BERLUSCONI AFFONDA ALFANO: “MI AVETE DELUSO, IO IL MIGLIORE”
DURO SCONTRO TRA L’EX PREMIER E ALFANO NEL CORSO DEL SUMMIT A PALAZZO GRAZIOLI…”IL PARTITO RESTA, MA CAMBIA NOME: E DECIDERO’ TUTTO IO”
“Sono stanco, mi avete deluso tutti. Mi avete abbandonato”. Sono trascorse tre ore e mezza in quel salotto, Silvio Berlusconi non ne può più, il pranzo a Palazzo Grazioli è diventato un vertice interminabile con le solite facce del gruppo dirigente. I coordinatori La Russa, Verdini, Bondi, i capigruppo Cicchitto e Gasparri, e poi il segretario Alfano e Gianni Letta e Niccolò Ghedini.
“Deluso”, ripete il Cavaliere alzando la voce e guardando tutti: “Appena ho voltato le spalle mi avete accoltellato, adesso congiurate pure contro di me, ma soprattutto mi avete lasciato solo contro i magistrati”, dice alludendo a quei miseri sette o otto comunicati di solidarietà seguiti alla sentenza di condanna di fine ottobre.
Trame o cospirazioni, il candidato premier sarà lui.
Doveva essere un “gabinetto di guerra” – quello convocato dall’ex premier al suo ritorno a Roma dopo quasi due settimane – e lo è stato certamente nei toni.
Alza la voce lui, ma prova ad alzarla anche Angelino Alfano, come capita ormai di frequente a Palazzo Grazioli.
Lo incalzano: “Presidente, si deve decidere, non possiamo stare a guardare il Pd che ha un leader ed è già in campagna elettorale: sarai tu a guidare il partito o no?”.
Lui non lascia molti spiragli a un’alternativa. Di certo si riprende in mano il partito. “Serve rinnovamento, servono facce nuove anche in tv: sono sempre le stesse”.
E il rinnovamento passerà attraverso il cambio di nome imminente. Forza Italia o, come sussurra adesso qualcuno, Piazza Italia?
Ad ogni modo si svolta. “Vi faccio un’unica concessione. Resto convinto che con lo spacchettamento raccoglieremmo più voti, ma teniamoci pure un partito unico, come volete. Ma alle mie condizioni, decido io”.
E decide lui soprattutto le candidature, nessun margine di manovra.
E detta le condizioni. “Vi do ventiquattro ore di tempo, io sono pure disposto a
fare un passo indietro, ma indicatemi un nome credibile, che possa prendere il mio posto”.
Come dire, se siete davvero convinti che possa essere Alfano, ditemelo, ma ve ne assumete la responsabilità .
Il fatto è che gli uomini del segretario tornano a sperare, in serata le agenzie di stampa rilanciano le voci di un passo indietro imminente che dopo le 22 scatena la sfuriata del Cavaliere.
Il candidato premier è lui e lancerà a breve la sua campagna tutta in chiave anti Monti.
Chi non ci sta, può pure farsi da parte. I filo governativi alla Frattini o alla Mauro o alla Lupi sono avvertiti.
Che Berlusconi non fosse affatto convinto di cedere lo scettro, lo aveva capito il dirigente vicino al segretario che pochi giorni fa era stato ospite ad Arcore. “Ma Angelino lo capisce o no che se non ho fatto le primarie è stato solo per il suo bene? Lo capisce o no che lui le avrebbe perfino perse?”, lo ha gelato il padrone di casa.
Figurarsi lanciare il segretario per Palazzo Chigi alla guida di un partito che già è precipitato al 16 per cento nei sondaggi consegnati in settimana.
Oggi pomeriggio nuovo appuntamento a Palazzo Grazioli, dopo il Consiglio dei ministri che dovrà pronunciarsi sulla data del voto per le regionali.
Una cosa è certa. Tramonta ogni ipotesi di crisi legata al mancato election day con le politiche.
È Berlusconi stesso, col conforto di Letta al suo fianco, a comunicare a tutti come il Quirinale abbia chiuso le porte a qualsiasi ipotesi di scioglimento anticipato delle Camere sotto il “ricatto” del Pdl. Tanto più che ci sono sette decreti in ballo e la legge di stabilità da approvare prima di Natale.
Arma spuntata, dunque.
Detto questo, al Colle non dormono affatto sugli allori.
C’è preoccupazione per le insidie pidielline che rischiano di paralizzare ormai ogni azione dell’esecutivo.
Per il governo è iniziata la parabola discendente, difficile possa aggiungere pagine al libro già scritto, alla ripresa di gennaio. E in queste condizioni, ragionano alla Presidenza della Repubblica, potrebbe non avere senso attendere la scadenza naturale e far votare dunque ad aprile, anche se la legge elettorale non dovesse essere riformata.
Così, con le regionali in Lazio e Molise a febbraio, si fa sempre più probabile la scadenza del 10 marzo per le politiche, magari da accorpare alla Lombardia. Berlusconi resta convinto, e lo ha ripetuto ai suoi, che con la Lega occorra ricucire e che Storace sia “il migliore candidato per il Lazio”, sul quale il Pdl non nutre grosse aspettative.
Nelle tre ore e passa a Palazzo Grazioli, Alfano e La Russa e Gasparri rialzano il tiro sulla legge elettorale, chiedono il via libera per l’intesa col Pd sulla riforma.
Ma anche su questo il leader ha opposto un muro.
Lo dice, lo urla: il Porcellum resta l’unica via di fuga per evitare la disfatta e tentare il colpaccio di un pareggio al Senato. Sandro Bondi lascia anzitempo il vertice, “indignato” per la linea dei dirigenti.
E si sfoga: “Inutili riunioni, Berlusconi farebbe bene ad ascoltare piuttosto il mondo che è fuori”.
Ed è quello che ormai farà .
Dalla residenza dell’ex premier capigruppo e dirigenti escono scuri in volto quando è già calata la sera.
Tutti dicono: “Ci sarà un comunicato di Alfano”.
E invece un primo comunicato sarà diffuso da “Palazzo Grazioli”, del segretario nessuna traccia.
E quello che chiude ogni partita e preannuncia la ridiscesa in campo viene stilato alla presenza di Verdini in tarda serata dallo stesso Berlusconi.
Game over.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica)
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