BERLUSCONI TIENE TREMONTI SOTTO TIRO: “SI RIMETTA IN RIGA O LASCI”
IL MINISTRO NON CEDE: “FACCIO COME PERTINI AI TEMPI DELLA P2″… BERLUSCONI PENSA A MONTI O BINI SMAGHI AL TESORO, MA TEME UN ESECUTIVO TECNICO PILOTATO DA NAPOLITANO
Ancora 36 ore di black-out.
Autocensura, latitanza dalla scena politica “per non turbare i mercati”, come gli ha suggerito Gianni Letta.
Ma Silvio Berlusconi a porte chiuse suona già la carica: dopo l’approvazione della manovra alla Camera, domani sera, promette di tornare a indossare i panni del premier. E del leader.
“Per adesso siamo in mano a broker e pm. Presto faremo capire chi guida e governa questo Paese, che fino a prova contraria ancora non è commissariato” è stato lo sfogo di ieri pomeriggio con chi è andato a trovarlo nel “bunker” di Palazzo Grazioli.
Lì è rimasto asserragliato per un’altra giornata di silenzio, disertando l’ennesimo appuntamento della settimana, una conferenza stampa a Palazzo Chigi con il ministro Brambilla, e in serata perfino la messa di commemorazione del senatore e amico di infanzia Romano Comincioli.
Il ruolo del Quirinale – pur apprezzato da Palazzo Chigi nella misura in cui ha di fatto spianato la strada all’approvazione-blitz della manovra – visto con le lenti di Berlusconi avrebbe travalicato i confini della moral suasion.
“Questa non è ancora una Repubblica presidenziale, in assenza di una riforma costituzionale” è il messaggio che portano all’esterno alti dirigenti Pdl in contatto col Cavaliere.
Anche per questo il premier fa sapere di voler “riprendere in mano le redini del gioco”.
Dunque, superare il “commissariamento” del Colle e ridimensionare presto il superministro Tremonti.
Il presidente del Consiglio non metterà la faccia su una manovra che non sente più sua, che non è stato possibile modificare come aveva chiesto e desiderato.
Ma anche lì, nei rapporti col ministero di via XX Settembre, l’intenzione è di voltare pagina già da domani. Lo scontro tra i due sembra giunto allo stadio finale.
Berlusconi si è convinto di poter fare a meno di Tremonti. “Archiviata l’emergenza, Giulio dovrà mettersi in riga, diversamente possiamo pensare anche ad altre soluzioni: ormai è diventato lui un problema per il governo, non il contrario” è lo sfogo amaro di un premier che da ore ascolta dai suoi solo lamentele sulla manovra, dalle privatizzazioni alle liberalizzazioni.
Ma davvero l’emergenza è archiviata, i rischi della speculazione arginati con la manovra?
Se davvero il ministro dovesse farsi da parte, non tutti nel partito sono convinti che il premier sia nelle condizioni di andare avanti come nulla fosse.
Anche perchè le due pedine alle quali Palazzo Chigi pensa in alternativa sono l’ex commissario Ue Mario Monti e Lorenzo Bini Smaghi, l’italiano nel board della Bce.
Il fatto è che sia l’uno che l’altro potrebbero non accettare il gravoso compito di salire sulla zattera in tempesta, per di più al timone dell’Economia.
E di fronte a uno scenario bloccato, se la situazione dovesse precipitare, al capo del governo non resterebbe altro che farsi da parte.
E tanto basta per tenere sempre ben presente, tra le stanze di Palazzo Grazioli, lo spauracchio di un governo tecnico.
Non è un caso se un fedelissimo come Osvaldo Napoli, a nome del partito, tuona contro la soluzione che sarebbe “un invito a nozze per la speculazione: nessuno, e di certo non il capo dello Stato, può pensare di portare l’esecutivo in una terra di nessuno”.
Questo è l'”avvertimento” che parte dal Pdl.
Dove intanto sembra sia stato raggiunto un accordo di massima in vista delle prossime dimissioni di Angelino Alfano dalla Giustizia, con il berlusconiano Donato Bruno in pole position nella corsa
Ma è di altro che per tutta la giornata, dentro
Ovvero dei possibili sviluppi nell’inchiesta giudiziaria di Napoli che coinvolge il braccio destro di Tremonti, Marco Milanese.
E invece, le rassicurazioni arrivate in serata dal capo della Procura (il ministro non è indagato, non sarà nemmeno interrogato una seconda volta) hanno rasserenato il responsabile dell’Economia e congelato le prospettive di chi era pronto a scommettere sulle dimissioni.
D’altronde, Tremonti lo ha detto chiaro in mattinata parlando alla platea dell’Abi, raccontando quanto di buono avesse fatto in questi anni per sanare i conti e quanto ancora ci sia da fare.
“Hic manebibus optime”, scandisce dal palco tra gli applausi.
“Un grande vecchio – racconterà il ministro a uno dei vicini, una volta tornato al suo posto in platea – in questi giorni mi ha ricordato come ha risposto il presidente Sandro Pertini a chi gli chiedeva se intendesse dimettersi di fronte allo scandalo della P2. Ho ritenuto opportuno ripeterlo”.
Gli scandali e le macchinazioni contro lo Stato sono tornate, solo il numero in progressione è cambiato.
E anche Tremonti non intende cedere a quelle pressioni.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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