BERSANI LASCIA LA SEGRETERIA A MARZO, UN REGGENTE FINO AL CONGRESSO
LETTA O BINDI ALLA GUIDA DEL PARTITO PER I PROSSIMI MESI…IL PROSSIMO SEGRETARIO POTREBBE ESSERE UN GIOVANE, ANDREA ORLANDO
«Se vinciamo, lascio la segreteria del Pd a un reggente, perchè Palazzo Chigi avrà bisogno di tutto il mio impegno». Nel colloquio ristrettissimo di qualche giorno fa a Largo del Nazareno, Bersani ha squadernato il problema.
Niente più rinvii, capannelli in privato, ipotesi che si rincorrono su un congresso democratico anticipato – ha detto – tanto vale parlarne subito.
Dario Franceschini, Enrico Letta, Vasco Errani erano dell’idea di soprassedere. «Per scaramanzia!», hanno osservato.
Ma il segretario è assai poco scaramantico (la mascotte della famiglia Bersani è una gatta nera – postata su Facebook dalla figlia Margherita).
E quindi, il leader ha indicato lo schema.
Passerà il testimone nell’Assemblea nazionale del Pd convocata entro fine marzo, ma in vista di un semestre di transizione fino al congresso, che è in calendario per ottobre.
Alla guida dei Democratici ci sarà perciò un reggente. Uno solo.
«Non ne voglio sapere di comitati allargati, triumvirati.
Penso a una figura “istituzionale” del partito, al vice segretario Enrico Letta o alla presidente Rosy Bindi, che lo regga mettendo in moto a giugno il complicato processo verso il congresso. Sarà questa la mia proposta », ha chiarito con i suoi collaboratori.
Pubblicamente, Bersani si limita a ripetere: «Facciamo il caso che si vinca, bisogna valutare insieme un percorso, perchè i nostri congressi sono macchine complesse… non mi piace fare due mestieri».
Vuole un cambiamento soft, senza traumi, il segretario.
Così ci sarà tutto il tempo per scaldare i motori e «fare girare la ruota», consentire il ricambio generazionale.
Matteo Renzi sarà della gara per la prossima segreteria?
A chiunque lo tiri per la giacca, il sindaco “rottamatore” risponde che è «pura fantascienza», che lui si sta impegnando perchè Bersani faccia il premier, «ma la partita della segreteria la giocheranno altri».
Non nasconde che la sfida delle primarie di novembre scorso per la premiership del centrosinistra gli è piaciuta, nonostante sia stato sconfitto da Bersani, e che sarebbe pronto a riprovarci.
«Tra cinque anni, non credo che la prossima sarà una legislatura breve e mi sto battendo perchè vinciamo, e bene».
Sono i “giovani turchi” invece in lizza.
Andrea Orlando, il responsabile Giustizia, capolista in Liguria alla Camera, è ritenuto uno dei papabili. «Non ne parlo, anzi tocco le chiavi… prima vinciamo».
Di certo però lui, Matteo Orfini, Alessandra Moretti, Stefano Fassina si pongono il problema di come sarà gestita la corsa per la segreteria in autunno.
Con primarie aperte o riservate agli iscritti? Nel Pd già c’è stato un cambiamento, voluto da Bersani stesso, e cioè che il segretario non è più automaticamente il candidato premier.
A ottobre passato, in vista delle primarie per la premiership, fu infatti approvata una norma transitoria, grazie alla quale alla sfida hanno potuto partecipare anche Renzi e Laura Puppato, oltre a Bersani, Vendola e Tabacci.
Osserva Orlando: «Sarebbe forse da evitare quel che accadde nel centrosinistra nel 2007, cioè Prodi premier eletto con le primarie e Veltroni segretario del Pd eletto con altre primarie. Però è davvero una discussione prematura ».
«Se ne parla dopo il 25», taglia corto Franceschini.
Franceschini è stato segretario del Pd dopo le dimissioni improvvise di Veltroni, nel febbraio del 2009. Fu eletto dall’Assemblea, vista l’emergenza. Poi si candidò alla primarie dell’ottobre 2009, in cui vinse Bersani.
Si rifa di nuovo il suo nome per la segreteria, ma lui ritiene sia tempo di passare la mano. Potrebbe invece spuntare un outsider, e cioè Fabrizio Barca, ministro della Coesione territoriale del governo Monti.
Invitato da Bersani a tenersi a disposizione se il centrosinistra sarà al governo, ha fatto capire che gli piacerebbe di più guidare il Pd.
Ma prima, ci sarà appunto da affidare la reggenza.
Con l’intesa che chi regge il partito, non ha incarichi di governo.
Giovanna Casadio
(da “La Repubblica”)
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