BERLUSCONI ALZA IL PREZZO SUL QUIRINALE
OGGI BERLUSCONI PRANZA A PALAZZO CHIGI CON VERDINI E LETTA E RILANCIA GIULIANO AMATO E ANNA FINOCCHIARO
Berlusconi dixit: “Io non posso mettermi in coda con tutti gli altri e fare questo teatrino in cui non si decide nulla, stasera non vado al Nazareno, da Renzi vanno i capigruppo”.
Il gioco inizia a farsi duro e Silvio Berlusconi ridiventa il Caimano. Quando c’è una trattativa in ballo, l’ex Cavaliere non è secondo a nessuno.
E così il tanto atteso ritorno al Nazareno, nella sede nazionale del Pd, salta che è ancora mattina. Con i suoi, B. ne fa una questione di metodo e non solo: “Io sono un socio del Nazareno, non subalterno. Renzi non può venire da me e impormi un nome.
Il presidente lo scegliamo insieme. Io non voglio un altro Napolitano, che si nega al telefono”.
Eccolo qua Berlusconi. Alla Camera regnano caos e panico attorno ai depistaggi renziani (Chiamparino, Fassino, Delrio) e lui fa recapitare dai suoi ambasciatori un messaggio chiaro e ambiguo allo stesso tempo.
In ogni caso criptico: “Tu vuoi un nome che io non voglio. Io ne voglio uno che tu non vuoi”.
In questo scioglilingua nazareno risiede la soluzione dell’enigma Quirinale.
Ed è per questo che oggi a pranzo, nella sede del governo a Palazzo Chigi, Renzi e Berlusconi mangeranno insieme e parleranno del futuro capo dello Stato.
Con loro, i soliti Lotti e Guerini per Renzi, i soliti Verdini e Gianni Letta per Berlusconi.
Alfano torna delfino e punta sul dottor Sottile
In realtà il primo messaggio berlusconiano a Renzi è stato consegnato ieri mattina da Angelino Alfano, il delfino ritrovato del Condannato.
Nell’incontro tra Pd e Ncd, Alfano ha tratteggiato il profilo del candidato ideale per il centrodestra riunito (compreso Casini): “Non deve essere un tecnico, nè fare parte del governo”. In un colpo solo, presi due nomi che girano da giorni: quello di Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, e quello di Graziano Delrio, sottosegretario a Palazzo Chigi.
All’uscita Alfano fa pure una battuta che calza a perfezione al prediletto di Forza Italia e affini: “Noi dobbiamo fare un ace, non un doppio fallo”.
La metafora tennistica conduce diritto a Giuliano Amato, noto amatore di questo sport.
Il candidato ideale e quella che può farcela
Ufficiosamente, almeno a parole, l’ex craxiano poi premier e tante altre cose resta il candidato ideale di Silvio.
Di fronte poi alle nebbie renziane della giornata di ieri, la linea Amato è stata l’unico modo per alzare il prezzo e costringere l’amico “Matteo” a venire allo scoperto. Quando Berlusconi fa sapere che vuole un “nome autorevole” la scrematura dei nomi porta a un ballottaggio per il pranzo di oggi, tra Amato e la rediviva Anna Finocchiaro, risalita di parecchio nelle ultime ore.
Così in questa fase, persino i veti diventano mera tattica. Dicono infatti a tarda sera dal cerchio magico berlusconiano: “La Finocchiaro? Non passerà mai”.
Ma la questione, appunto, è il metodo.
Berlusconi vuole sentirsi azionista del Nazareno a pari titolo di Renzi. Come ha dimostrato il voto di ieri al Senato sull’approvazione dell’Italicum.
Un’evidenza che la Boschi ha addirittura negato, “siamo autosufficienti”, facendo irritare non poco i renzusconiani di Forza Italia.
Anche Giuseppe Stalin se desse garanzie a Silvio
Il metodo contemplato da B. è alquanto pignolo ed esclusivo. Due anni fa, per esempio, quando Bersani informò riservatamente Berlusconi della rosa Pd con dentro Mattarella e Marini, Berlusconi pretese e ottenne di parlare e incontrare i due ex democristiani.
Questione di garanzie, che con l’ex Cavaliere non sono mai solo politiche.
Il nodo dell’agibilità elettorale e la tutela dell’eterno conflitto d’interessi sono imprescindibili.
A Palazzo Grazioli da settimane regna un motto di spirito: “Se candidassero Giuseppe Stalin e Stalin garantisse il presidente in modo totale, allora Berlusconi voterebbe Giuseppe Stalin al Quirinale”.
Il resto appartiene alla sfera dell’ignoto e dell’azzardo. I bersaniani di ogni ordine e grado sono convinti che “Renzi farà un nome che alla fine spiazzerà tutti”.
Ma quel nome deve essere condiviso con B. altrimenti il Nazareno salterebbe. Su questo Verdini e i suoi sono ottimisti: “Matteo rispetterà gli accordi e riusciremo a eleggere insieme il capo dello Stato alla quarta votazione”.
Ma chi? Oggi il nome del giorno potrebbe essere quello di Anna Finocchiaro, già dalemiana poi ultrà renziana sulle riforme, stando ai fatti.
Conterebbe soprattutto la suggestione di eleggere per la prima volta una donna al Quirinale, madrina siciliana del Partito della Nazione che avanza.
Altro che Casta.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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