ARNER BANK E CARAIBI: “OPERAZIONI SOSPETTE PER 34 MILIONI DI EURO”, 20 MILIONI DEL PREMIER
L’INCHIESTA A MILANO: “CAUSALI POCO VEROSIMILI E PRIVE DI EFFETTIVE RAGIONI ECONOMICHE”… DUBBI “SULL’EFFETTIVO BENEFICIARIO DELLA COMPLESSA STRUTTURA DI UNA SOCIETA’ OFF SHORE COSTITUITA AD ANTIGUA”
L’«assoluta opacità , circa l’effettivo beneficiario della complessa struttura all’origine» della struttura italiana di «una società offshore Flat Point costituita ad Antigua», circonda «trasferimenti di 34 milioni di euro all’estero attraverso la banca Arner», movimentati dalla Flat Point con «causali poco verosimili» e «prive di effettive ragioni economiche».
Dai decreti di perquisizioni ad alcuni commercialisti, svolte a fine aprile nell’inchiesta da tempo in corso sulla filiale italiana della svizzera Arner Bank Sa, emerge ora che la Procura di Milano sta indagando sulla strana triangolazione di 34 milioni di euro: soldi versati alla luce del sole tra il 2005 e il 2009 appunto alla rappresentanza italiana dell’offshore «Flat Point Development ltd» da acquirenti italiani di immobili caraibici di prestigio.
Da lì poi riversati su conti della società presso la filiale milanese di Banca Arner spa e infine trasferiti su conti sempre della società presso la Arner Bank Sa in Svizzera, con destino poi ignoto.
Di quei 34 milioni sotto la lente degli inquirenti, più di 20 risultano essere stati pagati da conti personali presso banche italiane e assolutamente ufficiali del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, di cui sinora era noto (come segnalato da Report il 15 novembre 2009) solo un bonifico alla Flat Point di 3,3 milioni nel 2008.
Il premier non è indagato dai pm Mauro Clerici e Roberto Pellicano, che invece hanno indagato gli ex presidente e amministratore delegato di Banca Arner spa, Nicola Bravetti e Davide Jarach, anche sulla base dell’ispezione di Bankitalia che «ha rilevato gravi e diffuse irregolarità in materia di normativa anti riciclaggio».
Di Banca Arner è noto che la filiale milanese ha come clienti alcuni collaboratori di Berlusconi, tre holding amministrate dai suoi figli Marina e Piersilvio (per circa 40 milioni), e lo stesso premier in un conto che da anni non registra grossi scostamenti attorno ai 10 milioni di giacenza.
Così come è noto che nei mesi scorsi da un lato la Procura di Como ha coinvolto l’ex presidente della banca, Bravetti, in un’inchiesta sullo «spallonaggio» in Svizzera di soldi di evasori fiscali, e che dall’altro la Procura di Palermo lo indaga per l’ipotesi di occultamento di denaro proveniente da attività illecite e intestazione fittizia di beni appartenenti a un costruttore considerato prestanome della mafia.
Uno dei soci storici di Arner, il banchiere Paolo Del Bue, è imputato nel processo sui diritti tv Mediaset (da poco congelato dalla legge sul «legittimo impedimento» del premier) per l’ipotesi di riciclaggio quale «responsabile della Arner Sa di Lugano e fiduciario della famiglia Berlusconi».
E di Del Bue si è parlato molto anche nel processo in cui l’avvocato David Mills ha appena ottenuto in Cassazione la prescrizione della condanna a 4 anni e mezzo che Tribunale e Appello gli avevano inflitto quale teste corrotto con 600mila euro nell’interesse di Berlusconi.
Infatti, fra le reticenti testimonianze contestate a Mills nei processi a Berlusconi del 1997 e 1998, c’era proprio l’«aver omesso di riferire quanto a sua conoscenza in ordine al legame diretto esistente tra Del Bue, della fiduciaria Arner, e la famiglia Berlusconi»: in particolare «che Century One Ltd e Universal One Ltd, società offshore costituite da Mills per conto di Berlusconi, avevano ricevuto dal gruppo Fininvest ingenti rimesse di denaro su conti bancari presso Bsi Lugano, poi prelevate in contanti per 103 miliardi di lire da Del Bue e altri di Arner».
Luigi Ferrarella
(da ” il Corriere della Sera“)
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