LIBERALIZZAZIONI DELLE PROFESSIONI, IL RICATTO DEGLI AVVOCATI PDL: “NON LA VOTEREMO MAI, A COSTO DI FAR SALTARE IL GOVERNO”
LA CASTA (SONO BEN 42 GLI AVVOCATI PDL ALLA CAMERA)… HA FATTO RITIRARE L’EMENDAMENTO…SALTA PURE L’INCOMPATIBILITA’ PER IL PARLAMENTARE CHE E’ ANCHE CONSIGLIERE REGIONALE O SINDACO, NESSUN VINCOLO AL CUMULO DEGLI INCARICHI… IN ITALIA PAGANO SOLO I POVERACCI
Lo si attendeva e alla fine è arrivato: è quel tocco di grottesco che caratterizza da sempre questo centrodestra.
Mentre si taglia a sangue su pensioni, sanità ed enti locali, mentre si alzano le tasse e si impone al paese una manovra recessiva, mentre si approva una manovra da 40 miliardi in cinque giorni, un pugno di avvocati e notai eletti in Parlamento tiene in ostaggio la maggioranza per gli affari propri.
Giulio Tremonti infatti s’era permesso — su forti insistenze europee — di scrivere un vago emendamento sulla liberalizzazione delle professioni, apriti cielo: i deputati “professionisti ” del Pdl si sono subito messi a raccogliere le firme — oltre venti in pochi minuti – al grido “quel testo non lo voteremo mai”.
Alla fine, la tregua: lo si è riscritto in modo da non cambiare nulla.
Nel Parlamento occupato da intere file di avvocati (42 solo alla Camera e solo del Pdl) la norma contenuta nella manovra finanziaria di liberalizzazione della professione forense ha avuto cinque ore di vita.
Comparsa nel primo pomeriggio, è scomparsa prima che facesse notte in virtù della resa incondizionata del governo sottoscritta dal ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto.
L’ordine professionale non sarà più abolito, come si temeva.
La rivolta è stata guidata da Maurizio Paniz, (l’avvocato noto per aver chiesto al Parlamento di ritenere verosimile la parentela di Ruby con l’ex presidente egiziano Mubarak), e dunque divenuto assai influente.
Paniz ha raccolto in pochi istanti un ingente numero di sottoscrizioni sotto un messaggio chiarissimo: «I nostri voti non ci saranno».
Già prima che la raccolta di firme si concludesse, i ministri avvocati facevano filtrare la massima solidarietà . Ignazio La Russa: «La protesta non è irragionevole».
Il deputato responsabile Elio Belcastro, avvocato, si trasformava intanto in irresponsabile e dettava alle agenzie: «Io questa manovra non la voterò se la norma non si ritira».
La rabbia si è commutata in tumulto quando è stata paventata, nell’intento di moralizzare la vita politica, anche l’incompatibilità assoluta degli incarichi di parlamentare e consigliere regionale con quello di sindaco e presidente della Provincia.
I deputati, molti dei quali uniscono (anche senza cumulare lo stipendio) poltrone e relativi onori, sono apparsi sconcertati e indispettiti.
Il Parlamento ha infatti in questi anni allargato le maglie delle diverse compatibilità favorendo il cumulo possibile di incarichi anche relativi all’amministrazione di medie città .
Mezz’ora dopo la retromarcia governativa.
Niente liberalizzazione per l’esercizio della professione di avvocato, nessun vincolo al cumulo di incarichi.
Felici e sazi per la guerra lampo, il plotone di legali che popola il Parlamento si è diretto a cena. Finalmente senza pensieri.
Nel frattempo governo e relatore presentavano emendamenti che inasprivano ulteriormente i contenuti della manovra, senza apprezzabili proteste del PdL per il loro peso su malati, pensionati e cittadini in genere.
Rientrano infatti nel decreto – e saranno operativi da lunedì – i ticket su diagnostica e codici bianchi al Pronto soccorso (10 e 25 euro) con un risparmio di 380 milioni fin da quest’anno. Partirà dal 2013 anzichè dodici mesi dopo anche l’adeguamento delle pensioni alla speranza di vita: in pratica gli assegni diminuiranno perchè oggi si vive più a lungo.
I pensionati, almeno quelli “ricchi”, parteciperanno anche con un contributo di solidarietà : il 5 per cento dai 90mila euro l’anno in su e il 10 da 150mila. Gettito: 150 milioni fino al 2014.
I soldi veri, però, quelli richiesti da Bankitalia, Ue e mercati stanno nella delega fiscale e Tremonti s’è adeguato.
La stangata parte da subito: tra le misure concordate c’è anche una maggiore gradualità del bollo sui dossier titoli (34,20 euro quella minima, anzichè 120), che però resta una stangata di proporzioni enormi.
Lo dice il gettito atteso: 900 milioni per i primi due anni e 2 miliardi e mezzo dal 2103.
Piccola correzione anche per l’indicizzazione delle pensioni al costo della vita: quelle da 1.428 euro al mese saranno decurtate del 30 per cento anzichè del 55, del tutto dai 2.380 euro in su. Le privatizzazioni? Rimandate al 2013, termine entro il quale il governo dovrebbe approvare uno o più piani per la dismissione delle sue partecipazioni in società ed enti.
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