BERLUSCONI SCOMMETTE: L’ADDIO DI NAPOLITANO FRENERA’ L’ITALICUM
OBIETTIVO UN PRESIDENTE A LUI NON SGRADITO E NIENTE ELEZIONI ANTICIPATE
Adesso anche il gruppo del Senato di Forza Italia, che aveva tenuto in piedi il patto del Nazareno al momento del voto sulla riforma costituzionale, ha recepito il messaggio di Berlusconi: l’Italicum deve rallentare perchè prima ci vuole un accordo sul presidente della Repubblica.
Non è in programma l’ostruzionismo o qualche palese manovra dilatoria.
«Basta il calendario», dice sornione il capogruppo di Fi Paolo Romani.
La melina, la serie di passaggi che fa perdere tempo nel calcio, è nei fatti secondo Romani. Che ha studiato bene le prossime settimane e le tappe della legge elettorale, ancora ferma in commissione.
Ad aiutare Berlusconi nella strategia che dovrebbe garantirgli un capo dello Stato non sgradito, l’impegno a evitare le elezioni in primavera e solo dopo a varare la riforma del sistema di voto, c’è persino il tradizionale concerto di Natale a Palazzo Madama.
«Per organizzarlo l’aula deve chiudere almeno due giorni», ricorda Romani.
E’ dunque una guerra di nervi quella tra Berlusconi e Renzi, per la prima volta dal 18 gennaio, giorno della sigla sull’intesa istituzionale, impegnati in uno scontro. L’impressione è che il leader di Forza Italia abbia davvero dalla sua parte il calendario. «Mi sembra che Napolitano abbia tolto tutti dall’imbarazzo – spiega l’ex Cavaliere a chi lo ha sentito ieri da Arcore –. Dopo l’incontro con Renzi ha addirittura accelerato sulla sua uscita. C’era il problema se doveva venire prima la legge elettorale o le sue dimissioni. Direi che ha deciso così: non fatevi illusioni, me ne vado prima io».
Il 20 gennaio, secondo le indiscrezioni, è il giorno in cui potrebbero riunirsi in seduta comune le Camere per iniziare le votazioni del successore.
«Non c’è neanche bisogno di fare ostruzionismo», prevede allora Romani. Al momento il testo dell’Italicum modificato ancora non è pronto. Non c’è nemmeno la calendarizzazione in aula e il 19 dicembre, dicono a Palazzo Madama, il Senato chiuderà per le ferie natalizie. E’ un venerdì.
«Giocoforza verrà prima il capo dello Stato », insiste il capogruppo di Fi. Che non esclude l’approvazione in commissione dell’Italicum modificato, ma poi i lavori dell’aula non cominceranno prima del 7 gennaio, ovvero 13 giorni prima dell’ora X
A Palazzo Chigi sono consapevoli delle difficoltà sui tempi, il calendario lo leggono anche lì.
Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali, ha messo in guardia sia Matteo Renzi sia Maria Elena Boschi.
Ma il premier non rinuncia a provare una corsa contro il tempo. L’obiettivo è non solo approvare il testo in commissione ma riuscire anche a incardinarlo per l’aula alla ripresa dei lavori a gennaio.
Si può fare anche nell’ultima mezz’ora utile di dicembre, con l’ultima conferenza dei capigruppo del 2014. A quel punto ci sarebbero 10 giorni per arrivare al traguardo prima della chiamata dei grandi elettori
«Tecnicamente è difficile, ma Forza Italia fa un po’ di confusione sulle date. Le possibilità ci sono», dice Renzi ai suoi collaboratori. Evitare l’ingorgo è la sua principale preoccupazione come dimostrano le parole dell’intervista a Repubblica . Si può certamente fare un accordo complessivo con Berlusconi includendo il nuovo inquilino del Colle, ma la partita va giocata sul filo.
Non è permesso lasciar credere al leader di Arcore che è lui a dare le carte, bisogna avere un piano B complessivo guardando ai movimenti tellurici dei 5stelle e alla compattezza del Pd che da solo, dalla quarta votazione in poi potrà contare su 440 voti, a 60 di distanza dal quorum necessario per eleggere il capo dello Stato.
In questo senso anche la “campagna acquisti” dentro Sel (con dieci deputati di Gennaro Migliore passati al Pd) e dentro Scelta civica ha un peso.
La mossa decisiva tocca a Palazzo Chigi, ma sul calendario rischia di avere ragione Berlusconi.
Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica”)
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