BAMBINI O CITTADINI?
IL GOVERNO TRATTA I CITTADINI COME BEOTI
Il linguaggio governativo su tasse e dintorni sembra rivolto a bambini di cinque anni. È tutto un “giù le mani”, “non avere paura di quei brutti, c’è mamma che ti protegge”, “quei cattivi vogliono rubarti l’orsetto”, è tutto largamente al di sotto di quel minimo di decenza pubblica che la politica — e chi se no? — dovrebbe porsi come condizione di partenza.
Aggravato dall’uso sistematico della menzogna (secondo i dati Eurostat le tasse sulla casa, in Italia, sono largamente sotto la media europea: perché dunque il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, dichiara l’esatto contrario?), questo metodo declassa i cittadini a babbei incapienti, come se non fossero in grado di fare una botta di conti al di fuori del proprio tinello.
Per non parlare della famosa patrimoniale, che anche nella più audace delle sue formulazioni prevederebbe un prelievo ulteriore solo sui grandi patrimoni. Per farsi capire anche dai bambini di cinque anni: riguarderebbe solo quelli molto, molto ricchi.
Eppure viene agitata come una minaccia satanica sotto il naso di chi teme che anche il suo trilocale, anche il suo onesto gruzzolo in Bot, anche i suoi risparmi di una vita siano sotto tiro. Non è vero.
Peggio: è vero il contrario. Una tassa sui grandi patrimoni servirebbe a difendere il gruzzolo dei modesti e il lavoro degli umili. Ma raccontare palle serve ai demagoghi al governo per terrorizzare il popolo. E conservarlo bambino, per ingannarlo meglio. Scusate la franchezza: fa schifo. Come idea della politica. Come idea della vita.
(da repubblica.it)
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