANO RICATTATO TORNA A CUCCIA
BERLUSCONI E ANGELINO NAZARENI DI COMPLEMENTO… FI PRIMA MINACCIA L’AVENTINO, POI CI RIPENSA
Succede alla sei della sera.
La pioggia non cade più e Sergio Mattarella nei calcoli degli sherpa renziani supera il muro dei 600 voti.
Dalle parti di Sel, dove i vendoliani sono raggianti manco dovessero votare l’erede di Che Guevara, ironizzano: “Magari prende 666 voti”.
Il numero della Bestia. Non proprio il massimo per un cattolico praticante come Mattarella.
Stavolta i 101 sono al contrario. Non franchi tiratori. Ma soccorritori. Addizione, non sottrazione. Dentro il Pd, Lorenzo Guerini prevede al massimo trenta defezioni isolate, per mal di pancia vari. Nulla di organizzato.
L’amaro pomeriggio del Nuovo Centro Destra
Nella noia e nell’attesa di un’elezione che appare ormai scontata, gli unici brividi arrivano da Ncd, il partitino ministeriale di Angelino Alfano.
Un ultrà renziano di primissima fila, spavaldo, confida ai cronisti: “Domani mattina alle nove arriverà una dichiarazione congiunta di Berlusconi e Alfano che dicono sì a Mattarella”.
In realtà , il ministro dell’Interno cede prima. Ed è proprio Renzi, in un colloquio teso, a rinfacciargli il delicato ruolo ricoperto al Viminale.
“Ma ti rendi conto, tu sei il ministro dell’Interno come fai a non votare il capo dello Stato? Dovrai avere con lui un contatto costante”.
Risposta: “Ma io sono un grande elettore, ho il diritto di decidere cosa fare”.
I toni si alzano e “Angelino” cerca di fare la faccia feroce: “Matteo sinora ci hai sempre trattato con sufficienza. Se vuoi meritarti la nostra considerazione il primo passo fallo tu. Fai un appello e poi vediamo”.
Le pressioni su Alfano sono tremende. Si fa vivo, con una telefonata, persino Giorgio Napolitano: “Nella tua posizione devi votare”.
In cuor suo, l’ex delfino (senza quid) di B. sa che non schioderà mai dall’amata poltrona ministeriale ma deve conciliare il suo cerchiobottismo centrista con la rabbia berlusconiana e con le faide interne di Ncd.
I socialisti di Cicchitto e Sacconi, per esempio, sono fuori dalla grazia di Dio.
I più duri. Si sentono traditi da Renzi sul loro “compagno” Amato e non hanno dubbi. Rompere.
La filorenziana Lorenzin è sul fronte opposto. Rimanere.
Poi ci sono i democristiani del sud. I siciliani in primis, capitanati da Castiglione: “Sergio lo votiamo certamente”.
Ed è a quel punto che si supera il primo ostacolo. Non più Aventino. Bensì scheda bianca.
Una sorta di libertà di coscienza: “Chi vuol votare Mattarella faccia pure”. Gli alleati dell’Udc, Casini e Cesa, con cui Ncd ha fatto gruppi comuni, sono già d’accordo.
La linea l’ha dettata, riferiscono, De Mita in persona: “Dobbiamo sostituire Berlusconi nel patto del Nazareno”.
L’attivismo di Gianni Letta
A dare man forte alla linea trattativista è soprattutto Gianni Letta. È lui che prende il posto di Verdini e tiene aperto un canale con il premier.
Letta propugna la dottrina aziendalista di Confalonieri. Per la serie: “Silvio non ci conviene rompere, buttiamo giù il rospo Mattarella”.
Il Condannato è ad Arcore , reduce dalla giornata di servizi sociali a Cesano Boscone. Ed è ancora sotto choc.
Non si capacita del “tradimento di Matteo”. I sostenitori del mezzo sì a Mattarella (scheda bianca), se non di un voto a favore, gli sussurrano che in fondo “nel 1997, Mattarella non votò per l’arresto di Previti per l’inchiesta Imi-Sir”.
È il tema del salvacondotto che ritorna. La fatidica Salvasilvio del 3 per cento e l’agibilità politica.
Alle otto di sera, gli alfaniani non sono contenti del tiepido appello renziano e fanno slittare la riunione a stamattina.
Berlusconi e Alfano si sentono in tardissima serata. La risposta al premier è prevista oggi. Due le ipotesi. Scheda bianca per entrambi. Oppure Ncd sì e Forza Italia scheda bianca.
Tramonta l’ipotesi fuga non i malumori
Tra gli azzurri, lo smarrimento da caos è totale. La minaccia dell’Aventino viene archiviata con sprezzo e con scherno dal capo dei ribelli pugliesi, Raffaele Fitto: “Non votare è un atto sudamericano”.
Loro in aula ci saranno comunque. Tentati dal voto per Mattarella. Il toscanaccio Bianconi infierisce: “I nazareni dovrebbero dimettersi e fare il pellegrinaggio a Santiago de Compostela per espiare i peccati ai danni del centrodestra”.
Vincenzo D’Anna, altro ribelle azzurro: “Io non prendo ordini da chi ha sbagliato tutto”.
Nel frattempo undici senatori di Ncd, siciliani e calabrasi, di dichiarano pubblicamente per Mattarella.
Pronostica un berlusconiano: “Se noi arriveremo a quaranta schede bianche sarà già tanto”. Nel voto a Mattarella si concentrano tre sentimenti: la vendetta antinazarena, l’umore antiberlusconiano di ritorno, l’orgoglio trasversale dei democristiani del sud. Nel Pd le uniche tensioni sono tra giovani turchi e bersaniani.
Per i primi, Stefano Fassina rinfaccia a Miguel Gotor di spargere voci false su franchi tiratori dei “turchi”: “Non è vero e tu stai mettendo le mani avanti ”.
Già , il Pd. Ci saranno i traditori?
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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