AUTOSTRADA BREBEMI: POCHI VEICOLI E BUCO DI 35,4 MILIONI DI EURO
“TENERLA APERTA COSTA PIU’ DI TENERLA CHIUSA: NON SOLO NON PAGA IL DEBITO CON LE BANCHE, MA NEANCHE I COSTI DI GESTIONE”
A certificare il flop mancavano solo i numeri ufficiali. E quelli di Brebemi non lasciano dubbi.
La direttissima Milano-Brescia ha registrato nel 2014 un rosso di 35,4 milioni di euro. Mentre il numero medio di veicoli transitati ha superato di poco i 14mila al giorno, molti meno dei 60mila previsti a regime in fase di progetto.
Le difficoltà dell’autostrada che corre parallela all’A4 erano note, ma dal bilancio approvato a inizio marzo dal cda salta fuori che i costi operativi, più di 14,2 milioni di euro, hanno superato i ricavi da pedaggio (11,7 milioni).
Un dato “drammatico”, secondo il responsabile Trasporti di Legambiente Lombardia Dario Balotta: “Significa che Brebemi non solo non paga il debito mostruoso con le banche, ma nemmeno il costo di gestione. Significa che tenerla aperta costa più che tenerla chiusa”.
La perdita di 35,4 milioni — si legge nella relazione di bilancio — è “più elevata di circa 8,1 milioni rispetto alle stime della società ”.
I conti in rosso sono “conseguenza della fase di avvio. Tale fase ha infatti rilevato una contrazione dei flussi di traffico rispetto alle previsioni iniziali in considerazione sia del mutato quadro macroeconomico che del diverso scenario infrastrutturale di riferimento”. Sui costi non legati alla gestione operativa pesano soprattutto gli interessi sui prestiti necessari alla costruzione dell’autostrada, per un indebitamento finanziario netto che supera 1,5 milioni.
I numeri di bilancio, che non sono stati diffusi dalla Brebemi ma sono trapelati sulle pagine bresciane del Corriere della Sera, confermano dunque i problemi della società , tra i cui soci ci sono Intesa Sanpaolo e gruppo Gavio.
Per riequilibrare il piano finanziario Regione Lombardia ha già previsto uno stanziamento di 60 milioni di euro, mentre altri 300 dovrebbero arrivare dal governo, sempre che il Cipe dia l’ok.
Tali provvedimenti, per i quali Balotta parla di “accanimento terapeutico”, sono motivati dalla necessità di coprire i buchi di un’opera fatta passare dal presidente della società Francesco Bettoni come “realizzata senza un euro pubblico”, nonostante fin dall’inizio gran parte dei finanziamenti fossero arrivati da Cassa depositi e prestiti e da Banca europea degli investimenti, entrambe pubbliche.
A incidere sui ricavi deludenti è stato il passaggio di auto e tir sotto le aspettative. Dall’inaugurazione del 23 luglio fino a fine anno sono entrati in autostrada 2,3 milioni di veicoli, il 78% dei quali mezzi leggeri.
La media è di poco superiore ai 14mila veicoli al giorno, mentre sono 8mila i ‘veicoli teorici’, ovvero il numero di veicoli che teoricamente percorrono l’intera tratta, pagando l’intero pedaggio.
Il picco di chilometri percorsi è stato toccato ad ottobre (17,6 milioni), un dato che è andato addirittura a diminuire a novembre (16,9 milioni di chilometri) e a dicembre (16,6).
Secondo i vertici della società le cose miglioreranno quando verranno completate la tangenziale est esterna di Milano e la corda molle, che consentiranno un maggiore afflusso di vetture sulla Brebemi.
Nulla secondo Balotta sarà però in grado di risollevare le sorti di un’autostrada che è “in coma irreversibile. In una situazione normale, i revisori dei conti non dovrebbero certificare il bilancio e dovrebbero accompagnare la società al default. Ma le banche non vogliono che muoia perchè non ci sarebbero eredi a pagare il debito. Quindi la
tengono in vita a spese pubbliche sperando in un miracolo, sempre a spese pubbliche”.
Luigi Franco
(da “il Fatto Quotidiano”)
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