ANSIA M5S: “PER LE EUROPEE RICHIAMIAMO I BIG”
IN TANTI INVOCANO FICO E ALTRI VETERANI, IL VETO DI GRILLO: “IL VINCOLO DI DUE ELEZIONI E’ LA NOSTRA ESSENZA”
Giuseppe Conte non ha ancora trovato i candidati giusti. Nomi che possano portare sangue fresco, cioè voti fuori del perimetro del Movimento. E così per i 5Stelle il futuro da qui a giugno, ovvero alle Europee, è disseminato di potenziali minacce (politiche). Perché sull’altra sponda dell’ipotetico centrosinistra i big del Pd, quelli che ancora muovono preferenze, fanno a gara per candidarsi: e si sa che il bacino elettorale di dem e grillini spesso coincide. Ma lì fuori c’è anche Michele Santoro, deciso ad aggredire innanzitutto i consensi grillini con la sua lista pacifista.
Anche per questo nel M5S hanno ricominciato a parlare, in tanti e spesso, di terzo mandato. L’ultima regola, il totem sopravvissuto ai cambi di vertice e di pelle politica. Da cambiare, rumoreggiano molti soldati semplici ma anche diversi ufficiali, “perché nelle Europee ci giochiamo quasi tutto, e se crolliamo al 10 per cento chissà che potrebbe accadere. E allora tanto vale rimettere in campo anche qualche veterano, di quelli che possono ancora spostare voti”. Da Roberto Fico, che nella circoscrizione Sud potrebbe prendere parecchio, a Paola Taverna, fino all’europarlamentare uscente Fabio Massimo Castaldo, che nelle settimane scorse ha smentito il trasloco a Forza Italia. Senza dimenticare Virginia Raggi, che con Conte ha rapporti rarissimi e gelidi, e che peraltro è già al terzo mandato in Campidoglio. Di sicuro intasa di nuovi discorsi e auspici, l’eterno tarlo di tanti 5Stelle. Quel terzo mandato che, con altri contorni, agita da tempo anche presidenti di Regione e sindaci innanzitutto del Pd, ma non solo (basti citare il leghista Luca Zaia). Innovazione che Conte ha sempre negato, descrivendo come insuperabile il veto del fondatore e garante, Beppe Grillo. Ma anche l’ex premier non ha mai avvertito l’urgenza di toccare la regola. E tre giorni fa al Corriere del Mezzogiorno, che lo interpellava proprio sul terzo mandato invocato dal presidente pugliese Michele Emiliano, ha ribadito la linea: “Noi 5Stelle abbiamo sempre pensato che la politica non debba diventare una professione”. Quindi, è ancora no.
La stessa risposta che Grillo ha dato a vari parlamentari nelle ultime settimane: “Il terzo mandato non si può toccare, è l’essenza del M5S”. Però le ansie di molti restano. Assieme all’esigenza di nomi che possano aiutare il Movimento a restare attorno al 15 per cento, la percentuale che Conte acciuffò nelle scorse Politiche sorprendendo in positivo quasi tutti. Un anno dopo, da chi ripartire? C’è chi ha buttato lì l’ipotesi candidare l’ex premier come capolista in tutte le cinque circoscrizioni. Ma l’idea, che non ha precedenti nella storia del M5S, non ha riscosso successo. “Così esporremmo davvero Giuseppe a guai, se nelle urne andasse male” ragiona un maggiorente. L’unico candidato certo è l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, fautore del reddito di cittadinanza. Gli altri nomi circolati – molti dei quali di giornalisti – sono soprattutto suggestioni. Anche se in diversi auspicano la candidatura dell’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, perché potrebbe raccogliere consensi tra pacifisti e cattolici. Dopodiché la probabile lista di Santoro ha riacceso le discussioni su Alessandro Di Battista. L’ex ma non troppo: da subito schieratosi contro l’invio di armi all’Ucraina, duro contro la Nato. Un candidato ideale per parlare all’elettorato rincorso dall’ex giornalista. Ma Di Battista è recuperabile? Prima delle Politiche, Grillo e altri big fecero muro contro la sua candidatura. L’ex deputato è rimasto in buoni rapporti con Conte. Ora però, raccontano, è concentrato sulla sua associazione culturale Schierarsi, “che non ha velleità elettorali rispetto alle Europee”. Non pensa a candidature, Di Battista, e non ne ha discusso con Conte o altri. Ma il tema si porrà, per il M5S che in primavera resusciterà Italia5Stelle, la sua tradizionale festa, per lanciare programma e candidati.
Sullo sfondo, l’assalto di Forza Italia a eletti ed ex parlamentari del Movimento. Pochi giorni fa due consiglieri regionali nel Lazio sono passati ai forzisti. E il pressing continua. “In FI sanno delle nostre difficoltà nell’essere ricandidati, così ci cercano e ci invitano ai loro eventi” conferma un ex deputato. Perché è già guerra, ossia campagna elettorale.
(da IL Fatto Quotidiano)
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