BERLUSCONI SCHIERA LE TRUPPE IN PADAGNA: “LEGA, O ACCORDO O SARA’ LA GUERRA”
MENTRE FORMIGONI DISERTA E STRAPPA: UNA SUA LISTA IN LOMBARDIA IN APPOGGIO AD ALBERTINI
Il tempo stringe e i nodi da sciogliere sono ancora parecchi.
A partire dall’alleanza con la Lega, passando per le candidature ancora da decidere nella gran parte e finendo con il messaggio e il modo di trasmetterlo in campagna elettorale, una volta che la par condicio avrà sbarrato e non poco le porte alla presenza ripetuta e quotidiana di Silvio Berlusconi in tivù (si ragiona su un megatour nelle grandi città )
L’ex premier non appare preoccupato, convinto com’è di «poter vincere», come ripete anche in privato ai suoi che si dividono tra chi invita a non farsi troppe illusioni e chi ci crede.
Fra questi ultimi, l’obiettivo diventa quindi quello di stringere al più presto un accordo con la Lega, condizione necessaria anche se non sufficiente per giocarsi qualche carta.
Il problema è sempre lo stesso: il programma sul quale Maroni vorrebbe convergesse anche il Pdl (punto più spinoso il 75% delle tasse che dovrebbe restare nelle regioni del Nord, si sta lavorando per «ammorbidirlo» ma la soluzione non è facile) e la candidatura alla premiership, visto che quella di Berlusconi è considerata inaccettabile.
Il Cavaliere fa aperture («Potrei fare il ministro…»), ma nel Pdl sono durissimi: «O la Lega accetta soluzioni intermedie (attacco a “tre punte”, scelta del premier dopo le elezioni senza pretendere il passo indietro del Cavaliere) oppure si rompe tutto.
E a quel punto, dice Berlusconi, «sarà la guerra» e potrebbero cadere altre giunte: «Subito il Piemonte, dopo un po’ il Veneto e oltre 100 giunte locali dove siamo insieme».
L’ex premier si è premurato ieri di dire che non ha mire «sul Quirinale».
Ma a complicare ulteriormente il quadro potrebbe arrivare, in caso di accordo con la Lega, la decisione di Roberto Formigoni di lanciare una sua lista, in rottura con il Pdl, pronta a sostenere Albertini al Pirellone e a tentare l’avventura solitaria al Senato in Lombardia, diventando una grossa spina nel fianco per conquistare il premio di maggioranza in regione.
Ma un’intesa è data per molto probabile per un semplice calcolo: secondo ultimi sondaggi, Ambrosoli in Lombardia sarebbe attestato attorno al 34%, Maroni sostenuto da Pdl e Lega arriverebbe al 32%: un margine ristretto che renderebbe più che giocabile la partita, e inevitabile l’alleanza.
Si vedrà nelle prossime ore.
«Domani (oggi, ndr) vedrò la Lega e speriamo di concludere un’intesa. Nel frattempo, il Cavaliere – che critica di nuovo il Corriere per un fondo del condirettore Luciano Fontana («Il giornale continua con la sua politica editoriale contro di noi») – invita a non sprecare il voto scegliendo «partitini», attacca una sinistra «comunista» che non a caso ha bloccato Renzi e alza i toni sempre più contro Monti, che per Bonaiuti gode di un trattamento «troppo benevolo dalla tv pubblica»: al premier ha imputato ieri anche l’aumento degli episodi di criminalità rispetto all’anno scorso, a dimostrazione del «cinismo del governo tecnico che diceva di voler salvare il Paese e invece in realtà lo ha impoverito con le tasse: l’austerity porta a recessione e a più criminalità ».
Paola Di Caro
(da “il Corriere della Sera“)
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